William Morris ed i suoi ideali sociali

3r movente attuale; non si ripeterà mai abbastanza che il vero incentivo ad un lavoro utile e bello, deve essere il piacere che si prova lavorando». Come poter mantenere, o piuttosto come ritrovare tale i:1ctntivo, era, per lui, il problema più importante; inve-:e un socialista ortodosso vi passa sopra, e lo trascura, benchè il popolano vero, questo critico misconoscint-:.,, vada sempre rammentandoglielo. E' sempre la stt'ssa storia: l'economista, il riformatore s,ociale cos,truiscono, o piuttosto disegnano, una organizzazione ;nd11striale che minaccia di crollare appena costruita ptr mancanza appunto di questa pietra fondamentale, il cui significato apparisce chiaro e costante al poeta, mentre l'economista lo ritiene un dettaglio trascurabile Ed è qui che la vera missione socialista di \tVilliam Morris fra' suoi contemporanei apparisce. Lavoratore egli stesso, non considerava l'operaio c0n1e un valore astratto, ma come un compagno i cui moventi e desideri erano più o meno uguali ai suoi. Questo modo cli pensare, così vivarc ed affettuoso, lo conduceva ta.Jvolta, è vero, a condusioni errale, ma lo preservava da altri errori più seri e più comuni. La sua visione d'una nuova str1.1tlura sociale per la qua.le tutti lavoriamo, poteva essere unilaterale, ma il lato ch'egli vedeva era appunto quello che non vedevano gli altri, immersi nelle questioni di riforme amministrative, o nell'organizzare la !orta di classe. Fabiani e Democratici sociali si va-levano, in questo: nei loro calcoli per mettere l'uomo al posto che gli spetta nell'economia sociale, dimenticavano la parte 11ma·nadel lavoratore attraverso il proprio lavoro. Una vita decorosa, .per l'operaio, ed i\ riconoscimento della cli lui parte cli dignità nel lavoro, sembravano al Morris non solamente lo scopo al quale dobbiamo tendere, ma i soli mezzi per raggiungerlo. « E' necessario far notare», egli scriv·e, « che vi sono dei Socialisti i quali non ritengono di dovere risolvere il

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