Giuseppe Emanuele Modigliani - L'assassinio di Giacomo Matteotti

Di poi il più assoluto silenzio fu a tutti imposto sull'argomento. Ma ciò non impedì che ormai la verità sul delitto fosse acquisita e suscitasse dovunque l'impressione che se ne attendeva. E questa impressione fu tale che, già prima del giorno dell'anno nuovo, corse voce che, negli stessi ambienti di Corte, qualcosa si facesse per indurre il re a separare· la propria responsabilità da quella del suo primo Ministro. Si disse anche che i magistrati ai quali era affidata l'istruttoria si apprestavano a concluderla con un'ordinanza che dichiarasse l'incompetenza dell'autorità giudiziaria e statuisse che, data la partecipazione del primo ministro all'assassinio del 10 giugno, la competenza, a pronunciarsi sul caso, spettava ali' Alta Corte. Vane illusioni. Il re continuò a restare solidale col primo ministro e per di più dall'alto si profittò di una "fortunata" combinazione per sottrarre, ai magistrati degnissimi che si preparavano a concludere, tutti gli atti dell'istruttoria. Ed ecco come. Un giornalista cattolico, per far dello zelo anti-aventiniano, aveva presentato una denunzia che indicava Dè Bono come uno dei complici dell'assassinio del 10 giugno. La denunzia sconclusionata non avrebbe certo avuto seguito se - per il fatto che De Bono apparteneva da tempo al Senato -non si fosse potuto far finta di prenderla sul serio onde promuovere la costituzione del Senato in Alta Corte di Giustizia (contro il solo De Bono: si capisce!) e intanto togliere di colpo tutti gli atti dell'istruttoria ai due degni magistrati che si preparavano a concludere e che nel frattempo sarebbero stati sostituiti - come infatti furono! - con funzionari agli ordini. • Dopo di che Mussolini convocò di sorpresa la Camera per il 3 gennaio 1925, e, davanti alla Camera, pronunziò inaspettatamente un dì~corso in cui, in via generica, è vero, ma in modo non equivoco, rivendicava a sè ed al proprio governo la responsabilità di tutto quanto accadeva in Italia. I deputati aderenti all'Aventino non erano presenti, sia perchè qualche tempo prima avevano confermato, contro il parere dei deputati comunisti, la propria decisione di non partecipare ai lavori parlamentari, sia perchè nessuno aveva avuto il minimo sentore delle dichiarazioni che Mussolini si preparava a fare. Quanto ai deputati comunisti, che invece erano intervenuti alla seduta essi furono siffattamente colti alla sprovvista che non presero la parola e Mussolini riesci così ad ottenere che, appena udite le sue dichiarazioni, la Camera si prorogasse subito, di nuovo, a tempo indeterminato. Risultato: forte della solidarietà del suo re, Mussolini, di sorpresa, aveva vinto la partita. Siffattamente vinta che, più tardi, nei discorsi di Mussolini e dei suoi, il 3 gennaio 1925 segnerà la data della svolta trionfale del regime. 22 BibliotecaGino Bianco

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