9 duzione; non essa saprà mai liberare i lavoratori dalla sottomissione agli ordini dei capitalisti o di coloro che li rappresentano. La volontà di abolire il salariato. 1 militanti dotati di una forte coscienza di classe, allorchè hanno nettamente veduti i limiti imposti dalla natura delle cose al movimento sindacale, hanno sempre desiderato di fare il « gran colpo », per assicurare in un modo o in un altro, non solamente una più grande par.te della ricchezza prodotta, ma Ja proprietà integrale del prodotto del lavoro comune, da ripartire equamente fra tutti coloro che vi hanno contribuito con le braccia o con la mente; nello st,esso tempo i lavoratori verrebbero ad assumere la direzione piena ed intera del loro proprio lavoro. Da un secolo questa idea è presente allo spirito dei, salariati più riflessivi; a senso loro, ciò non sarebbe che l'applicazione dei principi democratici alla vita industriale. Gli operai di t1na data industria possono, fin d'ora, formare un sndacato e nominare i funzionari che li dirigeranno negli scioperi o negozieranno coi padroni: perchè questa stessa collettività di operai che in ogni impresa industriale forma la grande maggiora,nza, non nominerebbe pure il direttore e i capi tecnici, i compratori e i venditori, oggi nominati dal capitalista proprietario dell' impresa con l' incarico di gestirla a suo particolare profitto? Il solo ostacolo a questa trasformazione parrebbe essere la proprietà pri,vata dei mezzi di produzione, che trae seco la proprietà privata di tutti i prodotti. Perchè allora non abolire il salariato, perchè non istituire un regime industriale sotto il quale i lavorat.ori godrebbero del prodotto inrt:egrale del loro lavoro e sarebbero nel medesimo tempo emancipati dalla tutela di un' altra classe per tutto quel che riguarda le condizioni de,lla loro vita di lavoro?
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