RODOLFO MORANDI GIACOMAOTTEOT Il' combattentseocialista· e l' antesi~ndaenlolaResistenza Discorso pronunciato a Fratta Polesine nella celebrazione del XXX anniversario della morte Con il contributo di
. ,., Biblioteca Gino Bianco
GIACOMO MATTEOTTI I 22 MAGGIO 1885 IO GIUGNO 1924 Biblioteca Gino Bianco
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POLITICA DEL PARTITO .6 Biblioteca Gino Bianco
ESERCIZI TIPOGRAFICI ITAUANI Roma Via Ma,rio de' Fiori, 104 BibliotecaGino Bianco
RODOLFO MORANDI GIACOMOATTEO Il combattenstoecialista e. .I' antesiandaenlolaResistenza Discorso pronunciato a Fratta Polesine nella celebrazione del XXX anniversario della morte Biblroteca Gino Bianco
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Rivolgo a voi lavoratori, compagni, amici, il saluto fraterno del e.e. del P.S.I., che ha indetto questa grande manifestazione nazionale a solennizzare la ricorrenza dei trent'anni del sacrificio di Giacomo Matteotti. Caldo e fervido questo saluto va alle lavoratrici e ai lavoratori che hanno vinto da forti, nei recenti giorni, la fiera battaglia ingaggiata contro l'Agraria, contro il nemico di ieri e di oggi, contro l'oppressore di sempre di queste popola.zioni. Saluto con particolare -affettq, con commozione e amm,irazione sconfinata, le donne che, indomite, hanno affollato le carceri, e re · cato il loro grande cuore nell'animare alla resistenza per tutti i venti giorni dello sciopero. Saluto i lavoratori organizzati dalla grande CGIL e i lavoratori che in altre organizzazioni militano. Saluto i lavoratori non organizzati, che hanno fatto massa nella lotta co mune, portata alla vittoria nell'interesse della generalità. Saluto i socialisti e i comunisti, che sono· stati una volta ancora gli assertori più strenui e i costruttori infaticabili della unità dei centomila lavoratori scesi in campo compatti; 5 Biblioteca Gino Bianco
gli artefici primi della unità del popolo, strettosi attorno ad essi, in una lotta data per la popolazione tutta del Polesine. Saluto questa luminosa impresa di civiltà contro lo spirito di arretratezza, cont.r:ol'egoismo sordido dell'Agraria che, se non avesse oggi a cozzare contro le nostre possenti organizzazioni di lotta, chissà che non sognerebbe di piombarvi ancora una volta, lavoratori rodigini e popolo del Polesine, in quella cc notte tremenda di schiavitù», che agguerrì nei propositi, e fece incurante del pericolo, colui che andò incontro al martirio per rivendicare il vostro diritto! Folli, io dico, a non aver compreso, che 1 tempi non sono più quelli, e che quei tempi più non possono ritornare, poichè la barriera insuperabile che loro si opponè sta nella certezza, nella quale sono entrati i lavorator.i, di essere essi i più forti, e di esseré prossimi ormai alla liberazione vera e finale dalla schiavitù del capitale! Insegnamenti preziosi essi hanno tratti dal passato, che li rese allora alla mercè dej padroni, perchè divisi. Ma nessun in~egnamento hanno invece tratto da quel passato costoro. Del resto quali insegnamenti potrebbe mai ricavare dalle sciagurate esperienze passa te chi volta le spalle al progresso e si trincera ringhioso ai margini della società? 6 Biblioteca Gino Bianco
Risuona ancora_ viva, in questa terra, la invettiva che Matteotti lanciava in piena Camera, nel marzo del 1921, al Governo della resa, che copriva le brigantesche imprese delle squadracce e delle bande armate fasciste: « Ma vi levaste almeno di mezzo voi del Governo - egli esclama va: - ... e noi sapremmo mettere a posto i briganti! ». Da chi era stata mai scatenata questa notte di San Bartolomeo sul Polesine?, quale sorta di lotta era mai questa?, interrogava egli nella veemente denunzia, incalzando con una risposta che troncava il fiato, come una sentenza di condanna: « è la lotta agraria». << Gli agrari volevano rompere i patti - qui stava la questione - perchè volevano - proseguiva freddo come una lama - rompere le organizzazioni proletarie». Quando, antesignano della Resist~nza, già andava eretto incontro alla morte, Matteotti gridava come una invocazione, sfogando in una lettera a Tura ti la sua ambascia: « Cerco ·za vita! ». E' in lui una virile volontà, che di giorno in giorno si indurisce, e si caricherà per tutti del peso che si scaricano di dosso i neghittosi e i pavidi, coloro che cercavano ri7 Biblioteca Gino Bianco
