Alessandro Ademollo - Alessandro VI, Giulio II e Leone X nel Carnevale di Roma

ALE~~ANDRO Vl, GiULIOl1 E LEONE x NEL CARNEVALE DI ROMA DOCUMENTI !NED!'l'I (1499- I j>O) FIRENZE C. AOEMOLLO E C. t::DITORI 1886

A. ADEMOLLO ALE~~ANDRO VI, GIULIO Il E LEONE x CARNEVALE DI ROMA DOCUMENTI INEDITI (1499- 1520) FIRE~ZE C. AO!;:!otOL.<.O E C. EO:TORl 1 SS6

Fircn~e Tip. Edi l . C. A<kmollo c C. \" i ~ ,lt' S.:n i 2 l>is

PREf-AZIONE In una benevola recensione del mio Cnrlltvale di Roma 11ei secoli X VII c XVIlI ( 1) l'egregio Achille Neri scrivna : - « Per ,·ia d'una copiosa raccolta di documenti e di memorie sincrone, noi si:tmo riconJotti ad assiste re ai di vertimenti carnevaleschi che si facevano in Roma nel seicenro c nel settecento: ma sebbene l'autore abbia voluto stabilire questi confini al suo lavoro, tuttavia vi troviamo :tltresì importanti e peregrini accenni al secolo XVI; infatt i nel

primo capitolo gli è cotwcnuto muon:re un po' pil1 dall'alto, toccando persino b seconda met;\ del qu:tttrocento. ll (I) f: vero - nu ne toccai so lamcnt<' quel tanto strettamente necessario per significare l'origine del Carnevale rom:mo nel Corso, cio~ nel luogo ave doveva svolgersi, in progresso di tempo, con eccessi pci quali comminarono gastighi oggi incredibili, i Bandi de!IjjO, del Ijj6, del 1560 e quello sistino del 28 gennaio q86 che diventò la magua cbarla carnevalesca. Del carnevale romano nel medio evo e nel rinascimento, c delle sue usanze, precipue fra le quali le feste di Testaccio, di Piazza Navona, c di Piazza S. Pietro, nulb dissi, tranne il poco che riguardava le corse dei bipedi; e nulla potevo dire, percltt! mi mancavano documenti contemporanei. (r) Arc/Ji.vio storico ilt71imto, N" 135 della Collezione, p. 416.

Preftt:;:ivue L'ab:ttc C:m(cllieri lasciò, come è noto, fr.l le molte sue opere inedite, ùuc grossi volumi in quarto ripieni di appunti e di schede riguardanti il Carnev:tle di Roma. Ma l'egreg io conte l'vloron i, che ha stuJbto lungamente quel materiale, ci assicura che il medio evo vi è appena accennato e che pel periodo del risorgimento si trat ta per lo più di notizie gi:\ pubblkate Ja altri o di esagerate digres <> ioni. (I) Dunque del C:ur:.evale romano nelh prima mct:\ del secolo decimoc;esto si sa ben poco, ed io, per mancanza di materiale efficace a porre in luce particolari importanti e nuovi, ebbi a lasciare da parte quel tempo nella ricordata pubblicazione. Ma il mio libruccio, per quan:o incompleto, cd anzi pcrchè incompleto, mi ha fruttato una bella fortuna. Il signor Cesare Foucard, che ( I) Nuovo Clllalogo delle opere del Cancri/ieri - Roma, ISSI.

Pajà:;Joue dopo :tY1..r..; ben meritato dell' Italia poi it ica con azioni patriottiche note a tutti, pu.J Yantare oggi largo credito verso l' Ita lia scientifica pel suo svariatissimo contributo agli stud i storic i, :l\·endo scoperto nell' Archivio di Modena, ad esso affidato, alcuni documenti con ragguagli s·.1 cose carnevalesche romane del 1499, 1508, 151 8 e 1519, ha Yoluto comun icarli a me ond' io potessi giovarmene in una seconda edizione del mio lavoro. Se non che, la seconda edizione di un libro tirato a più migliaia d'esemplari , e àiYulgato per amore o per forza con tutte le arri ed i mezzi sommarughiani, non essendo molto probabile, ho creduto miglior p:trt ito pubblicare subito i document i favoritimi dal sig. Foucard, con l'aggiunta di un al tro molto curioso, del quale dirò fra poco, riguardame il Carneval e del 15 1 3. Queste la ragione e l'origine della presente pubblicazioncella.

Pufil ~ innc I documenti proveni enti dall ' ArchiYio di Moden>t consistono in relazioni alla Corte estense, dci suoi oratori o ministri a Roma Mattia del Cana le, Feltrino de M:mfredi, Sebastiano Pinzoni, Lodovico Domizi da Fabriano, Beltrando Costabìli, Alfonso Pao~ lucci ed altri, e contengono raggu<1gli suffici enti per rappresentare il complesso delle feste carnev:tleschc romane r:ci primi vent'anni del cinquecento. Senza entrare. qui nei particolari, chè sarebbe superfluo, mi ristringo ad enumerarne i punti più rile- \":tnti: come nel I 499 la m:tscherata del Trionfo di Vespasiano in piazza Navona e la festa di Tcstaccio al grido unanime di Romn, Romn, n.J I soS le mascherate di Cardinali in Testaccio ed altrove, nel I 518 il gioco delle ova sulla pi:tzza di S. Pi etro, c nel 1519 il gioco delle canne nello stesso luogo. Nei documenti del I508 e del 1519 leggeranno con piacere li eruditi notizie che

possono lÌirsi nuove ri guardo a du ~ illustri ma trimoni, quello cioè di M:uc'Antonìo Colonn:t con Lucrezia Gara della Rovere nipote di Giulio H c l' altro di Alberto Pio con Cecilia Orsini p:trcnte di Leone X. li primo è p:t 'iS;lto nella srori a con utu data erronea, poichè nelle 5\ ( emoric colo/Ill esi del Coppi si trova registrato nel 1506, ed il G r~.!gorovius, facendo suo l'errore del Coppi, all'alleanza di Giulio Il coi Colonna, secondo lui contratta nel luglio r 506, attribuisce una portata che certo no.1 ebbe, poichè avvenne soltanto un :mno c mezzo più tardi, cioè al principio del 1508. Quamo al secondo, corre nell a storia per lo meno un equivoco. L' illust re istoriografo di Roma nel med io evo di~e che Alberto Pio (1) aveva sposato Cecilia Gonzaga, la quale invece si chiamava Camill!l, e del matri- (1) Alberto Pio, signore di Carpi, personaggio ncr tissimo nella storia, fig lio di Lioncllo c di Caterina

monio con h fig li uola del C:1rdinale Franciono Orsini ( r), che fu b ve ra Cecilia cn- (sorell a di Pico clelia Mirandola) mto nel 147), morto a Parigi nel I )) I, sposò : a) 1498, Cami lla Gom:aga. (Di questa a lleam:a non è menzione nel Li tta alla f:uniglia Gonzaga). b) 1 pS, Ceci lia di Franciotto Orsini (poi Cardina'e); d:1 1la qua le ebbe: 1) Margherita sposa nel 1 s6o a Giangerolamo 1\ cquaviva di Napoli , duca d'Atri; 2) Caterina , amata dall' Alamanni, sposa di Bonifa1.iO G:~et:mi di Homa, duca di Sermoneta. ( 1) Franciotto Orsini, figlio di Orso (detto Organtino) conte di S. \" alcntino, c di Costanza S:n-el\i ; 11ipote di Lorenzo il i\bgnifico; morto il 10 gennaio IS) .j, di 6r anno. Da Violante di Pierfr:mccsco Orsini ebbe: 1) Cecilia, sposa di Alberto Pio, sig. di Carpi; 2) Ottavio, che continuò !:l famigl ia; 3) 4) Costanzo cd Orso, morti giovani; s) Clarice, spos:t di Giancorrado Orsini. Il cardinale Franciotto ebbe pure un figlio Ilatu - ra le, Ji nome Annibale, che fu Canonico di S. Pietro in Va:icano.

