31 entravano come gli altri operai, senza preoccupazioni di dottrina, per acquistare delle mercanzie di migliore qualità ed a miglior mercato. Accadeva inoltre che certi militanti_ incora:ggia,ssero gli operai socialisti ad inscriversi in queste società, per avervi la maggioranza neUe assemblee generali e impiegarvi dei -propaganclisti del partirto. Meglio anco,ra: in ·certe località, fu'rono fondate delle Cooperative da socialisti, da operai sodali-sti; tale è il caso di un gran numero di società sassoni, di queHe di Upsia e di Dresda particolarmente. Il partito, come tale, rimane affatto •estraneo ad esse, ed esse ,d'altronde affermavano ben alto la loro autonomia. Ma non era men vero che gli uomini che le avevano create, che gli uomini che si trovavano alla loro testa erano dei sodalisti, p-iù spesso dei socialisti militanti, qualche volta dei rappresentanti del partito nei corpi elettivi: nelle Municipalità, nei Landt2gs, perliuo nel Reiichstag. Dalla politica alla dottrina. Le società di consumo rimanevano dunque fuori dalla sfera del!' attività del partito Sùcialista, ma non fuori dalla sfera dell'attività dei singoli membri di questo partito - o almeno di un numerJ og-nor crescent<' di questi ; esse rimanevano fuori della dottrina socialista, ma non fuori della pratica dei socialisti. Era inevitabile venisse il momento in cui la pratica si sarebbe tradotta nella dottrina. Il libro della signora Webb, per gli orizzonti che aperse, per le riflessioni che provocò, servì molto ad affrettare questo momento,, Vi furono allora dei socialisti partigiani delle Cooperati•ve di consumo anche come sociaUsti, vale a dire con precauzioni sodaliste. Ai loro occhi le Cooperative di consumo non erano più unicamente delle imprese vantaggiose alle massaie,
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