Achille Castagnoli - I borghigiani di Faenza

Pijf I BORGHIGIANI Dl FAENZA 'IN TRE CANTI nlFERIDILE AL PUL~CIPJO DEL SECOLO XIX, DI ACDILLE CASTAGNOU BOLOGNA 1838, l'EL NODILI E COMI.', Bibuotecél Grno Bianco

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..l CHI LEGGERA. A Ila risoluzione in che venni di pubblicare questo lavoro non fui spinto da lusinga di rinomanza, chè beo scolo la lode, onde mi furono cortesi alcuni bcnemerilissimi delle lettere e della patria, non avcr potuto che intendere ad incoraggiarmi a far meglio: si mi v' indusse il desiderio di giovare quanto è da mc alla sempre cara mia Emilia. Spero non aver trattalo l'argomento con ispirilo municipale soltanto: nondimeno lodando pubblicamente un' azione generosa, cui parteciparono alcuni scesi di fresco nel sepolcro , e per avventura taluno ancora vivente, ebbi mira di scuotere e interessare una Genie avidissima di fama, a cercarla per vie rette e magnanime. Intesi inoltre significare ad Altri, come l' ardente, ma sbrigliato Corsiero, guidalo da esperta mano potrebbe recare quella utilità, che lutto di si reclama, e cui però non si procaccia ollcnerc co' soli mezzi possibili. Questa ingenua dichiarazione mi sia scudo contro l'arme degli Aristarchi, e mi valga a meritar grazia presso coloro, pc' quali la carità della patria non è "" ,wme vaoo senza soggello , o un pretesto agli eccessi più lagrimevoli. Biblioteca Gino Bianco Pt!JI

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I BORGHIGIANI 01 FAENZA CANTO PRilUO § -1. Lo slranier che, lasciata la sublime Felsina, tragge alla cillà famosa, Ov' a Francesca la bella persona Malatesta toglica, - Sei pur beata , Sciama, d' aer sereno e culti campi E forti pelli e generosi , o troppo Tuttor mal noia Emilia! - E di Faenza Sovr' ogni altra si loda. Un tempo in cima Di possanza sedeva ; inclita in arme, Inclita in pace, di sna fama il suono Ampio volo distese; ogni d'Ila li a Cillà gentile d' amislade ambiva A lei dirsi congiunta ; e qual lo sguardo Sagacemente le penétri in seno, Fia che vi scorga la verace fiamma Dcli' antico valor non morta ancora. Biblioteca Gino Bianco

8 § 2. Il turrito Lamone, ahi quasi emblema D' efferate discordie! la diparte Da immanissimo Borgo. E ognor costoro, ( Se generoso ascolto oggi non nieghi A' miei carmi, o Faenza, ) ognor costoro Ritroso a belle memorande gesta Tuili il core non s'ebbero: ma quando È scurissimo il ciel d' accavallate Nubi, mezza la notte, al guardo sfugge D'un solo astro il sorriso : eppur deh ! come Torna giocondo rinvenir di rose Siepe fiorita fra l' orride piante Di paurosa selva. A idee soavi L'alma disserra il viator, e intanto L' affanno del cammin aspro delude. § 5 Lunge al folto del Borgo un gridar d'uomo, Grave d'anni ma 'I cor scevro da cure Yivea Fernando intemerati giorni , Donno di sci campetti. A lui largito Eccelsi spirli aveva il Ciel : suo solo Yanto , delizia e sua maggior ricchezza Giannetta gli cresceva unica prole. Allor che il primo sol l' etere imbionda , Dloveal campo Fernando , e guida al pasco Biblioteca Gino Bianco

9 Poche agnclle la lìglia. Bipartilo Il nerissimo crine le carezza La spaziosa fronte, e giù pel collo Le scherza e 'n su le spalle dilicate Qual novéllo giacinto; il sopracciglio Ei pur nereggia in solli! arco , e splencle li gran cl'occhio sollesso a par d'un sole. Tumidelle le labbra ad un sorriso, Cui nulla di mortai è che s' adegui , Ha coutinuo alteggiatc; e si diffonde Per tutto il viso un dolce, un'armonia, Che rilrar non si può. Succinto e schiello È suo vestir, eh' alla gentil persona Accresce leggiadria. Del cli la luce Bee da soli tre lustri la i1111oce111e, Inconscia dcli' amor qual tenerella Vile silveslra, cui cieli' uom I' indusl~e Mano ali' olmo non anco ebbe congiunta. Dopo lddio, primo il geuitor, la greggia Indi le slava in cor; nè mai fu vista Far velo al suo seren nube di duolo: E la memoria della madre, eslinta Nel darle vila, in lei di paradiso Sensi destava, e la vedea ne' sogni Sempre dal Cielo benedirla , e al Ciclo Salir a,•ea fidanza in un col padre. 2 Biblioteca Gino Bianco

10 § ,f,. A mezzo vespro d' un bel giorno estivo, Lungo la sponda eh' al I-1mon contende Il llorgo dilagar quando precipita Giù de' monti la frana , a lenii passi , Vòlto alte spalle de' fiorenti clivi , li Franco Ugo inoltrava. E qui , che il guida? Speme di rinvenir ollraleggiadra Forosetta lo sprona, a lui veduta , Giit qualt.ro di volgeano , che lasso J\Iovendoali' ombra d'una quercia, il margo Scendea. La bella mano iva schiomando La conocchia, e soave una canzone llcnchè pur rozza modulava il labbro. Lo sguardo intenta al genfal lavoro, Tardi s' avvide che stranicr soldato In lei mirava estatico: foggia Rallo allor la fanciulla, una ncll' alma Rimembraoza gioconda a lui lasciando, E desio di bearsi altra fiata Della cara ritrosa al dolce raggio. § 5. Ugo un'assisa , del color del cielo Quando il raggio lunar tempra la notte, Stretta ai fianchi vcstia; segno d'impero L' oro gli fulgc su le quadre spalle; Biblioteca Gino Bianco

t I Un corruscante acciaro, ali' elsa aurato, Gli dipende dall'anca; il largo pclto Ju argomento di valor gli fregia Purpureo nastro, e di guerresco ardire, I\Iisloquantunque a vanità , lampeggia L'acuto sguardo. Or mentre avidamente Per li.campi ci riguarda, ecco venirne Giannella alla sua volla, in traccia mossa O' un agnellin smarrilo. A lei sul volto AmabiImente si pingeva un ansia, Un ingenuo dolor, eh' ogni più altero Spirlo conquiso avria : nè lo ravvisa L'affaccendata allo scontrarsi primo, E caldamente a lui, - Signor , vedeste Un maculato agncl vagar pel margo? Di lui m'è scemo il gregge, e 'nvan da buona Pezza il ricerco. - E I' altro, - lo no, noi vidi, I\Ia te ritrovo alfin ! - Riscossa a tanto Giannclla, il raffigura; e vergognosa, - Addio, Signor ... ricdo a intracciarlo. - Arresta, Arresta, amabil villanella. li prezzo Vuo' darti dcli' agnel, se più non chiedi, Chepiù darli poss' io, pur eh' a mc presso A quest'ombra ti seggia. li guardo avvalli , E di rossor li copri! Oh, nuovo forse Ti vien lo invito? Eh via , cortese n\eco Ti porgi. lo da quel di , che primameule Mi t' offerse fortuna, in cor scolpita Sempre portai la immagiu tua, nè pace M' è dato aver s' a' miei ,•oli non cedi. Biblioteca Gino Bianco

