'·: Dr. GIOVANNI SPAGNUOLO AVVOCATOGENERALE • t ( ''OEK& 'FA.SUISTA" I E ••DELITTO RATTEOTTI,, ~, .NELLA REQUISITORIA DEL PROCURATORE GENERALE .· .. • ... . ROMA 1947 LA. BUFFOl,O - EDITORE PRESIDENZA DEL CONSIGLIO è-~ DEI MINISTRI 1/_II~·. Struttura di missione : : anniversari nazionali i ed eventi sportivi nazionali I~ e 111tcrnaz1onah NA.i\O~
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Dr. GIOVANNI SPAGNUOLO AVVOCATOGENERALE FASOIST.ll,, B •• DELITTO DATTEOTTI ,,i _,,/ NELLA REQUISITORIA· DEL PROCURATORE GENERALE · ROMA 1947 NICOLA RUFFOLO - EDITORE 1bliotecaG·inoBian I • . I
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/ INTRODUZION-E A distanza di oltr~ 22 anni dal fatto è stato trattato innanzi la 1 a Sezione Speciale della Corte di Assise di Roma il vero processo a carico dei superstiti autori del sequestro di persona e deU'omici,dio premeditato dell' on. Giacomo MATTEOTTI. Non a caso si è detto vero processo, perchè quello discussosi· innanzi la Corte d'Assise di Chieti tra il 16 ed .il 24 marzo 1926 fu. giustamente definito una beffa giudiziaria. La scoTrJ,parsaper morte dei mandanti, degli organizza.tori. e dei responsabili morali del"/;orribile delitto, e per cui l'attuale procedura è stata da alcuni chiamat;a il processo alle ombre, ha solo attenuato ma non spento l'interesse dell'opinione pubblica italiana e· mondia1 le alla tragedia del l O giugno 1924, e prova ne è la presenza in numerose udienze dei corrispondenti dei maggiori quotidiani ita-• liani e stranieri. I Il dibattimento, iniziatosi il 22 gennaio 1947, si è protratto,. attraverso varie sospensioni, per 32 udienze, con la escussione di nu-· merosi testimoni, fra i quali eminenti uomini politici, e con la lettura di gran parte degli atti processuali, contenuti, fra vecchia e nuo- , va -istruttoria, in circa 90 volumi. . · I figli del martire Matteotti, dando prova di grande nobilt" e· bontà a animo e di p€ena fiducia nei giiu!,ici del loro' Paese, non si sono costituiti po,rte civile. ~ ivo è stato il contrasto fra il rappresentante della legge e la difesa dei maggiori imputatj, sia per quanto si attiene ai limiti del mandato con/ erito agli autori 1nateriali ( Ceka) del duplice delitto, sia per qua:nto riflette l,a causale, che il P. M. sostenne essere esclu5
I sivamente di natura politica, mentre qualche difensore si accanì a sostenere essere di natura_ affaristica, anche se camuffata con quella politica. Con sentenza del 4 aprile 1947, la Corte accolse integralmente, eccezion fatta per l'imputato Filippelli, le richieste del P. M. Nelle pagine che seguono riportiamo la sobria ma serrata requisitoria dell' Avv. Gen. GIOVANNI SPAGNUOLO, requisitoria che, conie ha detto un eminente uomo di governo, illumina una pagina dolorosa del nostro passato politico e segna una da,ta inohliahile del fatale tramonto del fascismo. 6 Biblioteca Gino Bianc0
lo I•; • On. Sig. Presidente, Signori Giudici. La mia requisitoria in questo p·rocesso lascerà in voi, forse, ·nel pubblico, certamente, un senso di delùsione. E' un processo per volgare, gravi-ssimo delitto comune, ma a sfondo e con movente, almeno per i mandanti, squisitamente politico; e come tale ha sempre. destato interes-se, e· lo -desta. anche ora a distanza di oltre 20 anni dal fatto, perchè, sempre viva è la commozione che la violenta soppres,sione dell' on. Matteotti determinò in _tutte le classi s.ociali ed in tutti i paesi ove il rispetto alle idee e alla integrità fisiça -dei -cittadini è canone fondamentale -di convivenza civile. Spiegabile quindi l'attesa che nella discussione delle risultanze dibattimentali si parli di politica e si faccia quasi il processo al defunto regime fascista che in Matteotti, in Amendola e· in numerosi altri ·.parlamentari ebbe gli implacabili oppo_sitori ai suoi si- -sterni di violenza e di sopraffazione, ·.e che li fece vittime appunto 1dei sistemi da essi combattuti. 'J)ittavia, Signori, io non intendo discutere il processo sul ter- . ·reno politico e ciò perchè non si dica che si è voluto cogliere l' occasione per bollare in sede giudiziàll"ia un regime -di governo ormai già universaln1ente condannato. Ad altri ed in altra sede il compito di ·fare il processo alla politica fascista nel suo infausto ·ventennio di governo. Qui, innanzi a voi, io -discuterò il processo dal solo punto di vista giudiziario e cercherò di astenermi, nei limiti del possibile, da ogni ,considerazione -di natura politica, onde le inie richieste pri- · ma, e la vostra sentenza poi, siano informa te ai criteri della più stretta giustizia senza alcuna, interferenza, influenza, prevenzione o preo~- ·cupazione di altra natura.· E sarà mia cura quella di evitare un linguaggio fiorito, con pa• role che tocchino il vostro cuore, che destino i vostri sentimenti; mi rivolgerò, invece, con parole piane e modeste, aHe vostre menti, alle vostre intelligenze, col fermo proposito, che è ·certezza, di ott-enere da voi un giudizio che sia il risultato del vostro ragionament~ e il frutto delle vostre convinzioni e non già dei vostri •cuori in preda ad una più o meno intensa, momentanea commozione. Ometto quindi di ·esprimere quel che l'ani~o -di noi tutti sen7 iblioteca Gino Bianco
.. ' te alla pronunzia del nome di Matteotti; questo nome appartiene, ormai alla •storia e non ha bisogno di essere ricordato o commemorato. Matteotti vive in noi tutti, perchè, come disse l'On. Turati il 27' g~ugno 1924, « Matteotti non è un morto, non è un vinto, non è neppure un assassinato. E.gli vive, è presente e pugnante... Matteotti vince morendo e ci accompagna e ci guida >>. Alla Memoria .di questa luminosa figura del martirologio poli• tico italiano il nostro commosso, reverente omaggio . • • 8 Biblioteca Gino Bianco
