Vienna, e così fu abbandonato il piano "ferroviario" e fu preferito il piano irosamente improvvisato poi, e ferocemente eseguito il 10 giugno. Ed ecco come. Il 4 giugno Mussolini prese la parola alla Camera per chiudere la discussione sulla politica generale del governo, e sfacciatamente fece carico ai socialisti di aver caldeggiato ed ottenuto, dopo la guerra del '14, che una larga amnistia fosse concessa a quanti avevano osteggiato la guerra, ivi compresi, i disertori. Ma ecco Matteotti levarsi prontissimo e con due folgoranti interrm:ioni inchiodare al muro il "duce", rinfacciandogli di rinnegare dal banco del governo, la campagna per l'amnistia a cui aveva egli stesso partecipato nel '19-'20. Passava veramente il segno questo socialista irriducibile! Impossibile dunque attendere che si presentasse l'occasione del viaggio (per facilitarglielo era stato concesso a Matteotti il 2 giugno il passaporto negatogli fino a quel momento) ; bisognava invece far immediatamente cessare lo scandalé di una tale irriducibile opposizione. Ed il S giugno Marinelli si sente investire dal suo "duce", con apostrofi del genere di quelle indirizzate giorni prima contro l'inoperosità di Dumini. Il 7 Marinelli è a Milano e fa partire alla volta di Roma Volpi e gli altri prescelti per l'azione. All'ultimo momento Dumini non è contento della scelta dello "chauffeur" ed allora si fa venire, sempre da Milano, (onde Marinelli non si è mosso) quel tal Malacria che farà al caso. E il 10 Mussolini sarà vendicato!* Ma vendicato con quella mancanza di "precauzioni" che tradisce la mentalità impulsiva dell'organizzatore vero e primo del delitto. E ancora una volta lasciamo parlare i fatti. A delitto compiuto, Dumini torna a Roma la sera del 10 conducendo egli stesso l'automobile del delitto e si reca da Filippelli, il direttore dell'ufficiosissimo "Corriere d'Italia", che glie l'aveva prestata. Pensasse Filippelli a far sparire le tracce del sangue e di altro che la colluttazione e la protratta permanenza del cadavere avevano lasciato nell'interno del veicolo. Ma Filippelli fu subito preso dal terrore, si confidò con arµici e così la notizia dell'accaduto cominciò a trapelare. Frattanto gli eventi precipitavano. Quando i sicari avevano dato l'assalto a Matteotti sul Lungo Tevere, la scena ebbe per testimonio un giovanotto il quale corse subito ad informare di quanto aveva visto uno ~ei più alti diri~e~ti del fascio romano. Nessuna meraviglia dunque che, sm da mercoled1, 11 terrore regnasse nelle "alte sfere" fasciste della capitale e provocasse quella tale riunione di "caporioni" di cui abbiamo già parlato. Nessuna meraviglia che Mussolini, pur dopo aver lanciato le .sconcezze già riferite per depistare le apprensioni suscitate dalla scomparsa di Matteotti, accettasse subito - coraggiosamente! - le direttive " ~ Filigpelli, fu preso_ da un ta_l ter;_ore, :he quando poi tlovette provvedere alla toilette dell automobile ne affidò I mcanco alla propri:i. cameriera che si lirrutò a .!ar spa,:ire a colpi di forbici i rivestimenti interni della vettura recanti le tracce pm atroci. 11 BibliotecaGinoBianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==