paro nella saggezza, sol perchè volevano vivere. / « Io non intendo più oltre assistere a simile mortorio - proclamava fremente-. Cerco la vita. Voglio la lotta contro il fascismo. Per vincerla bisogna inacerbirla n. Sono asserzio•• ni spoglie d'ogni enfasi, brevi e secche, nitide e dure come scolpite nel marmo. La vita lo riempie e pulsa in lui generosa, manifestando prepotente il bisogno, l'ansia dell'azione. Egli non accettava di figurare come comparsa soltanto sulla scena politica. Avrebbe voluto confondersi con il popolo percosso dalla violenza fascista. Sentiva vivo l'impulso ad operare alla stregua del più modesto militan · te di base. Piuttosto che sedere allo scanno della Segretèria, avrei voluto, soggiungeva in umiltà, « girare per le provincie, portare attorno opuscoli, vedere compagni, incoraggiarli. Nessuno lo fa .. .! ». La soppressione di Matteotti sarebbe co- -- stata cara al fascismo. In così orrendo misfatto esso trovò bensì la forza. disperata di costituirsi tanto pj.ù imperioso e tirannico (a sei m:esi soltanto di distanza, nell'infausto 3 gennaio del '25), ma un tale crimine, da cui 8 .. Biblioteca Gino Bianco
trasse battesimo infamante un ventennio di dittatura, lo isolò senza rimedio dal popolq Sotto il tremendo peso che si era addossato con questa mostruosa sfida alla coscienza civile, il fascismo avrebbe grado a grado declinato, per finire a brandelli come una realtà abominevole e una turpitudine, da cui via via si sarebbero discostati, paventando la condanna pronunziata dall'anima popolare, anche i profittatori più lerci. Per intanto una sola forza avrebbe potuto affrontare così feroce nemico, l'indomani della efferrata impresa. Era il movimento operaio, qualora fosse stato concorde e unito. Ma esso aveva le reni spezzate, e trovavasi costretto a ripiegare su se stesso, alla ricerca di un indirizzo nuovo, davanti al mutamento repentino di prospettive della lotta di classe nel nostro paese e nel mondo. il movimento socialista e operaio si era enfiato enormemente alla fine della prima guer• ra mondiale, continuando tuttavia a portare in sè visuali anguste e restrizioni settarie, che improntavano a primitivismo e contradittorietà la azione da esso condotta sul piano parlamentare e la lotta cui erano indirizzate le masse nel paese. Queste ne risentivano ancor sempre la grande influenza e ne accoglievano ~ 9 Biblioteca Gino Bianco
fiduciosamente la guida, ma più non trovavano ormai un saldo inquadramento in esso. Estremamente tenui erano divenuti i legami tra l'organizzazione politica e i Sindacati. , Mancavano tramiti di comunicazione con la massa non proletaria. Persisteva, facendosi ora sentire in tutto il suo peso, l'assenza dalla vita e dai problemi del Mezzogiorno d'Italia Incapace così di interpretare se non l'aspirazione istintiva delle masse a ìiberarsi, trop• po incline a concedere al ·particolarismo di categoria, negato ad ogni politica di alleanze, il movimento socialista e operaio di quegli anni avrebbe dovuto prima acquistare la sua tempera al fuoco dell'aspra azione nella. clandestinità, per potere assurgere a guida del popolo, in una lotta capace di sollevare le masse contro la dittatura e di spazzarla via. Dopo che si era costituito, nel grembo del movimento socialista, il Partito Comunista Italiano, agli inizi del '21, una nuova divisione era intervenuta a breve distanza tra l'ala moderata (che diede vita al Partito Unitario) e i massimalisti, restando peraltro ognuno di questi tre tronconi travagliato al suo interno da profondi contrasti. 10 Biblioteca Gino Bianco