• I•: COME IL FASCISMO CONQUISTO' IL POTERE. E' storia di ieri e molti di noi, e tutti quelli che hanno superato 1a cinquantina, o vi sono vicini, le hanno vissute quelle giornate~ Era stato appena firmato l'armistizio di Villa <;;,iusti, che poneva termine alla prima guerra m~ndiale, élallai quale l'Italia us,civa v:it-- • torio sa, se pure stanca per l'immane ,sforzo compiuto, che si ebbero i primi sintomi del disorienta~ento delle ·coscienze delle mas-• se lavoratrici. · Si ·-co1ninciò con lo sciopero dei postelegrafonici cui seguirono· presto gli scioperi degH operai delle fabbriche, e poi- i ripetuti scioperi degli aJtri addetti ai pubblici servizi, ferro vi eri, tranvieri ecc. Il male si propagò rapidamente in tutta Italia, e non ne restarono immuni neanche i coltivatori della terra, che, sebbene avessero visto migliorato di molto la loro condizione, a causa appunto ·del .con-· flitto mondiale, pure avanzarono pretese di vario ·genere verso i proprietari, e le accompagnarono -con invasione di terre, rifiuto di di-• videre i prodotti del suolo ed altre violenze. L'Italia insomma, semhrava pervasa da scioperomania e da una minaccia di dissolvimento, e tutto ciò mentre il Governo era impe-• gnato a fondo nelle trattative di pace a Parigi ed altrove, ed aveva bisogno di avere dietro di sè tutto il Paese unito e ·concorde, così come qu-esto era ,stato subito dopo Caporetto e fino a Vittorio Veneto. Profittò di questo stato di cose un piccolo gruppo di uomini,. i quali proclamandosi rappresentanti cli reduci dalle trincee, e facendosi esponenti del senso di malessere di alcune classi sociali, e carezzando, fomentando e ingigantendo un malinteso spirito di na,-. zionalismo ; iniziarono una lotta contro le classi politiche dii·igenti, contro tutti coloro che avevano il .torto di non condividere le loro. idee, ·contro lo ,stesso Governo che cercava di riportare l'ordine e la tranquillità nel Paese senza l'uso .di mezzi violenti repressivi, ben sapendo di trovarsi di fronte ad un movimento transitorio, che si Biblioteca Gino Bianco
-sarebbe estinto col ritorno .dell'innàto buonsenso delle popolazioni italiane. · Si ebbero co·sì le tri,stemente note spedizioni· domenicali, -che trasformarono le pia:zze e le belle contrade d'Italia in ca1npi di lotte ·fratricide, e che si chiudevano col triste bilancio di morti e -di feriti, e scavavano un solco che per venti e più anni ci divise, ·e ·di cui an- ·cora oggi subiamo le conseguenze. Il resto è noto. Quel gruppo -di uomini, forte più -della violen- 'Za che delle idee, ebbe il sopravvento sulla -d!ebolezza di alcuni uomini di governo e di altri, ai qualì era affidato il -co-mpito di difendete le nostre libertà costituzionali, e ,senza colpo ferire, si può dire, si impossessò del governo, vantando poi il diritto di una rivo• luzione che in verità non ci fu mai. IL FASCISMO AL POTERE. Vi ·.era assurto con le violenze domenicali e ,con l'adunata ,dei .suoi gregari, subito dopo il congresso di Napoli. Erano uomini _che .andavano perciò vigilati, anche perchè il loro capo Mussolini, nel suo primo discorso allai Camera, usò un linguaggio oltraggioso e minaccioso insieme, che servì a conf ennare come il fasci,smo non -f osSP alieno dal portare i suoi sistemi di violenza ,anche nelle Aule riel Parlamento. Ed invece nulla fu fattoi. Si ,assistè con ·indifferenza ai primi .attì del nuovo Governo, che coll'apparente fine di snellire la, burocrazia, sopprimeva Ùffici- importanti, e minava . le fondamenta della vecchia ma onesta amministrazione statale, per sostituirvi poi nuovi Istituti ,con uomini del suo partito ; si -concessero' pieni poteri, ·e per colmare la misura -dell'~ssenteismo dei partiti politici, si vide la Camera approvare; nel 1923, la nuova legge elettorale politica, che as- ·s.icurava .al Governo una notevole mag,gioranza. ,di Deputati fascisti. Passò fra l'indi:ff erenza generale, e col plauso anzi di non pochi, l'istituzione di una milizia di parte, si consumarono atti di violenzà ed aggressioni ad uomini po\itici dissidenti o non fascisti, e nessuno ·raccolse il grido di allarme, lanciato dai pochi avveduti parlamentari di opposizione, contro l'invadenza, la prepotenza e la strapotenza di un governo che si avviava rapidamente· aJla più pericolosa forma di governo dittatoriale. · In questo clima si indissero le elezioni politiche del 1924, che. ·con la legge a.p-provata nel 1923, e •che era una legge suicida per la ·Camera che l'aveva votaila, e con gli arbitri e le violenze di ogni 10 Biblioteca Gino Bianco
genere -commessi dagli uomini di governo e -dal fascismo, sostenuti dalla loro milizia, diedero quel risultato che non sorprese nessuno, dati, anche i mezzi usati per far votare all'ultim'ora i morti -~ gli assenti, in divisa di militi_ e perfino di haJilla. Noi Magistrati, che dovemmo fare ,da Presidenti dei seggi elettorali, ne sappiamo qualche cosa e ricordiamo tutti le minaocie alle no~tre persone e i pericoli corsi. · Il fascismo volle non solo vincere, ma stravincere per poter poi gridare al plebiscito di voti favorevoli, plebiscito che in verità non -ci fu mai, neanche rielle sucFessive elezioni -del 1929. Ciò non impedì peraltro che sulle lapidi apposte alle facciate delle sedi -di Prefettura si eternasse (fino al 1943) la vittoria conseguita in piena libertà. · Ma su alcuni episodi della lotta -elettorale mi fermerò più oltre. 11 iblioteca Gino . 1anco '
. INAUGURAZIONE DELLA LEGISLATURA E DISCORSO MATTEOTTI La nuova Ca,me,ra si riunì il 24 maggio 1924, anniversario della nostra dichiarazione di guerra all'Austria, per il discorso della Corona. Quello che il governo fece dire al Re non c'interessa. Ci interessa invece quello -che fu detto dai D·eputati di opposizione, quando, dopo la costituzione degli uffici della Camera•, si iniziò la discussione sulla risposta al discorso reale. Quali fossero gli umori della maggioranza parlamentare in materia -di libertà -di discussione lo possiamo desumere dal discorso pronunciato daH'onorevole Modigliani n~lla seduta del 27 1nag.gio. Avendo egli chiesto di parlare sulla mozione Grandi per la riforma del regolamento -della Camera, aveva appena iniziato il suo dire che si vide interrotto da deputati che erano nel suo settore, alle sue spalle ed ai suoi fianchi. Dovè ,chiedere con molto buon garbo che in rispetto alla consuetudine i vari ,deputati "sedessero nei settori dei rispettivi loro gruppi, onde las:ciare libertà e tranquillità ai deputati ed evitare controlli ,da parte di avversari. -Solo dopo molto insistere potè ottenere il rispetto alla invocata consuetudine. Ed altra provai della .intransigenza e settarietà della maggioranza parlamentare fascista viene offerta dal rifiuto di consentire la commemorazione ,di Antonio Piccinini, eletto deputato, ma non proclamato per l'avvenuta sua uccisione ad opera dei fascisti. Sulla mozione Grandi si diS:cusse durante tutta la ,seduta del 27 1naggio, e presero la parola gli On.li Labriola, Presutti, Modigliani, De Bello ed altri dei pairtiti di opposizione, i quali tutti furono continuamente interr~tti dai deputati fa scisti. La seduta del 30 maggio si iniziò con la proposta di convalida in blocco -delle elezioni di circa 300 -deputati, in gran parte appartenenti alla, lista nazionale. Si oppose l' on. Presutti che, fra rumori e interruzioni, avanzò proposta di sospensiva. A questa si oppose Farinacci, quale Vice Pre12 , Biblioteca Gino Bianco
