S. e B. Webb - Esame della dottrina sindacalista

collettività dei cittadini, fra i quali i salariati di uno, stabilimento, o anche quelili -di tutta un'industria, non costituivano, come cittadini, che una insignificante minoranza, mentre come lavoratori essi avrebbero ricevuto un salario e avrebbero dovuto obbedire agli ordini di un superiore, esattament,e come per l'addietro. E non appari va ai sindacalisti che questa specie di socialismo, sviluppandosi, doveva condurre naturalmente ad un differente stato di cose. Essi ritengono tuttora che la natura stessa del socialismo induca i lavoratori manuali a confidare nelle promesse dei politicanti i quali, per la forza delle cose, non appartengono, in generale, alla classe operaia; in quanto agli eletti venuti veramente da essa, il grande cambiamento che si produce nella loro vita, fa loro perdere ben presto la piena coscienza di classe, coscienza che nasce tanto dal,l'incertezza e penuria delle risorse finanziarie, quanto dall'obbligo dell'obbedienza agli ordini di superiori, che caratrizzano appunto la vita -del salariato. Disillusioni causate dalla democrazia. I sindacalisti francesi sopratutto, hanno ancora un altro rimprovero ùa fare al socialismo, così come l'intendiamo noi oggi; ed è che esso si pres,enta come una applicazione integrale del pri·ncipio democratico e spera di vincere con la conversione della maggioranza di ogni nazione. Il socialista, che sa di essere impotente senza il concorso della maggioranza, deplora l'ignoranza delle 111;1.ssine quanto ostacola la loro rapida conversione alla sua fede, mentre per il sindacalista qLtesto concetto della maggioranza non è che la subordinazione della minoranza cosciente, composta dei più energici lavoratori, a!I voto incompeten-te di una massa inerte e molle. Eg,li non ha akuna voglia di attendere ,che essa sia convertita e non si preoccupa neppure di ripudiare apertamente la dottrina democratica. « Il socialismo francese, scrive uno dei suoi principali teorici, è nato dalla rea-

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