Risalgono alla memoria le giornate drammatiche e convulse che seguirono l'annunzio dato al pubblico dello sciagurato evento; che macchiava il regime, fin dal suo sorgere, di vergogna incancellabile e mortifica va la nazione. Le masse si riversavano per le vie e sulle_piazze, lo sdegno straripava, ma la bussola non v'era, non si disponeva degli strumenti necessari a convogliare all'azione la collera del popolo. Settimane e mesi, grevi e plumbei, si succedettero, occupati solo dalla, denunzia, dalla secessione parlamentare, dalle pregiudiziali morali, che riflettevano bensì l'animo esulcerato delle masse, ma non legavano, non movevano. A voi, giovani compagni, che più amo, voglio dire con quale animo i giovani che erano allora sui vent'anni si iniziarono, in quelle ore fortunose per la nazione, alla lotta socialista. Chi vi parla, dopo giovanile milizia studentesca nell'antifascismo, fu attratto per ri• bellione al socialismo dall'assassinio di Matteotti. Tanti altri furono, sotto la suggestione di questa epica tragedia, come me, ad eleggere a disciplina della loro vita la milizia so- ..- cialista, in un momento così intorbidato dal· 11 Biblioteca Gino Bianco
:le passioni. Erano giovani che non volevano ;saperne tuttavia delle correnti contrastanti nelle quali si era diviso il socialismo italiano, e questo è precisamente il tratto che voglio .sottolineare a voi. L'evento, proprio per essere tanto smisurato, s·uggellava la loro voca- .zione, semplicemente, alla causa della classe operaia e del popolo. E' quasi una_ confessione, questa che fac- .cio a voi giovani compagni, sapendovi in gra-- do di trarne una indicazione. In quelle lontane nostre esperienze potrete rinvenire infatti i tratti storicamente originari del drammati• ·co travaglio che viene ingenerato ogni giorno nella nostra azione di socialisti dalla consa- _pevolezza di essere tenuti ad una disciplina ideale di lotta, dico a quella di militanti del· la classe operaia, che sovrasta alla stessa di- -sciplina di Partito. V'era molta ingenuità in quei giovani, non v'è dubbio, che era prova di una espe- . rienza ancora acerba, ma li animava anche una grande fiducia riposta nella vita. Li moveva la intuizione delle vie che sarebbero state immancabilmente dischiuse dalla azione, poichè per altre vie la vita, la lotta indirizzata al domani, non avrebbe potuto avanzare. Solo a 23 anni di distanza, quando fu pub- .blica to l'epistolario di Turati, dovevo trovare riflesso già, con anticipazione impressionan12 Biblioteca Gino Bianco
te, nelle ultime lettere del Martire, così crude~ e così pregne di fato, il fremito di tanti gio-- vani che s'eran protesi verso l'azione, e la,, bruciante delusione insieme che avrebbero· sofferto. Sembrami dunque lecito asserire che la. incommensurabile portata politica del martirio di Matteotti e il suo vero significato sto-- rico, assai più che ad un passato oscurato da. divisioni e da contrasti (ai quali il politico el'uomo di partito, che agiva nel suo tempo,_ non avrebqe potuto in nessun caso sottrarsi) appartenga a coloro che, sfidando i rigori della dittatura fascista, riserbarono, ancora in_ verdi anni, la loro opera oscura di ribelli a rigenerare l'unità dei socialisti, con la mira, che ad essi allora era prefissa dal sentimento più che dall'intelletto, di fare di essa !'in-- sostituibile mezzo per riportare ad unità nel-- l'azione, e ad un comune indirizzo di lotta, il movimento operaio italiano. Sono ben conscio di quanto possano ap-- parire ardite a certuni queste mie affermazioni, sicchè sento il dovere di dire che nel proferirle non ho inteso menoma.mente di strappare l'uomo Matteotti alla sua epoca, e· Biblioteca Gino Bianco
tanto meno di ferire i sentimenti di chi custodisce personale ricordo dell'opera data da lui. Anche essa tuttavia appartiene al tempo, che consuma gli aspetti contingenti del nostro operato. Così è fatale, così è anche giusto che sia. Grande è, conviene confessi, la emozione che provo nel parlare di lui (come per la prima volta mi avviene) a brevi passi dalla tomba di famiglia che ne custodisce le spoglie. ed è con reverenza profonda che mi inchinc a tutto ciò che appartiene alla persona del Martire. Del resto nessuno di noi può neppure concepire di violare questo sacrario. Solo in silenzio possiamo accostarci a quel recinto, e in quel recinto solo con il silenzio è da rendere omaggio a lui. E pertanto nell'onorare il socialista, che fu abbattuto barbaramente per colpire il popolo, la nostra coscienza di militanti yuole che sia esaltato il ciclo delle lotte che s;aprì col suo martirio e si protrae nel presente, piuttosto che non evocato un passato che tende .a sottrarlo a noi. La altissima personalità di Giacomo Matteotti può essere incasellata invero in questo _passato, e catalogata alla stregua della partf' personalmente assunta da lui in quegli anni di perturbazione profonda, solo da chi non ha visuale storica delle esperienze tormentoBiblioteca Gino Bianco