sidente della Giunta delle elezioni. Intervennero nel dibattito gli onorevoli Modigliani, Labriola e Matteotti con una formale proposta di sospensiva. Le ragioni d~lla proposta furono ,svolte dal Matteotti in un discorso che, a causa -delle continue interruzioni ed invettive rivolte· ~ll'Oratore •dai deputati della maggioranza, -durò circa un'ora e mezza. Egli .fece una rassegna di tutte le ·violenze -commessè prima e durante le elezioni ad operai dei fa scisti ed a favore del partito del Governo, ed in danno dei. candidati di ~pposizione. Chiuse .il ..suo dire con queste parole: « Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l'autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora iri tempo; altrimenti voi, si, veramente rovinate quella che è l'intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre , a tenere la Nazione divisa in padroni e sud-diti, poichè questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci pos,sono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altrfi), ha dimostrato di saperli correggere da sè medesimo. Noi deploriamo invece che si voglia ,dimostrare che solo il nostro popolo nel m~ndo non sa reggersi da sè e deve essere governai~ con la forza. Molto danno avevano fatto le -dominazioni ,straniere. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l'opera nostra .. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovra .. njtà del popolo italiano, al quale mandiamo il più alto saluto e -ere-. diamo di rivendicare la dignità, -domandando il rinvio delle elezioni, inficiate dalla. violenza, alla Giunta delle elezioni ». Dopo brevi rilievi dell'on. Casertano, parlò Giunta, il quale lanciò •contro gli oppositori questa n1inaccia e questo epiteto: « Non quindi con l'interruzione troppo rumorosa nè troppo violenta nQi possiamo mettere a posto quella masnada ,di (uomini) ». L'infelice frase provocò vive proteste all'estrema sinistra . .Alcuni deputati ecesero nell'emiciclo e si azzuffarono. La seduta fu sospesa e solo più tardi l'on. Giunta riprese il suo dire. La proposta sospensiva fu respinta. Vuolsi che l' on. Matteotti quello stesso pomeriggio dicesse ai suoi intimi: · « Ed ora preparatevi a farmi l'elogio funebre ». Fu l'ultimo suo discorso alla Camera dei deputati, -che -continuò a frequentare fino al 9 giugno, avendo solo occasione di ricordare a Mussolini • nella seduta ,del 4 giugno che proprio esso Mussolini, nel Popolo tf Italia, aveya approvato la concessione dell'amnistia del 1919 ai disertori della grande guerra, provocando così l'ira e il risentimento del Capo del Governo. 13 Biblioteca Gino Bianco
SCOMPARSA DI MATTEOTTI E RITROVAMENT·O D·EL SUO CADAVERE. Verso le ore 16,30 del 10 giugno 1924 l'on. Matteotti usciva dalla sua abitazione di Via Pisanelli 40, e non vi faceva più ritorno. La giovane ,sua signora, Velia Titta, al1armata dalla lunga inconsueta assenza del D1arito, ne iniziava, fin dal mattino dopo, affanno-se ricerche alla Camera -dei Deputati e presso la Direzione del partito socialista unitario, confiaando per i suoi paurosi dubbi all'on. Modigliani, che nel tardo pomeriggio provv,edeva a rendere edotta la Questura. · Il giorno successivo cominciarono a circolare 1 con insistenza in Roma le prime voci ,della scomparsa del deputato, voci ,che ·diffusesi rapidamente in tutta Italia, suscitarono_ unanime clamore e ,com1nozione, sia per la intrinseca gravità del fatto, sia per la notorietà del Matteotti, notorietà divenuta maggiore in quei giorni, appunto per la parte notevole da lui avuta nei dihattiti parlamentari. di cui ora abbiamo fatto cenno. · · Nè a calmare i famigliari del Matteotti e l' o•pinione pubblica valsero le parole ,da Mus1 solini dette alla signora Velia, di sperare di renderle il marito vivo e le altre .dallo stesso Mussolini pronun- •. .ziate in Parlamento il 12 giugno, e ,colle quali formulava l'augurio che nulla .di grave fosse accaduto al Matteotti. Dalle prime indagini eseguite dall'Autorità di P. S. risultò che l' on. Matteotti, il giorno della sua sparizione, usic:ito da caisa, svoltò a ,destra per via « Stanislao Mancini» ed imboccò il Lungo Tevere << Arnaldo da Brescia », la strada che egli soleva R.ercorrere tutti i giorni, e -che certo non ignoravano i criminali, -che lo··attendevano in agguato, avendo essi -dovuto studiare attentamente le abitudini del deputato socialista. Riferivano alcune persone, -che stavano in quei pressi, e precisa:r'nente i testimoni Frattaroli Adelchi, Di Leo Eliseo, Cavanna Gio- ' vanni, Mascagni Amilcare, Barzotti Renato, e Pucci Giovanni (:ff. 6, 14 Biblioteca Gino Bianco
.7, 8, 22, 23 Vol. I) che un individuo, staccatosi da un gruppo di 5 persone, discese da un'automobile fermatasi all'angolo ,del Lungo Tevere « Arnaldo da Brescia >> con la via « Stanislao Mancini », per la quale tranisi,tava appunto Matteotti, si avvicinò a costui e lo af -· ferrò come per trattenerlo, ma l'altro riuscì a ,divincolarsi dalla stretta, facendo cadere per terra il suo aggressore. Intervennero però prontamente gli altri quattro, -di cui uno, che era anche armato di rivoltella assicurata alla cintura sotto la giacca, assestò un forte· pugno al Matteotti, sì da farlo stramazzare al suolo. In quattro., quindi, lo presero, due per le braccia e due per le gambe, e, malgrado ,che egli cercasse di svincolarsi ancora e di emettere alte grida, invocanti aiuto, riuscirono, fiaccandone ·ben presto la resistenza, ad introdurlo in quella stessa 1nacchina dalla quale poco ·prima erano scesi, e che frattanto il conducente aveva avvicinata, a ,seguito di un segnale dato da uno dei cinque aggres·sori. Nell'automobile la vittima cercò ancora di liberarsi, riuscendo a rompere, con un calcio, il vetro anteriore dell'automobile stesso, ma vano riuscì ~gni suo sforzo, perchè la macchina, nella quale con la vittima erano già saliti quattro degli aggressori, mentre il quinto sostò ·sul predellino appoggiandosi allo sportello, si mise subito in marcia, filando a tutta velocità verso « Ponte Milvio », senza che i presenti avessero potuto rendersi esatto conto del1' accaduto, data la fulmineità con cui si svolse l'azione. Non si sa quale sia stato l'it~erario