Giuseppe Emanuele Modigliani - L'assassinio di Giacomo Matteotti

L'Aventino tiene fede MA !"'Aventino" non si arrese. L'opposizione aventiniana si era data un compito: il compito di rivendicare i diritti del parlamento contro il regime e contro i suoi delitti. Ed essa vi restò fedele, anche se senza speranza. Mussolini aveva lanciato la sua sfida il 3 gennaio 1925. Il tempo di convocarsi ed intendersi; il tempo di lasciare che Giovanni Amendola ,,,- redigesse la protesta subito decisa; e questa fu comunicata alla stampa il 7 gennaio 1925. Questa protesta non era un appello alla rivolta armata. Soltanto un critico post-factum, fuorviato dalla passione, come Gaetano Salvemini, (vedere il suo scritto del 1926 diffuso anche in Svizzera e di cui abbiamo già fatto cenno) potrà scrivere che l'opposizione aventiniana aveva continuato a sperare di esser salvata dal re! Come se tutti non avessero saputo fin d'allora (ed i fatti non tarderanno a confermarlo, subito) che il re aveva partita legata con Mussolini e che nulla c'era più da sperare da lui.* La verità fu, e resta, che l'Aventino tenne ancora viva l'agitazione quanto meglio potè nella ·stampa e nelle pubbliche riunioni cui non mancarono i suoi oratori, anche se queste furono sempre più osteggiate ed infine, del tutto impedite, da misure di polizia. Non che le repressioni poliziesche non fossero sempre state praticate dal fascismo, anche sorpassando e violando tutte le leggi, ma proprio dopo il 3 gennaio 1925 esse diventaronc una pratica costante, non solo imposta, ma anche testualmente esaltata da Mussolini in persona. E basti ricordare che il 22 giugno 1925, in occasione del congresso del P. N. F. in un discorso riprodotto da tutti i giornali, egli proclamò che, "la i;iolenza è profondamente morale". E si capisce che egli dovesse lanciare questo appello alla violenza dato che proprio il 17, cinque giorni prima di quel discorso, l'Aventino aveva confermato la propria decisione di continuare a non partecipare ai lavori parlamentari finchè giustizia non fosse stata fatta. Più precisamente anzi, aveva confermato la propria linea di condotta, nonostante che i deputati rappresentati nell'Aventino - più precisamente i liberali, i-radicali ed i cattolici - fossero stati oggetto di interventi "promusso~ liniani" da parte del re in persona. Quanto tempestiva la decisione aventiniana! Infatti il 28 giugno * E più tardi, in ~'La Terreur Fasciste", Salvemini rincarò la dose scrivendo ( ... degli amici ci guardi Iddio !) che l' "opposition se montra tout aussi depourvue de forcc morale quc de force materi elle". Non si chiese Salvemini se invece soltanto nella mancanza di "force materielle" - non imputabile certo a deficienza dell'Aventino! - fosse da ricercare la causa prima della predestinata incapacità di battere il regime ormai consolidatosi? E si che i "leaders" aventiniani, e proprio per la loro azione aventiniana pagarono di persona, a cominciare da Giovanni Amendola che cadrà di Il a pochi mesi, proprio a causa della sua fierezza e di quella dei suoi colleghi. 23 BibliotecaGino'Bianco

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