Carlo Gide - La cooperazione ha introdotto un nuovo principio nell'economia?

colare la corsa alla fortuna e quella caccia al dollaro, che è stata amaramente stigmatizzata dallo stesso Stuart Mili. Ciò è a dire, esso farebbe esattamente ciò che noi desideriamo faccia ! Noi ammettiamo che se la cooperazione dovesse cli un colpo ridurre lo spirito di inventiva, l'efficace utilizzazione del lavoro e della ricerca scienti fica, ci sarebbe certamente da stare ansiosi (1). Ioi senza ambagi ammettiamo che la ricerca del profitto è stata finora il motore dell'interna macchina economica, e che non potrebbe sparire senza lasciare un grande vuoto. Ma fortuname11te non è ancora provato che il progresso e le scoperte sieno necessariamente legati a scopi egoistici. All'occorrenza altre forze sorgerebbero certamente e ne occuperebbero il posto. Si dirà che questo è ottimismo. E può darsi che sia; ma, dopo tutto, non è maggiore di quello di certi ingegneri che prevedono il giorno in cui, essendo esaurite le miniere di carbone, altre forze naturali saranno pronte a sostituirle. Ora, se il progresso industriale non cesserà per la mancanza di una sufficente provvista di carbone, neppure il progresso economico cesserà per mancanza di una sufficente dose di edonismo, altrimenti chiamato egoismo. In verità, ce ne sarà sempre cli troppo! CHARLES GIDE Tradotto dall' i"11glesc da ETTORE MARCHIOLI. (r) Il prof. Pantaleoni va tanto lungi da credere che, se la cooperazione dovesse geneneralizzarsi, innalzerebbe il costo di produzione. Ma le statistiche delle Cooperative svizzere pubblicate quest'anno (r898) e che mi rincresce di non avere sottomano, recando i dati dei loro affari in relazione al numero dei loro impiegati e 0perai, provano che la proporzione è minore di quella delle aziende gestite con la libera concorrenza. Lo stesso fatto si verificherebbe senza dubbio per l'Inghilterra, e ciò meriterebbe di essere posto in chiaro con dati, di cui ora purtroppo non dispongo. ••

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