Egidio Ariosto - In commemorazione di Giacomo Matteotti

' ,-,~$~~~~~~~-~~M 1 EGIDIO ARIOSTO IN . COMMEMORAZIONE DI GIACOMO MATTEOTTI A CURA DELLA SEZIONE CENTRO " UGO TOSELLI" DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO DI UNITA' PROLETARIA Con il contributo di PRESIDENZA DEL CONSIGLIO .... 1}~1?., DEI MINISTRI l~• Smmura di missione anni\'crs.ari nazionali ,d "~"'i 'l"''.'i,·i na>.ionali I¾. :;?,'.. e 1111crnaz1onah ,,,,.,1,\0~

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IN COMMEMORAZIONE DI GIACOMO MATTEOTTI Biblioteca Gino Bianco

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1 EGIDIO ARIOSTO IN COMMEMORAZIONE DI GIACOMO MATTEOTTI A CURA llELLA SEZIONE CENTHO "UGO 'J'USELLI" DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO DI UNITA' PHOLETARIA Biblioteca Gino Bianco

Discorso commemorativo pronunciato a Brescia .in Piazza della. Lnggia il giorno 15 giugno 1946 Biblioteca Gino Bianco

Quando nel lontano 1924, in un ,chiaro mattino di ilole, in una -di quelle giornate -di giiu{ç]-Oche fremono di umàna operosità, e le messi biondeggiano nei campi - nota dominante di 'una ve~tazione in trionfo - ~i diffuse )a tragica notizia dell'assassinio di Giacomo Matteotti, l'attività deg,]i uomini sembrò patire un angoscio,so arresto e la natura ver.gognarisi della sua veste ,smagliante e lamentaTe di non poter vestirsi a lutto. E il sole alto e fomino,so aU' orizzonte era una irrisione al grande ;dolore che ,serrava J.e .go!le e attanagliava i cuori. La pallida fig,uiia del Martire si era fi8sa nei cuori, nell'animo, negli occhi di tutti. Non sembrava possibile, per ,immensa ,che si:a la per.fidia, la ferocia dell'uomo, non sembrava ·possibile che tanta vita, che una co,sì prode giovinezza venisse colta in agguato e etroncata. Noi eravamo ragazzi, eppure ricordiamo più che vagamente l'ango·scia e 1a rabbia Tiflesse nel viso dei compagni di Matteotti', forrore un po' meravigliato e sorpr.eso -degli :altri, e ricordiamo anche iii]' ghigno sar- - 5 Biblioteca Gino Bianco

donico e cattivo della tep,paglia ner:a: l'ultimo baluardo della -libertà era violentemente infranto, l'ultima han. diera oui ,guardavano ancora con fede e trepida òpe• ranza i l~vor.atori italiani, era amma,inata intrisa .Ji sangue; l'ultimo cavaHere senza macchia e senza paura che era rimaBto intrepidamente sulla hardcata a combattere contro la violenta ferocia dilagante neUe Hhere contrade d'Italia, era caduto. La bestia faBcista poteva ormai percor,rere la saa strada fino al trionfo; il gioco liiherticida ,poteva essere compiuto, e le contrade d'Italia - non più libere - potevano essere ormai facile preda deilla nauseante in, gor:dìgia e delle basse voglie di un Mussolini, dei suoi accoliti e di tutta quella daBse che ave.va pagato i delitti fascisti; l.e contrade della bella Italia fatta onnai martire e schiava, potevano itorhare ad essere tranquillo . e indisturbato regno di un monarca traditore insieme di un popolo e di una costituzione. Questo significava Ja morte di Giacomo Matteotti che l'Italia piangeva chiusa in un dolore cupo e di- ,sperato perchè impotente a vendicarlo. E fu un dolore che val"CÒi conftni pet divenire 'lill dolore europieo, un cordoglio universale. · Erano giorni oscuri e tempestosi. Infieriva, dilagavia la violenza, la .distl'!Uzione materiale e morale, imperava ìl terrore. Era l'ora ,dell'.as.sa-ssinio Je.gaJe, rlei carnefici e degli assassini impuniti ed esaltati, era l'ora 6 Biblioteca Gino Bianco

in cui difendersi significava la galera, e hasta;va essere coscienze diriue ed oneste per essere colpiti e sdhiantati: .... e la maisa dei sacrificati aumentava, aumen• tava ogni giorno più paurosamente. lo p,enso quanto sarebbe sal!utare per coloro che oggi, dimentichi di q?-ei foschi giorni lontani e di altri giorni più foschi ancora a noi vicJni, ai scagliano con intereSBato fervore ed ipocrito livore a condannare scandalizzati il sangue versato durante le prime glori<>Be giornate della liberazione, quanto sarebbe salutare per costoro riandare un po' le cronache grondanti di sangue ,di quei giorni, cronache piene di violenze inaudite, ricche di ciniche distru,zioni perpetrate da una plebaglia prezzolat~ per essere crudele e spietata. Povera Italia in preda al1e convulsioni di un orrih.ile susseguirsi ,di miBfatti ! L'ar,gomento è il man,ga• nello, è l'olio di ,ricino; la parola è ai fucili, alle rivoltelle, al pugnale. Si sciolgono amministrazioni comunali, i consigl 1 i provinciali sono costretti a dimet• tersi; si devastano le camere del lavoro, si incendiano le sedi dei partiti avversi, ai distruggono le tipografie dei giornali che osano opporsi, si uccide ·per un canto, si martirizza per una tessera di partito, si bastona a morte per la fedeltà ad una idea, si còJpiJSce,a sangue r· per una parola, per un g,esto. E' una pam.·osa sinfonia con un tragico crescendo. - 7 Biblioteca Gino Bianco \

E in fine la farsa tragica delle elezioni che dovevano dare la maggioranza al can~~iume fascista. Elezioni con la mi.liÌzia alle urne, con Je violazioni ,più spudorate della libertà di voto, con l'uc-cisione, la violenza, il bando, le percosse a gran parte dei candidati avversari. E' una macabra tre,genda nella quale si fa scempio orrendo della legge, della libertà, dei diritti altrui, delle persone umane. E la piccola borghesia - gretta e meschina - se ne sta pavida in disparte, tremante a far l'occhiolino al nianganeUatore che la tranquillizza sulle sorti del suo pecu:lio; e la grossa borghesia paga, incoraggia, ride soddisfatta perchè il pericolo rosso è scongiurato; paga ed incoraggia perchè il ,capitale possa continuarè indisturbato la Bua opera di sfruttam~nto, perchè ces.si lo sconcio di un popolo che xicone agli scioperi perchè 1ha fame, perchè è moralmente disperato; un popolo che è antimilitarista perchè ha negli occhi e nel cuore gJi or-rori di una guerra estenuante; perchè ha nell'animo l'amar,ezza .delle promesse non mantenute, dei diritti violati, delle ingiustizie sfaooiate, che è costretto aUo spettacolo ributtante dell'ostentata potenza ·dei ~ercanti -di cannoni, dei fornitori di guerra arrichiti col sangue, le sofferen· ze, gli inenarrabili patimenti cli un esercito inchiodato nelle trincee, maciullato dal cannone, morente in un fango sanguinoso, di un popolo - ahimè - convinto che la Patria avrebbe riconosciuto con giustizia materna il grande e grave sacrificio. 8 - Biblioteca Gino Bianco

