Carlo Gide - Della abolizione del profitto

4 meno si cerca che sia così - e la -differenza costituisce il beneficio o il profitto. Praticata sopra un piccolo numero di oggetti - come fanno i piccoli rivenditori - dato anche che la differenza fra il prezzo di acquisto e quello di rivendita sia consiùerevole, questa operazione non conduce alla fortuna. Ma se essa è moltiplicata per migliaia e milioni di articoli, allora, per quanto la differenza fra il prezzo di acquisto e quello di rivendita possa ridursi al minimo, la somma dei benefici può diventare enorme. Questo procedimento, così semplice - i11teoria, in pratica è più difficile - è stato conosciuto dagli uomini di tutti i tempi. E' d'esso che ha glorificato il motto che fu trovato scritto in mosaico. sulla soglia di una casa di Pompei: Salve litcro ! - Salve o profitto! Così si è fatta in ogni tempo la fortuna dei mercanti, di quei grandi mercanti che hanno sostenuto nella storia della civiltà una parte di primissimo ordine. Ma, oggi la potenza del mercante tende ad essere un po' offuscata da quella del fabbricante. l trust, dei quali voi sentite tanto parlare, non sono precisamente delle società di mercanti - come in altri tempi, ad ,esempio, fu la Lega Anseatica - ma delle Associazioni di fabbricanti. Fabbricare, è dunque un mezzo di fare degli affari e d~ diventare ricchi? Senza dubbio, ma questo mezzo non dilf erisce esenzialmente dal precedente. E' vero che a prima vista non sì vede il fabbricante fare come il mercante - vale a dire comperare per vendere; ma guardando più attentamente, si scorge - al contrario - che egli fa precisamente la stessa cosa. Egli acquista delle materie prime, del carbone, delle macchine, e sopratutto, ciò che si chiama la mano d'opera; egli mesco,la e unisce insieme tutto ciò e rivende il prodotto: ed è la differ.enza fra il prezzo di vendita di questo prodotto e quello che ha pagato per tutti gli ingredienti che hanno servito alla produzione che costituisce il suo profitto. La sola dilferenza col commer-ciante consiste in ciò che quest'ultimo non si occupa generalmente di qu·este

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