(vedi caso: proprio dopo il congresso fascista!) veniva resa pubblica la decisione della commissione senatoriale sul caso De Bono, assolvendo per non provata reità degli addebiti minori, ma innocentandolo del tutto da ogni partecipazione all'assassinio del giugno. L'opposizione aventiniana, lo abbiamo già detto, non aveva mai creduto alla possibilità di una-soluzione diversa sulla denunzia presentata inopportunamente contro De Bono. Ma dal momento che la decisione senatoriale produceva come conseguenza che l'istruttoria sull'assassinio Matteotti ritornasse all'autorità giudiziaria (la quale in conseguenza dovette allora permettere alla parte civile di prendere visione di tutto il fascicolo) l'occasione fu subito afferrata, ed i leaders aventiniani utilizzarono, subito, tutto quanto potè essere fatto loro conoscere un po' meno imprecisamente. Sopra una relazione presentata da Amendola e Modigliani si decise di rinnovare la denunzia di tutto quello che la commissione senatoriale non aveva voluto vedere, sia in merito all'assassinio Matteotti, sia in merito alla serie di attentati governativi contro altri deputati;* e più precisamente si precisò quanto segue: Si erano "raccolte prove - diceva il documento - più che sufficienti per ritenere che sotto gli auspici del Capo del Governo, da uomini di sua fiducia, e partecipi di funzioni, se non di vere e proprie responsabilità di governo, delitti sono stati organizzati contro deputati per punirli della loro opposizione al regime; e la preparazione di questi delitti giunse ad avere un proprio organo collettivo di cui sono noti alcuni componenti ... " "Il dovere delle opposizioni era quello di tener fede all'impegno assunto dopo l'assassinio Matteotti. Essi l'hanno compiuto senza precipitazione, con ogni consapevolezza, senza credere - è bene dirlo - che il loro compito in difesa della libertà e della giustizia sia terminato. "L'opposizione, dopo aver consacrato in un quadro preciso le risultanze dell'Alta Corte, afferma che i diritti della giustizia non possono subire pre5crizioni di sorta e riserva interi tali diritti all'avvenire del popolo italiano." Il documento fu sottoscritto dai delegati dei singoli partiti e fu subito passato ai giornali dell'opposizione. Ma l'Epoca (il già ricordato giornale passato al fascismo) anche questa volta potè avere una copia del documento aventiniano e la pubblicò anch'essa - sempre con l'intenzione di svalutarlo - ma rendendo così impossibile la tempestiva censura nei grandi quotidiani italiani. E questi lo diffusero a milioni di copie. Sola eccezione: il "Popolo d'Italia" che, in luogo del documento veramente storico, pubblicò ... la requisitoria del Procuratore Generale alla Commissione Senatoriale. Questa requisitoria era pubblicata per confutare, ma essa apportò invece la riprova * Si trattava, dei "tentati omicidi" dei deputati fascisti "ribelli" Forni e Misuri. 24 BibliotecaGino Bianco
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