E sono questi arrichiti di guena che pagano per• chè questo atesso popoliaocio abbia la sua dose di bastonate e di piombo e non turbi i sonni del pewecane. Ma chi difenderà .questo povero popolo martoriato? Chi alzerà la voce a denunciare aH'Italia e al mondo l'orribile bufera che deva8la la fore6ta sociale per abbatterne gli alberi indifesi? -Chi av,rà voce per ripetere le parole del profeta: «O vos qui transitis 'per viam ..• >. O voi che pat1Sate per la via, fermatevi e vedete se c'è dolore che sia uguale a.J mio dolore. La legge! Ma non c'era più leg~e. Le forze dell'ordine! Ma già avevano fatto ,causa comune con gli stupra• tori della legge e dell'ordine. Il Re! Ma si era. ormai prostituito e il grido del popolo lavoratore, del misero proletario angariato .aviVÌ 1 lito e sofferente non pote,·a arrivare al cuore di un monarca che per tra.dizione disprezzava il popolo. ,E il popolo vedeva ca,dere imprigionati o allontanati uno per uno i suoi difensori. Quelli che restavano ndla mischia erano pochi, alcuni troppo esalW!ti per la lotta, aJtri incapaci. Altri ancora si perdevano e si consumavano nelle diatribe inteme che portavano aUa divisione, all'indebolimento ,del fronte p:roletario. Ora oscura, f06Co tramonto. Ma quando tutto s;:~mbra rovinare, una nuov;a forza si getta leoninamente con entusiasmo all'opera di ar:ginamento, una vooe potente si alza ·nella tempesta, una voce vindice ed implacabile: - 9 Biblioteca Gino Bianco

è la voce di Matteotti, è l'opera -di Matteotti, l'inv-itto condottiero idi _un popolo oppre.sso. E allora anche le forze avverse si tacciono sbigotti~ te per tanta audacia, ammirate per tanto :valore, intimorite per e88ere 'ritratte nella loro criminosa nudità, prese dal panico di fronte ad una grandezza d'animo e di mente che rende ancoi: più evidente la loro vergognosa meschinità, affoscinate loro malgrado dalla magnanimità di on cuore che sposando una causa tutto è d,isposto a sacrificarle nell'immenso amore ,che lo esalta. E' su questo mare di rovine, è su questo campo sconvolto dall'ira e dallo sconforto ohe sorge, s'impone e domina 1a grande figura di Giacòmo Matteotti. E· il popolo sente in lui il salvatore, vede in lui il suo campione invincibile, in lui spera e per lui conti- . nua una lotta ormai disperata. Il ,giiande s1.'1J.olodei diseredati, dei proletari, degli angariati, degli oppressi ha trovato il suo eroe; anche la miseria deri,sa ha una tavola cui agg-rap1 par,si e può concedersi un sorriso; gli umiliati e gli offesi possono sperare nel più forte nel più eroico de.gli animatori. E l'opera di (;iacomo Matteotti si ,dispiega con un ar'dO!l"ecrescente che stupisce ed entusiasma: è una forza prodigiosa che sembra moltip.Iicaz:si. Si oooupa di tutto, a tutti giunge il 6UO pungolo H suo incora;ggiamento; egli studia, scrive, consulta, stende relazioni, prepara libri; è l'indagatore profondo, il 10 - Biblioteca Gino Bianco

il polemista acuio, l'oratore irresistibile, ]'organizzatore instancabile, il propagandista onniptreaente, è il segretario ardente; è il partito che vive, che spera e si difende; è l'anima del proletariato ,che si riprende e rina- ,soe a nuove speranze. E tutta questa attività è pervasa da uno ,sconfi1 nato amore per la causa, ,da t\lD. vero spirito di umiltà den10cratica, da un vivo senso ,di operante fraternità. Ancor oggi vien fatto di domandarci donde traee,se il nostro Martire la profondità e l'ardore dei sentimenti che in:fonnavano l;i sua a~ione. Non ,da11a famiglia. Egli era pato nel polesano da · genitori ricchi e tradizionalmente legati alla vasta proprietà e forse alla mentalità dei grandi pro,prietari. Si laureò giovanis.simo in giurisprudenza, dedicandosi cr>n pl\rticolare intensità agli studi ,di diritto penale, studi ohe egli proseguì anche in lnghilrtierra e in Germania. Ne nacquero prégevoli opere su argomenti di di,ritto che vennero pubblicate sulla « Rivista penale». Ri~co dunque, padrone della sua sorte, armato della potenza ,dell'intel1igenza, del fascino della cuitura, dotato di una ferrea volontà, Giacomo Matteotti - nelJ'età in cui gli uomini si fanno artefici del proprio tlestino e scelgono liberamente la propria strada - aveva innanzi a 6è tutte le pos,sibilità. AVI"ehbe potuto gustare Je gioie di uno studio sereno e trianquillo, nella quiete di una vita domestica vissuta neÌla terra degli avi; a- - 11 Biblioteca Gino Bianco

vrehbe potuto ahbandonairsi al godimento <li una ricchezza ohe era eerta e presente, o seguire la via delle comuni amhizioni che portano gli e.sc,eri eccezionali alla potenza e al dominio. Perehè, ci chiediamo, egli rifiutò queste comode vie? A quale interno drammatico travaglio, a quale processo intimo dobbiamo se il Nostro accettò dal tribunale delle BUa cOBcienza una sentenza che lo dovevia porta·re sull'opposta via ,d:el duro sacrificio e del martirio? Se l'ani• mo dei comuni mortali è imperscrutabi,le, quello dei grandi è un abisso di miBtero intorno a.I quale vana è la rieerca. Noi sappiamo però quali furono le condizioni che determinarono il suo spirito ad una totale revisione dei. valori sociali. Ancora ragazzo av\eva visto ed osservato le schiere numer<M!e dei contadini del suo Polesine, tormentati dalla miseria e dalla ,pel1agra, costretti dalla fame, aall~ vera fame, ad emigrar,e a migliai,a ogni anno in ter.re lontane, dalle quali giungevano poi lacrimevoli notizie sul loro miserevole stato, sul loro atroce skuttamento, sulle loro infini,te sofforenze accresciute da un accorato struggimento della patria lontana che li aveva costretti al dolorOBo pa&So. Fu certo fin da allora che egli cominciò a pemare che la vita non poteva e6Sere considerata una palestra di facili onori, di facili godimenti, ma un continuo sforzo di elevazione in cui i meglio ,aggue.rriti devono 12 - Biblioteca Gino Bianco