12 T'amo, l'amo, fanciulla. Ah! 've di ferro Non abbi 'l core, ali' amor mio rispondi. Se l'oro apprezzi, eccone a le ... Noi curi·! Bellissim' alma! Or via siedi, che temi? Oh, che vuoi dirmi? parla; apertamente Favellar, che ti toglie? - Il padre mio , Signor, m'attende •.. Ahi lassa mc! .. Ven prego, Lasciatemi partir! - Crudel, potresti Sconsolalo vedermi ? Ab! tuo candore Vieppiù m'incanta, e scorciarti non posso. Di', che in odio non m' hai ; di', che ... Nomasli li patire; ebben, guidami a lui : non teme Appalesarsi l'amor mio: dinanzi Al tuo buon genilor ripeter voglio Quanto udisti da me. S' ci non dincga Assentirmi 'l tuo amor, di', m'amerai? Rispondi, angiol celeste! - Un dello, un guardo Mover Ciannetla non polca; sì forte La pcnétran quc' dclii , e tale un brivido Delizioso, un turbamento arcano, 1 Un senso ignoto , onde 'I pensier dispiega A maggior vita il voi, si vien destando Nel vergin petto. Sognar crede, e teme Del sogno il dileguar. Più baldo allora Fatto il garzon , - Su dunque, al padre tosto M'adduci , - le ripete, e lievemente La man le stende al ritondetto braccio .... Ma ritrassi Giannetta, indi confusa S'.adclrizza alt' abituro, e impaziente 11francese la segue. In ostro il sole, Biblioteca Gino Bianco

1;; Presso a posar del suo corso , plngea Delle nuvole i lembi, e dietro il monte Lentamente ascondevasi: sorgea Sull'orizzonte opposto entro serena Veste la nollc, e alla fuggente luce Davan gli augelli il vespertin saluto. § 6. Ma tulle cose intenebrarsi ornai La fanciulla vedendo , il passo studia; Né prima aggiunse il casolar che in ciclo Luccicasser le stelle. Entra la soglia, Né del saluto usato il padre allegra, Ma tacita, affannosa , trepidante, Incerti i lumi gira. -Ahimè lo agnello! Improvvisa prorompe, e fuor d'un salto Lieve si slancia. Che pensarsi il vecchio, Nè sa che dirsi , e diretro le movc, Ma in quella Ugo si mostra. li sangue tu!lo Rimescolar sente Fernando, e a guisa Di subitano fulmine I' investe Un pcnsicr di perigli e di sciagure. §7. Ma, di lusinga io suono, il Franco a lui. - )li vuoi , buon vecchio, perdonar l'ardire Che a te mi mena? lntcnzion malvagia Mc non governa, e a te nunzio potrei Biblioteca G.no Bianco

u Di letizia venir. - Non s' assccura Però Fernando , e nondimen cortese Risponde lui, - Signor, troppo mi tarda Di seguir la mia figlia. I detti vostri Or mi vieta ascoltar paterno zelo. - Ciò disse il veglio appena, e via veloce Per la bruna campagna si dilegua. § 8. Che cor, Ugo, fu 'I tuo? che sentimento Nel!' anima ti pose il ritrovarli Di quel!' ora colà, dove le genti Opinion d'avila fè spregiata Rese ne' tuoi feroce? Oh! tu disnudi L' acciar fidalo, e la vi riude aguzzi Del ciglio intorno intorno, e cauto intendi L'orecchio: a lungo il respiro sostieni; E dc' tanti compagni , onde rosseggia Di Romagna il terreo, l' ombre al pensiero Ti s' affollan gementi, e già n' ascolli I singhiozzi di morte; il saldo core Cià tenia la paura, e'I patrio suolo Soave or forse ricalcar ti fòra. § 9. Ma colla figlia ecco reddir Fernando E la povera greggia, a cui l'agnello Non venne meno. La riduce al chiuso Biblioteca Gino Bianco

13 Cianoetta, e 'I padre in peosier mesti assorto Già non s' avvede cbc il gucrrier l'attenda: Senonché questi a lui s'accosta, e dice, - Vegliardo, i' vuo' parlarli: a ciò m'assenti Pur brevi istanti. - Ebbeo, l'altro risponde Con voce e fermo viso, il peosier vostro Sponcte; ecco, v'ascolto. - A te fu largo Di tal tesoro il Ciel , che me fclico Estimerei·, se 'I possedessi. Io parlo Della tua figlia, e parlo aperto, e breve. Gli occhi il riso la voce e tultaquanta È sua persona, d' un p·astor la figlia Non la dirian, chè d'altra cuna è degna. Splendido stato a lei convien : m'accorda Ch'io la veggia talora e le favelli Ed al mio amor la inchini, e farla mia La disposando li do fede. Apprezzo lo la virtude io qual sia stato e ammiro: Nè me talento avaro ali' armi spinse, Ma di gloria desio; ché cento e cento Campi il sol mi feconda, e dagli stenti D'affaticata e in un mal certa vita Tua famiglia trar posso e far felice. - § iO. Che risponder Fernando? A lui venia Precludendo ogni schermo , ogni pretesto Qucll' astuto parlar: ma in cor di padre Al pcriglio dc' figli, oh! come pronta , Bib11otecaGino Bianco

t6 Come sublime una eloquenza infonde Provvidente Nat~ra. Ecco mutarsi li bianco volto di Fernando in fiamma; Ecco di giovenil vita s'avviva L'occhio e lampeggia, e ornai prorompe il labhro A severa risposta .. Oh bada! il cervo , Noi vedi? è cinto da leon furenti. Frena lo sdegno inutile. Umìl prego Qual dur non rompe? E già prudente il vecchio A tal pensier si arrende, e 'nlimorito Da un torvo sguardo del francese , esclama, - A tanto offerta generosa, oh! grato Percl1èmostrarmi non poss'io? M'onora Vostra presenza, e mi conturba insieme .... Deh ! non v' adonti il mio parlar. Cresciuta Fra gli armcnli, pc' campi la mia figlia, Son bassi i modi suoi, basso il sentire, Nè merla i voti vostri. A donna solo Rozzo villan la merta .... e dal mio fianco Dilungarla non posso .... Ella sostegno A' cadenti miei dì sola mi resta, E poste ho in lei tutte speranze. - I detti Troncargli Ugo vorria, ma l'altro , - Ah! padre, Padre son io .... questi canuti crini Vi muo,·ano , Signor! Già voi non credo Empio , no mai, che del poter del Cielo Timor nullo vi prenda ; e 'I Ciel punisce Chi fa un padre infelice. I tuoi parenti, Se morte ancor non gli percosse, oh! quanto Jufclici saran , poiché tu !unge Biblioteca Gino Bianco

