Carlo Gide - Della abolizione del profitto

6 Fu una rivelazione. Gli fui grato di questa inattesa, risposta, e riconobbi che in effetto egli non poteva guadagnare la vita che vendendomi a 5 franchi il lavoro de' suoi operai che egli aveva pagato a 4 franchi. Noi comprendiamo così come il mestiere di fabbricante s,ia più lucrativo e come la sua potenza possa diventare quasi illimitata. Ciò dipende dal fatto che essa si moltiplica pel numero degli operai impiegati. Il mio bottaio, che guadagna va un franco per ogni giornata di operaio, non aveva che un piccolo numero di dipendenti, per modo che il suo profitto, per quanto considerevole (zo %) non lo condusse alla fortuna, ma se egli avesse potuto impiegare IOO, rnoo, IO,ooo operai, allora - pure guadagnando molto meno di un franco p,er operaio e per giorno - egli avrebbe potuto diventare miliardario. Vi sono delle officine e degli stabilimenti che impiegano - come quelle di Krupp a Essen - fino a trenta mila operai. E vi sono degli impr:enditori, come gli organizzatori dì triist, che, senza impiegare direttamente alcun operaio, e non avendo forse che qualche segretario nei loro uffici, con un telefono esercitano il loro controllo sopra centinaia di migliaia di lavoratori. Probabilmente Pierpont Morgan - il famoso creatore del triist dell'acciaio e di quello dell'oceano, senza contare molti altri - rivendeva il lavoro di forse due o trecento mila operai, ripartiti sopra centinaia di migliaia di 1eghe, nelle ferrovie, nelle miniere, nelle fer•• riere e sopra i piroscafi che incrociavano sull'Atlantico. Ecco (lunque definito il profitto: è l'eccedenza del prezzo ,di vendita su quello di acquisto.

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