fraternamente porgere ai più deboli e miseri l'aiuto e il conforto della propria soliqarietà, per rii,:>arare l'ingiustizia socia,le. E Matteotti aprì l'animo ai problemi sociali che lo interes.sarono ed appassionarono. Un esame attento e meditato della vita, della storia, delle dottrine; l'ammirazione per la vita e per -l'opera di Filippo Turati lo condussero ad una a-desione senza .riserve alla · cau!'a sociali,stia. .Era: appena un giovinetto, m.a ci è facile credere e ,capfoe come la sua iscrizione al ~artito non fu una formalità cui non rispondeèse l'impulso di una pa,ssioue interiore, la ,coscienza di resporu,abilità e di dovere. Al Eiuo partito e ,al,l'idea che esso propugnava egli elette tutto il suo ingegno di studioso, tutta la sua calda passione di apostolo, tutta la ~ua attività di organizzatore, intera dedicò la sua vita. E il Partito sentì il suo.impulso, visse la sua passione, e sentirono il fervore della sua opera il movhnento cooperativistico, le leghe dei contadini, 1e camere del lavoro, le ,sezioni politiche. Ma c'era qualche -cosa che contraddistingueva e caratte11izzava l'inf.lusso di questo animatore entusiasta: e.gli sapeva imprimere nelle coscienze il .bisogno profondo dell'elevazione morale, culturale e civile che non poteV:a concepire disgiunte cl.all'elevazione materiale ed economica dei lavoratori. Matteotti sapeva anche infou- - 13 Biblioteca Gino Bianco

dere una maggior confidenza ndla vita, una pm serena speranza nel domani dei miseri, una maggior fiducia ~ dei mezzi di lotta contro l'oppreSBione. Ben presto fu noto oltre i confini del Polesine. E cominciò ,lia sua opera di scrittorie dalle idee precise e ,dalla calorosa pàssione che ne :rendeva suggestiva la prosa. Poi fu l'infuocata vigilia della guerra: si schierò decisamente contro l'intervento, ma quando l'intervento fu un fatto compiuto, egli fu sold:ato per tre anni compiendo rigidamente il proprio dovere. Finita la guerra torna nel suo Polesine dove i contadini e g;li operai lo a·spettano fiduàosi, e vi inizia un'opera multiforme, poderosa per incanalare queste masse che Ùna demagogica deleteria propaganda aveva ,reso dannosamente inquiete ed impazienti. Da quel momento ci riesce ,difficile seguire la ciclopica attività del nostro Martire. Nel 1919 fu eletto Deputato, e la Camera dovette ammira,re i. suoi lucidi discorsi in materiia f.inanZÌM"ia e Je sue relazioni profonde per la preparazione e la se• rietà scientifica. E veniamo al doloroso periodo delle· intestine discordie .socialiste. Il CongreBSo di Bologna, il Congresso idi Livorno quello ,di Milano sono le tristi :tappe di' una progressiva disgregazione del fronte proletario. Non ci è utile rivederne la storia non giova oggi studia,re :gli; svilup,pi di quelle tendenze. 14 - Biblioteca Gino Bianco

Se ,è vero - ma c'è da dubita.me - che la storh è maer;tra di vita, il ricordo di quei giorni infausti in mrl ~ socialisti cominciarono a parlare lingue diverse, dovrebbe essere di grande ammaestramento. Ma è al.tresi certo c~e rileg~ndo le parol'e che Matteotti pronunciò a quei congressi, e sopra tutto meditando sul ·suo impressionante idi.scorso al Congresso di Milano dell'ottobre 1921, non possiamo non rimaneire colpiti dalla lucidità appassionata colla quale Matteotti sapeva vedùe, interpretare, giudicare gli avvenimenti; è impossibile non ammirare l'acutezza con la quale affrontava l'e~mme critico delle tendenze e delle dottrine, ma sopra tutto si resta attoniti davanti alla chiarezza profetica delle sue affermazioni. Lo so, è storia di ieri; ma il Martire è di oggi e sa·rà di sempre; è nostro ed è di tutti e noi crediamo sia utile l'incitamento, specialmente ai gi~v.ani, a .ritornare su quelle pagine che racchiudono tanta passione e sanno di tutte le lacrime e di tutte 1e sofferenze che un grande apostolo del proletariato ha ve,rsato ed ha patito salendo il calvario del suo martirio. Venne hen p.rer;to il giorno in cui l'odio degli agra• n e dei fascisti doveva diventare implacabile e feroce. Da questo momento Giacomo !Matteotti grandeggia ~- me una figura mitologica. La persecuzione infierisce: lo seguono, fo rapiscono, lo mina,cciano, lo percuotono, 1'o bandiscono. Ma egli non si muove di una linea, non - 15 Biblioteca Gino Bianco

Bi lascia t:Jurbare ,dalle violenze, mantiene il suo posto di battaglia con impeto crescente e volontà adamantina. Oh, il grande Matteotti che sa l'addensarBi sempre più minaccioso della tempesta su se stesso, ma vuole ·gnorar,e il pericolo perchè gli operai e i contadini hanno più che mai bisogno di lui, e sfida Ja morte col cora1<g:io cosciente dei grandi! Se è bandito, ritorna di nascOBto, sprezzante dellie minaccie e degli agguati, a rincuorare i suoi proletari che dalla vista e dalla parola del loro « Giacomo » traevano forz•a pe:r resistere alla procella della reazione .inumanamente sferrata contro di loro. La Camera lo trova sempre pronto alla lotta: è un ,:V\ersario implacabile, dalla battuta pronta, sempre <focumentatissimo, inattaccabile nelJe ,sue controaff erma1-ioni; la Bua spada è come la Durlindarna di Orlando; la sua eloquenza, densa di fatti e di pas.sione inesausta, i- W1 durissimo Ariete che .devasta le• false costruzioni avversarie. E' il grande nemico, il più forte, il più :igguèr,rito nemico di un regime di violenza, è l'unico insormontabile ostacolo · al fascismo che non gli sa con•· trapporre che le goffe scempiaggini di un Farinacci e e dei suoi simili. · Alla sua implacabile azione di polemico in parlamento affianca la sua opera di critico e di ,accusatore come scritto 1 re su giornali, riviste e nel 1923 offre a11'Jta'1ia e al mondo una impressionante documentazione 16 - Biblioteca Gino Bianco

