William Morris ed i suoi ideali sociali

35 namento di cose, starebbe in questo: che le comunità fossero piccole, c,osì che potesserio governarsi da loro stesse, sbrigare i loro affari direttamente. E sono sicuro che a poco a poco il disbrigo della così detta cosa pubblica si farebbe sempre più semplice, press'a poco come quello d'una corrispondenza privata. - Da noi le cose vanno in questo e questo modo; paragonate l'andamento nostro col vostro, e diteci il vostro parere in proposito. - Si arriverebbe così all'abolizione del governo, dei rego1amenti g!enera:li, ecc.; l'associazione, volontaria diventerebbe un'abitudine necessaria, ed il solo legame della società '>. Noterete che William Morris, in queste sue idee, differisce tanto da Kropotkin coi suoi gruppi, quanto dalla maggior parte dei sindacalisti moderni colle loro società industriali. Nonostante la sua convinzione che gli uomini det.bano organizzarsi come produttori, il Morris, pel suo temperamento, non poteva concepire una società che trascurasse il valore dei legami di vicinato e di patria. Amava grandemente l'Inghilterra. come paese suo, se non come nazione; e più ancora gli era caro quel cantuccio d'Inghilterra r\oy'era nato, e <love aveva passata la fanciullezza. Se int,endiamo bene •l'attitudine di Mr1rris rispetto al futuro, vedremo che il suo socialismo, !Jenchè rivoluzionario, non era compromettente, appunto perchè, in fondo, era conservatore. Il periodo transitorio, come egli lo chiamava, del Socialismo di Stato, non gli andava a genio perchè gli pareva che sostit11isse alla varietà del passato una malinconica uniformità: lo accettava, se mai, per necessità; ne preconizza va, anzi, l'avvento, attraverso a monotone agitazioni seguite da monotone legislazioni, ma non ne poteva provare nessun entusiasmo.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==