l'afit t.ioue trata nella casa dei signori di Carpi, non fa meP.z ionc per nulla. Dci documenti estensi qui pubblicati po~ td vantaggiarsi anche la stor ia dd tea tro a H.oma, tutta buio pesto nei primordi; onde un raggio di luce , sia pur tl!lltl l", l: propri o il ben venuto. Nel Carnevale del 1499, senza contare un Bruto w m due l t:ste Ùt mr1110 - quadro pbstico, forse - abbi;uno la rec ita dell a .Muslellaria di Pbuto in cas:t de l Ca r~ dina! Colonna; quello dd 1508 ci reca doc Comedie rec itate nel palazzo~ dei SS . Apost?li (Colon na); il 1518 Commedie nel Pabzzo del Cardinale di Mantova c una fars:1 detta tutta da sè dallo Strascino, che era N ic~ colò Campani sencsc, il maestro della g rande Imperia cortigiana romana, autore di capi ~ roli, di commedie rustica li, e del celebre La· mcu/v sul mal francese . (1) (1) Ved i: Le rime di Niccolò C:1.mpani detto lo Slrascino d:~. Sicn:t, raccolte c illustrate da Curzio

'i N~o:l Carnevale 15 r9, poi, le Commedie abbondano e si hanno il titolo e l' autore ddl:t princip:tle - e qual ti tolo c quale autore! - i Supposi/i di messer Lodovico Ariosto, con le prospellh:e dipinte da RafE1ele d' Urbino. Dai ricordi teatral i dci quattro anni ciuri si può pertanto fac ilmente arguire che vi furono rappresentazioni di Commedie ogni anno a Roma nel primo quarto del l:inqucccnro, cioè fino a che non venne b grande j:tttura del sacco \:011 tutte le sue conseguenze. E se a qualche studioso fosse d;tto di raccogliere in proposito materia le sro ri co efficace per una na rrazione onlina ta c metodica, si vedrebbe che i fast i del teatro a Roma, nel rinascimento, vanno alla J\ lazzi: Sicn;t , Gati, 1878; c la Congrega dei Roni llcllo stesso autore: Firenze, Le Monnicr, 1882. Il cdcbre Lnmmlo è intitolato: Lnmcuto di quel lrifm. In/o di Slrasciuo sopra el male incornilo che tra/la della palimza e delf impatieu{a.

Prrfaziolll: pari se non vincono anche quelli dd tea tro a Mantova nella stessa epoca, posti di recente in luce con tanta copia di documen ti c di dottrina dall' illustre professore Alessandro D'Ancona. ( 1) E passo al documento rom:mo . Il Carneva le del 15 I], l'ultimo di Giulio n che morì il 20 febbraio cioè undici giorni dopo il di dell e Ceneri (9 febbr3io) fu senza dubbio Di pocm:t degnissimo e di stori:t . Ed ebbe infatti il suo isto ri ografo in GioYanni Jacopo Penni, med ico fior entino abitante a Roma, il qual e però, d isgraziatamente per lui e per noi, invece di scrivere la sua storia in prosa pil1 o meno semplice, come fece per altre cose sue, s' ùnpmucl a ( 1) i l fe11 /ro n.•nnlowmo nel utolo XVI. Giorn.:~lc storico della letteratura . F.:~sc . I )-q, 16- 17 c 18. Verr:\ col fase . 19 la fine e sar:i dipoi pubblic:lto in volume. Speriamo che la critica italiana sappia apprC7:l:J.rlo ..:ome merit:t.

Prejlt{Ù>Ue ' 7 volerl:t dett;tre in versi ed anzi in ottava rima - versi e rime per modo di dire. Ma nonost:tnte tutte le magagne che si possono ri mprover:tre al Poemert o del Penni, a;1 che tenuto cOI{ro dd tempo in cui fu scritto, non sJrebbe lecito negare l'importanza., come material e storico, di questa narrazione poeticamente spropositat:t, che è forse il pilt antico documento a stampa delle cose carnevalesche romane. Lo stampato non si trova più, ma niun dubbio che sia rea lmente venuto fuo ri a Roma nel r 514· La lezione che io reco è copia fede le dell'esemplare manoscritto inserito nella sua opera soprari cordat:t. d:1. Francesco Cancelli eri, il quale non dice da chi l'abbia avuto, nè se abbia egli stesso veduto la stampa. A m:tlgrado di ciò, c quantunque l'esemplare non sia di mano del Cancellieri, vi sono ind izi bastevoli a provare che C l:t trascrizione di uno stampato. Ho già detto che i miei documenti non

l'refa;Jo tz~ vanno pil1 in là dd r 510 . Per il tratto successivo del secolo, quando Rom:t riavutasi alquanto dalb batosta c ring:trwllita per !"elezione di un P.Ip:t romano che fu Paolo III (F:t rncse) ritornO ai suoi ludi carnevaleschi, abbondano Documenti stampati c ristamp:t ti. Viene per primo l'Ordine della Festa d'Agoue e di Teslazzo nel r53 6, stampato in fogli o vol:mtc, recentemente riprodotto d:d Forcelb. (r) E si seguita con l'Ordine delle Jrste celebrate iu Roma per Cnr1ltvale m/la. Pin{{a d, Agom e di S. Pietro cou la dicbiarnlioue et significa/o del/i Carri c del/i altri progressi et im:eulioui nel 15 39 c dipoi col Vero progresso della F.• sta. d' Agone el di Tcstacrio celebrata· dal/i S. Romaui ud Giovt'di el Luuedi di Carnevale de/t nuuo MDXLV come poter•mto fare gli antichi Romani col vero significato de!li carri trioufali, ( 1) Frste iu Roma uel Poutific.:to di Paolo III. - Homa, Ar tigianelli , 188 ) .

Prrja;Jo:~t: ' 9 descrizioni pubblic:ltc nei de tti anni c ri· stampate ~mche queste d:tl Forcella. E del tempo di Pio IV abbiamo la Descrizione de /n. giostra falla dal Conte Auuibnle Alta Emps rt da altri Signori et cn·vn.lieri in Roma 11cl Tratro di Belvedere il Cnmcva.le de l'm1110 MDLXV. ( r) l lettori 5'llllO che il Teatro di Belvedae cr:t in Vaticano. Fra le cu riosit :"t di questo libretto mi limito a cita re due Epigrammi brini di Nicwlò Franco che c:tnt:mo così: AD ROMAM N!COLAUS FR .\KCUS Si tcrror tibi Homa fuit fcn1s Anni ba l olim, :\nxi :iq ; intcrdum cura , dol6rq; grauis, Ann ibal cxhilar:n te nunc nouus istc, repcnJcns Lxti tia <lntiqui damna cruenta m:~ l i. Grata per ha statos cc!cbrat spccta cula lu:;us, Duci t t:t armatis :~gmina iuncta globis. Pompa ubi uersicolor sagulo, gale:iq; commti, Et cursu accinctis plurima fulgct cquis, ( 1) In Romll, per Anton B.. ldo imprcssor camerale. Il Marchese Fer rajoli poss:cde un esemplare di questo rarissimo Opuscolo.

20 Pre.'ttzioue Clara datur facics qua C!Jristi laetus in hostcs Sceptra regat; magno tradita sccptra 'Pio. Hinc his auspici is uictrix celeberrima regnes, Sit'q ; itcrum capiti prisca corona tuo. IDEM DE ANNIBALE ALTAENSE Dum bello Romana diu clarissima pubes O..:ia agit, nullo concita ad arma Duce, Annibal in facicm Mauortis uersus, inermcm, Excitat, et qu:tlis Strymonc uisus, ait. Hac hasta, hac galea sanguis mcus, ire per hostcs Aduersos, cnse hoc conucnit, hoc clypco. Et sic quadratum struere et sic agmcn ouatum Sic pedcs in.:ed:H, sic eat accr equcs. Spumifero sic calcar equo pro tcmporc, uen.'un Hac laxanda, atquc hac !ora tencnda manu. Non igi:ur mirum, si M:ns nunc ludit in armis Tam ch:uus nostro Mars nouus iste lavi. (1) ( 1) Eccone la tradu?.ione: A ROMA N ICCOLÒ fRA NCO Se, o Roma, un dl il fiero Annibale ti rc..:ò t errore cd angoscia e, talvolta, affanno c grave dolore, ora questo nu0\' 0 Anniba le ti ra llegra compensando colla gioia i sangui nosi danni delle amiche piaghe. Egli d:\ feste gradite con giostre c comanda un esercito ordinato in schiere armate. Dove risplenJc

