I. IL FALLIMENTO DELLA DITTATURA Ii discorso che l' on. Mussolini pronunciò alla Camera dei deputati - la Camera che ha una maggioranza scelta da Cesarino Rossi - il 17 giugno, chiudendo la discussione generale sull'indirizzo di risposta al messaggio della Corona, fu definito da gran parte della maggioranza - sempre pronta a mistificare il pubblico - discorso di pacificazione. Per la verità, quel discorso aveva una portata nè pacificatrice, nè normalizzatrice: era un espediente del demagogo che dirige il Governo avendo un programma che si può sintetizzare in due punti: 1 ° difendere il potere con tutti i mezzi; 2° sbarazzarsi degli avversari accusandoli di essere nemici della patria. Come programma non è nuovo. Tutti gli avventurieri instauratori di dittature ne ebbero uno simile ,c~e applicarono c'on minore o maggiore abilità a seconda della loro statura intellettuale. In Italia, dove si era abituati alla dittatura burocratica e civile di Depretis e di Giolitti \;l dove vi era mal tollerata la dittatura militarista di Crispi, il romagnolo che è al Governo ha portato nell'esecuzione di questo programma il temperamento di un sanfedista senza religione, quanto cioè di più settario, di più fazioso e di più esclusivista si possa immaginare. Il discorso, così detto pacificatore, non trasse in inganno i socialisti, i quali rimasero sulla breccia, decisi a continuare e ad intensificare la battaglia politica contro il fascismo. < E' del trasformismo personale - commentaviimo sull'Avanti! - qualcosa di peggio quindi dello stesso trasformismo politico». B1blìoteca Gino Bianco
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