III. LE OPPOSIZIONI E IL PROCESSO AL REGIME Da un pezzo si aveva perfetLa coscienza·, fra i partiti po!ilici d' OpposizionD, del!a necessità di coalizzare tutte le forze antifasciste per difendere quel poco delle pubbliche libertà non peranco sommerso e per pr-eparare la riscossa dal giogo umiliante della dittatura mussoliniana. Senonchè contro questo « stato Eli coscienza» stava un inesorabile « stato di fatto», il fatto cioè della forza quasi incontrastabile del fascismo, poggiante sul mito mussoliniano, sulle baionetLe della milizia, sull'adesione dei ceti medi. Non è ch3 la coscienza pubblica non avesse avvertilo, dopo la marcia su Roma, lo sconvolgimento della vita italiana, ma il fascismo aveva saputo alimentare due spauracchi: lo spauracchio di ciò che poteva succedere nel caso di una rapida ripresa del sovversivismo socialista, col massacro dei « patrioti » in città e la jacquerie in campagna, e lo spauracchio di una continuazione della marcia su Roma, sotto forma di nuove ondate. Ragione per cui un «salutare» timor del peggio, faceva accettare gli orrori del fascismo come il meno male. Inducevano alla rassegnazione altre cause, segnatamente la fiducia in Mussolini, che con una• politica bifronte, promettendo pace, ordine, libertà nell'atto stesso in cui sotto mano incuorava lo squadrismo, aveva finito per essere considerato come l'uomo che avrebbe liquidato il rassismo. E' noto come molti dei fiancheggiatori, la cui adesione ·al fascismo puzza di insincerità lontano dieci Biblioteca Gino Bianco
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