La fusione delle cooperative in Francia (Le due scuole di Nimes e socialista unite)

I colleghi del J ura hanno introdotto una terza concezione della scuola; di Saint-Claude. Essi vorrebber:o che tutti i benefici della cooperazione ritornassero ai cooperatori, non s,otto una· forma individuale, ma alla collettività per mezzo 1della •società, e co01 1 siderano ,Ja cooperazione come una forma necessaria al movimento socialista. l\[a in tutti e tre i casi i socia·listi, per reazione, sono rimasti lontani dal fare della cooperazione di partito, se non nelle loro intenzioni, al1111enocome risultato. Bisognava rimettere la coopera 1 zion1 e sul suo vero terreno, conservarle i suoi caratteri ,di classe e di eme11cipazione, ciarle la sua autonomia e l,e condizion.i per vendere a buon mer-ca1o, preparnr1e la sua unità, se si voleva ingrandirla. Ma ocoorreva, d'altra ,part,e, p,ei cooperatori della scuola di imes, abbandona1re il carattere neutro che av-evano asisu,nto e che av,eva fatto dire: coopera:=ione gialla, cooperaz1·one borghese. Ciò fu l'opera cli questi ultimi a·nni. In effetto, la cooperazione p,uò ,essa essere neutra, nel vero s,enso della parola oome la definisce il vocabolario dclna lingua francese? Evidentemente no. Es•sere neu,trai vo,rrebbe dire che J,e è permesso di essere indifferente a tutte le manif.esitazi,oni dell'arte, a tutti i concetti della moral,e, a tutti gli atteggiamenti deHe clasisi social.i, a tutte le aHe·rnative della politica. In questo modo ignorerebbe tutto ciò che v'ha cli meglio e a·ndrebbe a rinchiudersi in tma « ton1e 1d'avorio ». Le Jeggi,, alJ.'o,pipo 1 sto, non potr-ebbero nè aiutarla, nè favorirla. I buoni costumi più o meno rila1 ssati della società contemporanea, più o meno severi, non l'interesserebbero per nulla, essa sarebbe un mO'stro a'bbominevole, ma fortunatamente inesistente e impossibile. Come pure quelli stessi che nel ·campo cooperativo hanno lungamente parlato di oooperazio•ne neutra sono

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