CAP. 12.11 - LA TORTURA 42 t dopo averla per bene affilata su la cote della disperazione,Ate ne lava le mani, e lascia. a lei la cura di traforarsi. una uscita traverso le viscere del: condannato: prima erano colli mozzi, oggi sono cuori roiJi. Quale dei due fosse più ,caritativo argomento altri giudichi gli antichi. sistemi non hp' provato; conosco i moderni, e so che i nervi delicatamente gentili dei nuovi pietosi si offendono della disperazione scarmigliata, e vogliono eh' ella „appaia in pubblico co' capelli pettinati a Statua; così anche al vizio più sozzo si apre la porta di casa, gli si augura la, buona sera, alla veglia dotnestica si accoglie, purché si am manti di verecondia, e la virtù ha da smettere coteste sue superbe jattanze, che ci hanno, fradici; matrona e meretrice formano un terreno di confino, dove la . virtù e il vizio esercitano il .contrabbando su gli occhi ai gahellieri della morale pubblica, Dolóri , affanni e delitti s' inverniciano con , la tinta della decenza.' Per amore delle fibre sensi,tive delle femmine, e sopra lutto per amore di, quelle degli uomini, bisogna piangere" con ordine, rug.gire armonicamente, agonizzare con arte; ogni lacero di anima, ogni crispazione del cuore ha da essere Classata, e numerata. Tutto occorre ai giorni nostri con esattezza prodigiosa, e Proprietà uguale; l' acqua del santo battesimo, e l' olio della estrema unzione; la cappa castagnola del frate francescano, e la camiciuola rossa del condannato allo ergastolo. Le prigioni appaiono eleganti; gli architetti s' ingegnano disegnarle vaghe a vedersi. Oli andate, via, a credere che sotto cotesti edifizi lustri, levigati, e inverniciati uomini dalla anima inimortale ,s' inverminiscano di disperazione. e di disagio! ... Le gentili donne vengono a passeggiarvi la tetra noia, e Ja spietata y&- nità, passano come rondini ,fischiando qualche parstla di filmotropici, ed assicurano poi che le prigioni sono luoghi superbi, e ci .si deve stare d' incanto. E tutti intorno ripetono superbi, .•t' d' incanto. Guai al misero che osasse- temerariamente affermare., potersi condurre vita meno trista che in prigione; tenga in niente il fato di Orfeo, e il furore di umanità non agita meno violento il petto delle nostre gentildonne, di quello che per vino sentis, sere le antiche Menadi. Intanto il Promotore di tante belle cose, curvo il dorso come il primo quarto, di luna, assapora pro- fumo delle lodi; e, tutto umile in tanta gloria, ponendosi una mano su la parte dove, comunemente si crede che stia il. cuore a .pigione, esclama: « facciamo ogni sforzo perché.,. compatibilmente alla loro condizione... i detenuti Stieno con. "ogni riguardo.., perchè alla fin fine .anciie- i detenuti sono uomini.., però la prigione, bisogna. avvertirlo,-non può essere paradiso... — Ma
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