Raffaello Morghen - Ernesto Buonaiuti

le, sono istanze che furono ben pres~nti nell'opera e nell'azione di Ernesto Buonaiuti, istanze alle quali né l'Enciclica Pascendi_, né il Patto Gentiloni, né il formarsi di partiti cattolici di massa, né la Conciliazione del 1929, hanno dato unarispost,a esauriente e definitiva. Ernesto Buonaiuti fu infatti sensibilissimo testimone della crisi spirituale del suo tempo, fu confessore di un grande ideale di rinnovamento religioso e civile; fu annunciatore consapevole della imminente crisi della civiltà del secolo XIX, naufragata: sotto i nostri occhi, nelle secche dell'individualismo, del nazionalismo e del materialismo economico. Rimasto orfano ancorà fanciullo, egli si era votato, appena adolescente, al sacerdozio, spinto da una vocazione, alla quale consentiva con i più intimi moti dell'anima. Entrato nel Pontificio Seminario romano dell'Apollinare, fu educato nelle forme del più rigido tomismo, e quella prima formazione lasciò un'impronta indelebile nel suo spirito, che, nonostante tutto, si mantenne sempre tenacemente ancorato alle concezioni del realismo trascendentalistico. Ma, passato agli studi di teologia, e spinto dal suo insaziabile desiderio a ten- .·tare tut~i i campi, anche i più avventurosi, delle discipline storico-filosofiche, con particolare riguardo alla storia della Chiesa, l'edificio della sua 7 BibliotecaGinoBianco

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