p~eciso seguito dall'autom.ohile, ma è da ritenere che essa, prima di us,cire dalla · porta di « Ponte Milvio », abbia •dovuto percorrere un tratto del Lungo Tevere « Arnaldo da Bresci 1 a », essendo stata rinvenuta in ,detto tra.tto, precisamente nelle vicin:anze dell'avvenuta cattura, dai testimoni Gentili Pietro e Zaccar.dini Giuseppe (fol. 15, vol. I) la tessera .ferroviaria dal Deputato dell'on. Matteotti, forse sfuggita a lui durante la colluttazione in macchina per cercare di liberarsi -dalla stretta dei suoi aggressori, o probabilmente da lui stesso lanciata fuori -dalla macchina, attraverso uno degli sportelli aperti, perchè qualcuno potesse ritrovarla e -darne subito l'allarme. Risultò ancora come la macchina, di cui .gli aggressori si erano serviti per se_questrare Matteotti, fosse una « Lancia » verniciata scura, con carrozz~a chiusa Limousine, a sei posti e cioè due esterni e 4 interni, dei quali due fissi e due mobili, macchina •che portava il numero 55-12169, ed era di pertinenza di Tommasini Giovanni, pro-• prietario del garage Trevi ·in Roma, Via dei Crociferi n. 44 (f. 1 O, 11, 12, 13 e 14 voi. 1°) e che la sera precedente al delitto (9 giugno) dalle 20,30 fino dopo le 22,30 i portieri dello stabile di Via. « Stanislao Mancini », coniugi Villari-ni Domenic.o ed Erasmi Ester ( f ol. 24 15 iblioteca Gino Bianco I
,e 25 vol. 1 °), avev~no visto fermata lungo quelle adiacenze, sì da far na,scere loro subito dei sospetti, avendo essi anche notato che ne erano discesi tre individui, che giravano di qua e di là, ora separanidosi e,d ora unendosi. Detta macchina era . stata noleggiata Ìl 6 giugno 1924, per una -diecina -di giorni, dall'Avv. Filippo· Filippelli, Direttore del « Corriere Italiano », per L. 200 giornaliere senza ,chau:ffer e, a. dire dello ·stesso Filippelli, ·che si era assunto impegno .di pagarle a fine nolo, avrebbe dovuto servire per sè e per il J\tlinistero -dell'Interno. Il Filippelli richiese la macchina nel pomeriggio del 7 giugno, -e in quel giorno, guidata dallo chau:ffeur Mariani -dello stesso garage ·« Trevi », fu adibita per trasportare dei redattori del « Corriere Italiano )) a Ciampino, -dove si celebrava una festa aeronautica. Il giorno ·g non fu :r;ichiesta; lo fu invece nuovamente il lunedì·, 9 giugno, da parte del Filip-pelli, che la mandò a ritirare dal proprio ,chauffer ·ColiJ!i ·Baldeschi Luigi, con incarico di metterla al servizio ,di Dumini Amerigo, il quale, fattosi accomp•agnare al vicolo « S. Ignazio>> nei pressi della trattoria del « Buco )), si fece dare dei :chiarimenti ·sulla manovra dal Colini stesso, che poi mandò via. La ·notte la macchina non rientrò in garage, tanto che il Tommasini, preoccupato, mandò a chiederne informazioni al Filìp-p·elli, il quale rispose che stesse pure tranquillo, assicurandolo che la macchina era ,stata· ricoverata ~I Ministero dell'Interno .. Risultò invece, -che la vettura fu dallo stesso Dumini, che era conosciuto come intimo amico di Cesare Rossi, capo dell'Ufficio Stampa, ,. anzi ritenuto -come addetto a tale Ufficio da lui assiduamente frequentato, depositata nel cortile -di Palazzo Chigi, e, ritirata poi da esso Dumini il mattino del 10 giugno, fu ,da lui condotta al garage ,del Tommasini percbè fos,se rifornita di tre latte di benzina, ciascuna bastevole -per un percorso -di circa 70 chilometri, e poi fu da lui stesso riportata via. Dopo la -consegna della benzina, il Tommasini non rivide più la macchina, ed invano il giorno 11 e la mattina del 12 egli cercò di averne notizia dal Filippelli, che non riuscì neppure a -poter vedere. La vettura fu rinvenuta e sequestrata -dall'Autorità di P. S., la .sera del 12 giugno nell'autorimessa « Tattini e Malaga)) in via « Flaminia >>,ove era stata condotta per riparazioni da eseguirsi, quella sera stessa, dallo chauffeur del Filippelli, Colini, per incarico avutone dal suo padrone, a mezzo dell'altro suo chauffeur Sabatini Luigi e ·ciò dopo essere stata ritirata dal garage -di Quilici Nello, redattore capo del « Corriere Italiano >>,garage. ,dove, a preghiera rivolta dallo stesso Filippelli al Quilici, era stata condotta la notte dal 10 all'll 16 Biblioteca Gino Bianco
. '.: . ' <giugno, guidata da Dumini Amerigo, accompagnato -da Putato Aldo ,e da Panzeri Filippo· (ff. 12, 13, 14, 33, 35, 38, 42, voi. 1°). La lunga faticosa istruzione formale, iniziata dal Giudice Istruttore di Roma, ma dopo qualche giorno a.vocata a sè dalla Sezione di Accusa presso questa Corte ,di .Appello, accertò che il Dumi,ni, di ·cui •era ben nota la partecipazione a parecchi atti ·di vtolenza, in competizioni politiche, aveva presentato fin dal 5 giugno 1924 .alla Questura- di Roma la dornanda •di •concessione di porto .d'arma a fa- -:vore di Poveromo Amleto, Viola Gius·ep,p·e, Mazzoli Averardo e Pu- -tato Aldo; che i primi due, rispettivamente ,sotto i falsi nomi di Ma- ·riani Cesare e di Villa, e gli altri due, insieme a Volpi Albino, fin ·dal 22 maggio 1924 e~ano alloggiati all'Albergo «Dragoni» in via del « Tritone)) frequentato ·dal Dumini; che il Volpi, ripartito il 2 -giugno per Milano, in seguito a.d un telègramma urgente ,dell'8 giu- - gno a firma « Gino D'Ambrogi » identificato poi per il Dumini (f. 785 ·voi. 3°), telegramma col quale lo si pregava di partire immediata- -mente, in quanto necessitava a Roma la1 sua presenza « per defini- •zione contratt~ puhhli~ità » (così era -detto) e di condurre seco il Panzeri ed un abilissimo chauffeur, ritornò .a Roma la mattina del 10 giugno •con.Florida Giuseppe, identificato per Malacria 'Augusto, ,e con Crip,pa Benvenuto, identificato per lo stesso Panzeri Filippo, e prese con costoro alloggio nel suddetto albergo « Dragoni )) ( ff. 82 e 84 vol. 1° - 937 voi. 4°. Es.· Test.); che il Dun1ini, il quale era legato da rap,porti di intima amicizia al Viola, al Poveromo, al Malacria, al Panz,eri e al Volpi, tutti -del gruppo·« Arditi di guerra fascisti di --Milano», e più ancora al Putat~, fin dal primo momento .dell'arrivo di ,dette persone, ebbe con esse continui contatti, assumendosi l'im- · pegno di pagare lui le ,spese ,di alloggio; che frequenti contatti- ebbe -pure il Dumini con T-hierchald Otto, losca figura di straniero spione, cui era stato assegnato l'incarico dallo stesso Uumini, di seguire le mosse e le abitudini dell'on. Matteotti; che subito dopo il .delitto 1utti costoro •si affrettarono a ripartire, ed alcuni di essi si resero anche irreperibili. Essendo venuta così a •delinearsi la responsabilità del Dumini e :Comvagni nel fatto della scomparsa dell'on. Matteotti, l'Autorità di P. S. dispose subito l'arresto dei presunti ,partecipi, arresto che fu effettuato la sera del 12 giugno per Dumini, a Roma, alla stazione 'Termini, nell'atto che egli si accingeva a prendere il treno delle ore 23 in partenza per Milano; per Mazzoli, a Firenze, e per Putato, Thierchhald e Poveromo, a Milano. Il Volpi poi venne tratto 'in arresto a Bellahio, e il Malacria a Marsiglia, donde poi, ·previa conces17 • Biblioteca Gi o s·anco I