degli orrori di un am10 ,di dominazione fascista con una pubblicazione che è tutta dati cifre e fatti irrefutabili : duro ,colpo al marcio .corpo di un regime fraudolento. Ora immaginate voi che cosa deve aver soff eTto quest'anima così acutamente seru,ibiJe all'ingiustizia, così dedita alla difesa ,dei ,deboli, questo cuore di cava,liere difensore della legalità, di fronte aHa più grande truffa elettorale che la .storia r-icordi? Tutte l,e contrad,dizioni, gli errori, la miiseria mo• rale ed ideale, la corruzione interilla ed esterna di un regime di predoni, furono riassunti e mòltiplicati iu queHe inifauste elezioni del 1924. Fu allora che Matteotti scrisse la più bella pagina della sua vita di apostolo di eroe e id.i ditensore della lihertà e del socialismo. E' una piagina di storia che forse molti italiani hanno dimenticato troppo presto; ,e sono quegli italiani ingenui che credono il ,fa$cismo già consegnato al1a storia, e non s'avvedono, o non vogliono avv,edersi, che una ,canc,rerna così tragica e così hmga lascia profonde tr,acce che possono confondersi col morbo stesso. Il giorno 30 Maggio 1924 la magginranza della Giunta delle elezioni presenta improvvisamente alla. Camera la proposta di convalidare in blocco un lungo elenco di candidati -della lista ministeriale. Fatto apparentemente normale in sè, se non nella procedura. Ma i giornali fascisti - o con parole velate - 17 Biblioteca Gino Bianco

o con provocante chiarezza - avevano allDlllnCiato che a coloro che si fossero p_enne6Si il tentativo ,di invalidare la recente buffonata elettorale, sarehhe toccato del piombo. · Matteotti fu colto alfo sprovyi,sta dalla proposta. · Chiese ugualmente la parola, tr.ru.se dalla sua memoria tutto quanto era possibile e --: tra la commoSBa ammira-_ zione dei compagni e un indescrivibile haocanale di proteste, di offese, di -rumori e di interruzioni alla destra e al centro, pronunciò il suo ultimo discorso, forse il più beUo, oer.to il più corag,gioso. Freddamente, dominando con una calma sicurez-za _la seduta infornale, senza afouna violenza di forma, con molta precisione, citò cifre e fatti che attestavano luminosamente e incontestabilmente l'atroce beffa del conclamato consenso delle urne. Fu ,detto allora i,l « discoriso provocazione » e fu certamente il discorso che ,accese al parossismo gli sdegni e le furie dei purissimi corifei del fascismo e fu il discorso che valse a determinare la feroce v'enaetta. Questa è l'ultima e indimentica,bile ap.parizione di Matteotti sulla scena della ,v,ita politica. E così ci piace immaginarlo, così piace riviverlo alfa nostra commossa fantasia : fermo « come torre che non crolla già mai la cima per so/ fiar di venti », impavido come un antico eroe che difende le mul'a del cai,tello avito, serenamente e formamente sostendo l'assalto nemico e il piover di 18 - Biblioteca Gino Bianco

micidiali ordigni, pur sapendo che ]a di(esa è disperata e bisognerà soccombere. E Matteotti d01. 1eva soccombere. Doveva eBSeTe !a vitJtima scelta con sotti1e intuito politico. Era uno dei pochi che avessero veramente capito e penetrato a fondo .Ja lebbra tota1i-taria e non c'era per l'idra bav'osa e velenosa, nemico più ·pericoloso di ]ui. Era ,un avversario dalla chiara intelligenza, dall'intJUizionie acuta che si affidava agli ai-:gomenti, ai dati di fatto, disdegnando le escandescenze verbali, i facili atteggiamenti esteriori e controllando gli impulsi interiori; raggiungeva così un'efficacia scompigliante e sconcertante. Era l'avverBario che conosceva il fascismo vizioso in sè perchè era dittatura, era antidemocrazia, perchè sostituiva .l'impero ,di pochi sulla volontà deUe ma,ggioranze, perch~ si fondava sulla forza. Matteotti anticipò tutta la criitica sul fascismo_ e non ifu poca cosa se si pensa. che milioni e milioni di italiani, interessati o meno, non ritennero di chiudersi in una corazza di intransigenza. Matteotti non si confuse mai con co1'oro che si illusero che il fascismo potesse subire un colpo di timone a sinistra. Egli sapeva che l,a -dittatura ha esigenze dalle quali non può decampare, perchè assume la custodia di intereSBi che sono in antitesi con quelli della maggioranza; sapeva che il fascismo non avrebbe' mai ten• tato J,a conquista del1e coscienze, ma ;si sarebbe affidato - 19 Biblioteca Gino Bianco

ai moschetti: tutto questo egli sapeva e questo pensirro aveva sempre affermato e fatto valer.e nel suo partito, con la vigoro.sa intransigenza ,che nascev_a ~a una precisa intuizione dottrinale e da un generoso sdegno morafo. Matteotti sapeva troppe cose; aveva· il torto di non ta.cede e ·di renderle per ,di più reagenti e operanti nel fondo della piaga: Matteotti doveva soccombere. Il Martir,e era il capo di un partito che si avviava alla più gelosa_ e delicata conquista della democrazia moderna: la conquista prog,ressiva di una coscienza civile, per cui il popolo si ,addestra, pur attra~erso errori, dolori e deviazioni, a governar.e se stesso, per essere degno dì governare gli altri. Questa idealità perseguita con ardente passipne, ,considerata come necessaria condizione ad ogni ascensione della v,ita nazional,e, non potev.a venire ad un accomodamento con un regime che poneva ,come necessità intrinseca di vita la compressione delle coscienze e della volontà popolare. !Matteotti era iJ leader eccezionale, il leader· fremente di promettente giovinezza, di un partito c:he si era proposto la ricerca di tµ.tti i mezzi per l'elevazione, l'eduçazione la redenzion~ morale ed economioa degli umili, de'gli op pressi,; del proletariato, miserevole stn1mento di secolare sfouttamento d,i una clas.se iniqua e m:rterialista, spesrn amm an ata di nn falso cristianesimo; Mntteotti era il giovane capo di un partito che idelJ.'op20 -- Biblioteca Gino Bianco

presso e dello sfruttato volev1a fare un eesere libero e padrone del prop 1 rio destino. Un così alto, un co.sì umano ide~le -sociale non po• teva trovare possibi,Iità di traru.azione col regime nato con l'appoggio dell'alta banca, col rf avo,re del grande capitale, di un regime che già si preannunciava espressione pol'itiica delle grandi coalizioni .finanziarie cui non giova· ,e non gioverà mai l'emancipazione dei pro1,~tari. · Matteotti doveva soccombere! Egli impersonava, simboleggiava la resistenza al funesto regime. Tutte le forze, disorientate dal fenomeno nuovo, disperae dall'impossibilità di una efficace difesa, vaganti nel tentativo di raccogliersi e di cercare i mezzi per cancellare dalla vita del paese l'onta della tirannide purulenta, ~iniv'ano di trovar.e in lui un efficacissi- .. mo centro ,di attrazion:e. Questa forza polarizzatri-ce bisognava stroncarla. Fu ,quindi un delitto essenzialmente, sqms1tamente politico. Il delitto ~he fece sanguina•re di orrore i cuol"Ì dei compagni ,d,el Martire, ,che turbò l'anima di tutto il mondo civile, non fu solo delitto idi uomini, ma fu delitto, e fu condanna di un. regime. Vent'anni sono molti per noi che v,1viamo la cronaca, sono pochi davanti al tribunale <lella storia. Il 25 Luglio 1943 e il 25 Aprile 1945 sono i due verdetti, anche se il secondo fu pronunciato in sede di appello, che - 21 Biblioteca Gino Bianco

