Giuseppe Emanuele Modigliani - L'assassinio di Giacomo Matteotti

aveva pronunciato la sua storica requisitoria contro la serie di sopraffazioni, e di veri delitti, con cui il governo di ~ussolini aveva imposto al paese, la Camera eletta nell'aprile di quell'anno. Invano, il 30 maggio alla Camera, deputati e tribune avevano tentato di far tacere l'oratore, davvero eroico, che, alle congratulazioni tributategli dai compagni. per la sua coraggiosa energia, rispondeva: "Grazie, ma ora potete prepararmi l'elogio funebre". E fu così che alla fine della seduta, Mussolini non risparmiò ai suoi, nè rimproveri nè invettive per non aver saputo farlo tacere. Ed appena potè intrattenersi con Cesare Rossi, il fido segretario, il suo più intimo fra gl'intimi, sbottò trivialmente nella frase passata anch'essa alla storia: "Che fa Dumini, si fa le seghe?!" E Dumini era appunto l'esecutore in titolo delle vendette del regime, quale capo della "banda" organizzata all'inizio del 1924. Ma ecco la prova definitiva che l'istruttoria ha precisamente registrato e messa a verbale. Il fido Cesare Rossi e !'ancor più fido Marinelli, segretario amministrativo del P. N. F., si erano recati al ministero degli interni nella tarda sera del 12 giugno - 48 ore dopo l'assassinio - a protestare per l'arresto di Amerigo Dumini avvenuto la sera stessa. Furono subito ricevuti dal sottosegretario agli interni Aldo Finzi e dal generale De Bono, allora direttore generafe della polizia e coinandante in capo della milizia. Ed ecco il dialogo fra i quattro: Rossr: "E così, volete proprio arrestare Dumini e gli altri?" DE BoNo: "Perchè no?!" Rossr: "Fatelo per burla, tenetelì qualche giorno e poi mollateli". DE BoNo: "Perchè ?" · Rossr: "Perchè se no parleranno, e diranno che è stato lui ad ordinarlo". DE BoNo: "Lui, chi?" Rossr E MARINELLI:"Il presidente!" (Questo dialogo fu messo a verbale durante l'istruttoria perchè così lo riferì lo stesso De Bono inteso come testimone, quando Mussolini lo ebbe congedato. Con questo di più: che il generale De Bono velie aggiungere di aver sempre deplorato ( !) i metodi adottati dal regime e che a simili delitti dovevano inevitabilmente condurre). Accusa dunque precisa e nettissima, quella dei due "intermediari" Rossi e Marinelli: e che Aldo Finzi riferirà in istruttoria. Ma non la sola da parte dei correi. Infatti, durante l'istruttoria, fu intercettata la corrispondenza scambiata tra il Dumini e la sua famiglia, e fu così stabilito che, scrivendo sotto i francobolli di cartoline postali apparentemente ingenue, Durnini alludeva alla parte avuta, nel fatto, dal "Presidente". E la famiglia, di rimando, (con lettera cucita in un soprabito inviatogli in carcere) lo incoraggiava a valersi dell'avvocato Vasselli il quale si era impegnato a "fare i patti con Mussolini per il suo avvenire" (di lui, Dumini) al che il Dumini stesso replicava che, occorrendo, egli avrebbe tirato in ballo proprio lui: "il Presidente". E chi ha potuto 7 BibliotecaGino Bianco

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