se in cui si riflettè l'influenza della Rivoluzione d'Ottobre sul movimento operaio europeo. Così facendo tuttavia non si serve la verità e non si rende giustizia alla umanità di questo Grande. L'insofferenza del resto per le limitazioni che poneva al suo slancio la disciplina che egli stesso aveva eletto, è espressa da lui in termini che rivelano un tormento profondo e a stento contenuto. Tre mesi prima di incontrare la morte, lamentava con Turati la assenza dalla lotta, ribellandosi a quella che definiva « la tattica di fare il morto deliberata dalla Direzione», e protestava: « In tali condizioni io non posso continu,are a fare il Segretario del Partito ». E' necessaria, egli asseriva, una revisione della nostra dottrina e tattica. E' inutile pro-- clamarsi legalitari, finchè continuano ·a romperci la testa n; per soggiungere ancora « ... un partito di classe e di netta opposizione non può raJ,ccogliere che quelli i quali siano decisi ad una resistenz.a senza limite ... )>. Ma ahimè. entro il partito che dirigeva, proferiva egli angosciato, << non pulsa più l'anima delle masse. Bisogna ritrovarle; se no finiamo come i bissolatiani >). Egli ha accenti di fuoco contro i codardi, contro gli attendisti. Nè d'altra parte è disposto a macerarsi in questo lamento Non voleva essere insomma il cura tor e di un 15 Biblioteca Gino Bianco
fallimento. No!, a questo non si sarebbe mai acconciato. Le distanze che una polemica inconsulta, eccitata dalla sconfitta, aveva interposte tra j socialisti, potevano apparire invalicabili. Eppure dovevano essere superate. La unificazione dei due partiti, e delle varie frazioni in cui si eran divisi, si imponeva con tutta chiarez za come una esigenza pregiudiziale·delÌa lotta « I fatti del resto lo impongono - riferisco ancora le parole sue - anche al di sopra delle nostre minori antipatie e risentimenti. Se non possono muoversi i partiti ufficialmente, i socialisti dell'uno e dell'altro campo debbono porre la questione e risolverla. Senza ri- . tardo n. Davanti a tali testimonianze, soltanto dei poveri di spirito e dei filistei, non di altro capaci che di biascicare la lettera e negati ad esplicare il verbo; soltanto dei ritardatari della storia, possono appigliarsi alle aspre espressioni contro il comunismo, che si accompagna vano (non vi è tra noi alcuno che lo ignori) a questo vaticinio. Con quale coscienza si può mai tentare di giustificare per questa via il fatto enorme che sta a carico della socialde16 Biblioteca Gino Bianco
6 GIUGNO 1954. - A trent'anni dai sacrificio dei Martire, i socialisti di tutta Italia rendono omaggio aHa sua memoria. A Fratta Po!esine paria Rodoifo Morandi BibliotecaGino Bianco
6 GIUGNO 1954. -· Le bandiere del sociaLismo italiano si riuniscono a Fratta Polesine nel trentesimo anniversario della Morte di Giacomo Matte'Otti. BibliotecaGino Bianco
mocrazia nostrana, di avere essa riprodotto a freddo e con meditato calcolo la divisione, dopo che la unità dei socialisti, auspicata da .Matteotti, era stata riconsacrata al fuoco della lotta antifascista e, nel pieno di questa lot• ta aveva originato, per spontanea convergenza di indirizzo nell'azione, un patto di fraterna alleanza con i comunisti? Intanto onestà storica vuole che l'atteggiamento di Matteotti si collochi nel suo tempo, e che il raffronto .si istituisca con una realtà tutt'altro che delineata ancora distintamente nei suoi tratti. Il comunismo si staglia va in quegli anni nei suoi aspetti più aspri e più accesamente polemici, esercitandosi, non senza eccessi e fuorviamenti, come forza di rottura del vecchio equilibrio in: cui si era bilanciata la so• cialdernocrazia europea, che alla lunga aveva · trovato comodo, per sua mala· sorte!, di séambiare il metodo democratico con la legalità borghese, fino a portarsi al limite della rinunzia. Se guardiamo in particolar modo all'Italia, · a più forte ragione potrebbe dirsi che il m:,ovimento comunista di quegli anni rifletteva un'immagine per il vero alquanto pallida del leninismo animatore della Rivoluzione à'Ottobre, giacchè esso non era pervenuto ancora a districarsi da concezioni minoritarie ed -estreimiste di stampo antiquato, che proprio il 17 Biblioteca Gino Bianco