sa estradizione da parte del Governo francese, fu tradotto a Roma ... Il ,solo Panzeri rimase latitante. Successivamente l'Autorità di P. S. denunziava quale partecipeal fatto il FilippeUi, a carico del quale, già indiziato per aver fornito. l'automobile al Dumini, stavano le gravi rivelazioni fatte dal redattore capo del « Corriere Italiano>> N,ello Quilici, circa il ricover~ dell'automobile nel proprio garage subito dopo il delitto e cioè la notte dal 10 all'll giugno, a preghiera ,di esso Filippelli, e circa il ritiro ·della macchina stessa avvenuto il 12 giugno da p~rte ,di quest'ultimo, nonchè il· contegno equivoco, imbarazzato e tendente a sviarele indagini sulla s•comparsa dell'on. Matteotti, tenuto nell'Ufficio dr redazione del suo giornale dal Filippelli stesso, •che il 14 giugno si rese pure latitante. Pertanto contro •di lui fu emesso in data 15, giugno, dal Giudice Istruttore, mandato di cattura, sia com·e man-- dante nel ,delitto di sequestro delPon. Matteotti, sia come complice, nel delitto stesso, per avere egli dato agli esecutori le opportune istruzioni e ,somministrato mezzi per eseguirlo: mandato che fu eseguito nelle acque del ·golfo di Genova il giorno successivo (16) nell'atto- . che il Filip,pelli, il quale si era allontanato da Roma fin dalla sera del 14, stava lasciando l'Italia per recarsi in Francia su ,di un mo-• toscafo. Altro mari.dato •di cattura., pure quale mandante nel suddetto, sequestro di persona, fu emesso dallo stesso Giudice Istruttore il 16 giugno ,contro Rossi Cesare, che aveva posto preminente nella direzione del partito fascista ed era ,capo dell'Ufficio stampa al Ministero dell'Interno, e ohe per i suoi notorii rapporti di amicizia e di intimità col Puta.to e col Dumini, che frequentavano la ,direzione del Partito e l'Ufficio stampa con grande as,siduità, era stato accusato· insistentemente ,dalla voce pubblica di avere anch'egli partecipato al fatto, tanto che, per volere •dello stesso capo· del Governo er,1 stato, costretto a presentare le dimissioni da tutte le cariche da .lui occupate~ E Rossi, che dalla sera dello stesso giorno 14 giugno, dopo essere stato alla trattoria .delle Ilrecche, se ne era allontanaito senza ,dare più tr_acce di sè, lasciando lo ~hauffeur. Ciavegatti ad attenderlo in-• vano con l'automobile fino alla m.ezzanotte, fu inutilmente ricercato, finchè egli stesso, il 22 giugno, spontaneamente si costituì nelle car-- . ceri .di Roma. Essendo poi emersi, dal primo interrogatorio del Filippelli in data 18 giugno, elementi di responsabilità pure a carico di Marinelli Giovanni, se.gretario amministrativo •del,partito fascista, in pari data~ fu emesso ed eseguito mandato di cattura anche contro di lui, quale mandante del sequestro dell'on. Matteotti. 18 • Biblioteca Gino Bianco .
Ma ben presto caddero, purtroppo, le illusioni e le ,speranze,. chè in primo momento, in base alle denupzie delle Autorità di P. S.,, er~no sorte, e cioè che si trattasse solo -del sequestro della persona: dell'on. Matteotti, in quanto che l'azione delittuosa svolta -dal Dumini e correi non si limitò al :solo rapimento del Matteotti, ma ebbe un'ulteriore più grave estrinsecazione nel fatto della di lui soppres• . s1one. Invero qualche accenno, sia pure vago, contenuto nel primo interrogatorio del Filippelli, su rivelazioni che gli avrebbe fatto il Dumini la stessa notte del I O giugno: il rinvenimento, effettuato in una borsa di cuoio sequestrata al ·Dumini stesso alllatto del suo arresto, di un paio di pantaloni insanguinati, ridotti a brandelli, e riconosciuti per quelli indossati dalla vittima al momento della sua cattura, nonchè ,di un tappetino ,di automobile con larghe chiazze di sangue e con all'orlo una macchia come di bruciatura, e di pezzi . di stoffa grigia corrispondenti a quelli mancanti nella, tappezzeria 'della . automobile e anch'essi abbondantemente macchiati di ,sangue; lo stato di grande -disordine constatato dai periti nell'interno ,della macchina, sequestrata, consistente nella rottura del vetro anteriore sinistro, nel di.stacco e -strapv.o parziale ,delle tendine dei vetri, in macchie di sangue ,sul poggiapiedi interno, sul vetro dello sportello sinistro e sul tappeto dello strapuntino sinistro, nella mancanza di . un tappetino dello strapuntino destro e del tappeto grande, nella asportaiZione infine di parte ·-della tappezzeria in •corrispondenza -del sedile posteriore e relativo schienale: , tutto ciò indusse a far_ ritenere che l'on. Matteotti fosse stato effettivame•nte soppresso, nono• stante che gli imputati arrestati ed interrogati, ,vessero tutti taciuto sulla di lui fine, e che tutte le ricerche per il rinvenimento ,del cadavere fossero finò. allora riuscite infruttuose. Per,oiò, i~ data 26 giugno in ag.giunta alla primitiva imputazione,• fu emesso altro mandato di cattura per omicidio con premeditazione, ·commesso, in -danno di un membro -del Parlamento a causa della sue funzioni. Innumerevoli· furono le ipotesi e le -dicerie ·sul luogo in cui potesse trovarsi il ca~daver.e, prospettate -dalla stam•pa, ,da anonimi e da persone che se ne dicevano informa te a seguito di private in chi e- . ste, e indicavano nascondigli e forni vano particolari. · Mentre alcuni affermavano -che il cadavere era stato prima depositato all'Ospedale S. Giacomo sotto falso nome e poi seppellito clandestinamente al Verano, altri dava,no per sicuro che fosse stato invece affondato. nel Lago di Vico; altri ancora che fosse sepolto nelle hosc~glie fra Castelnuovo -di Porto e Morlupo, nella faggeta del Cimino, nel lontano Castello ,di Vigola,no, in quel di Piacenza . • • Biblioteca Gino Bianco .. /
