adottate dai suoi più intimi in quella tal riunione del mercoledì, e, sin dal giovedì, lasciasse arrestare Dumini, acciuffato la sera stessa alla stazione di Roma mentre si preparava a partire per Milano. Appena 4-8ore più tardi la stessa sorte coglieva Volpi e Poveromo nella capitale lombarda. Con questo però, che Volpi ·volle essere condotto al fascio Milanese; ottenne questo favore dagli agenti; ma entrato da una parte, se la svignò dall'altra (Salvo ad essere ripreso un po' più tardi). Per la verità, la magistratura credette di poter far sul serio e ci si mise d'impegno; ma il generale De Bono -l'aveva preceduta, dato che, appena informato dell'arresto di Dumini, e sùbito dopo il colloquio avuto con Rossi e Marinelli, si era precipitato alla stazione; si era fatto consegnare le valigie da Dumini stesso e le aveva alleggerite di oggetti e scritti compromettenti consigliando il capobanda di negare tutto e sempre.* E figurarsi se i "coliaboratori" di Dumini noh furono avvertiti anch'essi sul contegno da tenere e se non esitarono ad obbedire. E questo giuoco, come vedremo, continuerà fino all'ultimo. Ma i magistrati dell'ordine giudiziario, e più precisamente, quelli da prima investiti della istruttoria fecero dal canto loro tutto il loro dovere; senonchè contro di loro, niente fu trascurato per intralciare l'opera, fino al momento in cui fu imposta dall'alto la loro eliminazione e, ai magistrati chiamati a sostituirli, fu imposta la conclusione della istruttoria, dettata - è proprio la parola da usare - dal procuratore generale Del Vasto che, (vedi caso) era ccgnato dell'on. Farinacci (vedere "La Terreur Fasciste" pag. 24-9) il difensore di Amerigo Dumini. Ma bisogna affrettarsi a dirlo: la verità, anche se non subito, finì col venire in luce, anche perchè, i complici di Mussolini, traditi da lui, si rivoltarono e parlarono. Parlarono e scrissero:H· Cominciò con lo scrivere un memoriale Aldo Finzi. Egli era del tutto estraneo al delitto, ma Mussolini, il quale voleva darsi l'aria di "far luce", gli ordinò di dimettersi da sottosegretario agli Interni; Finzi ci si rassegnò ma consacrò subito, in una lettera al fratello, quanto egli poteva addurre a propria discolpa. E non solo scrisse tale lettera ma la consegnò a due giornalisti perchè la recapitassero. Ma la ribellione - anche se soltanto epistolare - del Finzi si acquetò prima che fossero trascorse quarant'otto ore; la lettera sparì dalla circolazione: e così, se il fatto resta, il testo manca. Meno remissivo Cesare Rossi. Anche a lui Mussolini chiese di mettersi da parte; e anche Rossi * Il consiglio, subito dato a Dumini da De Bono, fu raccontato da C. Rossi in note da lui rimesse, anni dopo, a Gaetano Salvemini, conforme si può leggere in "La Terreur Fasciste". ** Eccetto un solo: Marinelli, che è stato ricompensato della sua lunga fedeltà con la condanna a morte e la fucilazione non appena il neo fascismo s'installerà. 12 BibliotecaGino Bianco
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