movimento operaio socialista aveva avuto H merito indiscutibile di sopravanzare. Queste non sonQ considerazioni che tendano; voglio avvertire, ad una capziosa interpretazione della risoluta avversione manifestata da Matteotti verso il comunismo. Essa costituisce un fatto che non sarò io a contestare o a distorcere. Solo valgono a mettere nella giusta luce la indegna speculazione che si fa, quando, prendendo a pretesto una tale posizione di pensiero, si procede ad assimilarla disinvoltamente all'anticomunismo che è parola d'ordine ai nostri tempi della reazione mondiale e di una lotta che è stata ripresa con gli stessi. obiettivi che perseguiva allora il fascismo, la soppressione cioè delle libertà dei lavoratori e la distruzione delle loro organizzazioni di resistenza. E' ben noto come, dalla morte di Matteotti, un'intiero decennio ancora fosse posseduto dalla intolleranza e occupato da una controversia asperrima tra comunisti e socialisti delle varie tendenze. Lontane da essa tuttavia restavano le masse, così che il solco, nonostante tutto, non potè approfondirsi. Ed è proprio in questa circostanza storica che trova spiegazione la nota caratteristica che ha contraddistinto in questi ultimi venti anni 1 rapporti tra socialisti e comunisti nel nostro paese. D~ vve:ro, che la borghesia italiana non 18 Biblioteca Gino Bianco
ha da menar scandalo della unità d'azione, ma semmai deHa enormità dei delitti perpetrati da ,èssa contro la libertà e gli interessi del popolo, che hanno suscitato nelle masse una coscienza tanto più avanzata della unità, quale baluardo inespugnabile della loro resistenza e insostituibile strumento del lorci progresso. Braccate ferocemente dalle masnade fasci· ste, le masse operaie e popolari del nostro paese avevano subìto attonite la centrifugazione violenta del movimento operaio, che si operava nelle loro carni con la ineluttabilità e la spietatezza di un processo storico, necessario a disincagliarlo dal fondale in cui si era arenato, per rilanciarlo in acque libere. Le cause di questo sconvolgimento traevano· da lontano, da tanto più lontano di quel che non potesse abbracciare la visuale deglj · stessi protagonisti di così fiera contesa intestina. Esse non poterono essere dominate che dopo una serie di contrastanti esperienze, che si protraggono fino al 1934. Proprio da queste esperienze pertanto venivano rosi silenziosamente, anno per anno, gli ormeggi che trattenevano nel passato il movimento operaio italiano. Furono infatti queste esperienze, vissute dolorosamente, ;ma vissute non in19 Biblioteca Gino Bianco
vano dalle masse popolari del nostro paese, la matrice della unità ricompostasi nell'azione e ridata alla lotta comune. Si facciano indietro i pigmei, coloro che si sono rimpiccioliti appartandosi dalla lot.. ta, e che cercano di farsi alti sui trampoli forniti loro compiacentemente dal governo borghese. Rileggano le parole sdegnose che Matteotti buttava in faccia a Giolitti, levandosi contro le violenze fasciste. « Noi non abbiamo da invocare governo alcuno al servizio nostro». Non vi domandiamo nulla, perchè cc non ci fideremmo di un servitore come voi, che sarebbe sempre infedele! ». Matteotti non appartiene davvero ai filistei, che spaccano la lettera e si rifiutano di adcogliere lo spirito del suo testamento politico. Matteotti di certo non fu soppresso, e non furono per due mesi contese al popolo le sue spoglie, nella tema che potessero attizzare l'incendio, perchè la borghesia avesse alcunchè da attendersi dalla posizione che aveva preso avverso ·il movimento comunista, ma perchè egli era uomo che mai avrebbe cercato pretesto nella ostilità al comunismo per giustifi, care compromessi o accettare rinunzie. Mat20 Biblioteca Gino Bianco