f , I · Tali dicerie rimasero tutte smentite ~ìa ,dalle ·prove specifiche in proposito raccolte, che dalla ispezione delle -d:i,ve~selocalità indi- - cate, es·eguite con tutti i mezzi possihiF, talvolta anche a mez.zo di idrovolanti. Invece, il cadavere dell'on.· )Matteotti giaceva. sepolto nel bosco della Quartarella (latistante a Via Flaminia a 23 l{m. ,da Roma, tra Ri.ano e Scrofano) in una fossa obhrnga, superficiale, larga da Ill. 0,40 a m.. O, 75 al livello ,della terra, con lunghezza massima centrale di m. 1,20 e ·profondità massima, (li m. 0,45 ( folio 263 vol. per.), sita in una piazzuola. già adibita a carbonaia, contornata da rovi e da altre piante, ,come fu ·constatato col verbale di accesso eseguito dalla Autorità Giudiziaria con la assistenza •di un perito, lo stesso giorno, il 16 agosto 1924, in cui ne ebbe luogo il rinvenimento dai parte •di Caratelli ·Ovidio,. Brig.' dei Carabinieri e figlio del guardiano di quella tenuta .della Quartarella, il quale .in quel tempo trovavasi in licenza pres,so la sua famiglia. . Il rinvenimento del •cadavere ,dell'on. Matteotti fu preceduto, -dal rinvenimento di una giacca insanguinata priva di una manica, riconosciuta di pertinenza •del Matteotti come quella da lui indos- ,sata nel pom·eriggio del 10 giugno, rinvenimento questo effettuato il 12 agosto dal cantoniere stradale ,Taccheri Alceo, addetto alla via Flam.inia, al ,di sotto di un chiavicotto della strada_ (al 18 Km.) in '-cui ,si trovò a gettare lo sguardo nell'atto che curava lo espurgo della ounetta che nel chiavi:cotto stesso imboccava. E al rinvenimento .della giacca seguì, il giorno dòpo, il rinvenimento ·della manica manca.nte, da parte del Brig~ •dei Carabinieri Piras, iJ quaJe, recatosi sul posto appunto per le constatazioni in ordine al rinvenimento •della giacca, esan1inando •carponi sotto il chiovicotto la località, a qualche distanz·a dal punto in ,cui era stata trovat~ la giacca, vide una cosa bianca poggiata ,sul suolo e, raccoltala constatò che era una manica di giacca, •che si trovava rovesciata con parte della, fodera bianca fuori. \ Il cadavere, già in istato di scheletrizzazione, con poche parti molli rivestite di cute, si ,presentava rannicchiato e compresso in una· breve fossa, nei pressi della quale si trovava. una lima conficcata nel terreno. · Dopo la identificazione del cadavere, -si procedette alla autopsia ed agli altri accertamenti generici, ed i periti, ai numerosi quesiti loro proposti, risposero: che la morte· del Matteotti, .doveva, essere avvenuta fra il 7 e il 15 giugno; che il cadavere era rimasto molto tempo nella fossa ed in essa era avvenuto il dissolvimento; che il cadavere ,si era ridotto nello stato in cui fu 'rinvenu~o per processo naturale .di decomposizione, sen~a1 il ,concorso di· agenti estranei; che 20 • Biblioteca Gino Bianco
I•: - il cadavere era completo, ed era stato collocato nella fossa a viva-. forza, e ,con tutta verosimiglianza, la sera stessa della morte dello on. Matteotti; che ness~na mutilazione esso aveva subìto, nè in vita nè dopo la morte; che la causa precisa -dellà morte non poteva es-- sere stabilita, data la mancanza degli organi interni, di specifiche lesioni ,dello scheletro e ,di altri indumenti all'infuori della giacca e dei pantal~ni repertati, ma in linea di ipotesi e di verosimiglianza era da ritenersi che la morte fos,se stata -conseguenzia di una ferita· alla, regione toracica antero-laterale superiore sinistra, desumendolo sopratutto dalla macchia di sangue, compenetrata ,dallo interno allo esterno, riseontrata alla regione pettorale anteriore superiore sinistra e alla regione a,scellare omonima della giacca ,sequestrata, sulla quale, · spiegarono i periti, non era rimasta impronta della ferita per essere essa sbottonata ed aperta e scostata più o meno -dalla -parte anteriore del corpo deUa, vittima; -che come arma feritrice era da ritenere -che; fosse 'stata usata arma da -punta e taglio; che la ferita avesse dovuto, sanguinare abbondantemente, e che la vittima, ricostruendo la posi-• zione in ·confront~ delle macchie ,di sangue della metà sinistra della giacca -con quella della stoffa· e· dello schienale e d·el sed~le dell'auto-• mobile, dovesse essere necessariamente seduta e dovesse poggiare s'.ul-· lo schienale dell'automobile, leggermente inclinata ,sul fianco sinistro; che infine la presenza di macchie di ·sangue sul· dorso della giacca e sul sedile e schienale dell'automobile portava ad es,clude:re in modo assoluto che la causa della morte potesse essere stata un'i~provv.isa emottisi. 21 Biblioteca Gino Bianco 1.
I I . CONCLUSIONI CUI PERVENNE LA ISTRUTTORIA .A. conclusione della non breve istruttoria, protrattasi per 16 mesi, ed ai fini delJa determinazione •delle singole responsabilità degli imputati circa i fatti delittuosi di cui innànzi, e da me esposti molto succintamente. e tralasciando numerosi minori imputati del reato di favoreggiamento, il Magistrato requirente prima, la Sezione di Aocus.a poi, si proposero alcuni quesiti, e vi risposero come segue: 1) chi furono i cinque in,dividui che, oltr-e allo •chauffeur, eseguirono il sequestro dell' on. Matteotti e _ne·provocarono la morte; 2) se il ,sequestro d_ipersona fu fine· a se stesso, e la soppre,ssione fu e:ffetto di successiva sopraggiunta improvvisa risoluzione, o · invece fu preordinato come mezzo a fine di •compiere la sop~ . pressione; 3) se vi furono mandanti e complici uno di ess.i; . 4) quale fu il movente -del fatto. nei due ,delitti, o in In ordine al primo quesito si ritenne che autori del sequestro di persona fossero stati Domini Amerigo, Viola Giuseppe, Poveromo Amleto, Volpi Al·bino, Mala,cria Augusto e Panzeri Filippo, e ciò in base a numerosi decisivi elementi emersi ,dalla Istruttoria. Tutti costoro erano presenti a Roma, il 10 giugno, quando av-. vennero la . cattura e la soppressione dell' on. Matteotti, e tutti alloggiati ·all'Hotel « Dragoni >>, fatta eccezione -del Volpi, sotto falsi nomi. Il Dumini si celava sotto i nomi ,di Gino D' Amhrogi e B'ianchi, a seconda ,del bisogno. Il Volpi fu ri,chiamato d'urgenza da Milano dal Dumini con telegramma -del giorno 8 ,giugno, e con l'ordine di condurre seco il Panz,eri e un abilissimo chauffeur. ohe evidentemente doveva sostituire il Mazzoli, ripartito per Firenze in quello stesso giorno, perchè dai dis-corsi fatti dai predetti suoi compagni aveva ben compreso che qualcosa di compromettente si stava tramando. 22 Biblioteca Gino ■ 1anco