1'1 Ti dimori da lor. La madre tua Si stempra in pianto, e sol fonda sua speme Nella tornala dcli' amalo figlio: Se no, viva non fòra .... E me la tomba Ingoierebbe il di eh' a questo pello Fosse svello il mio sangue !... Ah! che il funesto Pensier mi tronca le parole ... il core Spezzar mi sento ... - E in lagrimc si sciolse. Ugo quel pianto sostener non vale, Ché di Fernando il favellar, l'immago Gli ridestò vivissima nell'alma Dc' gcnitor cadenti ; ed al pietoso Pensier die' loco ogni altro. - In 11acevivi Colla dolce tua figlia, a lui rispose : Più me non rivedrai. Ma tu rammenta, Pastor, che Francia generosi ha i figli. § H. Parli. Sgroppossi il cor del vecchio, c,-Figlia, Figlia, proruppe, te il Signor non volle Perduta, no. Vieni al mio sen. - Ma pregno Di pianto il ciglio ba la fanciulla, il volto Pallor le offusca, tremano le labbra, E la convulsa man sorregge a stento La povera lucerna. Un gel ricerca A Fernando le vene, ed il sorriso Gli torna amaro a ristagnar nel core. 3 Biblioteca Gino Bianco

Biblioteca Gino Bianco I !J ti f, 11 . ., ..\ I ·" ; •;;Jt1i;. HJ! :: , .1?;11, .r.n~ e:-'·!.. dlo:) -i- tl~ìHI 11 ·1 p\ ··l"' .i;;;;Jn i· i. Jf friq ';:3. i i;,· i:·t ...• j "t(·;nJj'J'! Jh ''IJ l,.tl t;i•I ;~"f hh 'tU'J t j ... ,~ntf:{t'f;.;,~! ,j• 1,./ "11.,., .r(1 , *i ,1 ,_1,. ,r;·11r :r. •:i1 1 •'f( t1!1-'1 :, ,t.JLf,.,. I rl,, .;1:Jl:l 1 1 ~1. i .1:: lj'HL h ! Oli ) I , ,,·\; ,;'i.i, !1l ,, ( I J. 1:·, " '!' H, I ., ff•'i't ,;' JJ ,,.. H{f .t. o,.;•t·, l J. r,u--y do', , 1-i'I i no;J !•1:z 11;1rg1: ;-i·,:: ff:'i,.1r. _./l.Jff j, r

t9 CANTO SECONDO -- I I O mai ritrarsi indice ai pallid' astri La foriera del Sol rosata Aurora. L'antelucano venticel s' affrella, E col mile aleggiar l'ultima nchbia Sgombra dagli occhi de' pennuti. li canlo 'I il~ •,lh Conversi tutli alla nascente luce -'I in~ Sciolgono allegd: il murmure soave Del Lamon roteante al tenue fischio Dc' salici si mesce ; ed il boato De' sonnacchiosi armenti alle diurne Gravi fatiche il buon cultor rappella. E tu, Giannella, al dolce sonno i lumi Chiudesti forse? e dall'aperto CieloTe, nell'osate vision, la madre Beò del riso clur l'alma l'allieta Moli' ore ancor, poiché l'ha desla il sole? Ahi no! L'insonne lelliciool di vepri Aspro le fu: lunga la nolte, hrnga , Mai non cedéva ali' avversario; o muta Delle stelle la danza ancor non era Biblioteca Gino Bianco

20 Per li campi del ciel , 11uandola mesta Sua camere Ila d ispellando , assurse , E a forza dall' ovil pinse la greggia. § 2. Ugo frattanto i soffici origlieri Stancar non gode: sorge mallulino, F. di YiUor move ali' albergo , e tnlla Del commilite amico in sen depone La passala avvenlnra. A lui non tace Siccome addentro, colla nolle, io core · Gli scendesse la bella, a cui dar bando Un' ingenua d'onor parola impone ... Ma gli prccide il dir l'altro; cd un riso ( Cui primamcnle ali', uom Sittaoa apprese , Quando, serpente ingaunator, seduss'e La prima incauta a nqn curar del Nnme Il divieto fatale e la, minaccia) A lai riso YiUor coinpoilc il labbro , E molleggiando il viCJYeh' a puerili Sensi dia loco ; e dal proposto suo Usa ogni arte a stornarlo. - Orsù mi noma, Incalzando prosegue, Ugo', mi noma Questa sirena. A sua magion la via Chiaro m' addlla , e più non chieggo. Assumo Di ridurla al tuo amonsu me l'incarco. O con sua pac~ r o a viva forza io braccio Condurlali saprò. - Ugo, che pensi? Di Yittor il consiglio è vile , infame! I , Biblioteca Gino Bianco

21 Oh svergognato ! Assai rubate od arse Non fur le piazze le magioni i santi Altari? e dal materno, disperato Seno svelle di forza eslerefatte Verginelle ? e di lor governo osceno, E più osceno mercato assai non anco Per voi si fece? Oh qual furor m' invade ! Udite, o Franchi, udite. A voi la morte Rugge alle spalle, ed i conquisti vostri, Contaminati da colpe colante, Vi saran tomba inonorata, inulta! Udite, udite. L'universo grido Della cruenta Europa omai ridesta L' irto figlio del Norle. Immensi ghiacci, Che spaventano il sol , tremendo il fanno , E sfidalor dclii aquila superba, Cb' a sterminato vol l'audacia ba pari , Non la possanza. Oh quanto sangue! oh quanto Perir d' illusi prodi! oh qual ruina ' Di novi troni, crelli in sui sowersi Dalla Mano immortale, a cui prepara Insolubili lacci ingiusto il fato! Incendc ollre costume i campi il raggio Canicular. L'armento e i fidi ansanii Can guard'iani, sdrajàti ali' ame11a Ombra de' gelsi ond' ha ghirlanda il fiume, Nè d'un guair, nè d' un solo muggito Bibuoteca Gino Bianco

