Egidio Ariosto - In commemorazione di Giacomo Matteotti

Se ,è vero - ma c'è da dubita.me - che la storh è maer;tra di vita, il ricordo di quei giorni infausti in mrl ~ socialisti cominciarono a parlare lingue diverse, dovrebbe essere di grande ammaestramento. Ma è al.tresi certo c~e rileg~ndo le parol'e che Matteotti pronunciò a quei congressi, e sopra tutto meditando sul ·suo impressionante idi.scorso al Congresso di Milano dell'ottobre 1921, non possiamo non rimaneire colpiti dalla lucidità appassionata colla quale Matteotti sapeva vedùe, interpretare, giudicare gli avvenimenti; è impossibile non ammirare l'acutezza con la quale affrontava l'e~mme critico delle tendenze e delle dottrine, ma sopra tutto si resta attoniti davanti alla chiarezza profetica delle sue affermazioni. Lo so, è storia di ieri; ma il Martire è di oggi e sa·rà di sempre; è nostro ed è di tutti e noi crediamo sia utile l'incitamento, specialmente ai gi~v.ani, a .ritornare su quelle pagine che racchiudono tanta passione e sanno di tutte le lacrime e di tutte 1e sofferenze che un grande apostolo del proletariato ha ve,rsato ed ha patito salendo il calvario del suo martirio. Venne hen p.rer;to il giorno in cui l'odio degli agra• n e dei fascisti doveva diventare implacabile e feroce. Da questo momento Giacomo !Matteotti grandeggia ~- me una figura mitologica. La persecuzione infierisce: lo seguono, fo rapiscono, lo mina,cciano, lo percuotono, 1'o bandiscono. Ma egli non si muove di una linea, non - 15 Biblioteca Gino Bianco

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