I.'; • "Tutti ripartivano fra 1'11 e il 12 giugno, dandosi poi alla latita~a. Essi, quindi, 1 si rivelarono coalizzati agli ordini del Dumini, che. prov• vedeva oltre che alle spese di alloggio, anche a quelle del vitto per ·tutta la -comitiva alla trattoria delle ~recche e a quella del « Buco », ~ove insieme si recavano a consumare i . pasti e a qualcuno di essi anche, come al Poveromo, corrispondeva una diaitia di lire 50. Sempre in. relazione al primo quesito si ritenne ancora che ·della soppressione dell' on. Matteotti dovessero ·rispondere, a titolo ··di omicidio volontario, il Dumini, ·il Viola,. il· Poveromo, il Volpi ed ·il Malacria, dubbia. essendo risultata la partecipazio~e del Panzeri, ·che molto probabilmente fu quello che montò sul predellino della macchina subito dopo il rapimento dell'oni. Matteotti, e ne dovette poi scendere quando l" automobile si mise in moto, o poco dopo; certo -è che egli fu visto insieme al Putato nella galleria di Piazzai Colonna verso le ore 17,30 o le 18 -di quello stesso· giorno, quando -cioè ·sicuramente la macchina -del delitto non era ancora rientrata a R9ma. In or,d.ine al secondo quesito si ritenne che l'uoci:sione dell' on. ·Maitteotti si fosse· sovrapposta ed aggiunta al se·questro della sua per• sona, senza ·alcun nesso preordinato di causalità fra i due delitti, in ·virtù di una improvvisa e sopraggiunta risoluzione di coloro che detto ,sequestr_o es,eguirono, e -determinata da cause immediate, che ·possono variamente supporsi, ma non è dato precisare. Ciò pet molteplici considerazioni, non esclusa quella ,della evidente imprepara- ·zione per la consumazione del gravissimo -delitto, rivelatasi attraver- -so numerose circostanze, e culminata· nell'a,ffannosa ricerca •da parte degli assassini di un posto dove potersi disfare del ,cadavere. · In ordine al terzo quesito si ritenne che complici nel reato di f:equestro di persona dovessero essere stati l'avv. Filippelli Filippo, , Putato Aldo e Thierchald Otto, il primo per aver fornito l'automo• bile, e gli altri due per aver prestato aiuto e. assistenza durante il rap·imento, trattenendosi a qualche distanza per intervenire all'oc- -éorrenza ,e per segnalare l'uscita da casa del Matteotti, cpme potrebbe desumersi dalle dichiarazioni dei testimoni presenti, che videro due individui allontanarsi a piedi dalle vicinanze -del luogo del fatto dopo che .l'automobile era partita a corsa veloce. E si ritenne ancora che riniziativa del Dumini nel premeditato agguato ·diretto alla cattura dell'on. Matteotti, non fosse stata spontanea, personale, dovuta a cioè a lui solo, ma ,determinata da Cesare Rossi e da Giovanni Marinelli e non anche ,da Filippelli' e da Naldi Filippo, ai quali pure fu contestata l'imputazione di complicità nei due delitti. E fu ritenuto altresì •che, escluso il nesso .di causalità tra· i due· delitti e ritenuto •che l'omicidio dell'on. Matteotti fu conse23 I Biblioteca Gino Bianco I
guenza di una improvvisa risoh1zione personale degli esecutori mate .. riali del sequestro -di persona, e che esso fu consumato in eccesso dei . p-recisi limiti -del mandato loro conferito dal Rossi e dal Marinelli, e al di fuori anche di eventuali contingenti necessità provocate ,dal-· l'esecuzione I del mandato stesso, non si potesse far carico a questi due ultimi, che al solo sequestro -concorsero ed intesero concorrere,. delle conseguenz,e inerenti alla soppres,sione dell'on. Matteotti, per· ritenerli quindi responsabili di concorso anche nell'omi,cidio. Que-· ste ,considerazioni e le altre, di cui si è -dianzi fatto cenno parlando del Panzeri, portarono all'esclusione di ogni addebito per ·concors«;)· in omicidio anche nei confronti del Panzeri stesso, del Putato, del ·Thierchald e del Filippelli. In òrdine poi al quarto ed ultimo quesito si affermò che le ri- •sultanze istruttorie non consentivano di poter stabilire quale fosse stata la causale specifica, immediata1 e diretta -che determinò i re- ~ponsahili a compiere il' criminoso attentato contro la libertà dell'on. Matteotti, concluso con la sua sop-pressione. Fu es·clusa l'assurda causale, prospettata dal Dumini, e ,con insistenza, nei vari interrogatori da lui resi, e ,cioè che si fosse egli determinato ad agire per reazio:r;ie all'opera antifascista ·svolta -da1 Matteotti in Francia, e che portò poi alla uccisione di Nicola Bonservizi e di altri due fa-scisti, non esserndo -dalla istruttoria emers~ alcun elemento per far ritenere -che tale opera antifasci,sta il Matteot-• ti avesse e:ffettivamente ·spiegata. Fu esclusa altresì l'altra, versione, che pure in un primo mo-- mento_ era sembrata attendibile, di una ,causale cioè che collegherebhe l'attentato dell'on. ~atteotti al proposito· di imp-edire un'even-· \ tuale atti:vità che questi avesse potuto ,spiegare, in Parlamento e fuori, -contro il discusso contratto di concessione -di forni ture -di petroli alla « Sinclair », affare nel quale sembravano interessati il Fili ppelli e il Naldi, ohe avrebbero avuto quindi interesse a fare scomparire il Deputato, ,secondati in ciò ,da Rossi, dal Marinelli e da altri, non essendo risultati nè il Filippelli nè i'l Naldi comunque diret• tamente o indirettamente interessati a quella -concessione, la quale riguardava un gruppo finanziario -diverso ed antagonista di quello che finanziava il « Il Còrriere Italiano )), a cui il Filippelli era legato. Parimenti esclusa fu la causale ipotizzata, e consistente nel proposito di volersi impossessare di documenti eventualmente tenuti dall' on. Matteotti per provocare scandali alla Camera, avendo i famri• liari dell'on. Matteotti ed i Deputati del suo gruppo, che gli erano vicini e che con lui collaboravano, escluso 1ciò; e così pure l'altra causale concretantesi nell'interesse d'impedire che l'on. Matteotti por-- 24 Biblioteca Gino Bianco
