. J J ·• - Il processo ffiatteotti alle Assise di Chieti L'arringa di Roberto Farinacci Nota di Vincenzo ffianzini Con il contributo di
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li processo ffiatteotti alle Assise di Chieti L'arringa di Roberto Farinacci !'iota di \7incenzo ffianzini blioteca Gino Bianco
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PREFAZIONE Sbollite le passioni, che tanto imper.:ersarono ml 11 caso Mat.- feolli n, questo sarà ridotto per lutti alla s11a Tea/e i111portaJ1za, e rimarrà u11 /af.fo i11leressa11lc di cronaca pe11afe-parlame11tare. lute-ressante sopra t11tto percl1è è il Primo caso della 1,ccisio11e d'un [>a-rla111e11tare in carica, a-v11e11uto dopo 1'1wificazio11e nazionale. /li/atti, per fro~vare 1m esempio del ge11ere, occorre risalire al 1848. li 15 1101:embre di quell'a11110 1ie1111e assassinalo in Roma l'insigne criminalista ca-rrarese Pellegrino Rossi, ministro cosfit11zio11ale di Pio I.\, pugnalato, 111e11h'e1·eca'Vasia inaugurare le sedute pa-rla111c11la-ri, dal gio'Vinasfro Lu.-igi /J,ru.11et.ti,fi.glio del. famigua/o demagogo Angelo (Cicentacchio), per ma.nda-lo d-iP-ietro St,erli11i, giornalista e poi 111i11ist-rodwrant,e il periodo re·P1tbbl-ica110(per i repubblicani d'alloro umbra che il mandato ad 11ccidere11011creasse trn'incompatibilità a go1.Jcrnare). 11 preteso te,itali'Vo d'omicidio, di cui sarebbe stato 1.Jilti111a,11el 186i, il deputato Lobbia, per derubarlo di un supposto plico di documenti, fu una malcauta simulazio11e del deputato stesso; il clie peraltro 11011 impedì agli oppositori del mi11istero Raftazzi di attribuire agli a1.J1.Jersaripolitici la usPonsabilità dell'immaginario misfatto. 1.\"011si trattò dell'uccisione d'trn deputato ili carica, ma di trn ex-deputato, 11el1'0111icidio di Raffaele S011zogno, a1.J1.Je11uto il 16 febbraio tSi5 i11 Roma, pugnalato da tale Frezza, per mandalo di Giuseppe Lucia11i, demagogo 11scifo dalla feccia di Traste1.Jcre, che era riuscito a di-vc11taredeputalo, 111a.la cui elezio11e era stata a111l11llafaper frode. blioteca Gino Bianco
IV Ma non fu certo la mgion di primizia. quella. elle portò all'enoTme esagerazione, alla quale si giu.nse 11ella -valutazio11e del u caso Mafteolli )). Ben affre ca11se produssero quest'effetto. L'imme11s0 scalpore, sì. a. l1111go dwrato intOrno al fatto i11 discorso, fa singolare contrasto con la indifferenza ostentata dai sedicenti paladini della moralità e della libertà per le fante 'Vittime della criminalità politica. deWimwedialo dopo-guerra. Che cosa di più orrendo del martirio di Sci11111lae Sonzi11i, di quello di Berta, e di altri molli? Queste stra.gi di disiilleressaf.i fauf-ori di un'idea, in tempi di TOventi lolle -politiche, 7.1alcr.1a110 bene l'uccisione d'un depntafo, capo-Partito, che della pol.iiica face'Va professio11e esclusi·.;a, Ti/raeudone onori e 'Vantaggi, e che da sè stesso si era posto Ù1 condizione di 'iJi'Vere pericolost1111e11/e. Ma politica e malafede s0110spesso la medesima cosa, e questo spiega il pe,·chè della frenetica spewlazione su.l/a morte del Maffeofl-i; morte, che si -volle considerare, non quale 11n incerto del mestiere di demagogo, ma a.ddiTif.tura. come ,rn aftenfafo contro il popolo. La speculazione politica d'una coalizione di partiti, o, ·meglio, d'uomini politici decisi a te11lar tulio PeT r-ic11perareil be11e perduto, spiega quanto a'i./'i./e1111e in Italia. dopo il fatto i11 cui il ·Matteotti tro~.;òla morte. A citi 11011fosse a.nimalo da 11.n'ideaPreconcet.ta e da mm malafede /etrago11a, le modalità del delitto avrebbero fornii.o la Pro'Va -più manifesta che gli autori 11011 si era/lo Proposti di uccidere. Se i.wvero avessero voluto la morte del Maf/.eoUi, non atirebbero idea.lo quella