William Morris ed i suoi ideali sociali

anno <l'iuniversità. L'arte, nelle sue varie forme, e specialmente l'arte medioevale, l'attirava; quando poi, andato per qualche giorno in Francia, potè ammirarne le meravigliose cattedrali, preso da entusiasmo, si decise a lasciare gli studi teologici per darsi all'architettura. E' vero ch'egli non durò molto in questa idea, e non diventò mai un architetto, ma è pur vero che il movente del suo pensiero non variò direzione. Non costruì case; ma seppe idearle, complete, in ogni loro particolare; questa divenne poi per lui una vera professione, geniale e lucrosa. Di tutto quanto serve ad abbellire una casa, a farne un insieme armonioso, intimo, accogliente, Morris fu maestro ed -artefice: dalla pittura murale ai mobili, dalle stoffe di cui egli stesso dava il disegòo agli ornamenti di cui egli dettava la forma, tutto, in una casa ideata, mobiliata, decorata dal Morris, tutto spirava bellezza, riposo, poesia della famiglia. A questa sua grande passione di far belle e godibili le abitazioni, un'altra se ne aggiungeva, che gli fu specialmente cara, e che proveniva dal suo costante amore per il pensiero umano scritto: i libri, e l'arte della stampa. Pittura. Fu il pittore Dante Gabriele Rossetti, del cui strano potere allora molte tempre d'artisti risentirono, che indusse Morris a dipingere; e quello che dapprincipio non fu per lui che passatempo, divenne poi la sua professione regolare. « Dice Rossetti che io dovrei dipingere », scriveva, a 24 anni, William Morris, poco dopo aver lasciato Oxford per Londra. « E se lui, ch'è un grande artista, me ne cr-ede capace, devo provarmici. Non spero molto, in verità; e pur facendo del mio meglio, non voglio ahbandonare l'a.rchitettura; vedrò di serbarmi sei ore il giorno per disegnare, dopo il lavoro d'ufficio. Non dirò

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