teotti fu eliminato con freddo calcolo dopo quel suo memorabile discorso contro la convalida dei deputati di maggioranza, tenuto alla Camera il 30 maggio, che vide affollarsi minacciosi contro di lui i fascisti nell'emiciclo, e che fu interrotto proprio dalle stesse urla belluine che si lanciano ancora oggi contro di noi: « Vada in Russia! ». Fu tolto di mezzo per non essere disposto alla menoma transazione, perchè, distinguendosi dai tanti ahimè attorno a lui che inclinavano a piegare, egli resta.va uomo d'azione e alla resistenza incita va, alla lotta àvrebbe sempre continuato ad animare con l'esempio. Con chi sarebbe oggi Matteotti? Via!, lasciamo alle fattucchiere- di sciogliere· un tale indovinello, se mai si vuol fare questione della persona di ?olui che or sono trent'anni fu carpito alla vita da mani assassine. Non esiste invero per alcuno possibilità di stabilire come avrebbe potuto regolarsi Matteotti nelle condizioni sopravvenute dopo ia sua morte, e tanto meno nello stato presente. Non esitiamo d'altronde a soggiungere, che il profondo rispetto che noi tributiamo alla personalità del Martire ci vieta di scendere su que• sto terreno. Ogni uomo di buona fede, io dico, dovrebbe ritrarsi davànti alla p(,)tulanza di chi si avventura a farlo, avvertendo quanto sia 21 Biblioteca Gino Bianco
irriverente l'elevare semplicern,ente una domanda siffatta. La sola questione che ragionevolmente si possa porre è tutt'al più una questione di interpretazione, sul piano politico, del pensiero e dell'animo di Matteotti. Ora, se è lecito pronunziarsi su una tale questione, pare a me che questo possa essere solo nel senso che non si riesce obiettivamente a vedere come Matteotti avrebbe mai potuto concepire di disgiungere la causa della libertà, secondo gli abusati artifizi cui ha sempre fatto ricorso ogni processo di reazione sociale, dalla lotta per l'emancipazione economica del proletariato, cadendo a questa maniera nelle aberrazioni attuali della socialdemocrazia. Questo semplicemente ci appagheremo di dire, fondandoci ml lucido e sferzante giudizio che Matteotti dava del fascismo come sgher!o del capitale, inchiodandolo al muro con una gelida definizione che lo trapassava da parte a parte: cc Es• so è re.azione non tanto contro gli atti di violenza deplorati, quanto contro le · conquiste economiche del proletariato ». La sua accusa colpiva. in pieno viso la grande borghesia capitalista come diretto mandante dei delitti consumati dal fascismo: cc Si vuole agire sul• lo Stato, perchè sia negato il diritto di orga nizzazione. e di sciopero ai .lavoratori ». · Un~ volta per tutte, poi, spieghiamoci chia- · 22 Biblioteca Gino Bianco
ro, a confronto dei ciurmadori che allungano le mani sull'eredità del Martire. A nessuno è dato di vivere sulle benemerenze del proprio passato, sottraendo gli atti che com pie nel pre~nte al giudizio del popolo. Nessuno, che abbia mai concesso un sol palmo di terreno ai nemici del popolo, può pretendere di campare di rendita, diciamolo brutalmente, sul proprio antifa~cismo passato. Se lo tengano per detto coloro che, per carpire la borsa del Giuda, prestarono mano il 18 aprile al tentativo_ di liquidare il legato della Resistenza; coloro che, incalliti nella colpa, furono poi caldeggia tori strenui· del Patto Atlantico, istigatori della Legge-truffa, e sono oggi sostenitori accaniti della CED. Tanti e tanti, che furono maestri o discepoli di Matteotti, fautori nei loro anni del gradualismo riformista contro le necessità e le crudezze della rivoluzione, sarebbero da nominare a questo proposito, per osservare che mai nessuno di essi concepì di subordinare a pretese superiori esigenze dello Stato borghese le rivendicazioni sacrosante dei lavoratori. E' vero infatti che quando alcuno osò, di tra le file socialiste, pronunziarsi per le imprese coloniali, o comunque schierarsi dalla parte della guerra, fu cacciato con moto unanime e isolato dalla generale condanna. E come non mai si videro questi uomini accampare gli in23 Biblioteca Gino Bianco
