Giuseppe Emanuele Modigliani - L'assassinio di Giacomo Matteotti

messa alla gestione - alla manomissione! - del pubblico denaro. Certo è che allora il "colpo" fece il suo effetto. Così' come parve un segno di tempi meno orribili, che l'amnistia non comprendesse l'omicidio consumato, e quindi nemmeno quello del 10 giugno. Tanto più che, allora, nessuno riuscì a prevedere che, in quella amnistia, sarebbe stato possibile fare l'uso indegno che ne fu poi fatto, appunto nel caso Matteotti. Il disinganno, su quest'ultimo punto - diciamolo subito - non tardò a venire, quando 1'8 ottobre 1925 si seppe che il Procuratore Generale aveva presentato le proprie conclusioni - e quali conclusioni! - alla Sezione di Accusa di Roma; e Io scandalo fu consacrato definitivamente il 2 dicembre con la decisione che la Sezione di Accusa adottò a chiusura dell'istruttoria. Dumini, i nostri lettori lo ricorderanno, quando fu di ritorno a Roma il 10 giugno, con l'automobile procuratagli da Filippelli, inventò la tesi defensionale del Matteotti che "gli era morto fra le mani". Così, per caso, poco meno che involontariamente! Ebbene, questa trovata del capo-banda fu accolta dai magistrati tempestivamente sostituiti a quelli tanto più degni del 1924! Sentenziarono, i magistrati agli ordini: niente mandato del "presidente" (secondo la parola testuale impiegata invece dal Dumini, nella corrispondenza clandestina con la propria famiglia); scartata la premeditazione, nonostante le prove in contrario dei "memoriali" e delle dichiarazioni Rossi Marinelli e De Bono; e ricostituito invece l'assassinio nel modo più difensionale possibile. Ma scartata la premeditazione (contro tutte le prove), restava da spiegare come l'idea di un tale delitto fosse potuta venire spontaneamente a volgarissimi criminali come quelli adoperati, e la Sezione di Accusa inventò - è la parola giusta - che tale idea era dovuta, tutta ed esclusivamente, a Rossi e Marinel!i. Rinviarli a giudizio non era però consigliabile, dato specialmente che Rossi si era deciso anche lui a non risparmiare il "Presidente". E così fu subito trovato il ripiego: i due segretari di Mussolini, fu detto, avevano voluto ed organizzato un delitto di violenza imprecisato ma non un omicidio, aggiungendosi per di più, che le loro intenzioni erano state fraintese dagli assassini. Cosicchè, secondo quei magistrati agli ordini, Rossi e Marinelli erano ammessi a beneficiare dell'amnistia e si evitava di metterli al bivio di raccontare tutto ai giurati. Venivano invece rinviati a giudizio i soli cinque esecutori e per omicidio ... d'occasione. Più precisamente per omicidio al di là dell'intenzione. Ed il Procuratore Generale (con una frase che Mussolini farà sua) aveva esattamente concluso che, "la farsa del 10 giugno, degenerò in un'orribile tragedia indipendentemente dalla volontà dei suoi autori, e piuttosto contro questa". Rossi e Marinelli vennero scarcerati lo stesso 2 dicembre. Marinelli 26 BibliotecaGino Bianco

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