clamorosa scena cinematografica, con l'inutile rapimento d-i pieuo giorno e in luogo abitato, in un'automobile prov~visfa della vera targa di rico11osci111e11lo 1 e 'Via dice11do. A'Vrebbero scelto, 11ellanecessaria premeditazione del delitto, mezzi d'immediato effetto, ben più facili, occulti e sic1i.r-i. E sopra tu.ti.o a-.1rebbero ·Pre~venli'Vam.ente -pensato al luogo e al modo di far sparire il ca.da~.;ere,cosa agevole con 1111'automobi/.ea disposizione e con -il mare -vicino. Queste considerazioni, che discendono dal più elementare buon senso, a-vrebbero in tutti certamente determinato la giusta valuta.- zione et·ico-giwridica del faUo, ed escìuso per necessaria consegu.enza Biblioteca Gino Bianco
V ogni sospetto di Partecipazione degli 110111il1i del Go-verno e delle gerarcl1ie fasciste, se la rabbiosa passione d'ima mhioranza politica 110n a'Vesse collo l'insperata occasione di creare l'inaudita finzione d'una te questione morale n e di condurre fo pilÌ accanita e perfida campagna Parla111c11ta,-isco-giornalislicadi cui si abbia memoria. Ma se le calu1111ie e le alfTe falsità, le denigrazioni e le intimidazioni, poterono sctwlere rincerfci coscie11za d'alctrni pofit.icanti, non riuscirono a pervertire il reti.o giud-izio del J,opolo ita.l-iano, refrallario 'f,er 11atnra alle i111.pos/11re alle ù1/ltizio11i. Con una lo11ga11i111ità,che 11011sarebbe sfata ceTfame11te possibile in clii 11011ai•esse a-.iufo la coscieuza f-ranquilla, co11fe11eudoe11ergica111e,ife le forze fnsciste frementi nello s/,asimo di reagire all'iniqua i11termi11abileapgressione, Be11ito Mussolini, Capo del Go-verno e Duce del Fascismo, lasciò piena libertà di -vilipe11dioa coloro elle lamet1ta,·a,10 l'oppressa libertà di stampa e di parola; e soltanto dopo sei mesi di sopportazione, interprelaudo la 1·olo11l(ìdella gra11dissinra maggioranza del popolo italia110, ba11dìl'a11111111ciol,e l'i11fame tregenda a'Vrebbe do111tfo cessare. Poco dopo l'o11. Roberto Farinacci, desig11ato dalla sua azione Politica, e11ergica e pre11ide11fe, ~ve11hrn110111i11aloSegretario ge11erale del Partilo Nazionale Fascista. A lui dunque toccn'Va il compito, arduo e spinoso, di liqu,idare la famigerata u que.~lio11e m;J. rale u, ecci/.alrice della guerra civile, -perturbatrice del.la 'Vi/a nazionale.. ll ,nodo come fon. Farinacci assolse il sua cam.pito è. reso 111a11ifeslodaWeffet.to, clie noli pote-va essere più rapido, compieto, risoluti-va. La 1c questione morale,,; iwi·ero, 11011solo terminò misera.111e11te,ma si ri-volse contro i suoi temerari i11'Ventor-i;di clie si ha la pro-va più luminosa nel disgregamento della coalizione diffamatoria, 11ella se11te11zadell'Alta Corte che fa giustizia della calu1111iosade1rn11ciaco11tro il senatore De /30110,e nel -verdetto dei giurali di Cl1ieli. Dracma pcriit, et invcnitur in stcrcore. QHesto libro illustra rullima fase dell'azione del/'011. Farinacci. Co11eloquenza fascista, sobria, concettosa, sewplice, egli l,a saputo rico11durre il (1 caso /l'lat.teotti >, alla sua -vera portata, contenendo la difesa 11ei limiti della necessità e della giustizia, senza esagerate blioteca Gino Bianco
VI reazioni, e chiedendo ai J;?iurali 11011 l'espressione d'un gindizio di parte, ma la esatta ·valutazione penale del fallo. E qneslo scopo egli lia. splendidamente consegui/o con il ver• dello dei. giiirati di Chieti, degno i11 lullo dell'equilibrato senso di giustizia del nostro popolo. h. più ·11on dico, ·Percl1è il fascismo deduce l'elogio dai fati-i, e non dalle pa.role. 8 ì\Iaggio 1926. Biblioteca Gino Bianco VINCENZO MANZINl Ordinario di diritto penale nella R. Università di Padova