fl rejtqioue Povero Franco ! Chi gl i avrebbe dct•.o nel r 565, a lui Etmigliare c poeta della corte di Pio IV, che un altro Pio, quinto un numeroso corteggio di vario colore per le vesti c pei chiom::lti elmi c pci cavalli pronti alla corsa , si dà una chi:tr:t rappresentazione, nella quale egli porta liet:uncntc contro i nemici le insegne di Cristo, consegnategli da l gra n Pio. Di qui regnera i (o Homa) vincendo con gloria sotto tali auspidi c sul tuo capo sarà di nuovo posona l' antica corona. LO STESSO I:-<TORXO AD ANN"IIIALE ALTEMI'S Mentre la gioventù Romana, famosa, per molto tempo, in guerra, sta in ozio, non spinta alle armi da alcun capita no, Annibale, preso l' aspetto di :Martc, eccita l'inerme (gioventi.t) e, quasi visitato da Strimone, dice: Bisogna andare contro i nemici che ci st::mno di fronte, con questa asta, con questo elmo, con questa spada e con questo scudo che sono quasi mio sangue, c formare cosi un quadrato o una (schiera) q'·ale. La fanteria si avanzi cosi c cos\ cammini la ardita cavalleria; così (si di a) lo sprone, a tempo oppor tuno, allo spumeggiante cavallo, ma ora si allenti cd ora si rattenga, colla mano, la briglia. Non vi è dunque da mara vigliarsi se ora Martc scherza colle armi , essendo questo nuovo Marte tanto caro al nostro Giove.

di numero, trascorsi appena quattro anni , lo av rebbe fatto morire impiccato! Basta questo fatto, che si può dire inaugurazione del Ponrific:lto Ghisl ieri, per far Gtp irc come cominciasse per Roma un' èra :~. mi-carnevalesca la quale perdurò per il rin~anente del secolo decimosesto. La festa cantata d:1l Franco credo sia l'ultimo degli spetucoli pubblici in Vaticano ; nè se ne videro altri nei quali il Pontefice c la sua corte prendessero parte per cosi dire oflici:l le al Carneva le di Roma come nel periodo precedente.

ALESSANDRO \'1 E l.E MASCI!ERE rf.STE 01 !' !AZZA SAVOl'A E 01 TESTACCIO SEI. 1.199· Dissi nella mia pubblicazione sul CarnC\' alc di Homa nei scw li XXII c XVIII, con:c PJ olo Il per il primo port.tssc i palii nella Via Lata , che d 1 t:t lc spctt:tcolo prese il nome di Corso, ovc nel 1 . ~ 67 , secondo registra P.:~olo dello M.:~ stro dia rista .::ontem· por:meo, ollre lo pnllio del/i ] //(là il 2 {tbbrn;o t/rtf· l'arco di San/o Lutmm zio iu Lutimt ji11o n S"" Marco, nel giorno successivo fu corsJ lJ p.. Ilio de/li Garzoni dalla piazza di S. Marcello :t ll :t stessa mct,l c nel 6 di f..:bbrajo /.., pallio de/li 't'rfrhi. Se Paolo Il che abit.:J. va il Pab zzo di S. ?.·far..:o, oggi di Venezia, volle i p:tlii del C:trncva lc nella \'ia

2.-1- AlessaJI(/ro VI, Giulio Il e Lrone .\ Lata, completando la festa anche con nobiliu imi co;/- 'vili pnpnli imbanditi al Senato cd al popolo sult :J. piazza onJe al palazzo :lcccdevasi, Alessandro VI che abitava il Vaticano c Castel S. 1\ngclo, per godersi lo spettacolo senza scomodo designò palestra diversa, e alle corse de' r:lgau: i, dc' giovani , de' vecchi e degl i ebrei furono punto di scappat:l il Palazzo della vecchia C:mcdl{'ria presso Santa Lucia ddh Chi avka, og:g:i Sforza-Cesarini, c metà la Pi:tzz:t di S. Pietro. Le corse del Carnevale 1499, che fini col 12 febbraio, si t rovano menzionate :lnchc nel celebre Diario dd Burcardo, ma nei hconici ricordi del rigido cronista si cercherebbero invano i particolari registrat i d:ti minist ri estensi a Rom:\ nelle relol.zioni , delle qu:tli pubblico g: i squarci pilt curiosi: 1.199· 3 Gcnn:tio. « Le feste v.:t in c.:tstc\lo (il Pap.:t) ad stare supra una Jogiet:t scoperta, incluso in una Camareta ci rcund.:tta da zclosic per vedere le ma sca re pass:are pcl ponte. ' ' (Dispaccio di Mnllia del Canale) 22 detto. n Queste masch:lre passa no cum gr:l nd!ssima frcdur;~. (( El Papa et fo.bdona Lucrctia panno sta re qua nto "ogliono in castello per farse vedere, che aie fine non li pa ssa se non qualche zuradio disgraziato. » (7Jispnccio di Fdlrùw de'Mmifrtdi)

ml Canw:nlc di Romn Zf 2 Febbraio. c Ogni di dc questa sept imana proxima comintiando dimane (t) se corrcno diversi Palli et questi Signori Romani fano di gran triunphi c feste, c mal \·a per ch i non ha din:tri. ,, (Dispncciu di Sebas:ùmo rPiu~o111) 10 detto. « Questo Carnevale se sum factc poche cose da piacere. Vero i.: che ne la fe sta consueta dc agone (Piazza Navona) si è facto cl triumpho dc Vespasiano et Tito assa i positivamente: tuttavoha fu assai belvedere cinquanta copie de Citt:tdini romani tuti vestiti alanticha cum bell i cavali et bene adobati quali accompagnavano el tr iumpho. ,, « La festa similitcr de tcstazo (Testaccio) prctcr opinionem omnium, si è facta senza scandalo c questo ì.: proceduto per due cause: la prima pcrchè gli Spagnoli quel giorno non se sono mancho rcserat i che sogliano fare li Judci cl Venerdì s:tncto, la sccunda pcrchc questi conscr va turi et primati romani, inante che se conducessino in tcstazo se rcdussi:1o prima in capitolio et li messero ordine che, a pma de hL Jorclm , nullo dovesse gridare altro nome che: Roma, Roma, et tutti li rioni furono mescolati et confu si insieme runo cum l'altro in modo che mai fo (1) P~m:ltimo u.b~to di Carnculc.

26 .Aimamfro Vi, Giulio 11 ~ Lroue S griJ.. t:> ni Or o Orso, n i Colunnot Colunna; n i mai fo chiam:tto cl nome dc rione alcuno, ma solum Homa Roma. De li t re pret ii autcm che se sono corsi cl Rev.mo San Severino (t) ne ha haut i dui, cioè cl primo et l'ult imo. El terzo similiter ha\'eri:l hauto, sci c:tvallo non fosse stato travera:tto nel corso, et cascato cl rcgazo. » (2) « Le mascha re se sono prohibitc, a p<:na dc b forcha, c questo perché ogn i g:orno si amazavano de multa hrig.t· :t : li dr iti, li roversi, li fendenti, li montanti, le schiavonc c le punte fa lse andavano in volta, a chi la test a in mano, a chi la mano in terra, a chi l:t sp:li la pcnde\·a, a chi era tnmchata la gamba, chi cr.t gctato in fìu :nc, in modo che la terra seria un giorno ruinata . ,, (( El Card. Colun na fece uno desinare nel qua le intravcncro As..::anio ()), S. Sc\·erino, Cesari no, Farnese, Medici et Borgia El primo a.:to che se fc.:c fo (1) F.r.:~no roru ~ol f~ntino, ~ome oggi di;esi, e l' .:so dd f:o.ntini durò re• i p lii :o.ndoe nel tempo Sl!c.:eui,·o e rer lo meno lino :al t6;o. L'Agente geno•·c5C FuJinando Raggi s...·ri•·~ in .tua 17 fcbbnio 1 ~: • Data la mou~ :alli bub.:ri si 50110 inçonu,ui ;on le c:o.rrouc ddl' AmbAs;ia tore di \'cnui;t. Uno t morto, ,\uc si Jon rotte le gambe. Un •~r">i:" pure che rat·~h,u·~ "" l•arbtro s t:o. nmr~nJo. • Ed e;co a t;o a:1ni di Ji ~Un>a il '"S•'i\0 come nd ' 1 ~· (3) Sforu.

