u3 rimentati nelle stesse condizioni e con eguale estensione, e si è dato largo campo all'empirismo ed alla imitazione; ma p,iù di tutto poi, perchè una buona parte degli effetti dei diversi si,stemi riguardano le condizioni dei soci e degli operai occupati, e non quelle della. associazione in sè stessa, e sono quindi assai difficilmente determinabili. Però in genere possiamo dire che l'imperfezione e l'irrazionalità dei criterii adottati nella ripartizione, è ,stata causa non infrequente di contese, di discordie, e del cattivo funzionamento delle associazioni: e che più di tutto poi. l'esperienza ha dimostrata la assoluta necessità di assegnare una parte degli utili al capitale, per eccitarne la formazione e l'aumento, senza cli che l'avvenire della impresa non sarebbe assicurato. Ma non è questa la questione che dobbiamo .trattare, e che, come dicevamo, si ricongiunge con quelli veduta prcccclentement,e. Non si vuole qui determinare un criterio cli ripartizione p,roprio della impresa cooperativa, un criterio che tratti equamente capitale e lavoro: si tratta piuttosto, determinato che sia tale criterio, di poterlo applicare e mantenere nella associazione. La questione insomma è questa: dare alla associazione il « carattere cooperativo», ed impedirle che in seguito, snaturandosi, essa lo perda. Il fatto della degenerazione delle società cli procluzioen, e della facilità che vi è, che in esse prevalgano il capitale ed i caratteri della impresa speculativa, fu da noi a più riprese osservato e spiegato, ·sia nella seconda parte, studiando la diffusione cli qneste associazioni in diversi paesi, sia nel capito.lo precéclente, ove riassumemmo i cenni che di esso avevamo trovati in parecchi scrittori. Il lettore sa dunque già che pensarne, nè ci sarà bisogno di lunghe spiegazioni: noi qui vogliamo soltanto porne in rilievo tutta la importanza, riassumerne le cause e le forme, diversamente esplicantisi secondo i luoghi e le condizioni, e vedere finalmente qual conto 8
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