teress~ della democrazia, per dare una mano, alla classe dominante nel reprimere l'esercizio delle fondamentali libertà del proletariato e delle masse popolari, così mai si vide dare· adesione da essi a macchinazioni belliciste, ed usare della parola pace e della parola neutralità, se non nel loro significato più semplice e genuino, nella loro accezione integraler che esige la avversione radicale e intransigente della guerra. Matteotti d'altronde stava ancora più avanti indubbiamente di tutti loro, in quanto a rigore logico e a .fermezza di sentire, per via di una coerenza tanto più stretta re..::ata da lui nell'azione, alla quale, più che non alla dottrina, era vocato. Ricordiamo come egh tenesse ad essere ,chiaro fino in fondo, nella denunzia che faceva in Parlamento del1e violenze cui si abbandonava la çlasse dominante, armando la mano al fascismo; e volgf's~e la sua protesta in un mònito, con questa fiera professione di fede, che consegnava ai venturi combattenti: « Noi non ci ldgnamo della, violenza fascista. Siamo un partito che non si restringe dentro una semplice competizione politw,a, che non aspira a successione di Ministeri, che vuole invece arrivare ad una grandiosa trasformazione sociale, e quindi prered~ Biblioteca Gino Bianco
necessariamente le violenze, sa che, ledendo• una infinità di interessi, ne avrà delle rea,'!io-· ni più o meno violente! ... ». Esattamente a venti anni di distanza dal-- l'assassinio di Matteotti, un altro socialista. c~:mlo stesso freddo calcolo che aveva pres1e-- duto al delitto di venti anni prima, veniva vilmente trucidato. Era Bruno Buozzi. La vittima designata era stata pr,elevata dal carcere, come era stato strappato Matteotti dalla tribuna parlamentare. Il carcere infatti era diventato, nel ventennio di dittatura fascista, H vero Parlamento del popolo, la tribuna d'accusa dalla quale veniva fulminato l'oppressore. Bruno Buozzi era un socialista che si era mosso nella stessa scia di Matteotti, avanzan-- do dietro le indicazioni di lui. Una volta raggiunta la unità tra i socialisti, era divenuto assertore convinto e campione, dall'esilio, della llliità di azione tra socialisti e comunisti. Con calor:e e passione ineguagliabili aveva sposato· l'idea, al momento del crollo del fascismo, di una grande risorta Confederazione, che avrebbe organizzato unitariamente i lavoratori italiani, al di sopra di ogni differen-- 25-- Biblioteca Gino Bianco
za di fede politica e di credo religioso. Ma nell'ora stessa che questa luminosa creazione .sorgeva, in forza eminentemente, ben possiamo dire, della suggestione profonda irradiante dalla calda umanità della sua fede socialista, egli veniva votato alla morte. L'antico valoroso dirigente nazionale della Fiom, del Sindacato che più fieramente aveva contrastato al fascismo; il socialista che aveva creduto nella unità di classe del movimento operaio italiano, ,ed aveva tanto generosamente concorso a questa conquista fulgente, doveva -essere abbattuto come ostaggio troppo prezioso e troppo pericoloso, per essere reso mai alla sua opera. Buozzi sarebbe stato immolato trucemente sull'ara del privilegio, in odio alla unità delle classi lavoratrici italiane. Buozzi, nella sua natura schietta e sempli- ·ce di operaio, che aveva avuto per scuola la fabbrica, non aveva mai potuto intendere come l'azione sindacale in difesa degli interessi delle m:asse lavoratrici, calcate sotto il tallo- .ne del capitaJe, potesse sciogliersi dalla lotta per la libertà. Egli aveva tenuto fede con cristallina coscienza al monito di Matteotti, iJ quale aveva riserbato critiche. ,,taglienti (in una lettera del 24 agosto 1924 indirizzata al giornale del suo partito) al prudentissimo, troppo machiavellico riserbo, in cui si era chiu sa la Direzione del Partito Unitario, da vanti .26 Biblioteca Gino Bianco
ad una sfacciata presa di posizione dei capitolardi, a seguito di un colloquio di D'Aragona con Mussolini. « Lasciamo volentieri a Baldesi ed ai suoi seguaci - scriveva - l'affermazione che « al Sindacato spetti la difesa degli interessi immediati dei lavoratori n ... Per conto nostro, noi socialisti, l'abbiamo sempre respinta, poichè ogni azione, anche economica, volevamo sempre ispirata alla difesa dell'interesse mediato di tutti i lavoratori, cioè di tutta la collettività produttrice n. Matteotti ·non esitò allora a bollare, con irrepetibile giudizio, quella che egli denunziava come una torbida « politica di anticamera, nella qu,ale si vuole abbassare l'organizzazione massima· de( lavoratori italiani >>. Questo altro mostruoso assassinio politico co11;cludevacol sangue il ciclo efferrato che si era aperto col sangue. E se il martirio primo aveva chiamato alla unità ìe forze socialiste, questo secondo, che consacrava l'opera decennale data congiuntamente dai socialisti e dai comunisti nell'interesse della generalità dei lavoratori italiani, era suggello alla fraterna emulazione dei due Partiti della classe operaia nelle lotte sostenu~ per il bene del popolo. Cadeva Buozzi come grande protagonista del27 Biblioteca Gino Bianco