1:el Canum/(! di Fo ·:a 27 pocha cosa, fo solJmente: Uno Bruto cum Jue teste in mano, mo~trando essere disposto a la liberationc dc la p<~tria. Da poi fo recitata cum diversi acti et h:tbiti la Muslt llaritl dc Plauto.... (Dispauio di Fr/trino de'Mtmfrttli ). Rccapitoliamo, chè ne \'aie la pena. - Le maschere cominciano fino dai primi di gennaio c il Papa (Alessandro VI) va in Ca stel S:mt'Aogclo per vedcrlc passnl't prl poufr. ~b. il Papa e Lucre;da, tutt'ora moglie del principe di Biw:glie destinato a prossimo ccc:dio, stanno i nuti lmente in Castello pl'r fo rse Vttlr.re. Pii.t tardi, la gente i11gnmwfn t mal dispos ltr delle di,·erse fazioni che di,•idcYano la città profitta della maschcm JX:r dare :td.losso agli av\'crsari maneschi c rissosi, cd accadono i bei fatti l:tmcntati nel riportato dispaccio, onde it P:tp:t, che prima desiderava le m:tschere, è costretto :t proibi rlc sotto pena della forca. Le curiosità storiche che abbond:tno nel documento, non hanno bisogno di esser poste in rilievo . Hicordiamo soltant o che in quel tempo Cesare Bor· gia era in Francia per il suo matrimonio ; AIC"ssandro VI civettava con Luigi Xlt c perciò gli Spagnuoli in tempo di feste c:trncvalcschc si tutcvano

28 AltSSilllrllo Vi, Giulio Il e Lrouc .\" chiusi in casa come gli ebrei in ghetto il giorno del venerdì santo. Qualche erudito nella storia ddle .:mni sapr:\ forse cosa precisamente fossero i drili, i roversi, i femlmli, i montanti, le scbùwone e le punf~> false, graziosa suppellettile delle maschere romane nel 1499·

Il. MATRIMONIO DI UNA NIPOTE DI GIULIO Il l'EST.o\ DI TESTACCIO E MASCHERATE DI CARDINALI !\EL 1) 08. Il Carnevale del t so8 fu allegro e lungo. Le nt:t· schere e le m:1scherate cominciarono col giorno di S. Anton io (17 gennaio) c durarono fino alle Ceneri (8 marzo). Causa precipua di tanta baldoria, le nouc di Lucrezia Gara Rovere fig lia di Luchina sorella del P:tpa, l:t quale, stando al Li tt:l, non avrebbe avuto femmine nè dal primo marito Franciotti, nè dal Gara, mentre invece n' ebbe piit d'una, come rilevasi dal seguente passo di un dispaccio di Lodovico Domizi da Fabriano Or:ltore Escense a Roma, in :tsscn7.:t di Monsignor Beltrando Costabi li, ed Agente del Ca rdi - nal Ippolito d'Este:

30 .Altssall(fro V l , Giulio 11 e Leone X 1507, 23 Novembre. lf Nost ro Signore Domcnich:1 matina fC pasto a sua figlio la ( 1), alle sue nipote sorelle dc Sau Piero ili Vinco /.1 (2) et alla Signora Pcrfetess.1 . » (3) Lo sposo di Lucrez ia Gara era M:u.::'Antonio Colonna, dal qu:tlc prese nome l'attuale Palazzo ai SS. Apostoli r~·g•ll atogli da Giulio II insieme :ti feudo di Fmscati, come presente di nozze. Nel 26 dicem· brc 1507 il Domizi scri\'c: « Quest i Signori Colonncsi f.umo gr:m prep:tr:lmcnti per le nozze del Signor Marcho .Antonio Coloti/IO, qu:t le mena donna, dOmenica proxima, la so· rella dc San Pietro in Vin :ola; se far:m tre pasti et doc Comedic et questo in San.:to Apostolo, dove scranno multi Cardinali. »- (1) Fdi•e, figliuob naturale di Giulio JJ , spos:tta nel 24 m~g· gio 1 )o6 a Giovanni Orsini, c;~po della famigli a Orsin i di Br~.: · .: i.mo. Seooudo il l. ina, il Papa n rcbb<:: noto altre du~ figliuole naturali, Ji nome Gialia e Clarice, moglie forse l ~ $e•onJa di An . gio lo di Cristoforo del Buf,t lo. (z) Gal...ono, figlio an•h'esso ,\i Lu.:hiu sorell~ del Papa e del lu~chcse Frandotto suo primo marito. Creato C:arJinal~ di S. l'ie· tro in Vincoli, chiçsa t itolare d.:lla famiglia Jella Rov~re, nd '? uoven•bre t SOJ, c v;.~.c~nte\lic rc uel ISOS, fu uon•o n•agnific:~, n>cccn~tc d'artisti c d' eruditi, granJ'amico dd C.. rdinal dt' Medi.: i, futu ro Leone X. E"t il favo rito dei Romani; mori uni\'Crsalmcntc compbmo nel di 11 scHembrc di quul'anno tsoS. (;) Eleonora Gonzaga, figlia dd Mar.:ltcsc Frantcs:o di .\bntova , sposata nd 2 mauo t)Oi Fr:~.nccs~o Maria Rovere Prcfcuo di Roma at3annl.

tul Camel'// le di Roma 3 t Pccca:o che non si s:1ppi:t nulla delle dot Com:· die ! !\l <t \·e,liamo L1 CCI imon:a: 'soS, 3 Genn:lio. « La nipote Jc Nostro Signore ::ndò hieri :1 m:lrito com gr:un pompa: :m,lav;l in mczo dc lo ambaci<~tore; francesc et ~pagnolo in una chinea bia1xh 1 gu tl rnita d' oro, et la sposa have.1 ut l:t vcs:c al!a francese dc raso bi.mcho tucta tagliata com bruchato socto; in test:\ et al collo portava dc multe zce. Questi signori Cardinali Zovcni hanno adimand:lto dc gratia a Nostro Signore posscrc f<1r m:~scJre durante queste nozze, et cosi è sta contento: la prohibi:ione C fact.l sino a Sancto Antonio. >> Per giunta al Cardinal Franciotto, brillano nel Carnevale del 1 ;o8 altri tre Cardinali illustri, cioè Fcderigo S:msevcrino, che già vedemmo nel Carnevale del 1499, Luigi d'Aragona nipote del Re Ferdinando I, Francesco Guglielmo dc' baroni di Clcrmont C::stdn:~u c Lodève, nipote del Card. Giorgio d'Amboisc per parte di sore ll a, \'Cscovo prima di Narbon:~, poi di Auch e di Agde, e Fra ncesco Alidosi Vcsco\·o di Pavi,l, che appena tre anni p;ù tardi doveva cadere assassinato da Francesco Maria della Rovere allora ventenne. Nel .zo gc1:naio Beltrando Costabi l{ scrive da Roma : « Il cardinale d'Auch mc ha adimand:J.to se io scripsi a V. Ht:\'Cr.m• S. la li volesse fare qt:ella elymosina dc le ma.sch:J.re. Ce ho risposto: che si, et che non dubito le sono in via. Questi Signori hanno comin·