L'arringa di Roberto Farinacci Prima che il ciclo delle arringhe abbia termine con questa mia, sento il dovere di rinnovare a Voi Ecc.mo Prcsidcutc, l'espressione della nostra riconoscenza per il moclo veramente equanime e sereno con cui avete diretto la discussione di questo faticoso processo. Al valoroso rappresentante della lçgge rivolgo il mio saluto, che estendo a voi con profonda ammirazione, giudici popolari, che avete seguito con religiosa attenzione le diverse fasi elci dibattimento. Non parole vane di elogio per voi. Voglio dichiararvi soltanto, o giurati, che qualunque esso sia, il vostro verdetto sarà degno cli uomini italiani e sarà come la Nazione lo attende. E farete così perfetta giustizia. Dico la Nazione, pcrchè essa è ansiosa di liberarsi da questo episodio che, malvagiamente sfruttato, turbò per lunghi mesi la sua vita e servì ai nemici di fuori ed ai nemici di dentro per boicottare l'opera di redenzione e di restaurazione intrapresa con la nostra marcia rivoluzionaria, da cui ha inizio la nuova storia d'Italia. Ho notato con piacere che la stampa estera ha qui inviato i suoi rappresentanti. Essi testimonieranno di aver constatato che tutto il programma controrivoluzionario delle nostre opposizioni poggiava sopra un castello di carta. Lo avrà constatato il corrispondente dcll 'organo dei comunisti francesi, l'« H1w,a11itè n, che porterà in Francia l'eco più simpatica <lella ospitalità italiana e potrà dire così a tutto il sovversivismo francese, che IIOH vanno per nulla presi sul scrio i nostri fuorusciti che sperano nella loro triste vendetta, creando ancora calu1111iosclcggcndc sul delitto ~Iatteotti. Dirà in Francia il corrispondente dell'cc H11111a11itè 1> che delle accuse contenute nei famosi memoriali che dovevano - così si diceva - blioteca Gino Bianco
seppe11ire l'attuale regime, nulla è risultato al dibattimento, dopo che circa cinquanta testimoni d'accusa sono stati sentiti. Per lunghi mesi si è parlato di responsabilità gravi che avrebbero compromesso gli uomini del partito e gli uomini del regime. Ebbene, cosa è risultato, o signori giuc1ti, da questo dibattimento, dopo l'esame cli tutti i testimoni indicati dall'accusa? Nulla di nulla che sia serio, preciso, fondato: e qualche vago indizio a carico di qualche imputato. La di fesa lo ha distrutto in pieno. Se questo processo fosse stato trattato alla stregua di tutti gli altri processi svoltisi davanti alle Assise del Regno, forse oggi nessuno di questi imputati, per insufficenza di prove, si troverebbe davanti ai giurati di Chieti e nemmeno si sarebbero mossi da ogni parte d'Italia e dall'estero i corrispondenti e gl'inviati speciali della stampa. Nel giugno del 1924 il Fascismo era vittorioso in ogni campo e una maggioranza di quattro milioni di voti aveva conquistato al Fascismo la Camera dei deputati e la fortissima maggioranza delle amministrazioni comunali e provinciali. Tutte le organizzazioni sovversive erano state distrutte; la parte sana del proletariato ordinata nelle nostre amministrazioni e nei nostri organi sindacali; l'industria, il commercio, il lavoro, la finanza vigorosi, floridi, sicuri. Nel giugno del 1924 il nostro Duce, il Capo del Governo, ottenne un grande successo alla Camera con uno dei suoi memorabili discorsi che mise le opposizioni con le spalle al muro e le costrinse a scegliere: o l'opposizione in buona fede attraverso la critica collaboratrice, o l'opposizione in mala fede attraverso il sabotaggio e la ribellione. << Abbiamo il dovere ed il diritto - disse l'on. ì\Iussolini in quel discorso, rivolto agli avversari - di disperdere le ceneri dei vostri ed anche dei nostri rancori, per uutrire con la linfa potente nel corso degli anni e dei secoli, il corpo augusto cd intangibile della Patria i,. Ma ai nostri avversari, che da lungo tempo andavano congiurando contro lo Stato, non parve vero di impadronirsi di un cadavere e farne scempio per lunghi e lunghi mesi. Le opposizioni vollero costituire il fronte nnico contro il Fascismo e trarre vendetta del1a loro Biblioteca Gino Bianco
