Egidio Ariosto - In commemorazione di Giacomo Matteotti

ai moschetti: tutto questo egli sapeva e questo pensirro aveva sempre affermato e fatto valer.e nel suo partito, con la vigoro.sa intransigenza ,che nascev_a ~a una precisa intuizione dottrinale e da un generoso sdegno morafo. Matteotti sapeva troppe cose; aveva· il torto di non ta.cede e ·di renderle per ,di più reagenti e operanti nel fondo della piaga: Matteotti doveva soccombere. Il Martir,e era il capo di un partito che si avviava alla più gelosa_ e delicata conquista della democrazia moderna: la conquista prog,ressiva di una coscienza civile, per cui il popolo si ,addestra, pur attra~erso errori, dolori e deviazioni, a governar.e se stesso, per essere degno dì governare gli altri. Questa idealità perseguita con ardente passipne, ,considerata come necessaria condizione ad ogni ascensione della v,ita nazional,e, non potev.a venire ad un accomodamento con un regime che poneva ,come necessità intrinseca di vita la compressione delle coscienze e della volontà popolare. !Matteotti era iJ leader eccezionale, il leader· fremente di promettente giovinezza, di un partito c:he si era proposto la ricerca di tµ.tti i mezzi per l'elevazione, l'eduçazione la redenzion~ morale ed economioa degli umili, de'gli op pressi,; del proletariato, miserevole stn1mento di secolare sfouttamento d,i una clas.se iniqua e m:rterialista, spesrn amm an ata di nn falso cristianesimo; Mntteotti era il giovane capo di un partito che idelJ.'op20 -- Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==