o l·a Cooperativa, sarà costretto, come l' indica vamo già nel nostro libro sulla « Democrazia Industriale>>, a trattare i lavoratori su un piedle di stretta uguaglianza, come soici dell'impresa; per conseguenza non potrà prendere alcuna· decisione concernente le condizi·oni del lavoro, se non col concorso e l' aissenso dei sindacato professionale, che riunirà in sè tutti i lavoratori dell'industria in questione. Nell'interno di questo sinda-cato vi sairà una minuziosa divisione di po,teri fra i comitati federali o nazional.i e i comitati diei distretti o anche del laboratorio; ,ciascuno di essi legalmente chiama•to a contribuire « per pa'rte sua>, allia fissazione delle condizioni nelle quali il produttore do,vrà passare le sue ore di lavoro e che costituirainno, è permesso sperarlo,, una frazione sempre più ristreta della sua. vita. In che senso potremo abollre Il salariato. Se noi arriveremo a sostituire la proipri,età delto Stato o dei Comuni alla proprietà capitalistica privata, se noi istituiremo, per ciò che ha rapporto eone condizioni del lavoro, un regime d~ vera associaziione fra gli agenti della comunità dei consumatori, da un laito, e i rappresentanti eletti democraticamente dalla corporazi-one dei produttori, dall'altro lato, noi ci saremo avvicinati, fin dove è po-ssibile, in tutte le grand!i industrie fondamentali e nella misura compatibile collo stato presente del mondo, all' ~ abolizione del salariato ». Pe.rchè, se vo,gliamo gua:rdare obhi1ettivamente alla situazione quale essa si presenta, dobbiamo convenire che in industrie come i trasporti ferroviari •e la navigazione, le poste, i telegrafi, la polizia, le miniere e le acciaieri•e, la meccanica e le tes_sili, e nelle altre grandi Ì'l1(:!lu 1 strie, no·n è possibile eliminare il regime del sal,ario nel senso cioè che gli operai devono obbe-dire ad ordini impartiti dall'alto e ricevere dei compensi settimanali fissi, non aventi alcu111arelazione co.Ua produ,t-
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