Ricciotti Garibaldi - La camicia rossa nella guerra greco-turca, 1897

lH LA CAMICIA HOSSA dante il batta~lione, maggiore Mnrtinotti. Yeuuc n (la rei rordine : ·' badate, m - .• 9rr:::i, .. disse. ' ' che a roi in questa ,wtte tfwfo pericolosa c capace <li sorJJrese è ~~affidata la srrlute della coloww c 8pf'lta l'adempimento di un dot·erc il]Jiù delicato ' ' ed onorifico. ,. Quella notte, ricordo, che io fui addetto nel po3to pii\ pericoloso, che er a tenuto dal plotone comandato d3.ll'egregio sottotcncnte ·Baron i. ~oi occupavamo il centro di quei monti. Quando raggiuugemmo il po::,to assegnatoci, ai nostri occhi appnn·(' tutto un can1.po turco, che era alla d istanza d i un 'ora appena da noi. Quanti lumi! Quante 1antCl'llC! E:avi addi rittura. un brulichio di rrnrch i, e tutta la pianut·n. che n\·('vamo di l:iQtto. potcvas i di re coperta dal nemico. l suoi a.varnpo:-.ti erano a qualche quarto d'ora da. noi ed a \·e,·ano giit prc::;o i monti. Sembraxa ci venh;scro incontro, perchè d i notte le lanterne fanno un effetto cut·io:-:.o, ed c-..;ercita.no una. grande illu~ione. Appe.:;e, romC" esse sono, n fucili o a. pali . pel facile mo,·imento. e pel naturale O:)Cillare della fiamma, sembm non stiano mai ferme in un punto. Il n1.io plotone formò subito ..;n quel monte i piccoli posti. Alla di$tanza di 15 passi vi erano due sentinelle. Quando il tenente '"enne a darci la con::,egna. di allarme (che em pre.sso n pO<'O co::,Ì: al primo l"tWIOl"f gridale: chi ra ltì? - se risi ri.~ponde : Zilo Italia . Zitn Gp·ecia. ril:a r;a,-ibaldi. n/lo.-a acco.#iete ge11lilmente la t"OC'e C il grido : se ti01J. t'i si ri1>1poncle così, allora ·"J"H1tate. e t·inuwete {cnn i al 1:0sh·o 1KJ8lo, anche se dot'CSte essa t,·ucirlati - siete sentitulle mork . io dissi : "1 ma è imttilt> q~teRfa conserpw, lx,·chè da un momer1to all'aUro noi Rm·emo atlac('ati. Xon t:cdete che il nemico si atnrichw? E allora perrhè la...·ciare addormt>utare i compagni, c tiOJl letlfrli sull'at.'t'iso, magari fa(·fndoli scaglionare qHi soJo·a? .. I o in fatti. e il mio compagno d i sent inell a Ta - mag-uo, un caro ed intt>lligente gio,·nne. che non diment icherò rnai, })erch è sapeva compiere il !)UO do,·ere, facendoci spesso ridere con la sua inesauribile vena umoristica. eravamo per,:;,ua~ i che in quella notte un attacco non si poteva. evitar!:.' e che. av,·enuto. per lo scar~o numero. avremmo patito un brutto gua io. B ambedue ci eravamo passata In parola confidenziale per i no~tri cari, qualora. la morte avesse cOlto uno di noi! Tamagno mi a\·evn. detto : •• morenclO, rico,·dati che, solto ·' la mia camù.•ia, trot:erai una lettera per i miei; 11 ed io a lui: 11 se rimar.,.ai inrece 11 in rita tu, compiaciti di im·im·e un bacio, a nome mio, a l!dti i miei cari, a cui " dirai rlie l'ultimo mi() zxn~Jiero è stato lJ'!r lm·o. ,, E dopo non pnrlammo p iù d i morte, e ognuno d i nui d mase, col suo fucil e, s il enz ioso. In quella notte lugubre e triste, una pioggia fi tta fitta cadeva insistentemente e, ~l.d onta de1la coperta, c i n, ·evn imputridito tutti. Aggiunge"asi la stanchezza per la lungo. marcia della g iornata, con le relative sofi:'crenzc e a:-;tinenze; rna, con tutto ciò, si ademph·a scrupolosamente il dove re; C'J. in quella notte non un solo minuto si chiuse un occhio. Il con forto, che ci toglieva il cielo con la mancanza della luna e delle stelle, eraci offer to dalla cosciPnzl. nostra, e dal pensiero della patria . che da lon tano sembmva c i applaud isse. ll campo turco, intanto, rimane,·a sempre allo stesso posto, e , a lungo andare, noi ~tessi incominciammo a capire che i nemici si sarebbero g uardati bene

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