la storia emise su ÌBtanza di Giacomo Matteotti; il regime dell'oro, del sangue, d,ella voluttà del potere, è sprofondato .davanti alla sua immagine santa raccolta nel cuore d i tutti i .buoni, di tutti i liberi, e in questi due verdetti .c'è fa più luminosa e la più ampia vendetta. Quando i sicari di Mussolini interrarono la spoglia pugna]ata e denudata del Marti-re, non s'accorsero che era la storia ad accoglierlo nelle sue braccia. Ma Ja storia fu subito insufficiente ,a contenerlo e se ne impadronì la leggenda. - Il Martire cessò -di appartenere ,ad una sposa, a tl~i figli, ad un partito, ad una patria e divenne un simbolo universale. Fu H simbolo della libertà, fu il simbolo del riscatto degli oppressi, e fo simbolo per l'Italia e pei· il mondo. E quì permettetemi che :io vi ripeta Je parole di co]ui che ]o amò più di tutti, di colui che lo considerava sua creatura e che gli fu maestro ne1la lotta socia le e politica; Filippo Turati che, commemorandolo a Bruxelles ne] Settembre 1927, pronunciava un discorso col quale entrava di diritto nel libro eterno della paesiri e della -letteratu1'a italiana. « Matteotti il simbolo! si, il simbolo! - dice sèm- r pre più commosso Turati - ho pronunciato la parola che lo sintetizza. « Simbolo di socialismo, simbolo -di .devozione alla idea, simbolo di sacrificio e idi umanità, simbolo sopra22 - Biblioteca Gino Bianco

tutto di quella terra promeBsa, di quell'avvenire di giustizia ,che egli ha preconizzato e ricercato oon tanto ar-· dimento, ve,rso il quale accorreva con tanto slancio e che egli credeva di raggiungere e di abbracciare un giorno aHor.chè la Parca dagli oochj. di scheletro l'arre• stò, lo strangolò baciandolo sulla bocca. Ah! io sento compagni e voi lo .sentite anche più di me, voi donne socia:Jiste, valorose compagne del nostro rude travaglio, quanto -questa parola è gloriosa come l'amico che ab- . biamo pel'\duto; come colui che era, (lo si ripetè tante · volte) il mio figlio intellettuale, proprio il mio figliolo il p,iù caro dei miei figli'oli, quello di cui ve/do ancora il sorriso affettuoso, ironico e penetrante, e l'ho quì davanti ai miei occhi, quello che io acca,rezzavo pren•• dendogli la testa fra le mani come si fa ai ragazzi prediletti; codesto gio;v:ane trentacinquenne così giovane, così vivo, così forte, così dolce e così sottomesso e così volontario e tanto fiero e tanto modesto, così coraggioso senza posa, così imperioso senza durezza, così indulgente per gli altri e così severo con se stesso, che predicava sopratutto con l'e8empio; così buon figliolo, così uomo nella pienezza del vocabolo, colui ch'io accompagnavo ,così spesso per apprendere tutto .oiò che i vecchi debbono imparare dai giovani, che veniva ,da me nel1a mia belJa casa rimpianta di Milano; e la mia compagna, che così presto .doveva raggiungerlo nel regno degli spettri, amava ripetere che egli vleramente era i,} nostro idolo, colui che io segmvo neUa sua casa a Roma e lo vedevo 23 Biblioteca Gino Bianco

abbracciare e carezzare i suoi tre bambini, ehe ignorano anche oggi la orribile sorte che li col1 pì e a ogni campanello che .sentono alla porta si domandano ansiosi se per oaso non è il padre che ritorna dal suo troppo lungo viaggio; voi sentite come lui, ohe io .definii il più forte e il più degno di noi tutti; quegli che aveva consacrato tqtto l'eSBere suo cOine una pia offerta alla casa dei diseredati che noi amiamo, quegli che e.ra tutto, che valeva noi tutti, che era solo, in qualche modo egli solo tutto il partito, perchè aveva il dono dell'ubiquità di certi santi, era insieme in città in campagna ed all'estero, al congres.so nazionale ed alle riunioni dell'Internazio- , na1e quasi nel-tempo medesimo, che non mai si sottrae.- va al suo compito, per il oui ardore nulla era mai troppo alto, nulla era mai troppo umile, che nella ste;;sa giornata lanciava alla Camera il discorso formidabile che metteva in imbarazzo anche gli aViVersari meglio armati e ,piegava la propri,a intielligenza a sermoni familiari, che commuove e ,con~ince il più incolto dei compagni, noi sentivamo, compagni e compagne, come lui, Giacomo Matteotti, sarehbe trasformato in una specie di fantasma ideale librantesi sopra le cose. La sua morte è ancora una nascita. La sua opera non è ieri, ma il domani, iJ. dopo domani. Noi non lo pian:{ amo perchè sia partito; ,Io attendiamo come i fi. ~li 1di Israele, piangendo sulle rive del fiume di Babilonia, atte. devano H loro Messia, attendevano e invocavano la nuova azione ~>. 24 - Biblioteca Gino Bianco

Qui la conimozione di F. 'Turati s1 smorza lJ1 ua singhiozzo. Ci è facile e caro immaginare il .fiero dolore unito al commosso or.goglio di Filippo Turati che sentiva profeticamente il significato del martirio del discepolo adorato. Ahbiamo detto: Matteotti doveva soccombere perehè nella lotta tra le forze della tiranni,a e il difensore della libertà non era possibile neppure l'ombra del compromeSBo. Dobbiamo aggiungere, e ei trema la voce pcrchè d sembra di dire una crll!del,tà, che MaHeotti do1;eva morire perchè il socialismo vivesse. « Expedit nt unus moriatur p,;o _populo »: è nec<>ssario che uno muoia per il popolo! Noi èrediamo che · queste parole pronunciate or sono duemila anni da un politico ciniéo e maochiavel1ico nel condannare l'Uomo Dio, possano applicarsi con rispettosa analogia a <'ului. che fu vittima neces.saria della tirannide per il s·ocialismo e per la libertà. Matteotti - vittima volontaria e sublimata -- è morto per testimoniare ]a 1nop,ria fede nella giustizia. J,] socialismo ne ha tratto la certezza del riseatto che ne sarebbe derivato, la •certezza ·cìhe dal suo sangue sarel1he germo~liata la redenzione del1 popolo italiano. « Uccidete me, ma fidea che è in me non la uccid<>- rete mai». E l'idea de] grande Martire sopravisse. Per lui, ,per la sua immolazione. - 25 Biblioteca Girio Bianco