meritata sconfitta; non si preoccuparono mai di scoprire i veri colpevoli. Vedemmo popolari, massoni, repubblicani, socialisti e falsi liberali, salire a braccetto l'Aventino, per chiedere le dimissioni del Governo, lo scioglimento della Carnera, lo scioglimento della l\{ilizia. E fu iniziato quel vero e proprio processo alla nostra rivoluzione, nel quale la viltà degli avversari già sconfitti tentava la rivincita contro il nostro valore vittorioso, con la turpe diffamazione. E se, durante questo dibattimento, io ho avuto qualche frecciata contro i Magistrati inquirenti, ciò mi è giustificato dal fatto che essi hanno agito molto diversamente da quello che avete fatto voi, Eccellentissimo Presidente, sottraendo ai giurati tutto ciò che non aveva attinenza alla causa, tutto ciò che era utile soltanto alla trista vendetta dei rinnegati. I :\Iagistrati inc1uirenti con la raccolta dei memoriali, con la raccolta delle lettere anonime e delle deposizioni basate sui rancori di tutti i nemici del regime, hanno creduto per un momento, usando le reti a grosse maglie della giustizia, di accalappiare i pesci grossi: poi non trovarono nC'lla rete neppure i pesciolini. Signori giurati, gli avversari chiedevano dal vostro verdetto la condanna della nostra Rivoluzione. Poichè la Rivoluzione è vittoriosa e la situazione è rovesciata, quelli che dovevano essere i nostri inquisitori, i patroni di Parte Civile, hanno dovuto ritirarsi vergognosame11tc. E che sarebbero venuti a fare a questo processo, se 11011 i testimoni della loro sconfitta e della loro malvagità? Dunque non sono venuti, e per coprire la fuga cun la solita arte demagogica e menzognera, hanno tentato di giustificarsi con una lettera diretta all'Eccellentissimo Presidente, lettera che suona offesa per la Magistratura, oltraggio per voi, giurati! I più addolorati dell'assenza della Parte Civile a questo processo siamo noi. Perchè ci mancano gli uomini che rappresentavano, sì, la famiglia del morto, ma erano gli stessi che guidavano la canea su l'Aventino e che davano le direttive alla stampa per avvelenare la Nazione. Signori giurati, voi non dovete dimenticare quale danza macabra venne inscenata su quel morto. Danza macabra che non poteva non blioteca Gino Bianco
10 addolorare maggiormente la moglie ed i figli clcll'on. ì\Jattcotti, che videro il parente fatto occasione cli vendetta, 11011 oggetto di pietà. La stampa di opposir.ionc, il 6 luglio, incominciò con la prima sensazionale - naturalmente fantastica - rivelazione ad impressionare e turbare l'opinione pubblica. Si stampò che il cadavere dell'onorevole Matteotti era giunto a pezzi alla l\Iorguc, dove fu seppellito in varie riprese con altri brani di resti umani. Il 26 luglio si pubblica proprio da un giornale, che si dichiarava interprete della religione di Cristo, che i genitali dell'on. ì\Iatteotti furono portati, quali trofei, a Filippclli. Delle forbici trovate nell'automobile, si disse che erano servite per tagliare il corpo a pezzi, che furono poi gettati ne11eacque de] lago di Vico. E il giorno doro fu affermato, con molti• tmlinc spudorata di particolari, che il corpo dell'onorevole Matteotti era finito nel forno crematorio. Viene la volta dell'on. Zaniboni: egli assume la veste del poliziotto, fa scalpore con interviste e con rifc. rin1cnti di confidenze e fa parlare perfino le streghe. L'opposizione che doveva essere rappresentata dalla Parte Civile non prevedeva di giungere all'odierno dibattimento. Essa sperava nella nostra disfatta. Ma la