9 debbono incontrare dei lim.iti di pra,ticabilitd. Certamente, sarà sempre meglio che una posizione monopolistica venga goduta da dei cooperatori, anzichè da un imprend'it ore privato; ma meglio ancora, se potrà essere s1na11tellatamediante una n·t1micipaUzzazione o una statiszat:ione, s'intende coll'osservanza dei sani criteri tec11ici di realizzazione. * * * OgnHn comprende che qnesto fugace accenno alla « pref eribif.ità » delle imprese col!ettive ( municipali o statali) nei casi di monopolio naturale, non esprime aff ato alcuna sfiducia ap1·ioristica contro le cooperative di produ:::ione; esso non è che una breve illustrazione del principio di relatività messo in rilievo dal Rabbeno nel suo lavoro. Il Rabbeno, mente sottile e critica, non pofe7..1abbandonarsi al piano facilonismo di coloro i quat1: pensava.no che le associazioni di proditzione, in pochi decenni, a1webbero a11iito il sofn·avvento sulle imprese cap,itaUstiche; non jJoteva far sua l'opinione semplicista secondo la quale basta che un'intrapresa q1,1alsiasi si dica cooperativistica, si metto, l'etfrhetta vistosa della çooperazione perchè abbia l'esito assicurato. Ben altro occorre! Occorre una fede salda nella propria a:::ione, ma, 1tna fede illuminata, consapevole degli ostacoU, delle difficoltà, delle insidie, che ad ogni momento si parano cHnan::.a:il nostro camnvino. Di taU difficoltà ogni lettore potrà rendersi conto meditando le pagine che seguono. Ma non per que~to dovremo lascia.i-ci prendere dallo scoraggiamento. Ciò significherebbe il più completo disconosci1nento dello spirito animntorc del libro del Rab-
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