IO serabile preoccup,azione della cena o del desinare) non entrerebbbero a sconvolgere una sì delicata operazione: un mondo nel quale la legge della domanda e dcll' offerta apporterebbe il massimo di utilità all' individuo e alla società, e spingerebbe sempre l'ago barometrico, senza alcun attrito o alcuna perdita di tempo, a segnare il bel tempo, cioè il prezzo più utile e conveniente a tutti. Ora, purtroppo, un tal mondo non esiste che nelle regioni inaccessibili del pensiero astratto. Esso non ha maggior rapporto colla società nella quale attualmente viviamo, di quello che lo abbia il mondo della geometria pura colla con.figurazione della terra o colla forma umana. E la ragione è la stessa per entrambi i casi. Il mondo edonistico può essere « immaginato » come quello geometrico. Così, gli economisti matematici illustrano i loro libri con curve e simboli algebrici. Ma, ai loro procedimenti si può applicare la spiritosa definizione della geometria, come una scienza « che consiste nel· ragionare correttamente intorno a forme che sono false ! ». Io ammetto senza difficoltà che, se esistesse, questo mondo sarebbe molto superiore al presente mondo economico e che, pur non realizzando completamente il nostro ideale (per un grave difetto cui subito a,cccnneremo) tuttavia esso soddisferebbe a molti dei desiderata dei cooperatori. Ma noi dal canto nostro domandiamo al prof. Pantaleoni di ammettere a sua volta che la cooperazione potrebbe idealmente esser il miglior mezzo di dare vita e realtà a quella città della pura speculazione economica; che essa potrebbe idealmente darci ciò che il la-isser fa-ire e l' individualismo non saranno mai in grado cli fare: cioè una società governata dalla libera concorrenza e dal libero contratto. Le prove non mancano. Quando gli economisti liberali ci decantano i vantaggi e anche le virtù morali della libera competizione, quando, ad es., Yves Guyot intitola la sua curiosa apo-
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