2I stione sociale, coinvolgente la felicità o la disgrazia della maggior parte di. noi. L'assenz::. dell'Arte popolare, nei tempi moderni, e più inquietante e più difficile da sopportare, sopratutto perchè seg11a una malaugurata divisione fra le classi colte e le classi povere, ~vvilil-e, divisione che la concorrenza commerciale mantiene. L'Arte non può sperare di fiorire, e nemmeno cli esistere, se non si comincia a colmare quel terribile abisso che sta fra la ricchezz'a e la povertà ... Un uomo onesto, che viva una vita veramer.te umana, deve sentirsi gravare la coscienza dal pensiero del:c innumerevoli esistenze tutte consumate in una fatica bruta, non rialzata dalla speranza del meglio•, non allietata mai da un premio, da una parola <l'elogio, esistenze disgraziate che, per il vantaggio che r,ecano a loro stesse ed ai loro simili, tanto farebbi:: che girassero una ma.novella che non avesse niente attaccato in fondo ... Più e più volte mi sono chiesto: perchè non potrebbero tutti fare quello che faccio io? li mio ~ 1111 lavoro semplice, abbastanza piacevole; e chi L111queabbia un po· <l'intelligenza può riuscirvi, solo che ci metta amore ed attenzione. In verità, ho provato vergogna a pensare al contrasto tra le mie ore di lavoro, così felici, e la fatica monotona, i·ngrata, ignorata, n011 ricompensata, a cui la maggior parte dei lavoratori è condannata. E niente riescirà a convincermi che tali fatiche sie,no necessarie alla civiltà ». Per questo« aggravi,o di coscì,enza », che l'esperienza della vita, ed il temperamento di Mcrris, rendevamo sempre più insostenibile, egli si trovò a divenire socialista. La visione di ciò che avviene nel cuore umano, le gioie, i dolori, le speranze, che avevano ispirato le sue migliori concezioni poetiche, resero• capace William Morris di vedere la società umana qual'era realmente. Per lui, il lusso volgare del ricco era tanto odioso quanto lo squallore del povero. « A parte il desiderio di produrre belle cose», egli dice, « la passio-ne ,più forte
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