Sturbano l' inamabile cicala, Che forse intenti al suo noioso metro L' aer le piante e gli animanti estima. Giannetta intanto pc' cocenti solchi Venia, da febbri! foco arsa, vagando. Tn che sì lìso, villane! , contempli, Da una siepe celato, il mesto viso Di lei che ado,i, e çui la immensa fiamma Disvclar che ti strugge oso non sci , Dell' insueto duo! lu la sorgente, Fanciullo , ignori , e di mortale ambascia r Cagion ti fòra discoprirne il fondo. Vito, d'un gcmin anno il terzo lustro i,<1 Tu pur poc'anzi trascorresti, e amore , ·· ; • I Già ne' ,1moilacci, misero! li stringe: 1' 1 Misero, chè quantunque volle in core Ardir li sorse rl'.. implorar mercede, O ti faJliva occasion propizia, O per troppo clesir quasi la lingua Annodar ti sentlvi a lei dinaòzi, Che nel foco de' ~guardi e nell'ingenuo Rossor del volto non leggeali il core. § 4. Chi vien , chi vien come torci protervo Ver' l' amata giovenca, a cozzar presto Contra ciascun eh' a lui difenda il passo? Vilo, spalanca il ciglio: il luo tesoro Involarti si tenta , il luo tesoro, Biblioteca Gino Bianco

25 Di che sol vivi , e cui l'aggiri intorno Il di non pur, ma tutta quanto è lunga · La nolle. Ascolta ; e guai se un dello, un cenno Pur ti sfuggisse ! o te perder potresti , O Giannella per sempre. Ascolla, e nota. Ugo s' av,,anza, e pria sci trova innanlc La sconsigliala, che di lui s' accorga. J\idir che giova le lusinghe , i preghi Dello stranier? le languide repulse, Il desio, lo smarrirsi , i tronchi accenti Della fanciulla? - Or qui dunque Lugiura Allendermi domani ali' ora istessa, O !... - Si , lo giuro, ma sul labbro vostro Dch non risuoni Ja cruda minaccia! - Ugosi parie, essa le agnclle aduna , E al non più caro suo tello ritorna. !Ila né Vito s'arresta: il cor gli freme I)' ineffabil furore, e di mal nota Ma più fera che morte gelosia. Corre a Fernando, o con lena affannala Il reo caso gli svela , e I' amor suo In brevi noie apertamente esprime; E piangendo di rabbia, aspra vcndclla Nel gonfio cor rivolge, e sacramenta. § 5. Splende I' allro mattino. Il sommo giogo Del celeste emis.peroavea raggiunto La Stella omai , quando il francese in lracei:t Bibuoteca Gino Bianco

24 Di Giannetta pe' campi ecco s'aggira. Indarno adocchia smao'ioso , irato , Ogni macchia ogni arbusto. Il grido innalza, Ma clii risponde ali' invocalo nome 'I Interrogarne un villaozuol risolse , Che su l'erba adagialo iva intagliando Un nodoso basino , ma sollo il ciglio In lui fissava le pupille ardenti , E avea in tempesta il cor. - Te', garzooello, Queste monete, e m'odi. Una fanciulla Veder mi cale cui noman Giannella: Additar la mi sai? - l\Ia qual baleno Vito assurge, e s'avventa ... - Ah traditore ! - Cacciando il ferro , e s' arretrando un pa~so Ugo rapidamente , - Ah ! traditore , Scostali, o 'I sangue tuo! ... Ben li ravviso : I segni espressi de' newici ooslr i Ti fremono sul volto. Iniqua razza Ai tiranni devota, è presso il di Ch' estirpala sarai dalle radici ! Oh! cosi 'I padre tuo del Seni,;>in riva I brandi nostri abbian trafitto , e pasto Sua salma ai corvi! ... Orsù, fuggi? o t'uccido!- Mordendosi le mao Vito ritrassi. Tale orsaccbino, s' a una damma uccisa, Cui per lo bosco il cacciator perdé, Mentre ingordo si slancia, un gran l'ione Il prevenga. Dagli occhi , dalle nari Gli ,livam1>ala rabbia , arruffa i velli, Il ugge a tuono simile, e sovra I' anche Biblioteca Gino Bianco

'la Rizzandosi , minaccia il suo nemico Investir; ma le sanne e i forli unghioni Mostra il lione alle tenzoni usalo , E invan fremendo l' orsacchio s'arretra. § 6. Ugo il brando ripone , e 'n sè raccolto Or teme che Giannetta innanzi l'ora Abbia l' agne ridotto al pecorile; Or che dal padre a non partirsi aslrella Dcli' abituro, in cor ne pianga invano ; Or che la offenda un subilo malore ; E fra tanti pensieri e sì diversi , Qual contro pino smisurato addoppia Sue forze il vento, i voli suoi delusi Egli avvisando, ornai piega la mente Di Vitlor a'consigli, e in propria forza, Al mondo in onta , in onta al Ciel medesmo , Statuisce ridurla. Eppur l'assale Un impronto ammonir di gentilezza , Che nel men guasto del suo cor s' eleva Possentemente; e, vergognando , il ciglio Rorido sente d'una stilla , e or sgrida Sua virtu poca, or sua poca ne<1uizia: E 0ulluando qual per l'oceitoo Nave sbattuta da contrari venti ; Ansio, sudante , nelle vene il sangue Sente bollir, morde le labbra, i denti Arrotando, la fronte si percolo Biblioteca Gino Bianco

':?6 Col forte pugno, e bestemmiando a Dio, Or procede, or s'arretra, alfin si spicca, E alla magion della negata donna Velocissimamente si conduce. § 7. Palcnle è I' uscio, cd ci lo varca. - O luce Degli occhi miei, dove se' lo? Giannetta? Niun rispondo ! Giannetta, ove li celi ? Oh rabbia! ... oh gioia! li riveggo alfinc. Perchè , pcrchò mi I' ascondcvi , o cruda ? - Ah partile! ... dch si ... se la mia 1,ace Punto ,•i cale. Il padre mio... partile , Più vedervi non debbo... All son perduta! - Perduta? Or dunque in mc, cara, si poco Confidi tu, che da qualsia pcriglio Stimi, io non valga dclivrarli? O nata A destino miglior, vien mcco ... In salvo D'ogni sventura al fianco mio, lei giuro, Sempre sarai. li tempo slringc : amore Forza li doni da lasciar chi vieta Al tuo tenero core amar a fede Chi di le solo vive. Ah! rocco lieti Condurresti tuoi dì. lliccbczze, onori, Feste, convili io ti prometto, o cara, E su l'anima mia eterno impero. Vieni, vieni, fa'cor.-Dcb! per pieladc, Giannetta instava, per pietà fuggile Questa infelice. lo l'adoralo 1>adre Biblioteca Gino 81E:nco

