C. Gide - Concorrenza e cooperazione

6 usato e di già arrivato a una specie di ossificazione s•enile. Non insisterò quiindi troppo lungamente s.u que,sto primo punto, <lacchè siamo d'accordo. Mi permetterò di dire che anche da questo punto di vista, per ciò che rigua:rda la libertà di lavoro, la concorrenza non ha forse soddisfatto alle speranze che si erano concepite su di essa. Essa non ha dato affatto il buon mercato che ci aveva promesso•; la prova è che il pane, per -esempio, non ha ribassato di p,rezzo da: cinquanta anni e Dio sa che non è la concorrenza che manca, giacchè il numero dei fornai, l1 imita~1dod alla sola Parigi, è triplicato in un mezzo secolo! Non si può dire neppure che essa abbia realizzato quell'ordine 1iatitrale che sogna vano e desideravano, giacchè noi vediamo una certa anarchia nella ripartizione delle ricchezze e dei servizi. Potr.ei .po-rta·remille esempi: per non citarne che uno solo, pensate a:i medici che nei villaggi e in campagna sono così rari che i malati non possono troV1.arne,mentre a Pa,rigi, ail contrario, sono tanto numerosi che sono essi che non trovano abbastanza malati ! Non si può dire che la concor-r,enza abbia a,gito come l'o sperava BaiStiat, quaJ.e potenza livellatri-ce, egualitaria, democratica, poichè noi l,a:vediamo creare proprio ora un tipo a,ssolutamente sconosciuto in altri tempi, ainche all'epoca di Creso, il tipo del miliardairio. Ma non importa ! Lo ripeto, noi .accettiamo queste piccole miseriie inerenti alla libertà del lavo,ro, noi l'accettiamo non -già con qu,ello spirito ottimista degli economisti della scuola liberale, che pensano che -esse spariranno il gio,rno in cui la libera concorrenza sarà completamente stabilita, •e che, come la lancia di Achille ( è una frase co.nsacrata) essa ,gua-ri-ràda sè le piaghe che avrà aperte. No: noi le accettiamo semplicemente per,chè noi pens.ia:mo che, per quanto cara. si a.cquisti, la libertà vale il pr,ezzo che si paiga.

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