C. Gide - Concorrenza e cooperazione

5 asskurare la libertà, il buon mercato, i:l progresso morale ed economico. E, del resto, io sono convinto che gente di s:pirito, sapienti come -gli economisti della scuola liberale, di cui sto parla.n:dovi, nepp.ure essi credono a tutta la potenza e alla infallibilità della concorrenza eretta, a dogma. Non vi sarebbe forse fra le due scuole un malinteso,? Forse: in ogni caso a me sembra che il tempoche no~ a.ndiamo consacrando a questa discussione non sarebbe tutto perduto, solo che riuscissimo a p,recisa,r,e ciò che ci di vide. Biso-gnerebbe, anzi tutto, sta,hilire che <:osa debba intendersi per ,concorrenza. Solamente, siccome non vi è nulla di più nofoso in una confer-enza della ricerca delle definizioni, io me ne dispenserò - ,e del resto debbo confessarvi che non ho intenzione di occuparmi di definizioni ! - ma ciò che io veggo chiaramente è che la concorrenza si presenta sotto due a·s,petti, l'uno quello della libertà del lavoro; l'altro quello della lotta per fa vita. Ebbene ·noi acC'ettiamo il .primo, e rigettiamo il secondo. Ecco il soggetto dell'a nostra riunione di stassera. § I. - La concorrenza in rapporto alla libertà del lavoro. Ho detto or ora che, in quanto si tratti di libertà di lavoro, noi siamo completamente disposti, nella scuola coopera:tiva, ad a·ccettare la conc-orrenza. E' il primo aspetto sotto il quale ,e.ssa è ap.paiisa agli e·conomis:ti: è con questa a.ureofa che essa è sorta, veramente radiosa, alla fine dell'ul,timo seco,lo •e tanto p,iù acclamata in quanto essa succedeva- - non già al vero regime cooperativo, sbocciato di fresco dalla fraternità del Medi-o evo, e che avrebbe potuto forse sostenere s,otto certi a1 spetti il paragone - ma a un regime cooperativo

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