2'7 Abbandonar per sempre? Ab, mai non fia ! - Cbè dici abbandonar? diman mia sposa Fatta sarai , nè (allor che danno alcuno Sovrastar non ti possa) i' vuo' negarti Del tuo padre la vista. Ei sol paventa , Cedendo ali' amor mio , che i nostri cori Non si scontrando, nn avvenir ti attenda Men lieto eh' ei desia. Ma i nostri cori Per amarsi son nati ; e quando ei cerio Fallo sarà, che I' un l'altro felice Rendiam, bealo ei si terrà. Che temi Dunque, che pensi ancor? Deh cedi, o troppo Adorata fanciulla ! Un sacerdote Benedicendo al nostro nodo , Iddio Su noi dal cielo arriderà. Felice Tu mi farai di molla e cara prole Che li somigli , ed in più vivo amore Ognor più sempre l'alme nostre accenda. Andiam. - Deb no! ... morir mi sento. O Dio Qual prova è questa mai! - Giannetta , amore Già mi fa ecco. Vieni , o 'I padre tuo Qui risoluto attendo , e s' egli audace D'opporsi!!! ... - Gela al fiammeggiar feroce Di quegli sguardi la fanciulla. In viso Ugo la fissa, e del costei spavento Paventando, - Giannetta, odi, ripiglia. Qui trattenermi or più non voglio. In mente Ben avvertir tu devi i sensi miei : E in questa noIle , alior che tutto è mulo, Qua tornerò. Tre volte un fischio udrai , Biblioteca Gino Bianco

28 E un batter palma a palma: tu dischiudi La tua feneslra allor : liberamente, O vita o morte mi darai , s1>iegando Ciò che 'I Ciel t' inspirò. Tanto prometti ? - Si, ma troncale ogni dimora! - li giuri?- Oh Dio! s'appressa il padre ... ove mi celo? ... }'uggite, per pietà !... - Giura! - Si , giuro, Ma fuggite !- Or son pago. Addio, mia vita. - § 8. Vito occorre a Fernando. A lui l' inchiesta Narra dello slranicr, indi l'ingresso In sua magiou ferocemente in allo D'uomo già fermo a scellerata impresa; E l'uscirne dappoi composto il volto A trepida lictezza, onde per l'ossa Al miserrimo amante nn gelo corse Come di morte. E del color di morte Si pingc il vecchio , un tremito l'assale , Proferir non può verbo , e irresoluti Abbassa i vitrei lumi. li dubbio orrendo Respinge alfin , si ricompone, atteggia Di sorriso la bocca, e al buon fanciullo Si risponde pacato. - lddio mercede Ti renda, o figlio, e ali' amor tuo soccorra. Ma or vanne , e ogni timor sgombra del pello: Troppo a me nota è la mia figlia; in core Non alberga' viltà. In mc li affida; Di le parlarle udrà mc stesso, e il padre Biblioteca Gino Bianco

29 Disobbedir non può. Tu sfuggi , o figlio, Sfuggi r1ucll'empio ad ogni costo. I crudi Del nostro sangue han scie ; abbeverarli Vorrem noi stessi? Addio. Vcrronnc io poscia Ali' abituro tuo. Ti guardi il Cielo. Tra sé pensa Fernando: or che risolvo? Interrogarla? improverarle infranto Il paterno divieto? Improverarla! E inasprirne trallando la ferita! Dissimular fia 'l meglio forse, e intanto ... Sporti a un parlo alla luce eran Fernando E Gaetano. Allor che giovinezza A cotesto la guancia ebbe fiorita Del caro onor virile, oltre produrre La vita disdegnò fra i tanti inganni E pcrigli del mondo, e risoluto Votossi al Divo, ond' è famoso Assisi. Or, venuto Fernando alla fanciulla, - Figlia , le disse, innanzi la dimane Ver' Cesena n' andremo al fralcl mio. Contezza ebbi testé eh' ci da due giorni Pende su l'orlo della tomba... avvampo Di rivederlo la f'iata estrema Anzi eh' ci passi , acciò volando al Ciclo Più al Signor m' aceomandi, e te con meco Amatissima figlia. Impallidisci? Tremi ? perché Giannella? Il padre tuo Biblioteca Gino Bianco

30 L' amoroso tuo padre io son pur sempre , Nè fia giammai che le dall' amor mio Dechinar veggia un punto. Or dunque in calma Poni tuoi spirli. Avrà la greggia in cura Vito, il buon Vito, e al rieder nostro ... -Ab! padre, Padre, il 1iiantom'affoga! ... A' piedi tuoi Vergo~'llosa... pentita ... - Alcun s' appressa! In sembianza di rea nissun vederti Debbe: sorgi, su via , sorgi e m'abbraccia. Biblioteca Gino Bianco

:St CANTO TERZO -- ' E notte scura scura. Ruinosi Sul bel suolo d' Emilia si scatenano Euro , e Noto , e Aquilone a fiera lutla. Scossi ali' alto fragor , dall' ime grotte Fremono i fiumi baldanzosi : un urlo Concordi tutli rubellante innalzano, E le sponde a sfondar concordi tutti Van le corna stancando. Il Rubicone, Quasi memore ancor del reo tragitto, Nè da rabbia minor esagitati Il Vili il Savio cd il Montone infuriano Ed il Scnio ed il Reno. I spessi lampi Di lor lume ferale alle tcnébre Addoppiano l' orror; e tuttoquanto Par ruini de' cieli il gran convesso, Ognor che al mugghio dc' tuoni ridesto Con immenso fracasso il folgor piomba. Atterrito il colono ad una santa Biblioteca Gino Bianco

