Ricciotti Garibaldi - La camicia rossa nella guerra greco-turca, 1897

214 I...A CAlfiC'JA ROSSA Ettore è partito da ll<'fb"lHno l'H (raprilc del "97. lo ~rn. ~ìÌ• n C.mdia ùa un mehe. lo non ~aj>eVO che ntwhe Ettore fosse in Urecin. Lo trovni alla po~ta. d'Atene il 12 di quel m<'~(' i t'gli era appena tornato ùnJI'Epiro, io vcnivn allora, nUora da Creta. fu m10. combinazione! Pensa tu che mom{'nto! 'l'rovammo lettere d<' Ila mamma. Una eri\ luttn. per lui, per Ertore. l JO si ~•·on~i ur.lva a. tor~ nane. Almeno lui fosRc tornolo n cn~n; vi avrebbe trovato tnuto nll'l'tto, tanto, tonto! E mio f ratello pio n~('. Jlicordo, avrebbe voluto pat'l'r<.• forl€', non avrebbe voluto far~i scorgere, mn. ('Omo h• Jngrime gli sgorgavano dogli oc•· h i azzurri! 'l'(·nt.a\"a sorridere a. me tra il pianto; com'era. impor-cinto e g-otJ'o! ma com'era. bello! t.--om'era grande! E ha. voluto portire <li nuovo ron " t.•rcu. Ho insibtito perd1è re.!-.tasse alm('DO in .A terw ron me per qualche gior no. lu ero lucero. lacero,(' in Atene \'Oieva riformi u n poeo! Almeno i <'alzoni! .\ lm('no Il• scarpe! .No~higuori! avrei trovato ogni co~a. al campo, da Bal'ibnldi. Et ton• \·oh•va andare in r e~!'ag-lia subito, ('O) suo battaglione. Ed io l' ho !:!Cguìto p('rchè ~npevo che ••rebbc partito solo. And3mmo in T rsE-aglio, ma egli non è piit tornato. (~nello. ~:;era del l~ maggio, 8ul 1'rtis, mentre snlpn.vorno dnl Pirco per Santa Mn.rinn, ('gH mi venne narrando com'era. venuto ,·in. do. casa. Tante piccolo astuzie! l't.•r me lo. COlSO. ern. pB.S.'nta. più liscia, per<'h(• nl finir di febbrnio - lascio i )[i] ono il ~B - non si parlava ancora. della J.,ruerra frn Or<'Cilt e Turchia che come eli una probabilità. lontana, e in famiglia non loiOSp<'ttavnno ehC' io sarei andato vctlontario; ma per Lui e·lw•, disputando in famiglia elopo la mia parten1.a, ~·e-rn uncht• c-tuniche volta. !-COperto. era ru1'altm co~. )..;\ nmmma trepidava. c gli fn('(•\'U prorm·ttere che uon t~arebbe partito mai. Il ha.bbo non diceva nulJa; for:st' in nuu ~uo non sapeva disapprovare ciò che arwh'l•gli M'O\'O. fatto nella. giovinrzzn lontnuo.. 'l'nntc piccolo ru;tuzie! E alla mamma. dove,~u. promettere che non ~nrebbn pn.rtit•), mentre p<'n:;twa o preparava il contro.rio. In questo contmsto (_l'n tl't.>tti e d'en tus iasmi <pto. nlo non ha egli sofferto? Me lo diceva sul Tctis. ]_)arti fa(•(•ru lo C l'Celere che !-nn•bfx.. rimasto assente da cnjo;a dumnte due o tre giorni, dovt.•ndo tmttare per la. Ditta eommcrdnle, della quale era. agente, degli atl'ari in Vnltclli nn. Halutaudo il babbo e la. mamma, che in quel momento non ebbero nr~sun rlnhbin ~u ll e intenzioni sue, il pianto lo ~trozuwa alla gola e a\·rcbb(' ,·oluto !'t'I'O!'('Ìare impe· tuo~n, e il mio pon~ro Ettore avr(•bbe voluto dirla tutta, tutta la vrrità.! Era una. ('l\U~ grande! Perchl•, p<'rc:hi• lnrebbe dovuto nascond<'rln? E nvr{'bbe voluto, •wllo !:i<'hinnto dell'abbandono. poter dare parole di cont'urto n i d1w \'t'echi ... :Mn. ébbo paura, del grande f'goismo mntf:'rno. Scappò via. E mi parln,\'a della profouc.ln, della immen!:'n. tristczt.a p•·ovata quando si trovò HOio nt'Jlo bl~on'lpa.rtimonto del treno rho lo )X)I'Ìl\\'1\ n Venezia.. Era d i nott{'. Il trf'no cOITCVt\ in muzzo allo campn~ne vnot<•. Lo martellava il pensiero th•gli ntT<-tti ubbundonati, l!ua.-.i come un rimor::;o. Qui 8h. la grnndC'zza del ~uo ~n~·ritìl'io. O,:tgl frugando ron t rc•pidnzione doloro!'.n fra l<' C'o:-:e <·nr<•. fra l t> memorie !'-àlltC che <';.;li mi ha Jaseiatc, ho trovato questa. lettera. cl1C' eglì !'Crb~t.) da .Atene. Sulla bu~ta l'indiriuo è vergoto in ro-,.so. pare scrit to ('o) t,;.a ngnf'.

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