Giuseppe Emanuele Modigliani - L'assassinio di Giacomo Matteotti

zione: pur riservandosi espressamente ogni e qualsiasi azione civile le spetti, o possa spettarle, in dipendenza dei fatti che hanno formato oggetto della istruttoria penale oggi chiusa, dei precedenti e delle conseguenze dei fatti stessi. Avv. G. E. MomoLIANI" "Roma, 18 gennaio 1926." Non si fa giustizia, ma i criminali si azzannano fra di loro MA a quel momento, la manovra mussoliniana - intesa sempre a mettere una pietra definitiva sul processo - rischiò di passare il segno. Quando in aprile, a Chieti, si aprì finalmente il dibattimento, l'ambiente era così ben preparato che apparve chiaro, fin dal primo giorno, la possibilità di una assoluzione anche degli esecutori materiali dell'assassinio. E si seppe poi che erano state prese tutte le disposizioni per accogliere con luminarie e fiori e scritte trionfali, gli assassini "debitamente" assolti ... Era troppo! Farinacci, il difensore di Dumini, esagerava! Roma intervenne, ed ordinò che si condannasse. I giornalisti accorsi a Chieti dettero poi -in camera caritatis - tutti i possibili dettagli in proposito. In una delle ultime udienze il presidente, sempre puntualissimo, arrivò con un'ora di ritardo. Aveva dovuto lasciar tempo all'Avvocato Farinacci di calmare Dumini il quale contava ormai sulla immediata liberazione. Solo a questo si riuscì a persuaderlo di non ripetere, in udienza, le proteste contro l'abbandono - contro il nuovo abbandono! - da parte del suo mandante. E dopo esser venuti a patti con Amerigo Duxnini, si venne a patti anche coi giurati. Omicidio contro l'intenzione, e con tutte le possibilità attenuanti. Pena ridotta al minimo, e naturalmente con applicazione della riduzione della pena consentita, anche per gli accusati di omicidio condannati dal decreto del 31 luglio. Conclusione: con altri due mesetti, gli assassini avrebbero riacquistato la libertà. Ma Dumini se l'era legata al dito! Era appena rientrato a Roma che richiese - per mano di usciere! - al Direttorio Fascista di assumersi, lui, il pagamento delle spese processuali reclamategli nella sua qualità di condannato solvibile. Ed il P. N. F. pagò! Ciò non bastava al traditissimo Duxnini. Di lì a pochi giorni egli si fece sorprendere in un caffè a proclamare che se lui era stato condannato a quattro anni, il Presidente avrebbe meritato l'ergastolo! E per una volta, Duxnini fu condannato a torto, perchè nell'atto di quelle sacrosante escandescenze fu arrestato e condannato a 10 mesi. Ma 31 BibliotecaGino Bianco

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