52 Effigie alluma una lucerna ; e trema , Non la capanna se ne porli il vento Cogli autunnal' ricolti, e prega , e geme. § 2. E prega e geme impaurita , e un mare Di duol Giannetta ancor versa per gli occhi. Nel!' improvviso turbo una del ciclo Vede arcana minaccia; e brancolando Per la buia stanzuola, al padre in braccio Correr s'affanna, ma un torpor dc' piedi Le addorme i nervi , contra 'I suolo indarno Tenta far forza, e boccone stramazza. Ed ceco alla tapina intcncbrarsi La faniasia : per tutta la persona Gelato un fiume di sudor le scorre; Fibra non ha che tenga ferma , e il pcllo Immenso affanno le Oagella. Un lampo Di roggia luce le saetta intanto L'immoto ciglio e spalancalo , e vede. Vede aprirsi una nube, e in quella accolla, Bianco vestila una mesta figura , Sparsa le chiome e il destro dito alzando, Di minaccia in sembiante. Silenziosa Slassi alquanto quell'ombra ; e in questi accenti Rompe quindi sdegnosa : - Ingrata figlia ! Come fanciul , se paurosa larva Sull'imbrunire alla strozza lo afferri; Tal sentissi Giaonclta. Oh duro staio ! Biblioteca Gino Bianco

nlai , ruor che in atto di celeste amore, Non le si pinse nel pensier la madre, E sostenerla si diversa or come?- Jngrala figlia, ingrata , le ripete La vision , cosi dunque del Ciclo Sodi al!' acquisto? e del canuto padre Cosi l'appresti a spargere di gioia Gli estremi giorni? Ebben, se 'I cor li 1iatc , L' abbandona , e t' arlìda a sconosciuto Stranier nemico di tua genie. Fuggi, Fuggi , infolice, e i dolci campi e l' agne , Già tua delizia, e la tua tanta pace Cangia in tripudi i , e vanitadi, e forse, Che forse? in mille cure in mille affanni. Va', t'abbandono! - E qui chiuse la nube Un fortissimo buffo , e negro orrendo Silenzio alfin circonda la delira, Che ruor di sè tra viva e moria preme Lunga fiata il suol. Ma poi che 'l sangue Intorno al cor ristretto a poco a poco Iliprese il corso usato, e intiepidio Le fredde membra, si riscosse ; e lenta Sui gorobili folcendosi Giannetta, Surge, e ritenta vacillante il passo. Ogni:vena ogni membro ogni fibrilla Una fiamma le cribra ; e la fencstra Spalanca , e delirar s' avvisa ancora , Quando all'incontro lo sfavilla un raggio Della notturna lampa. Ornai svanila t l'estiva tempesta, e lutlavolla Bib1•otecaGino Bianco

34 Giannetta il cor da cento affetti e cento Dilacerata è crudamente. Ahi lassa ! La vision temuta innanzi agli occhi Alto si accampa, e per chiuder di ciglio , Non che vanir, si fa più viva e acerba. In sen si fruga , e di Maria Concelta Leva l' immago, la si appressa al labbro, La ricopre di baci e di cocenti Lacrime, e di sospir dal più profondo Sprigionati del cor l' aer fa mesto. A mano a mano un divoto pensiero Di lei tutta s' indonna: al par di fronde, Quando stanca li poggi e le convalli li possente aquilon, trema la pia , Ma non più di lcrror: lcvàti al ciclo E fisi i lumi immobilmente ha in quello In pietosissim' atto , e fra le giunte Mani la madre di Gesù distrioge. § 5. Arretra, o insano , arretra! Alla rapita In estasi celeste invidioso Percbè ti mostri del felice istante Ch' a sue pene la invola? Oh! non l'accorgi '/ Alla tua voce si risente , e negro Si cala un vel sula sua fronte. - O cara Più della vita , eccomi a te. Mi balza Di somma gioia il cor, ché prevenisti Fedele il mio venir: ma la procella Biblioteca Gino Bianco

3i$ Mi trattenne per via. Ratto che nulla Degli elementi il mi permise l' ira , Con piè veloce a le vcnn' io. Felice, Ollr' ogni dir felice il cor che adora Riamalo! Ah Giannetta! ... Il sacerdote Sempre eh' io 'l voglia è pronto. A le parala Hanno gli amici splendida una festa, E d'Ugo sposa salutata andrai , Anzi d'Ugo signora. A che quel pianto? _Dch , mcl cela , amor mio , deh , non turbarmi Sì celestiale istante. Ingrata, i' muoio D'impazienza, e tu fredda cd immobile Qual duro scoglio ... - Ah! mi si spezza il core ..• Ugo... Signor ... per sempre... Addio!l!-Che parli? Vaneggi Lu?-No, non vaneggio. U,1voto Sacrosanto ... poc'anzi .•• - Oh non tenermi Con inutili fole. Eccede ornai Tua ferilil. Giannella, a me ti arrendi , O una tigre m'avrai! Non esci? oh rabbia! ... Esci tosto , o paventa! Or più fuggirmi Non puoi tu , no: strapparti ali' amor mio Nè il può forza di ciclo. Ah! se ti cale, Di me non dico , ingratissima donna, Ma di te, di tuo padre , chetamente Esci, e mi segui. Io tanta scorta rocco , Sappi , condussi , che sei mia. Ti allende La fortuna, la gioia ove acconsenti ; Ma il ferro, il roco al padre tuo sta sopra , Se un grido solo innalzi !- Ah, traditore !.•. - Taci , taci , Giannetta , o i miei seguaci Biblioteca Gino Bianco

36 Qui giungono a un mio cenno, e guai! ... :- Gran Dio, Qual vel mi cade ! Ob me perduta ! Ahi crudo , Ingannarmi così , così tradirmi! - Cianoella, per pietà , sommesso parla. Sul!' onor mio lel giuro, amore , amore , Ei sol mi spinse a colai opra. lo mia Volli farli a ogni costo, e mia già sci, Tel ripeto. Adorarli eternamente , O Giannetta, saprò ... Vieni. .. Perdona, Perdona a on cor per te sol reo! Volente Vieni al mio sen! -No, mostro! Padre, aila!!! - Amici, uscile amici ... Ob Dio! Son morto! - D'un ignivomo ferro ali' improvviso li fulmine lo colse. Impallidisce, Straluna gli occhi , traballa , stramazza Boccheggiando. Soccorre , e a lui d'intorno Con un drappel de' suoi Villor s' affanna, E il rialza del suol , ma dal torace Sfracellato gli sgorga un largo fiume Di caldo sangue, e di sangue s'addensa Un lago in sul terreno. Sbigottito Balza di letto al subito fragore Fernando, ascolta brevi istanti, e vola Da presagi funesti esagitato Alla figlia adorata , e tramortita Fra le tremanti braccia al sen la stringe: I vicini villan corrono in frotta: Tutto è terror·confusiono e lutto. Da' spessi casolari lungamente Urlano i cani, e della scena atroce Biblioteca Gino Bianco

