fu allora esposta al regime del delitto: la secessione parlamentare che ebbe nome: Aventino. Parliamone. Nel trigesimo della morte di Giacomo Matteotti l'opposizione parlamentare ignorava tutte e per intero le prove che permetteranno più tardi di additare Benito Mussolini come il primo e vero responsabile dell'assassinio del 10 giugno. La Camera era stata mandata ·in vacanze; ii:npossibile dunque una manifestazione "in aula" nell'occasione del trigesimo. Ma una manifestazione, a Montecitorio, cui partecipassero tutte le opposizioni, apparve subito, ed a tutti, come la più efficace, e , come precisamente doverosa. E l' 11 luglio in una grande sala di Montecitorio le opposizioni si convocarono e udirono l'indimenticabile evocazione che di Giacomo Matteotti fece il più degno: Filippo Turati. Matteotti era caduto - sopratutto - per il modo tenacemente eroico con cui aveva adempiuto il proprio dovere di deputato; e la sensazione si faceva sempre più precisa che la pura e semplice .condanna degli esecutori diretti del delitto non poteva bastare, e eh.e s'imponevano misure decisamente orientate contro il regime, più specialmente a protezione della funzione parlamentare: base ed istrumento delle libertà democratiche. Facilmente dunque le opposizioni furono unanimi nell'approvare, 1'11 luglio, di boicottare i lavori parlamentari fino a che giustizia non fosse stata fatta. Tutta la giustizia che non solo punisse, ma risanasse. "Avreste dovuto scendere in piazza" diranno più tardi (ah non allora!) quei tali tritici incontentabili, non scesi in piazza nè allora nè poi. Ebbene: a riprova che in quel momento le opposizioni parla- - mentari fecero il loro dovere, basta un raffronto di date. L'll luglio: atto di nascita dell'Aventino. Il 10 luglio il re, (ormai definitivamente mussolinizzato) appone la firma al decreto predisposto fin dal luglio dell'anno precedente, col quale è soppressa là libertà di stampa, e sono instaurate, tanto la censura, quanto - se del caso - la soppressione dei giornali non agli ordini del fascismo. L'Aventino era appena nato che subito se ne preparava la soffocazione: anche se momentaneamente rinviata. Ma soffocato non fu l'Aventino: anche se alle sue iniziative - tentate in tutti i campi - non rispose il popolo italiano per la ragione che quei tali critici han troppo dimenticata. La verità era e resta, che la lotta contro il fascismo - prima e dopo la marcia su Roma - durava in Italia da ormai quasi cinque anni. Già nel 1920-21, consule Giolitti, gli antifascisti si erano trovati di fronte, non solo i fascisti patentati, ma le stesse forze militari dello stato, da cui i fascisti ricevevano ogni assistenza durante le spedizioni punitive e financo i moschetti dati loro dai carabinieri, e ciò debitamente autorizzati da regolarissime circolari governative. Poi era venuta la marcia su Roma, complice il Re; e nel marzo 1923, con la firma del re, era stata 18 BibliotecaGino Bianco
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