Ugo Rabbeno - Le Società cooperative di produzione

73 di un lungo lavoro in comune, senza avere i mezzi ed il talento necessarii per emerger.e colla forza della libera volontà ». E già vedemmo altrove anche il Brentano asserire, essere adatti alla associazione di produzione soltanto gli operai « forniti di qualità morali non comuni e cli « qualità economiche ,soltanto mediane». Se qu-este osservazioni rispondessero esattamente alla realtà, esse presenterebbero evidentemente una difficoltà anche maggiore alla organizzazione delle forze produttive, per la mancanza o scarsità delle capacità più elette. Le difficoltà, sia d'ordine morale, sia d'ordine economico, vedute finora, fanno ritenere a molti che debba essere per le società di produzione, più che per le imprese ordinarie, malagevole il sostenere le crisi, sia dell' industria, sia del credito, ora così frequenti; e così pure che le associazioni debbono con cliffrcoltà tener testa alla concorernza, che naturalmente viene loro fatta dalle altre imprese, e spesso con maggiore accanimento di quella che queste si fanno ordinariamente tra cli loro. La lunga enumerazione non è ancora compiuta: anzi ci troviamo ancora dinanzi a due de!J.e diffi,coltà più gravi: l'una è una difficoltà d'ordine economico, ma assai cliversa dalle precedenti, in quanto è strettamente scientifica, e quasi diremmo assoluta: l'altra è insieme economica e psicologica, e si manifesta sotto varie forme molto complesse. Cominciamo dalla prima, ed esponiamola, non quale si è presentata in pratica, ma come è stata considerata nella scienza. Si tratta della questione della tipartizione degli utili, o, per dire più propriamente, della ripartizione del valore del prodotto netto fra gli ele111ienti ( capitale e lavoro), che, associati nell'impresa mediante la coopera1.ione, contribuirono insieme ad ottenerlo.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==