)2 .Alessandro Vl, Giulio Il e Lume X ciato ad :mdarc in mascara. :t E nel 2), Lodovico da Fabri:mo :~ggi ungc che il C:~rdin:1 l e d'Aragon:t andava quasi del continuo in maschera co11 altri Cardinali i qunli ji11 qui 110 11 spmdmo troppo ilz abiti 11ovi. Nel 13 febbraio l'oratore estense avl!va consegnato al Cardinale d'Auch le maschere venute da Ferrara, che furono assai gradire, iudicaudolt le più belle c/Je sia110 qurst' n11110 v islt ;, Ronm. Più tarJi ne vennero anche per il Vescovo d'Orvieto, che lt ebbe carissime. Il Carnevale crasi riscaldato fin da un mese prima dell 'ultima scu iman:t. 2 Febbraio. « Mascare se fanno assai et ogic cl signor Cardina l dc Aragona con certi altri ho visto uscire com beri corsieri, con abiti dc cozoni {?) et bardele senza staffe ma guarnit i li cavalli de velluti il che non me parso conveniente a simile habito. E per chiudere, ecco la festa di Tcstaccio: 9 Marzo. « In la festa de tcstaze per questi Signori Cardinali furono factc alcune livrcre monsignor d'Aus con un compagno vestiva certi saloni dc damasco biancho con la manicha dricta dc broch:Jto: dipo havea sei altri vestiti dc tafctà biancho, con la maniella zall a. S. Piero in Vincola et Aragona anda- \·ano vestiti alla mama lucha con dai p.::aggie li portava una targha et una ginecta per uno: Pavia con ca pucci de damasco torchino, fodrati d'ero con saioni d'oro et cremosino, S:m Severino con certo habito

mi Cnnzevale ài Roma 33 longho, in~chato suso dc panno \·erdc et bcrc..:tino: tucti questi scguiuv:mo li tori , et così per loro ne furono morti o nove o diccc, quali erano st rachi , in modo non fcvano quasi difesa, essendo stati stratiati octo zomi avanti dc continuo. » « El palio doro luvc cl ba rbaro del Signor ~f:trchcsc dc M:tntoa: l'altro dc cavalli turchi, h:wc monsignor Cornaro; que llo dc le cavalle bave pure il Signor :Marchese. » Pd contesto del Dispaccio sembra fo~ori di dubbio che i costumi descritti fossero indossati, non sol:tmcntc dai cortei dei C:trdin.tli, ma dai Cardin:tli stessi, onde il CarnevJ ie romano · può scrivere anco questa nei suoi fasti, di aver veduto cioè mascherate di Cardinali perfino vulili a/In mnmmnbtUtll

!IL AI'OTEOSI DEL PO~TIFICA'rD DI GH.lllO Il N&L C... RNEVALE DEL 151)· Sul principio del 1 p 3 il gra n Pontefice Giulio li ripcns:mdo le pass.ac illlprcsc e meditandone delle nuove lampeggianti nella sua f:tmosa risposta :l! C:trdiml Grimani circa il giogo spagnuolo su Napoli, volle intanto che Roma avesse un Carneva le magnifico e che in un:t processione C:lrncvalesca sfi· !asse davanti al popolo romano !:t storia del suo pontificato. - Si direbbe che egli :~mbissc un ' apoteosi in vita. E l'ebbe, m:t in articulo mortis, poichè mentre ferveva la festa di Pi:tzza Navona nel Ciovedi grasso 3 febb rajo, Giulio II , amma lato di fcbb1C dai primi del mese, sentiva il suo fine approssimarsi e si preparava a morire da par suo ordinando a l cerimoniere Paride dc Gr.:tssi in qual modo voleva gli fossero fatti i fune rali.

36 All'ssamlro VI, Giulio II e Ltone X È mcr,wiglioso come anche in questo si vede la tempra di quell'uomo straordinario. - Per un altro Papa nelle condizioni in cui trova\·asi Giulio II ~i sarebbero ordinate preghiere nelle chiese c proibiti gli spettacoli nelle piazze. Giulio Il invece vuole che il Carnevale abbia il suo sfogo, c la sua npoteosi che si svolge per le strade di Roma pare lo compensi delln morte che si a\·vicinn. Ho gii detto come del Carneva le is 13 abbiamo una descrizione in ott:J.va rinu scritta da Jo. Ja . Penni o De Pennis, che io qui riproduco secondo la lezione dell'esemplare manoscritto posseduto d:1. l Cancellieri. Sarebbe stato facile medicare alcun i versi troppo lunghi o troppo corti c rabbercia rc alcune rime alquanto dubbie, ma non ho voluto farlo, per attenermi rigoros:unente all'esemplare, che deve considera rsi trascritto da una st:tmp:t c pcr.::iò presumersi esatto c conforme al dett:1Jo dd Penni. Niun dubbio che il buon medico fiorentino :tvrebbc fatto molto meglio :t scrivere in prosa b sua descrizione del Carnc\·n le ' 5'3• come in prosa scrisse l'alt ro suo opuscolo del qu:llc parla nelb. Lettera dedicatoria a Piero Bi ni, qui arprcsso riprodotta . Di questo opuscolo ho visto due cscmpl:tri :t stmnpa - uno alla Cor:>ini:ma incompleto; :tltro perfetto n(' l!a Biblioteca dell'egregio bibl iofi lo Marchese Fcrrajoli. - Eccone il titolo, che è in testa della facciat a rdrù dell;t copertina figurat:t con l' im-

11el Cttmevnle di Roma 37 maginc del Papa Leone X a c:n·a!lo, sèguito di Cardinali ccc.: (( Cronicha delle Magn ifiche et honoratc Pompe fatte in Roma per la Creatione et Incoron:nione di Papa Leone X, Pont . Opt. ~hx . n Io ho scorso questo opuscolo e posso dire che è scritto alquanto pcdantescamcntc con parole latincggianti, ma con sufficiente chi:~rclza c proprict:ì. L:~ dedica però a Mad.• Contessina Medica, cioè bl sorella del Papa 111:1ritata al Ridolfi, è un vero ·modello di stile rcd:tntesco c polifilico. Prendiamo dunque com'è l:t descrizione del Carnevale 1513 l:tsci:tt:tci dal Penni, e, per meglio j,orne in rilievo l' import:tm:t come materiale storico, passi:~ mola r:tpid:unente in rassegna. - Daremo .c:osl ai c:trne,·:tbnti del t886 il programm:t di un carnevale rom:tno di qu:tsi quattro secoli add ietro. t1 confrOJltO coi programmi correnti non sarà inutile. 30 Gcnn:tio ( t0 Sab:tto di Carnc,·ale) - Cacce di tori in ogni strada e in omui Foro, cioè in Campidoglio, in Piazza Giude:~, in B:mchi, in Via Florida. - Corse dci biped i. 2 Fcbbrajo - Piove, e la pioggi:t gnaslll !:t corsa de'Vecchi. 3 detto - Cacce di tori e bufali. - Riunione in C:tmpidoglio c di \;\ a Piazza N:wona. - Ordine della processione :

38 Alessandro VI , Giulio il e Leone X - Fanti dd Bargello (credo fosse Sebastiano Branca de' Tclini, che ha bsciato un Diario del suo tempo). - ì\bnescalchi a ca\"a llo; Antonio Paparoni c Giambatista Impcriati. (1) - Gobbo (?) Capita no del Campidoglio. - Paggi dci Conservatori . - Ragdzzi o Paggi de' Caporioni, Cancellieri c i\I,Lniscalchi . - Altri di Gian Giorgio Cesarini . - Altr i del Senatore. - Stafficri dc' C:tporioni e di Stcf:mo C:trbonc, Conse rvatore. - Stafficri dci du: Mancscalchi :1 piedi, P:tolo Castellan i c Paolo Muti. - Caporioni c il Conscrv:ttorc a pic.ti. - Colonnelli dci Rioni. - Tabern:tri armati. - C-uro trionfale; - · Romagna. - Pcll i.:cia ri, - Car ro trionfale; - italia libera/a. - Vignaroli. - Ortolani. - Carro trionf:tlc ; - Bol1Jg1m. - Sutori. - Carro trionfale; - Reggio. - Barilari.

uet Camerale di Roma. 39 - Carro trionf,llc ; - Parma. - Albergatori. - Carro trionfale; - Piawqrr. - Vasclbri. - Carro del Po e del Tevere. - Caholari. - Carro di Genov11 c di S11vmm. - Pastori. - Ca rro di !:\(ilmlo. - Barbitonsori. • - Carro di S. Ambrogio. - Carpcntari. - C:~rro con Obclisco a Giulio IL - Vaccinari . - Carro d'Apollo. - Ferrai. - Carro d'Aron. - Gtvallari. - Carro dell' IdrJ vinta da un Angiolo. - Macellari. - Carro del Concilio bterancnsc. - Soldati dc' Mercatanti. - Carro trionfale della Lega. - Giocatori dei tredici Rioni, otto per ciascuno. - Scrvitori del Popolo romano e dcl Senatore. - I due Manescalchi forestieri. - C:1. pitano di Gius tizia .