la Resistenza, di quella Resistenza cui Matteotti, presàgo quasi di essersi portati alle soglie dell'immortalità, aveva con l'esempio sospinto. Ordunque, se povera, miserabile attestazione di impotenza_ e di egoismo imbelle, devesi giudicare il tentativo cui assistiamo, di porre esclusive di partito su figure come quelle di Matteotti e di Buozzi; tanto più ipocrita e risibile appare il proposito, che si manifesta da parte della borghesia, di riporle nel famediodei g,randi della patria. Solo commiserazione merita questa presunzione temeraria di rilasciare agli eroi della lotta proletaria diploma in carta· bollata di aver ben meritato della patria capitalista. Possiamo bene raccogliere con un sorriso una tale confessione della classe dominante che, tutto quel che le resta ormai, è solo di tentare di ritardare l'avvento delle classi lavoratrici, ma che impossibile è più impedire loro di- prendere possesso del domani che appartiene al lavoro. Rispettate i nomi di Matteotti e di Buozzi' Giù le mani da questi artefici di una lotta, che impegna tutt'oggi il popolo contro una infaÙsta politica ancorata alla disoccupazione e al28 Biblioteca Gino Bianco
la miseria; contro l'intendimento di aggirare e .far cadere un'altra volta le libertà, arrogandosi il monopolio della democrazia a esclusivo profitto della classe dominante e dei lacchè che la servono; contro le alleanze aggressive e i blocchi militari, e i folli tentativi di , intimidazione cui non si teme di ricorrere, esercitandosi nell'impiego di mezzi terrificanti di distruzione, capaci di annientare la civiltà e di cancellare ogni traccia di vita dalla faccia della terra.· Siamo i primi a rendere al popolo lavoratore, e a volere salvaguardato da esso, il retaggio di questi Martìri della lotta socialista. Siamo noi a, dire che questo sacro patrimonio non può essere possesso di un partito, ma che in comune esso appartiene alle organizzazioni di lotta degli sfruttati e degli oppressi, che erigono pietra su pietra, con la costruzione di ogni giorno, il futuro della umanità_ libera. Leviamo in onore di Matteotti, in questa sua terra, congiungendo al nome di lui quello di Buozzi, le rosse bandiere che da sessanta anni sono segnacolo della ascesa della classe operaia in questa nostra Italia! ; - le rosse bandiere che sotto il ventennio 29 Biblioteca Gino Bianco
della spietata dittatura capitalista, s1 merpicarono tante volte ardimentose, il Primo Maggio, sulle più alte ciminiere, a significare che i lavoratori non piegavano; - · le rosse bandiere, che guidarono al _ combattimento sui campi di Spagna; - che si affiancarono nella lotta di Liberazione al vessillo nazionale, venendo congiuntamente ad esso consacrate come insegne della patria; - che garrirono a salutare la Repubblica e la Costituzione democvattca data allo Stato; - che si sono in questi recenti anni disposate alla bandiera iridata della pace; - che aleggiano di questi giorni sulle grandi lotte ingaggia.te dalle masse lavoratrici contro i propositi del padronato di rovesciare il voto che, or è appunto un anno, veniva pronunziato dal popolo. Chiniamo, in omaggio reverente, le nostre rosse bandiere! Risolleviamole alte, come pegno dell'immancabile riscatto di tutte le vittime del dominio capitalista! Salutiamo, dandole al vento, il futuro della civiltà, che appartiene al socialismo! 30 . ~ 7239 Biblioteca Gino Bianco
I FUNERALI DIGIACOMOATTEOTTI Biblioteca Gino Bianco
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.1924. - Il trasporto della salma di Giacomo Matteotti <la Roma a Fratta Polesine, dopo il ritrovamento suscitò un commosso cordoglio di popolo. Nella foto: la salma attraversa un paese del Lazio. BibliotecaGino Bianco
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1924. -- L'estremo saluto dei compagni aUa salma di Giacomo .Matteotti a Fratta Polesine. BibliotecaGino Bianco
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1924. - I funeriali di Giacomo Matteotti a Fratta Polesine. BibliotecaGino Bianco
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