Avvenuto l'omicidio in p,ersona dell'on. Matteotti, pervenne alla -Autorità giudiziaria un anonimo con cui ,si davano informazioni sulle aggressioni in persona di Misuri e di .Amend'ola, e si .diceva che l' or1 dine di hastonare quest'ultimo era stato im,partito dal Senatore De Bono, e che l'esecuzione, organiz·zata dal console Candelori, era stata affidata fra gli altri, ai militi Bernacchia e Falcinelli. Iniziatasi una nuova istruttoria, si elevava rubrica a carico di VoJpi Albino, del ricor-dato Zaccagnini Fausto, e di ignoti, tutti quali au'.tori d'ell'aggre·ssione. Il Volpi (già detenuto per l'omicidio in persona, dell'on. Matteotti) indicava numerosi testimoni per dimo- $lrare che quel giorno egli trovava-si a Milano. Circa i nominativi f~tti nell'anonimo la istruttoria nulla acclarava, pur essendosene fatto un più preciso accenno nel processo istruito a carico del senatore De Bono ,dal teste Vigliasindi, che esibì ·copia di una lettera a lui inviata dal tal Vico Perrone, e ,contenente i particolari del fatto, e ,dall'imputato nel processo Matteotti, Cesare Rossi. Anche tale processo finiva con declara.tor1ia di amnistia di cui al R. D. 31-7-1925, revocata poi, come innanzi è ,detto. Ripresasi ancora una volta la istruttoria il Col.Ho Vagliasindi e il sig. Narhona hanno fornito chiarimenti c.ir,ca la lettera' del Perrone, del quale hanno as·sicurato la reale •esistenza pur non essendo stati in grado ,di fornirne il recapito, essendosi il Perrone trasferito in Francia ,da moltissimi anni. Relativamente all'aggressione riferì il Rossi nel suo interroga, torio del 23 giugno 1924, di av-ere appreso dal De Bono che essa era ·stata voluta dal « principale>> (Mussolini) che da Milano, dove egli in quei giorni si trovava, espresse per telefono al De Bono tutto il suo compiacimento, la sua più completa sod1 disfazione, fino al punto di dire ·che quel giorno « aveva fatto colazione e.on maggiore appetito >>.E riferì ancora il Rossi un altro parti,colare, che pure merita di -essere rilevato. Qualche giorno dopo l'aggressiorie, Mussolini, ritornato a Roma, ,di fronte àlle insistenti proteste del giornale << Il Mondo » per la violenza perpetrata in danno -dell'on. Amendola, cominciò ad inquietarsi per il modo come essa era stata organizzata, ed al riguardo egli così si es·pres~e: << questi gesti vanno fatti fare da elementi che ne sappiano assumere la responsabilità >>, ed ebbe a citare il Dumini, come uno _dei più adatti .allo s•copo. La questura naturalmente non 'riusci ad individuare gli esecutori materali del delitto, anche per il fatto che le furono, ,da parte del De Bono e del Candelori, forniti a bella posta elementi tali da fuorviare l'inchiesta. Ma più tardi intervenne la confessione scritta di quel Vico Perrone, capo mani• 38 Biblioteca Gino Bianco
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