40 Almrwdro 111, Giulio II e Ltoue X - .Sindici del Popolo, Francesco L:mrenti c Giambat ista Bd lini. - Due Giocatori con as ta ed ancll ::a. - Il Gonfaloniere Cesarini col grande stendardo in mezzo ai Cancellieri Pietro "btuzzi e Mario Mcl\ini. - Il Senatore in mezzo a due Conservatori. Jleuerdi - Pranzo dei Capo:-ioni ai loro Conestabili. - Corsa degli asini in Campo di Fiore. Saba to - Caccia dci tori in Campidoglio. D omenica - Festa di Testaccio - Caccia di tori e di. porci - Corsa di barberi, vinta da Giovanni Sassatell i - Corsa di giannetti, vinta da i\ 'Arch·cscovo di Nicosia - Corsa delle cavalle, \·inta dal Cardinal di Mantova. Lrmtrfj - Corsa dc' vecchi c cacce di tori. Marftdi - Corsa di bufale. - Gozzoviglia generale - GrJn consumo di \'Ìno Halzesc, Greco, Vcrnaccia c Còrso. A1erroltdi delle Ceneri - Passeggiata a Santa Sabina - una ba ldoria sacro-prof:ma che pil1 tardi fu imitata a Parigi nella famosa desetule de la Courlille. r~r l' intell igenza completa del poemetto, che fu stampato soltanto nel 1st 4, e finisce con un saluto al nuovo Papa Leone, prcvio un bmcnto per la morte di Giut:o II, rimando chi ne abbia bisogno ai cap. 2, 3• 4, 5 c 6, vol. So, dçlla Storia di Roma

ud Carnevale di Romn 41 md M dio Evo dell 'illustre Gregorovius, e reco scnz':dtro il testo genuin:tmente trascritto: Magnifica et sumptuosa Festa fa cta dalli S. R. per cl Carneva le M. D. Xm. Kov3mente composta pt'r lo. b. dc Pennis (Strmmll dr/ Papts) (SI~"'"'" Dt Pt~t.,il) (}gigli e spallc) (}lioriinunnso) o s.J'<r d ubl~r o ;:: S~tJ'<r d 1Mbltr ;:: Maestro Giov:mni Iacopo Pcnni Mcd. Fiorentino al suo Carissimo Amiche Piero di Franccscho Bini Mercat:tnte S. Humanissi mo Piero. Lo ::a nno p:tssato M. D. XIII :tnno ultimo di Julio II Po. Mas. Li Homani, come per usanza hanno, celebrarono per Carnevale un:t bella, et honorata festa, chome sai; la quale amme fu di tanta s.:~t i sfa tione, che io proposi in oct:tva rima fame storia, et dare al futuro scculo memoria di qu~ll:t. Et in tale proposito stando h ochasionc, che sai , mc occupo et la mano, et lo ingcgnio. Successe dipoi la morte del Pomifice, et la creatione di Leon X Pon. Max. et la sua solenne Coronationc, la qunle anchora tanto mi piacque, che io fui forzato pigli:ne la penn:l1 et cosi impresa ne feci la Cronica, la quale impressa in publico, a chi ne volse pigliare, la. dispensai. Questi trattenimenti mi fcciono la presente Storia tener addietro. Ora pcrchè el presente

42 .Alessandro P' I , Giulio Il e Ltone X Carnovo~ lc minac.: ia a molta più favorita Fcst:1, che lo anno passato, et acciochè se ne possa f:~rc para· gonc, la ho compost:t, et in verso rimmo messa, acciò publi c:1mt:nte dalli boni ingegni sia gust:~ta. Et pcrchè, chome al giovine virtuoso et costumato, atte la dir izzo, acciochè qucll:t per lo tuo cognosciuto ingegno acrescha et di laude, et di honore. Stia (sic) sano; et m:mticnmi nella grazia tu:l , chome insino al presente mi hai mantenuto. Sarrebbc .:: rido c secco dc Elicona El sacrosanto fonte caballino, Se talor quando :1 1la mente risuon:1 L:!. Musa :~ffiata dal c:t lor di\•ino, Non si isvegliassc b. Lira Alceona Per attaccarsi :tl dolce Apollo al crino Delle cose pretcrite la gloria Del re di in l:t non ne farà memoria. Però prosumptuoso la mia penna Faccio vergare con lo atramcnto il foglio, D..tpoich' cl Carnovale veggo mi accenna A' Ludi antichi già del Campidoglio, Bcnchè qui il senso e la r:1gion contcnn:1, Che l' uno mi dice dell'altro io non voglio, Perchè i romani hanno sublimi ingegni Al descriver di me assai più degni. Sicchè alquanto al descrivere mi perito, Ma ca nterò con rima poco valida,

t1~l Otrnet•ale di Roma 4) Anco se: alcuno nel tempo prcterito Non a'•essc descritto, c ora con calida Voluntà acquistar volesse merito, Vuo\ che la Musa mia rimanga squa lida, E quello acquisti ulivo, c il plettro di auro, E la corona del vircntc Lauro. Clio, che già mi ha f:tvorito tanto, In questa il tub favor tutto si impetra, 1\cdò diletti a ciascheduno il canto, E fa, che Apollo ben tocchi la cetra, Che certo con lo :~j uta suo mi vanto Non f:tr già questa storia all'altre tetra, Anzi forse di fama fia immortale, Bcnchè l.:t. festa sia del Carnovale. Nel tredici dapoi mille c cinquecento, Nell'ultimo anno di Julio secondo, Essendo cl Furor Gallico gi:\ spento, La Cisma della Chies:t gi ta al fondo, Poncvasi requie al timore al tormento, Mostr:wasi ciascun lieto e giocondo; Onde per ques:o in Roma si significa Per Carnovale una Festa m:tgnifica. In ques to tempo el romano Senatore Era uno illust re Cavaliere c Conte, ~on so, se degni già di tanto honore, Port:t sua f:tma scritt1 in su la fronte . Partenopcjo di p:ltria cr:1. Doctorc, Nomi n:tto dall' uno l'altro Orizontc,

4 ~ ..Alessan.lro VI, Giulio 11 c Le-:~ne X Julio Scorciati (t ) , che per arme su:t pone Sopra una spada la Pelle d' uqo Leone. Jeronimo Venzon, Stefan Carbone, E Ma rio P:trticappa, buoni Patrizi, Eran Conservatori, degne persone, Di bont;\ pieni, e privati di vizi; Questi nnndorno a' lor Caporioni, Acciocchè e Cicli e Acque fossc r pro_piz i, A di r la voglia del Sancto Pastore, Che preparassin far Pesta maggiore. La C:t mera apostolica ordinav:t Palii e T riomphi con degni ornamenti; E cosi ' l tempo lieto si aspctt:tva; Ognun cerca assettare i suoi strument i; Chi le caccie de' Tori preparava, Par, che ogni uomo alquanto si risenti, Chi assetta spade, bncioni, chi corazr.e, Per provarsi con Tori su per le Piazze. ( 1) Giulio d~' s,oniati de!l • Castdl u~.:i~ nella dio,esi di C.1f"'>~io, m~ Nob il e dd Sc~gio di Montagna di Napoli, ' he era stato Senatore anche nel 1499· Il Cresdmbcni, n , prima lo .:hiama Giulio de llhnuti , e poi Giulio Sonino, formandone due diversi sogf;eui. In ques t i due modi lo ,hiamail Verdeuini, 101-IOl,soggiugnendo: <> fur<>n<> , / .,~ !HNntorr", '""'UO <G!l d;,,,.,anrml~ dt/1 ;. Onde giusta• mente vien ripreso dal Vitale, il quale, J. U. 488 e 494 , ne di $.:o:he notilie.

