27 avrà altro risuhato all'infuori di quello di abbassare i capaci senza riuscir,e ad elevare gli incapaci? P,erchè abbasseremmo noi i capaci per •so-stenere questo regime? Non certo dal punto di vista morale in tutti i casi ! Dappoichè ho detto e ripeto che un tal-e regime .domanderebbe ai forti 1pe.raiutare sè s.tes,si e a.gli altri uno sforzo ben più considerevole di quello •che ri,chieder,ebbe il puro r-egime individualist,a. Io affermo e ripeto che per aiut.arie il prosisimo e stendergli la mano non bisogna essere monchi. E come lo disse i.n una ammirevole formula Vinet: « Per darsi occorre essere pad}roni di sè >. Quanto agli incapaci - se sono realmente incapaiei - ebbene! la loro sorte non sarà punto peggior,e, in tutti i ca,si, di quella sotto il regime della libera concorrenza. Essi saranno dei delusi forse, ma almeno con questa differenza che si c-ercherà di fare qua•lche cosa per essi, di aiutarli e di farli salire al livello dei forti. Un industriale di Manchester al quale isi domandava che cosa facesse degli operai incapaci •e troppo v,ecchi, che non impiegava .più nel suo stabilimento, diceva: « Li ho affidati alle .cure delle leggi naturali». Ora noi sappiamo che cosa sono le leggi naturali. E' ,come in un'armata in marcia; i deboli, i ritardatari, sono abbandonati all'azione delle forze naturali, quali il fr.eddo, la fame, la nev,e, i lupi, i cosacchi, il ghiaccio .della Beresina, ecc., ecc., mentre nell'a,rmata coop:e~ativa i ritardatari sono attes.i. E' seccante doverli attendere, lo comprendo bene: non fu Cesa.re, mi ,pare, che si lagnava di essere obbligato di re·golare i suoi passi 1s.ulla velocità dell'asino che portava i suoi bagagli? Certo, è secca:nt~ specialmente allo11chè, l'incapace, come nella fatti,s,pecie, non porta niente, e per soprappiù dobbiamo .portare noi, il suo sa,cco; ma non importa; lo si attende egualmente; s'egli si china e si ferma presso il fuoco lo si rialza.; s,e egli si. atldor-
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