3'7 Addoppiano I' orror. D'Ugo i seguaci Con cipiglio bruta) guatan gli accorsi: E sul ferilo con incerlo core Poi eh' alquanlo sostarono , compresi Da fierissima rabbia, ecco di piglio Dar a' taglienti brandi; e minacciando E giurando vendetta , fracassata La fragil porta , sul gemente vecchio Gillarsi , e a forza a lui I' irrigidila Figlia strappando, e la gillando al suolo, Alle preghiere angosc'iose al pianto Del miserrimo padre empia risposta Far di percosse e d' onte, e strascinarlo , Quai cani in caccia moribonda belva, Presso li morente amico. Ali' esecrando Spcllacolo sfrenarsi ne' coloni Vedi il facil furor. Come a difesa De' parli insidiati una leena Li cacciatori investe , e non I' affrena D'armi timore né duol di ferite; Gli animosi non meno impeto fanno Nel barbaro drappello. E inermi ei sono ! Di feriti e d' uccisi , e tronche e sparte Membra, ed' armi confuse in un baleno Gremito è il suol. Bestemmie urli lamenti Fiedono io vario e miserabil metro L'aero inorridita : il mesto gufo Plaude ululando, ed alla zuffa intorno Batte le squallid' aie. Io fuga alfinc Forz' è girne ai villansorvissi al ferro Bibuoteca Gino Bianco

58 Dc' francesi abborrili ,. ahi ! stanchi e rolli , Sazi non già dcli' inimico sangue , Onde roranli e mani e vollo e tutta Han la persona. Ché villoria allegra Già i traditor non s'ebbero: ben nove Ccrcàro il cielo la fiala estrema Con pupille di morte intenebrate ; Nò alcun degli allri, (e sopra venti ci furo) Tranne Villor, si vanli illeso. Ei freme Qual non pur sazio lupo, che l' ovile Già diserto abbandona, e inlorno spia S' altro pasco gli s'offra. Jnvan con ebbri Occhi di sangue il fellone misura Quanlo la luna a lui concede: un solo Non appar dc' nemici. Allor si gella Sovr' un ferito, che mordca ruggendo L' erba divincolandosi , e abbranca va Con ugna disperala. Or mentre il ferro Più e più volle gli venia pianlando Dentro al tergo indifeso , orribil pugno Gli fulmina un colono ove alla nuca S'annoda il collo. Al gran colpo inchinò Villor le tempia stordite , nè l' allro Fulminarlo interruppe, insin eh' cmunlo D'ogni vigor noi vide in sul!' estinto Cascar, l' acciaro abbandonando: Ei tosto l'ieramente l' impugna , e 'I braccio alzato, Grida, - Fratello , vendicato sei! - Giù cala in questa un gran fendente, e 'I capo In due gli spacca. In forse alquanto sia ; Biblioteca Gino Bianco

59 Indi raccoglie il mozzicon del teschio Lontan balzato, e via dispar qual lampo. Una mano d' armati accorre intanto Traila ali' allo frastuono; e procedendo, Nella fumante strage intoppa e lorda Jl sollecito piede. - Al tradimento I - Di subito gridàr ; ma pasco or dove llinvenir al furor 'I Quindi sorrelli Ugo e i compagni moribondi o spenLi , Altri soavemente i cari pesi Su le pietose braccia si recaro , Altri la mano al venerando crine Gettano di Fernando , e 'I traggou scco, Di spavento e dolor pallido e mulo. § 4. Soldatesco tirannico consiglio 'Il giusto vecchio ha sacro a morie. Indarno Ugo, di vita sul confine estremo, (Quando al latralo dc' rimorsi orrendo Uom sottrarsi non vale) indarno al duce Sè confossò_dc'propri danni fabbro. Di rigor, di possanza oggi s'addice Tremendo esempio a' traditor. Trafitti In aguati infernali , oh quanti, quanti Per coslor man piangiam dc' nostri invano! Or di giusta \"Cndellaalfin s'appresta Occasion propizia, e in noi picladc J>arlcrà pc' spiclali , a cui sol giova, 81bhotecaGiro B arco

40 Cui solo è dolce Io esterminio nostro ? Ah no, giammai! costui muoia primiero; Muoia, che il danna delle leggi il dritto , E in un devoto è di vendetta al brando. Ciò ancor tra sè fremendo il foro duce, Cui di Faenza è 'l duro fren commesso , Del proprio nome la final sentenza Freddamcnle suggella. Indi seduto Sovra morbide pi urne, una capace Di generoso vin coppa spumante Molte e molte fiale al labbro ingordo Appressando venia, nè la poneva Che vedutone il fondo. li sen riarso Dal sulrurco licor che di Romagna Rende i colli famosi , ebbro, ruttante , Jn profondo sopor chiudea le ciglia , E di pugne e di preda eran suoi sogni. Spunta I' inransto sol, che di Fernando L' estrema volta salutar dovea L'incolpabile fronte. Un sacro bronzo Piange in mésti rintocchi: atro squallore La si briosa mia Faenza invade ; E brullican le vie cavalli e fan li, Che, il misfatto a compir in securtate , Dalle città propinque il sospettoso Duce quivi assembra va. Ahi miseranda .Vista! fra mille a_rmati il sentenziato Biblioteca Gino Bianco

4t Lento procede. Ila nudo e capo e ciglio, Cbè morir disbcndalo a grazia ollenne : Le man captive al tergo: bianca bianca, Ma serena la faccia e in Dio secura ; E duo del Ciel ministri a lui da costa Fanno colonna. Ad or ad or co11verlc Dal crocefisso al popolo le luci : E (raspar dagli sguardi il santo addio D'un peregrin , che , tocca alfin la mela Dc' voli suoi , spira contento ; e 'I premio Del cammin lungo, e di più lunghi e duri Travagli a còr scn vola. Allo .risuona Un gemilo, un COlllJlianlo vunque incede Il funébrc corico. Già presso è il loco Ove del non suo fallo iniqua emenda A Fernando s' appresta. Ei colla terra Più non è già, fallo è di Ciel... - Fermate! Fermale! ... ohimè! fermale! ... egli è innocente ... Il reo son io, son io! ... fermate! Ah grazie, Gran Dio , ti rendo ! in tempo i' giungo ancora. - Precipite correndo , a tutta gola Vito gridava in suon stridente e roco : E poi che giunse alle attonile squadre Cascò boccon , nè più parlar potendo , Nè trar quasi l'aneli lo. Siccome Quando Libeccio impetuoso investe L' adriaco mare, da' commossi flulli S'erge un rumor che ingrossa, ingrossa, e in cupo Muggito si risolve, e 'I ciel rintrona Dai colli di Pisa.uroa• scogli opposti G Biblioteca Gino Bianco

