Giuseppe Emanuele Modigliani - L'assassinio di Giacomo Matteotti

disposta la complicità del. sindaco del luogo. Ma !"'ottimo" sindaco fascista, subito accorso, appena messa la testa nell'automobile, si fece sentire dire: "No! Così no! Vivo sì; 'morto no!" (L'istruttoria lo ha accertato.) E l'automobile riprese la corsa verso il luogo dove doveva trovare qualcùno di meno scrupoloso. E lo trovò finalmente nella persona del capo di un fascio locale, iibcrato da poco dal penitenziario di Palermo, ove aveva finito di scontare una condanna a trent'anni per omicidio premeditato. E questo degno fiduciario dei fasci trovò subito la soluzione. Pilotò l'automobile fino al bosco della Quartarella, e là il cadavere dell'assassinato, contorto e pestato perchè prendesse meno posto, fu cacciato a forza nella fossa, e sepolto "alla meglio". Tanto "alla meglio" che quando sarà poi esumato si constaterà che animali randagi avevano potuto disotterrarlo in parte, ed azzannarlo. La prrizia medica accerterà questi dettagli orribili, e accerterà del pari, che la morte fu dovuta ad un colpo di coltello che aveva reciso la carotide; così come accerterà tracce di altre ferite di coltello. E' fuori di dubbio: la resistenza eroica di Giacomo Matteotti, gli insulti di cui egli deve aver coperto, e gli esecutori e il loro mandante - intuitiva.mente da lui subito identificato - debl,0110 aver acuito al massimo la congenita bestialità dei sicari - non scelti a caso! - e qualcuno di questi, prima minacciò, e poi colpì. Più tardi Dumini dirà: "Mi è morto Matteotti fra le mani!" E certo voleva dire che i sicari, da lui stesso scelti e condotti, avevano oltrepassato (o almeno volle egli far credere che avessero oltrepassato) "la consegna" del primo momento. Ora, non importa essere giuristi per capire quanto valga la pretesa di far passare per "occasionale", l'esito di un delitto di violenza affidato ad uomini capaci di tutto e che, appunto perchè tali, eseguiranno il delitto loro ordinato nella maniera più precisamente conforme alle loro attitudini ... professionali, conosciute appieno da chi li aveva ricercati ed armati. Onde non solo non è diminuita, ma moralmente aggravata, la responsabilità di chi ha voluto il fatto e l'ha ferocemente organizzato, a quel modo, con quei sicari:* * Per coloro che, vuoi per difetto di senso giuridico, vuoi per eccessiva deferenza per le sofisticherie giuridiche, non si sentissero di accettare il ragionamento di buon senso qui esposto; per coloro che non credessero di _potersi acquietare al giudizio imposto di colpo, e definitivamente, da argomenti di indole morale, m'.1 irrefutabili, ecco a rincalzo l'argomento che dovrebbe calmare i loro scrupoli di sofisti se pur non di giurisperiti. La responsabilità di quanti abbiano organizzato un misfatto come quello del 1 O giugno, pur non prendendo parte diretta e personale alla sua esecuzione "materiale", sono così precisate, non da un qualunque codice, :ma proprio dal Codice Penale Italiano del 1931 di marca autenticamente fascista: Art. 41: "Il concorso di cause preesistenti o siinultanee o "sopravvenute", anche se indipendenti dall'azione od omissione del colpevole, "NON ESCLUDE il rapporto di causalità fra l'azione od omissione e l' "evento". Chiaro, non è vero? Ora, le capacità bestiali e professionali degli esecutori erano ben note, al vero organizzatore del misfatto, che, appunto in base a quelle, 5 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==