Il socialismo aveva bisogno de'l suo eroe, gli umili del loro santo, i deboli del loro .protettore, quelli che rimanevano a combattere di un esempio da cui trarre luce e forza. E Giacomo Matteotti scendendo nella greve terra, fu subito l'eroe, il santo, il protettore, la forza, la luce. Non potrà mai dire la storia quanto gli dobbiamo. Durante gli anni tenebrosi egli fu il viatico per gli ·e;'luJi, raminghi in straniere contrade .per fuggire lo strapotente odio fascista; nel suo nome ten~ero accesa la fiaccola, nel suo nome si riunivano, nel suo nome sperarono; per lui ed in lui vinsero le intere discordie, per la sua morte seppero lottare e vincere. Per quelli che restarono, per queUi che - sconfitti - non vol'lero e.ssere dei vinti, egli fu un sacro altare fotorno al quale, quando più infierivano 'Ja pei:secuzione e la -devastazione, si raccoglievano per invocare un conforto, per attingere il coraggio di non cedere, per stringere i pugni e resistere. E quando più tardi la schiera .dei fedeli, già falcidiata e dispersa, si restrinse ancor più di fronte alla oltracotanza del fascismo _trionfante, e tutto sembrò perduto pe.rchè il coro degli o.sannati alla frode totalitaria, i,J numero degli illusi idi fronte alle ingannatrici parole di un duce megalomane e voglioso di ·popolarità, la massa degli accalappiati da una propaganda stoltamente nazionalista e da una, guerra imperialista, la quantità 26 Biblioteca Gino Bianco

dei cechi di fronte alle opere di regime che per glorificare IUil uomo arrichivano una minoranza di funzionari disonesti e di imprenditori ingordi e dissanguavano paurosamente la finanza della nazione; quando tutti costoro sembrarono identificarsi con la stessa nazione e quanido una parte dello stesso popolo - dello ste5so proletariato - sembrò dimenticare le sue vitali rivendicazioni immerso e sommerso, chiuso e soffocato nella demagogia dei dopolavoro, dei treni popolari e di un falso ed abbiertto sindacalismo, '- allora ~a sparuta schiera dei fedelissimi creò le ,sue catacombe e nacque il oul'to dandestino di Gia-como Matteotti. La ,ma immagine, i suoi scritti, il suo esempio, la sua vita e il suo martirio furono i sicuri ancoraggi, furono il sostegno, furono le oasi di fresoura in cui si rifugiavano coloro che intatto' conservavano l'amore e il concetto della libertà e non volevano ar6hiviare il capitolo della rivoluzione proleta,ria. Pochi o molti non interessa: importava ormai che fa fiamma ardesse. Come le Vestali idi Roma, i sacerdoti del nuovo culto, sapevano che se la sacra fiamma si fosse spenta, poche speranze di riscossa avrebbe riservato il futuro e un fato oscuro sarebbe gravato sull'idea socialista. E vennero i giorni della :guerra stolida ed inumana, inutile e sanguinosa; della guerra voluta ed impost:i contro gli interessi della nazione e del popolo; vennero - 27 Biblioteca Gino Bianco

i g10r111·clella guerra che, evitabile sul terreno diplomatico, era inevitahi~e ;come corollario !ultra neceBsario del1a logica totalitaria. Dica quel che vuole la .storia, si mettano pure ad arzigogolare gli amatori della documentazione morbosamente ansiosi di giustificare il crimine sempre o,rribile de'lJa guerra, ma quì delitto più inaudito che mai, rimpiangano pure i militaristi di professione o di tendenza le esaltazioni guerriere; si affannino pure alcuni a scampare uua monarchia correa dalle spire della .responsabilità che l'avvinghia al .fas.cismo, si adoperino pure ad impedire che molte verità corrano per le strade e sollevino gli uomini contro tutti coloro che dovirehbero' sedere sul banco degli accusati. Noi seguaci di Matteotti, di colui che è morto perchè un popolo fosse redento 111 libertà, ne ricordiamo sempre le profetiche parole; noi sappiamo sobmente che questo povero popolo italiano si trovò nuovamente nei lutti, nelle sofferenze, nelle angoscie e nella miseria; subì nuovamente le stragi e le ,distruzioni di un orrendo conflitto; sappiamo solamente ohe migliaia di giovani ed eroiche resistenze furono sacrificate sull'immondo altare del trinomio fascismo-monarchia-capitafo, e come già sul Carso, sul Pasubio, ~ul Piave e 1ml Tagliamento, morirono col nome della mamma sulle labbra, baciando J'immagine di una sposa o di un caro lontani a p,regare per loro, morirono, 28 - Biblioteca Gino Biancp

iUusi d'immòlarsi per difendere la vita e c<>Btruire l'avvenire di un popolo. Un'illusione che nulla toglie alh grandezza del sacrificio, ma p.oi ·sappiamo che s'immo• lavano invece per un regime fratricida, e per coloro che deposto ogni pudore si gettarono come iene affamate sul sozzo banchetto· delle forniture e dei profitti di guerra. Oh, ma Ja. storia è un tribunale ,giusto ed implacabile! Bastò una di,sfatta, bastò ,l'epopea dei difensori e 1 dei vincitori di Stalingrado, perchè si i~iziasse il crollo di una macchinosa costruzione basata sulla men~ogna e su ambizioni cui nuHa importavano i fiumi :di sangue scorrenti ad inzuppare le aride sabbie africane, le sconfinate pianure rus.se, le nevi dei monti d'Albania, o ad arrossare le cerulee acque del « Mare Nostrum ». E venne finalmente l'epica lotta clandestina. Non tocca a chi ,fu timido soldato deUe retrovie celebrare le glorie di questo esercito della Hbertà, iclire la storia di questa marcia di regolari malv€6titi - sì, di regolari - contro gli irregolari in divisa, violatori (fascisti_ o teder;chi che fossero) di ogni norma di mor:ale umana e divina e iTrisori del diritto internazionale. Mai !!li italiani memori delle antiche libertà furono uniti e~e lo furono nel ribellismo. lt~liani di ogni tendenza strinsero un tacito patto di solidarietà ii;i nome del comune ideale. Fortunati coloro che negli anni potranno dire: io c'ero! Poichè vedemmo le sparute schiere tl8Cire daU:a - 29 Biblioteca Gino Bianco