42 Della CeraDalmazia; in simii guisa Un fremilo un urlar cupo solleva · Misto a minacce il 1>opolfuribondo : E già nova tragedia s'apprestava , Quando ( su per la via che Vito or dianzi Trascorreva) una vecchia a concitali Passi tremola inoltra. Ai crin le mani Or gittava, or le braccia esterefatta Sbarrando, e pur talor giunte sporgendo Le palme , angoscia estrema, disperala , Significar parca. Sorgiunta , figlio, Volea gridar, figlio, più volle il core Su la bocca le pone, cd altrettante L' abbandona la voce. A lei si serra :t'olio popolo intorno, e procacciando Impietosito discovrir la fonte Del suo dolor del suo terror , le tronca Involontario sul figliuol gittarsi. § 6. Intanto Vito si rialza, e reo Sè arditamente del misfatto apposto Al vegliardo giurando, olticn eh' al Duce Lo s' apprescnli, e si sospenda alr1uanlo Di Fernando la morte. E già portato Da superbo destriero il Duce istesso Accorrendo al tumullo , ode l'accusa Del garzon volontaria; e lui fra l' arme Tradur facendo al carcere, comanda Biblioteca Gino Bianco

Ai sergenti reddir onde Fernando Moveva or dianzi ali' immcrtala morte. Indice tostamcnte altro consiglio, Cui presieder s'appresta; e iroso giu,·a Che lo stollo fanciullo a lui callivo Non invan si lìa dato. O dcli' Eterno lmperscrutabil senno! umile adoro I tuoi santi decreti ; e a le non oso Lamento alzar, perchò impunito ir lasci Il malvagio sovente, e a crudi mali I migliori quaggiù spesso fai segno, Se ( poi la tomba) con eterno falo Conforme ali' opre avrà ciascun suo merlo. § 7. Stretto no' ferri e piedi e man , presago Del suo fcro dcstin Vito, cui forte llattono i polsi di letizia arcana Pcl compiuto dover ; ( premio sublime, Del celeste quantunque immago lieve , A sublime virtù che il mondo irride, . Ma cui paventa io suo segreto e ammira) J)e' giudicanti suoi Vilo al cospetto Non cangia cor. Senza Giannetta abborre Il di fruir, nè di Giannetta ha speme Unqua in petto regnar. La morie agogna , Fine al suo duol. Securo il guardo intende In que' volti stupiti a tanta prova Ili costanza e d' onor. Però disdegna B1bhotecaG1PoB aPco

) ~ 44 Scuse o discolpe; e, inchiesto, apertamente Narra: siccome ei trJpassare usato Le intere nolli alla magione appresso Del!' amata fanciulla, scompagnato Non mai dall' arcobugio e dal fedele Maslin; poi che s' accorse ogni argomento Altro di scampo dall' infame ratto A Giannclla fallir, l' arme drizzando Col favor della luna al traditore , Gli ebbe preciso insiem vita e delitto. - Non già sete di sangue , e me non mosse Odio nc'Franchi. li Ciel , che mi rendea Di me stesso maggior nel punto estremo L'occhio e 'I braccio mi resse. Eppur, fuggito li mortai piombo appena , il cor mi cadde E I' arme a on tempo , e tale una piet:i.te M'assali pel piagato immantinente , Che io suo soccorso i' già correa tremando ; Ma il sorvcnir dc' suoi ratto, compreso ll['ebbe di tal terror, che in ceca fuga Mi lanciai disperato , non sapendo Ove il pié m' adducesse. Al tetto mio Presso la madre mi trovai , e prono Gittandomi sovr' essa in dolce sonno, l\[isera! immersa , inorridir la scorsi Del mio fallo al racconto, e iosicm mescemmo Di profondo dolor lacrime amare. Ma come alquanto in noi dc' primi moli Fu sedalo il tumulto , no si tremendo Spavento ne colpi , che mc perduto Biblioteca Gino Bianco

45 Irreparabilmente ornai tenemmo. Fuggir ... ma dove? e se , fuggendo, incontro Agli armali n'andava? li mio migliore Or lo starmi credemmo , or no ; ma intanto Nulla per noi si risolvca. Di cani Ogni uggiolar più mite, ogni leggero Spirar di vento fra le f~asche, al core Ci presagia gli armati, e allor la madre Più mi serrava al scn , pietà ! gridando. Il di spuntava, e a noi ansio veniva Un amico villan del padre mio, Cui quasi è un lustro mi rapi la morte , E narrava del caso, ond' io cotanta Parte già fui. Dal terror nostro assai Comprendeva il buon vecchio; e consigliando Ogn'indugio troncar, per man mi prese , Al suo vicino oste! seco m' addusse, E mi tenne celato. Unqua dal fianco Non mi si mosse l'infelice madre, Quasi l'aspetto suo fosse difesa Al colpevole figlio , ove la mano In me stendesse la giustizia vostra. Ma quando , ahi! seppi di Fernando il crudo Destino , trattenermi umana forza Potea? ... Pur, disperala ella a' miei piedi Gittossi ... in largo pianto ... ogni più forte Scongiuro... Io l'alma a brano a brano ... Ahi! madre, A te di morie io son cagione ... io mai , Quando foggia notturno il tetto nostro , Te non soffersi a compagnia. Tu spesso, Bibltoteca Gino Bianco

46 ftla vanamente ognor ... - Gli sgorga un fiume Dagli occhi, e s' interrompe , e invan parole Per più fiale sprigionar fa prova. Jn quella, allo gridor nella propinqua Aula risuona. Stupiti le ciglia Tutti a un punto convertono ali' uscita; Ed ceco, urlando disperatamente E trapassando le commosse guardie , Del fanciullo la madre a lui gillarsi, Spalancala le braccia , il crin scomposta , Eslerefalla il volto. Lungamente A sè lo strinse, ma di vita il senso Venne a smarrir la misera sul pello Dell'adorato unico figlio. Avvinto L'una ali' altra le mani, ahi lasso! è nulla Del sostenerla ; e come morta cade. Ciascun del seggio si rizzando , accorre Alla svenuta, e di soccorsi è largo. - Sorgi, è salvo il tuo Vito! - t salvo è salvo, 'folla echeggia la sala. Un vivo applauso De' sergenti succede. Impietosito li preside medcsmo impera i ceppi Sciogliersi a Vito , e 'n libertà non manco Andar Fernando. A sua magion ciascuno Assoluto si rende. Egra la foglia Trovò Fernando , e lullavolla incerta Del destino del padre. Ebberla in cura Pietose amiche, e lui dicean fuggilo , nra salvo , e in loco appien sccuro. li riso Al ritorno di lui breve ritorna Biblioteca Gino Bianco

4'1 Su ((Uellabocca scolorata. Aculo La trafigge rimorso, e mai uon cessa Di rampognarsi che un istante ascolto Dello slranicr porgesse alle lusinglw , Per che periglio tanto al padre amalo Stette sul capo, e a Vito, al generoso D'essa e del padre salvator. Prepara Ad amor gratitudine la via In gentil petto, e gioveoil. Possente S' apprese ali' alma di Giannetta amore, E il fe' ,·eligioo più dolce, e santo. FINE. Bibliotecél Gino Bianco \

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