tasse il dibattito alla Camera · sui responsabili della crisi -dell' « An-· saldo » e della sua liquidazione, non essendo stata tale causale con-• f ortata da. alcuna prova. . · Quale causale probabile fu ritenuta quella che metteva capo all'attività politica -di Deputato svolta ,dall' on. Matteotti nel Paese e nella Camera e ·culminata nel discorso da lui tenuto il 30 maggio di cui si è già fatto cenno, e che provocò le i~mediate gravi mmacce ' da parte di Cesare Rossi e di quasi tutti i deputati fascisti, non esclu-· si alcuni memhri del Governo. Nei confronti del Thierechatd ·si: ritenne di poter escludere ogni sua partecipazione alla sop•pressione -del Matteotti. Nei riguardi del Filippelli emerse che egli, per eludere le in-· . ve.stigazioni dell'autorità e sottrarsi alle ricerche di essa, il 14 giu-- gno 1924, previ accordi con Naldi Filippo, partì -da Roma insieme· col Galassi Giuseppe per Civitavecchia, dove con altro treno si recò pure il Naldi. Quivl tutti e tre •si riunirono e proseguirono per Piacenza, e po.i in automobile per Bologna. Colà fu noleggiaita altra automobile, guidata dallo chauffeur Neri Umberto, in cui presero postoil Filippelli, che era stato munito dal N.aldi ,del passaporto del pro-- prio chauffeuf Fiorani Um-herto, il Galassi (ed il FHippelli stesso).. Con la ,detta automobile costoro si recail'ono a Genova e quindi a Nervi, meno il Fiorani, che si fermò a Genova in attesa del proprio padrone Naldi, ohe ,separatamente doveva giungere colà per riunirsi al Galassi, dopo ,che il Filippelli fosse riuscito da Nervi a partire· ed a. raggiungere la Francia. A Nervi il Filippelli ed il Galassi noleggiarono il motoscafo di proprietà ,di Briand Alberto, e iniziarono il viaggio per la Francia, ma la Polizia fece .in tempo a raggiungere il motoe:cafo che si trovava già al largo nelle acque del .golfo ·di Ge-· nova, e la fuga del Filippelli fu così troncata col suo arresto. Sulla base di tali considerazioni, desunte da una istruttoria-- che non _-siera limitata solo ad a•ccertare la responsabi~ità degli im• putati tratti in arresto, ma aveva approfondite le indagini estendendole anche ai fjni di stabilire se oltre di costoro ben altri responsabili ci f os-sero, come peraltro era stato posto in chiaro sia dalle prime gravi rivelazioni ed accuse fatte -da alcuni degli arrestati e sp-ecfalmente dal Rossi e dal Filippelli nei rispettivi loro interrogatori e memo•• riali, sia dal contenuto della cosidetta lettera-testamento dell' on.le Aldo Finzi, di_cui si terrà parola in seguito, ed in ap,plicazione ,del R. D. di amnistia del 31 luglio- 1925, n. 1277, il Procuratore Generale con sua requisitoria del 9 ottobre 1925 chiese che la Sezione di Accusa: 25 . . Biblioteca Gino. Bianco I
1) ordinasse il rinvio ~ giudizio davanti alla Corte di As- :Siisedi Roma ,degli imputati Dumini, Volpi, Viola, Poveromo e Malacria per rispondere, esclusa la qualifica della premeditazione, di -.correità in omicidio aggravato, quali esecutori e cooperatori im·mediati, in persona dell' on. Matteotti, a causa delle sue funzioni di Deputato al Parlamento; 2) dichiarasse non doversi procedere, in ordine all'imputa- :zione di correità nello stesso delitto, nei confronti del Rossi, -del Ma• rinelli e del F~lip·pelli, quali mandanti, e nei •confronti -del Puta,to, del Panzeri, del Thierschald, del Colini, ,del Mazzoli e del Tezza~ quali esecutori e cooperatori 'immediati, per insufficienza di prove rispetto al Panzeri e per non aver commesso il f att~ rispetto a tutti gli altri; 3) dichiarasse altresi non doversi procedere in ordine aUa imputazione -di correità nel delitto di sequestro della persona dell' on. Matteotti nei confronti degli imputati Dumini, Volpi, Viola, Poveromo, Malacrila, Rossi, Mar.inelli, Panzeri, Filippelli, Putato e Thierschald perchè estinta l'azione penale per amnistia, e nei -confronti di Colini, Baldesohi, Mazz"oli e Tezz-a per non aver concorso nel fatto; 4) dichiarasse non doversi procedere in ordine alla imputa- ·zione di favoreggiamento nei confronti di altri imputati, per-ehè estin• ta l'azione penale per amnistia. La Sezione -di Accusa con sentenza 1 ° dicembre dello stesso anno, accolse le richieste del Procuratore Generale relative al rinvio .a giudizio dei cinque esecutori materi:ali del ,delitto di omicidio volontario aggravato, esclusa la qualifica della premeditazione; dichiarò non doversi procedere in ordine a tale imputazione nei confronti del Putato, e ,del Panzeri per insufficienza di prove, e degli altri ruhri- •Cati (compreso il Naldi) per non aver commesso il fatto., ~è avervi •concorso ; ,dichiarò non doversi procedere nei ,confronti di tutti i pre- ·venuti per le rispettive imputazioni di sequestro di persona dell'on. Matteotti· e di favoreggiamento, ,perchè estinta l'azione penale per amnistia. • Con sentenza del 21 dicembre 1925, la Corte di Cassazione del Regno su istanza del Procuratore Generale di questa Corte di Appello, rimise il giudizio alla Corte di Assise di Chieti, per gravi motivi di sicurezza. pubblica. 26 • Biblioteca Gino. ■ 1anco
• I • : ~ • DIBATTIMENTO E GIUDIZIO INNANZI LA CORTE D·'ASSISE DI CHIETI. E innanzi a questa si ,celebrò il dibattimento, che ebbe inizio il 16 marzo 1926 e termine il 24 .dello stesso mese, ·senza intervento della parte civile, ritiratasi poco tempo prima, perchè, come essa affermò in una nobilissima lettera indirizzata al Presidente della. Cor• te, « l'assassinio di Giacomo Matteotti, tragedia sua e ,dei ·suoi figli, tragedia per l'Italia libera e civile, le lasciò credere che giustizia sa• rebbe stata non invano invocata » mentre, per le varie vicende giudiziarie e per la recente amnistia, aveva purtroppo .dovuto convincersi che « il. processo, il vero processo, a mano a mano svaniva », e che ciò che. ne rimane•va non era « che ombra vana ». · La Corte •di Assise di Chieti ritenne i soli Domini, Volpi e Poveromo colpevoli di complicità corrispettiva in omicidio ,preterinten•' zionale, esclusa l'aggravante ,di ,cui all'art.• 365 n. 2 C. P. in concorso di concausa preesistente e col beneficio ·delle circostanze attenuanti generiiche ( art. 59 C. P.); e à seguito ,di tale verdetto il Presidente dichiarò assolti Viola e Malacria, e condannò Dumini, Volpi e· Poveromo alla pena di anni 5, mesi 11 e giorni 20 .di reclusione per ciascuno, nonchè alla interdizione perpetua dei pubblici uffici e alla interdizione legale durante la •p~na, dichiarando condonati a· favore di ciascuno di essi anni 4 di reclusione in virtù .del succitato R. D. di amnistia. Così, a circa due anni di dista,nza dal grave delitto che ,commosse le coscienze. degli Italiani e •del mondo civile intero, si concluse il processo alla Corte d'Assise ,di Chieti. Calò la tela su quella che era una tragedia e si era trasformata in commedia. E ciò, mi piace dirlo subito, non per colpa dei giurati di quella nobile terra di Abruzzo, i cittadini della quale avrebhero voluto che il nuovo .dibattito si f os~e celebrato ancora una volta in Chieti per cancellare il ricordo di un giudizio o:ffensivo della vera gilustizia, ma perchè il processo fu soffocato e mutilato, per la impossibilità ,di ogni indagine 27 Biblioteca Gino Bianco f
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