1:el Carueuale di Roma 45 Del mese di Gennaro a trenta g iorni La Fes:a incomindò, c inostrò Apollo l raggi suoi si fulgenti e adorni, Cho.: 'l T iber per veder scoperse il collo, E pargli quasi il suo tempo ritorn i. Vede fior ire in lui qunlche r:-tmpollo, Sentia in ogni Strada, et omni Foro In caccia il bicornuto br:l\"0 Toro. In Campidoglio t re Tori si :1mmazza, E in Piazza Judca uno fu terribi le, Ch'e ra uscito d'una: fiera r:1zza, Però che fece il di cosa incredibile, Che uomo non trovò in su quella Piazza, Che di assaltarlo gli fussc possibile, Sicch~ ne usd incolume la bestia, Ma in lh nch i s:uà poi la sua molestia . Corsesi poi cl Palio dc J udci ; Fu di panno rosato Bolognese; Questi pa ssorno con loro t rofd, Adorni bene pur :11le lor spese, E furno tanti, che dir non s:tprci, Armati tutt i, chi spade c p:t l vcsc, Chi corsalett i, ronchi, spiedi e !ance, Che non pareva no uomin i da ciance. Haveno i corridor vestit i bianchi, Cucito attorno Ulivo con Orpello Ch'erano di lunghezza insino :l i fia nchi; Ciascuno in capo llll bizzarro ca ppello,

4S Alcssaudro VI. Giulio Il e Ltoll!' X Esser pareva a !or gagliard i c franchi, Che ne li porti tutti Farf:trcllo; Con un Ulivo grande badiale Andorno tutti al Pal:tzzo Papa !.:. Alla cloaca di Santa Lu :il Fu dato il campo c tir:tta la cord:1; Qu:mdo fu il tempo, dcll.1 tuba uscia El suon, che par che ci:tschcduno :tssorda: Non bisognò nè sapon, nè lici:t, A fargli correr con la voglia ingorda; E chi prima, c chi poi, el piede scosse, Tanto che non fu il di buone le mosse. Cruciossi Salomon, Jacobc, Isachc, Elia, Moisè, ed Alfagorc. E Aron, che sudate avea le l:tchc, S,tbbatuccio c la Bocca di Nasorc. Le forze di Vita! non er:m ~ trachc Perchè fu il primo, e l' ahro di ricorc Cogli altri ir:sicmc, c prima :mcor fu il giorno, E cosi il Palio i Judd guaJagnorno. i:: di verde D.1masco; c ' l di sovrano Si corsano i zittelli il Pallio loro; Ebbon le mosse al Castello Adriano Che fu per certo un Corso assai decoro, E guadagnollo un Putto Italiano Ch'ebbe dal correr suo degno ristoro, Ch'era ragazzo di Ser Paolo Biondo, Giovin gentil ch'un altro tal no è al mondo.

11rl Camevale di 7{oma .J7 El primo di del mese di Febraro Si corson tutti c giov.:mi gagliardi, Che fu ron pill assai, ch'un ccntinaro; Destri saltavan, come Lcop:~rdi, Nl! fu le mosse de' Judci divaro, Ma non furno nel correr tanto tardi, f ur ben le mosse, secondo ch'io stimo, E che si dette il palio a chi fu primo. Nè pare onesto, oblivione si dht Del Toro che scampò, che tornò in caccia In questo di nell a Florida via (1), E molta gente il combatte, c minaccia; Quivi purg.:lta fu sua gagliardia Da Giovin fieri, che scgui ron sua traccia; Ferito intro d'un piè cl Toro ruggc, El Popol con le spade lo distrugge. Atta! che per il suo mesto mugire Jove, che la sua forma h:we già presa, Qu:mdo gli usò Europa rapire, Par si dolesse di questa contesa, Fece Junone turbare e discoprire Acheloo ricorJandogli l' o~esa, Che li fece del corno el forte Alcide, 'f;l l:hè di piova r altro di conquidc. Di Febraro era cl suo secondo giorno; La piogghl guastò cl corso a' Vecchierelli. (1) Così thiam~vasi a!\ou S1rala Giulia. (N. d. C.)

48 Alessalldro VI , Giulio JJ e Le:.me X Vcncre c gli altri Dci furon d' in:orno A Jovc, c tutti supplic:1.ron quelli , Che l' alt ro dl, ch'era el suo di adorno, Dovesse f;~ rc lieti i roman belli : Jove alla prccc gli Dei fè content i, E Junon fè spazzar l'aria da'venti. Senza una nube Febo Dafne mira, P:1 rgli veder tuttavia in alloro, Vulcano la rete alla sua stanza aggira, Per Marte svcrgognar nel Concistoro, Acheloo spesse volte sospi ra , Che gli par tuttavia tornare in Toro, Sentesi Tam.burini, trombctte e zu foli, Che li uom~n i minacciar chi Tori, chi Bufoli. Armassi in Roma il Dio molt i pedoni , Chi trO\'a usb:-rgo, corazza c chi fa lde, Chi cimicr, braccialcu i c chi pennoni, Fassi livrea ogni uom per aver la udc, Chi monta sopra bardati ronzoni; Era le voglie a ciasc un di pari calde, Ogni casa che abbia arte un uomo :umato Al Campidoglio si manda onorato. Dapoichè fu ciaschedun ragunato Al Campidoglio con magnificenza, Com'era di ciascun per ordin dato, P!.!r fare al !or palazzo rcvercnz:1, Public:uncntc si (a comandato Che non se uscissi della ubidiem:a;

uel Caruevale di Romn. 49 Cosi ciascun per orJin si :tssetune Per gi r con festa a Pi azza di N:wonc. E non si vide mai in rea ! giostra T ante livree, divise c t.ll ricchezza, Come il popol rom:tn quel giorno mostr.1, Nè meglio messe quelle in ::dornezza. Forse non m li più vi:;se alh et:\ nostra A Ronu fcst:l di ta l gentilezza , Tal che mi duo! che ' l mio ingegno si pri\·a Di lorza a f:Ir, che appunto io la descriva. Passorno prima i F:~mi del Bargello, Cio~ dd fran.:o e genti l Sebastiano; E sappi ci Jso;heJun che questo è quella Gloria cd onor del pop::l l velletr.mo. P:tssato che ru t .JttO il suo drappello, &--gui rno i fanti poi di m:mo in mano Di quel che mcrta da ciascuno onore, Lorenzo Flisco, (1) al\or gO\•erna torc. Seguirono i padron dopo a !or gente, Cia sc uno cn buon corsier par che cavalchi, E dappoi questi venne immantinente Del popolo roman d ue maniscalchi, Piero Anton io Paparoni, giovin possente, Sotto un cor:. ier che par che gli altri inc2I.::hi, (1) LortnlO Fies.:hi geno1·uc, Vc"OI"o As.:olano. - Er~ s tuo Go\"ernuore ~n.:he nel ISOi· - Fn &u rrogato in questo stesso anno 1)1) d~ BcrnuJo lk Rossi, pum igi~IH>, Ves.:ovo ,li Belluno.

so .Alessandro VI, Giulio l/ ~ ~ Ltoue X Arm:Ho tutto mostrava gr.m possa E la livrea sua fu bianca e rossa. Otto Staffieri :wca sotto sua lista Cosl il Compagno suo, che gli era acc:tnto, Che era ècgli 1mpcriati Giambattista, Che non li pare un ragazin dac:mto, Sla de' primi Baroni pare alla vista Con sua b::lla livrea, che merta vanto, Azzurra, c bianc:t si most rav.t, c gialla, Che f.;cev:t abbagliare a riguardal\a. Et dappoi questi poi di tmno in m:mo In :trme bianche segui\'ano i F:tnti Del Gobbo degno allor buon Capitano Del CampiJcglio; et cr:m ne' scmbimti Uomini da fare star gli altri lontano; Tanto er:m ben armati tutti quant i Con le !or arme che p:trcan d'argento, Che ben può stare il !or Patron contento. )\C dappoi questi si fece dimoro; Certi r:tg:t zz i ''cnnon su corsieri Bardati tutti chi d' ac.:iaio, chi d'oro, E !:mcc e sodi c ftllgcnti cimieri , Che pare fu ssi n del marzi:tl coro, Arditi in su cav:1\li qual uomini fieri. Questi eran P.tggi dc' Conscn·atori, Che a vcdergli ognun par, che innamori. Dappai i ragazzi dc' Caporioni, De' Cancellier, dc' M:tniscalchi ancora;

11el C•m~t:va le di 7{oma S 1 E dappoi questi, con negri pennoni Certi altri che a vcdcrli m' addo!ora, Negre le barde e negri i !or ronzoni, E negra la livrea che li dccor.1, Di ra so e di velluto drappi fini; Questi era n di Giangbrgio Ces.:~rini, ( 1) Che mostra :mcor qu:mto il frate! li dole: Che certo era da m.:~i dimentica rlo, Essendo fama, onor della sua prole Ad un che merta per sempre honorarlo, Non vo' multiplic:1 r troppe paro le, Ch'io non potrei mlendo poi !asciarlo; Srguì d.1 poi costar con grande onore Haga1.1.i di quel ch'era Scm.tore. Et J apoi questi de' Caporioni E de Stcfan Carbon Conservatore Scguiron li Staffier tutti in gi ubboni , Varie divise, che non mi d:'1 ' l core Al descriver !or tutte gucmigioni, E cinti d' oro tirato di gran valore J3onctti con ricami, frappe, c nastri, i\lostravan esser delle gale mastri. !~·t o lti Stallicri poi dc' dua romani Manisca lchi, che appiè vann') in la f~.:sta, (1 ) Gio\·anai Giorgio Ccurini, Gonf-tlOtlkrc del porolo rom:mo, .:ome gi:l. suo p.1drc Gabriele . - 11 fmtcllo morto, del qudc s i p~rb, d~\'' c~scre il celebre CarJinJ\ Giuliano che mori ne! zs 10.