catacombe e farsi esercito. I lottatori rC1Jiimpotenti, ma non vinti, guidare ]e brigate, e i martiri stendere le loro ali :protettrici e illuminare la lotta con la luce del loro esempio ed accogliere nell'alone di gloria le nuove vittime de] piombo e delle sevizie nazi-fasciste. Tutti i partiti ebbero le foro reliquie da venerare, tutti ebbero i loro eroi che ricollegandoli al passato erano pegno del presente e del domani. Ma Giacomo Matteotti fo il Martire e fu l'esempio di tutti ; fu i.I . -primo fra la schiera dei Gramsci, dei Prampolini, dei Minzoni. Il più grande perohè tra tutti la vittima volontaria, la vittima ·più necessaria e più profotica, perchè fra tutti il più buono. E il più ,grande fo a più_ glorificato. Quando la eospirata ora tdella iJiberazione, col _sorriso trionfante anche se grondante di lagrime e di .sangue, venne a ridare l'arria di festa e di risurrezione alla nostra Italia, nulla sembrò meglio sintetizzare il significato di quest'ora storicamente solenne, più dell'immagine - muri del1e grandi città e dell'e piccole borgate sui quali si P.ra improvvisamente moltiplicata. E a tutti apparve l'umile grandezza di quella frase: « Ucci.dete m..e, ma Pidea che è in me, 1iOIJJ, la ucdderete mai ~. In quella frase e in quell'immagine dell'eroismo, deHa rettitudine politica e morale, della bontà, gli italiani insorti contro la barbarie si ritrovarono e si ,riconobbero. Il più .grande è il più glorificato anche neJl'ora p•resente. Socialismo e repubblica hanno i] suo nome~ 30 - Biblioteca Gino Bianco

hanno iii suo crisma. C'er~ forse ancora una partita aperta tra .'Matteotti e i'l fascismo. L'Idra dalle sette teste che tagliate rispuntano non aveva ancora trovato ,l'Ercole che la dietrugge.see; il fascismo condannato in .sede d'appeHo ha tentato l'eBtremo ricorso in cassazione, e, puntando sulla monarchia, ha sperato che il due gin• gno, con rin non luogo a p·rocedere, potesse offri:t1gli un ben mascherato rifugio dove atte:µdere l'oTa ~ella vendetta. Ma la sentenza ha confermato irrevocabilmente la condanna. E Matteotti, eroe placato, non freme più nella sua tomba. L'Ercole è il popolo lavoratore, che vo• 1endo da solo contro tiutto e contro tutti lo sua Repubblica Democratica, ha finalmente nelle sue mani l'arma fatale. . Compagni lavoratori, cittaidini tutti che avete capito come la Repubblica inizia una nuova a·r.aldica eleggendo a suo blasone la democrazia, e innalza il gonfa• Ione della lotta ,contro i privilegi recenti e secoJ.ari, sociaJisti che siete nei ranghi di Wl partito cui sono assegnate gravi responsabilità e che ,si è ru.sunto iil compito immane di portare il socia,liemo nella democrazlia e la democrazia nel socialismo, rico.rdartevi che Giacomo Matteotti hmgi dall'eBBel"e il Martire aggiornato, l'apostolo che ha compiuto il suo ciclo, l'eroe da collocare neJ1'01impo, è e deve essere il simbolo operante nella concreta attualità storica. - 31 Biblioteca Gino Bianco

E' vero: il popolo impugna l',arma che sarà fatale, ma il fascismo non è mort.o. Non è a caso che in queeta rievocazione ho voluto meUiere l'aooento sull'aspetto politico deUa figur:a di Matteotti: è rievocando i suoi in.Begnamenti politici che noi ne avremo più utilità. Il .fru.cismo non è morto. Permangono aoute no• stalgie, pe•rmane una mentalità inconfondibil,e di esso; è sgominato e disperso, ma tende a ragg,rupparsi e a ricomporsi; si rifugia nel ·qualunquismo, nei partiti <li centro e idi destra, dil~ggia la guerra partigiana e ne sminuisce il valo11e; si annida ancora negli uffici, in sfere dirigenti, nei piccoli e grandi g.radi della gerarchia amministrativa, si mimetizza <Jon un naziona,lismo retorico e sfru.ato.; lo trov,ate nel cuore deUa borghesia che non si arrende, nell'animo del nuovo ricco che tem~ per il danaro male ac,quistato; lo sentite affiorare ad ogni piè sospinto negli articoli ,dei giomali che si dicono indipendenti; lo sentite impregnare ancora dei suoi miasmi la neonata atmosfera democratiea; lo vedete abusare della libertà come il fanciullo maleducato ahu6a ,del ,geeso nei luoghi ,di decenza; lo intuite ripullulare favorito dall'ignoranza, dal risentimento, dall'odio, ,Ialla paura e dagli interessi. Gravi postumi di una lunga malattia. Eppure deve morire. Ma non è con le vendette, ma non è con la prigione, con l'epurazione, con le condanne e col farne· nuovi presunti martiri che si ucciderà il 32 - Biblioteca Gino Bianco

mostro. Solo una profonda rieducazione politica e democratica potrà .guarirci. E questo è il nostro compito grave e solenne. E" nessuna guida sarà più preziosa di Matteotti, Maestro ,di lotta e di s.ieteipi ,di lotta idemocratica contro questo nemico. E fortunato il sociaHsmo che potrà a buon diritto studiarsi di seguire l'esempio del suo eroe, nell'unire alla tenzone politica gli sforzi pet attuare le rivendicazioni morali ed economiche del _proletariato. Guai al socialismo se dimenticherà questa grande lezione di Matteotti, ohe fermo e fervente in questo ideale seppe lottare anche contro quei pochi compagni che ai proletari davano solo parole e parole e non il Jo.ro aiuto e la lo.ro anima, che del proletariato si servivano solo per asct•ndere la scala politica senza dargli i mezzi morali per vivere una Yita sempre migliore e senza lottare a fonclo per,chè avesse i mezzi materiali che lo liberassero · d,al bisogno e •dalla mise.ria. Ricordiamo che Matteotti per non flettere ,da questo suo atteggiamento, qualche volta 1nco-mpreso, seppe affrontare serenamente anche l'impopolarità. Voi compagni e siamo in molti, siamo un immenso stuolo oggi - che soffrite perchè il lavoro è poco e mal retri1?uito, voi che chiedete Tavoro perchè il lavoro vi manca, voi ,che dovete lottare ora per ora, ~iorno per giorno contro il hi.sognq che bussa cruclel- - 33 Biblioteca Gino Bianco

