Giuseppe Emanuele Modigliani - L'assassinio di Giacomo Matteotti

avrebbe dovuto - prima di tutto! - consultare il suo primo ministro sul seguito da dare ai due· memoriali!•* Ma quando si dovette rinunziare alla illusione "monarchica" di Giovan,ni Amendola e dei suoi più intimi, essi decisero - finalmente - di rivolgersi ai "compagni" di Matteotti. Turati, Treves, Modigliani, furono convocati ed ebbero finalmente comunicazione dei memoriali Filippelli e Rossi. Immediatamente fu concordemente deciso di trasmetterli ai magistrati incaricati dell'istruttoria (che pure li ignoravano), e di pubblicarli appena ciò fosse stato consentito senza danno per gli ulteriori accertamenti giudiziari. Così fu fatto. L'on. Modigliani presentò le copie dei _duememoriali al Consigliere Istruttore Del Giudice garantendone l'autenticità. Nel frattempo, nella tipografia del "Mondo", giornale di G. Amendola, fu preparata la stereotipia di una pubblicazione che avrebbe dovuto esser diffusa senza passare attraverso la censura e nella quale dovevano essere riprodotti il memoriale Rossi e quello Filippelli . .Ma Mussolini credette di poter parare il colpo. Pensò infatti di svalutare l'impressione che i documenti avrebbero prodotto, facendoli apparire dapprima in un giornale ai suoi ordini; fece così trafugare le bozze preparate nella tipografia del "Mondo" ordinando senz'altro la pubblicazione dei due documenti sul giornale !'"Epoca" passato al fascismo. Il "Mondo" profittò però subito dell'autorizzazione così data dalla censura di "lasciar passare": e subito pubblicò i due memoriali in edizione straordinaria. Cosicchè la sera stessa, uno degli ultimi di dicembre, ed il giorno seguente, essi furono riprodotti da tutti i giornali italiani. Accortosi della "gaffe" Mussolini corse ai ripari; e nelle quarantotto ore successive la censura si oppose in tutta Italia alla pubblicazione di commenti che non fossero esclusivamente intesi a svalutare la prova perentoria e definitiva che risultava dai due memoriali. * Gaetano Salvemini che fu sempre in prima linea contro il fascismo, già nel gennaio 1926 ( in uno scritto pubblicato a Londra e riprodotto anche in Svizzera) se la prese contro l'Aventino per l'insufficiente dinamismo dei suoi dirigenti. Scrisse allora Salvemini: "Se il 17 e il 18 giugno i parlamentari dell'opposizione (liberali cattolici socialisti e repubblicani) avessero pubblicato il memoriale Filippelli e le rivelazioni della lettera-testamento Finzi ecc.". Ma la verità vera era e resta che la lettera Finzi fu prima ritirata che scritta; e più tardi, lo stesso Salvemini sarà costretto a rettificare ( "Terrreur Fasciste", pag. 242) scrivendo che il memoriale Filippelli fu portato a Giovanni Amendola soltanto a fine luglio e che il memoriale Rossi fu consegnato allo stesso soltanto alla metà di agosto. Appassionato, santamente appassionato, quale è sempre stato, Salvemini ha continuato a prendersela con l'Aventino ( e sempre a torto come vedremo); ma questa prima rettifica doveva essere segnalata, e proprio a questo punto, anche perchè quelle tali due date di "fine luglio" e di "metà agosto" debbono essere accolte anch'esse con tutte le riserve. Ebbe Amendola, forse, fin d'allora, i due documenti, ma ebbe egli anche la prova della loro autenticità? E' permesso dubitarne. E neppure è vero che. Giovanni Amendola, cominciò con lo sbagliare circa il modo di utilizzare i due memoriali, egli fece poi il possibile per concorrere ad ottenere il massimo rendimento. E Salvemini avrebbe dovuto rilevarlo fin da allora! · 21 BiblioteèaGino Bianco

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