52 .Ah•ssaudro Vi, Giulio II e Leoue X Che er:m duo Gio\•in d'ingegno sowani, Come per tutto par, si manif<!s ta; L'uno cr:; Pietro Paul Castclbni, Che a virti.t g::nti lczza in sè contesta, E 'l sao Comp:~gno si In P ,;ul Muto, Di forza c ingegno, di s:~pcn.' acuto. Dappoi i Caporioni per orJ inanza A due a due : in mezzo era a due primi Stcfan Conservator per buona usanza A piè: c pcrchè paia gli altri stimi , Dirò i nomi loro per ricordanza, Acciò la s:ori,1 mia si si sublimi; T redic i Ctpi allcr Rion licn conti, Pri ma pcl primo lo Rion ck' Monti, Pietro Aciacaccl::ta, uomo saggio, Di Tr~·jo, Francesco Cenci a non mentire Della Colonna un uom senza paraggio Domenico Simeoni s:~ggio c gentile; Di 1\mte un Gio\·in di nobil lignaggio Bencdt:tto dc' Maestr i a non fallire, Frances..::o Mar:o Se pucd, o Sapicci, Di Campo Marzo Jo.:ronimo dc' Ricci. Damiano de' Marani par che si appelli Quel delh1 Regola ; c di Eustachio è detto Prospero Staglia; poi la Pigna tra quelli Pau! de' Martclluzzi, uomo perfetto, Di Campiticllo Bcrn:~rdin Sicorclli , Di Sant'Angiolo un Giovin fu rcct:tto

md CnrttM.!ale di Ro·ua S3 Ciriaco !IL:ttei di genti l core, Giovin suggctto al faretrato Amore. Di Ripa poi il suo Caporione, :\icco':t degli Arlotti si chi:1m:nra, E di Traste\'eri un altro campione, E\·:J. ngelista T ord si appc!lava. (1) Ci:tscuno :tvcva in mano un sno bastone Com' crau C:~porioni si dimostrav:t, Vestiti di velluti e drappi onesti, Qual richiede l' uffitio, che :J.ven quest i. Et dapoi tutti i Caporioni nomati Cominciorno a passare i Colonnelli , Dciii Rioni tutti buoni soldati, Che non potrei appunto dire di quelli, ( 1) Il Pe11ni nomi11a 1; C~pi Ri ot~e 11" 11on 1 j Rioni; omen~ P~. rione, e p~rc che di questo fosse Ct po lo S~Jpa:.:i o S:Jpi:~i. IO~.:o !~ lista Jeg!i ~hri: Ao;in oe!u~ Pietro p !omiJ. Ccn: i Frn:es:o (Tre•·iJ. Simconi Domenico (Col onna), ~bestri (De) l!cnedcno (Ponte). S.:apu"i o Scapk:i l'ran:es:o ìl: ario. Ri~d (Oc ) Gerot~imo (C~mpo ~l ~n i o) . Mulln i (De) D~mi.lno (Regob) . Staglia Prospe ro (S. l'usu.:hio) . l.hnc:ltlni l'aolo {l'ignaJ. S.:iorc\li Bcr~rJino (Campitc\lij. Mattci CirilCO (S. Aogclo;. Arloni ::\i:eob. (Ripa). T or:i Ennqdiu:~ (Tustc\"cre).

s .~ .. .Alt.ssr.mlro V! , Gi11lio Il e Leone.);·. Com'eran degnamente questi amut i, Con corsaletti reluccnti c belli, P,migian, ronche, spidi , ai:l bardc, Cose che mJi pil1 viddi si gagliarde. Et eran tre 13:md iere per colonnel lo, Tal che fJ.C f:'v an di bra quattro schiere, N.:: m li si vidde un ardin tanto b~ l\ o, Bcnchè l' ultime fur quattro B.111dicrc; Or chi udisse laud:lr questo, or quello, So, che ne piglierebbe: gran piacere; E poi che quest i si furon p.1ss:ni, Passaron tutti i Tabernari armati. Et dopo a loro un Carro trionfale, Dove una Que rcia si vede eminente, Lcgatavi un :~. Donn:t al nat :J. r.llc. Sotto le spoglie ave di molta gente, Nè pare, che 'l suo dolor si trov i, c q n:~ le T urbj questa al principio altrui la mente Ogni uomo diceva, questa che si lagna Esser priva di spoglie, è la Romagna. Dapoi il Carro si bello, c jocundo Armati tutti vcnnon Pi ll icciari, E dapoi a quell i cl bel c:~rro secondo, Dove si vede in mezzo di due r.- lari Italia posta, come Mappamondo Suoi monti , sue citt:ì, Paesi var i S;rittov i sopra, Jrali,l libera ta, Nella cmincnt ia una P:ll ma piantata .

tu l Camevale di Roma S5 Passato il Carro a quel vinne vicino l Vignaroli ognun con l' armadura, E dopo questo il bel ~· fonte Apennino Jn sur un C:trro: e p:trc per frcdura Di diaccia c nc,·c il suo canuto crine Con una test:t, che d:1va paura, Gli occhi ave larghi, b. barba alle mascella, Il C:1po Monte ripicn di Castella. Armati gli Ortolani, come bisogn:1, P:tssorno dappoi questi: c poi si scuopre Una Donna Jcg:H:t, c con vergogna Par, che si doglia de suo infedele opre. Avc\'a a piè 1::: Cin:\ di lJo!og11a, E in nel Carro un ,·crso se gli scopre Con lctter d'oro grande messe :1\':mt i, Che clicca solo, Ctmsa mali l11111i. Per seguitar dipoi tale escrcitio Vcn nono arma ti poi tutti i Sutori, E dapoi loro un pukro sacrifitio, Dove era un Sacerdote, c dua Pastori Sopra d'un C:1rro con l' altare propiiio E que' bifolci ammazzavano due T or i E la Città, che di onor piena vcggio, Posta era li per 1a Città di 'l{pggio. Nè i Barilar i di questa Storia escludo, Che vennon tutti arm:~ti dappoi questi, E p'li un Carro al cominciato Ludo Sopra una Donna con :1tti modest i,

s6 •. Ali'JSlllldro VI, Giulio 11 e LtVIIt x La qual scriveva sopra d'uno scudo, Julio stCo11d1J : nè movca suoi gesti, E della sua Città il Carro si arma, Scrittovi solo, Aurt a Parma. Armati dapoi a quelli gli A' bergatori, Poi venn e un Carro con arte divin:t, Dove li pare, che una Città si honori, Pcrchè si vede in sedia una regina, Un'altra gino::chioni par che l'adori, Donandogli una Terra pellegrina, Placentia dice il breve di oro soprano, Fid:t Colonia del Popul Romano. Lo octavo Carro ha i Vasellari avanti, Che era a gi:l.cere un fluvia le D::o, Che par, che certe Najde abbi .\ avanti, Transfiguratc al suo Lito ripco Jn certi albusti viridi, c micanti, Ciascuno un volto ave di Semideo; Davant i al Carro si vedeva scritto Sol Padus Tiber per :tntico editto. Dappoi i Calzolari armat i tutti, Un Carro dricto a l<Jr di poi andava, j emuJ. sopra .:o' belli occhi asciutti, Che Savoua sua Diva incoronava, Questa par ponga fine a pianto e lutti, A t:tl che trioufante il Carro and:~.v:t . Dopo questo i Pistori fumo passati, E tutti nobilmente erano ann:tti.

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