mente alla voatra porta; voi che guardate angosciosamente all'avvenire dei vostri figli, che spesso tremate sulla sorte riservata alle vostre donne; voi che siete sbigottiti per le crudeltà dell'ingiustizia ,sociale; voi tutti che siete gli umiliati, gli offesi, voi tutti che avete il ,liritto di chiedere perchè vi si parla tanto di politica e non vi si dà il pane .per sfamarvi; voi tutti vittime innocenti di una guerra infame, voi che, tornati daHa prigionia dove negli immensi campi della farne, del <lolpre e 1de1la morte vi siete macerati nello struggimento accorato della casa lontana, avete ritrovato una società ingiusta e matrigna, voi tutti ohe avere il diritto alla rivoluzione sociale, abbiate fede nel socialismo ohe per voi combatte; ma sappiate che Giacomo Matteotti che vi ,ha amato, che per voi ,hà sofferto ed è morto, è in mezzo ·a noi più vivo che mai, garante ,che il 80· -cialismo non tradirà mai la sua missione, lampada che ci indica. con l'esempio la via che ci porte,rà a costruire un edificio sociale così come lui lo so,gnò, come voi lo d•esiderate e noi lo vogliamo. Voi tutti, cittadini •e compagni, voi tutti lavoratori, si dispieghi la vostra attività nelle officine o negli uffici, nei' campi o negli' studi professionali; voi tutti che salutate nella nascente repubb'lica, sogno di tanti mar• tiri e di tanti poeti, lo Bt.rumento del progresso politico e sociale che è meta dei nostri sforzi e i,deale dei vostri spiriti, ricondate che a Mazzini, .J'indimenticahile so- ,34 - Biblioteca Gino Bianco

wano fra i martiri ,dell'idea repubblicana, a Garibaldi, a Cattaneo e a tanti a1tri, noi siamo orgogliosi . di unire il nome di Giacomo Matteotti e che da lui il socialismo ,pranderà l'esempio· e, l'incitamento ,a lfare della Repubblica una vera epifania di uomini liberi, e della libertà la limpida fonte da cui scaturiranno le acque risanatrici delle nOBtre piaghe che il destino vuole ancora molte e profonde. Quante volte in questi ,giorni di .passione repubblicana, di polemica avvelenata e dolorosa, di una polemica che ha voluto accentuare la già deprecabile 1ivisione degli animi dei figli di una stessa madre, quante volrte meditando su ,gli scritti e su,Ua vita del nostro Martire, io mi sono sorp,reso ,ad immaginarlo e a desiderarlo in mezzo a noi a guidar:ci colla sua forza, a illuminare il popolo col suo genio, a sostenerlo con la eua passione. Egli avrebbe detto con I.a sua eloquenza schiva delle frasi fatte e facili e dei ~uoghi comuni di cui in questi giorni si è fatto uso ed ahlli!o da ambo le pa:rl¾ ~la sua eloquenza che sapeva sa:pientemente unire il fatto di ieri ,e il dato idi oggi per trarne il ,più utile ammaestramento; egli avrebbe detto: Italiani, la Repubblica è santa! In questo grido che 'fu ,già del Poeta della Terza Italia, sono condensate la fede, Ja pru;.sione, le speranze di mille e mille cuori lungo iiJ calvario di una storia generosa e sfortunata, - 35 Biblioteca Gino Bianco

di generazione m generazione. Questa jmmagine santa, ohe per la tristizia dei tempi restò .nel cuoi-e dei suoi fedeli soffocata o derisa o dimentica·ta, ora improvvisamente divampa dalle ceneri, fiamma inestinguibile dell'anima popolare. Chi osa ripetere che la Repubblica non è un regime «congeniale» al popolo italiano? Oh, 1e arrischiate affermazioni, 'le gratuite invenzioni degli storici aulici ventduti aHe corone, sempre in vena di cortigianeria! Curvatevi sulla storia, o Italiani; su una storia che vede e registra epoche di grandezza e civile concordia, di mirabile operosità e di splendore d'arti e di lettere, soltanto nei tempi in cui la Repubhlica, a Genova o a Venezia, come già nei liberi Comuni, si ordinò in i1,tituti popolari, con la diretta partecipazione delle forze spontanee ed inventive del popolo lavoratore. In realtà, la storia italiana dovie dice civiltà, lavoro, progresso, dice Repubblica. E non lo dice soltanto nell'evocazione. dei poeti da Petrarca a Carducci, che sono l'ispirata testimonianza delle virtù ,di un po.polo, e d1e videro in essa il palladio delle nostre libertà; lo dice i] significato della polemica, che, dalla Roma preceaariana, ,dalle origine della n<>Btra·storia medioevale, lungo tutto il Risorgimento, chiusasi burocraticamente e militarescamente nel 1870, ha riaperto nel 1943 il suo dibattito per chiuderlo il' 2 Giugno 1946; il lungo contrasto si compie con l'espulsione dell'elemento che davvero non è congeniale al popolo italiano : la monarchia. 36 - Biblioteca Gino Bianco

Di fronte a questa monarchia, che lascia il suolo italiano seminato di rovine e di lutti per sua colpa, il popolo italiano si è recato alle urne senza odio e senza risentimento. Il paziente popolo haliano, il graI11depo• polo italiano, che aveva avuto tempo per riflettere, chè aveva dato tempo anche ai suoi nemici di dentro <li camuffarsi e di tornare a ripetere il vecchio gioco di ieri e di sempr,e, il 2 Giugno si è recato alle urne con quella compostezza morale, con quella civile urbanità che sono segni indubbi di superata passione e di sedato risentimento. La Repubblica ha vinto e non si toi:-na indietro. Davanti ,all'avanzare fatale ,della 6toria che significato possono avere le colpevoli ambiguità, gli sforzi <li interessati legulei, le tanto discusse formalità di procedura, i proclami fazio!,i e ru;entiti di uu ,re che non sa morire in piedi? Sono granellini di sabbia gettati con infantile 1dispetto nel colossale ingranagigio del destino. E' vero, le urne hanno detto che una parte del popolo, anche nella sciagura, sa esseré fedele ai re più di quanto 1.JlleStisappiano, nè sapranno mai, eeeere fodeli - I ai loro popoli. Noi sappiamo che molti - troppi - voti furono a favore della monarchia per motivi che sono ben lontani dal 1 l'essere :ideali, ma amiamo credere aUa lealtà degli umili ignari e ai sentimenti dei sinceri. - 37 Biblioteca Gino Bianco

ReBta però che tutto questo non cambia la situazione, nulla toglie alla legittimità e alla moralità di un regime che inizia la sua vita rispettando allo Bcrupolo la liber:tà ,e conferendo con questo il crisma della dignità e del prestigio al diritto basilare della democrazia. CeSBino ,d:unque le discordie, si accetti con serenità un verdetto inoppugnabile, non si cimenti più a lungo la pazienza e la forza di sopportazione di tutto il popolo lavoratore. Lungo e faticoso è il cammino che ci attende: l'unione ,e ila concordia d ·sono troppo necessarie. Italiani, all'opera dunque, perchè i troni crollano, ma i popoli restano. Viva l'Italia! Viva la Repubblica! 38 - Biblioteca Gino Bianco

ERRATA CORRIGE a pagina 30, riga 19, leggi: < quest' ora storicamente solenne, più dell' immagine sogguardante serena, festosa ed anche severa dai muri ecc.» Biblioteca Gino Bianco .

STAMPATO PER I TIPI DELLA COOPERATIVA TIPOGRAFICA BRESCIANA BRESCIA 1946 Biblioteca Gino Bianco

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