verità e la rettitudine 11011 possono essere sopraffatte dalla menzogna e da11a viltà. Oggi la Parte Civile fugge! Se quei deputati quartarcllisti non sono qui oggi, g1i è pcrchè te• mevano che io aggiungessi ai quesiti posti dal Presidente un quesito morale per la condanna di associazione a delinquere contro tutti coloro che agivano e parlavano di una questione morale: l'associazione a delinquere, della quale uno stesso teste nostro avversario, il deputato massimalista Bruno Cassinelli, ha dovuto ammettere la esistenza, nel riferire davanti a voi <lella telefonata all'Ospedale di S. Giacomo, che 11011 era dell'on. Acerbo, come fu divulgato dalla stampa, ma degli stessi oppositori. Signori giurati. Se la procedura penale mc lo avesse permesso, io oggi sarei qui in veste di Parte Civile per conto del mio Partito, che per lunghi mesi è stato atrocemente diffamato da coloro che oggi, in questo processo, sono considerati da noi, dalla Nazione i veri imputati : gli oppositori al regime, gli oppositori al Fascismo. BibliotecaGino Bianco
Il ìi,fa io non posso dimenticare che, per poter partecipare alla discussione di questo dibattimento, ho dovuto assumere la difesa del Dumini, quindi è mio dovere esaminare le responsabilità del mio imputato di fronte alla legge. Per Amerigo Dumi11i non vi domando nessuna parola di cle• menza; verremmo meno a quella linea fiera di condotta che l'imputato cd io abbiamo mantenuto dal primo giorno del processo ad oggi. Avrei potuto rncravigliosamc11tc sbugiardare tutta la stampa di opposizione, quando si parlava di un Dumiui brutale e malvagio. Avrei potuto portarvi il verbale di una vertenza cavalleresca avvenuta poco tempo prima del 10 giugno, fra il mio imputato cd un capo dell'opposizione, vertcn:,,a in cui si riconosce in Dumini il gentiluomo; avrei potuto leggervi la motivazione della sua medaglia d'argento; dirvi in seguito a ciuali valorosi combattimenti ebbe anchilosato il braccio. Avrèi potuto aiich'io come ha11110fatto i 1niei colleghi, portarvi dei testimoni che vi esaltassero l'opera guerriera ccl italiana del Dumini. Non l'ho fatto, perchè mi sentivo troppo forte e troppo sicuro di fronte alle risultanze emerse da questo dibattimento, attraverso le deposi,doni dei testi di accusa. ì\Ia veniamo all'esame rapido di esse. Dumini ha confessato in epoca non sospetta, durante i nove mesi di segregazione rigorosis. sima, di essere stato l'organizzatore del sequestro del socialista pro. vocatorc, deleterio e nefasto, al solo scopo di avere delle confessioni da cui potessero emergere responsabilità dirette od indirette non solo del l\Iatteotti, ma dei vari ?\lodigliani, Treves, Gonzales, Turati, e poter redigere una denunzia all'autorità giudiziaria. Ecco perchè in uno scatto di sincerità Dumini vi disse: ,1 o signori giurati, se il .?\Iatteotti non fosse morto, oggi, in questa gabbia vi sarebbero i capi del Partito socialista miitario, per rispondere di mandato in omicidio. Amerigo Dumini, nella sua confessione vi ha detto: 1( Ho gui. dato io l'automobile, e quando i compagni dal di dentro mi avverti• rono che il Matteotti stava male e rimetteva sangue dalla bocca, ho cercato di correre in suo soccorso, perchè sapevo a quale responsa• blioteca Gino Bianco
12 bilità grave saremmo andati incontro non soltanto noi, ma il Partito al quale appartcne\·amo n. 11 Quando constatai la morte - così ha proseguito il mio imputato nel suo interrogatorio - incominciai spaventato a vagare a corsa veloce per la campagna romana, fino a quando, per l'ora già tarda, il cadavere fu in fretta rinchiuso in una buca poco profonda, scavata con enormi difficoltà nella boscaglia della Quartarc11a, dove fu poi rinvenuto u. Ebbene, signori giurati, quali risultanze vengono a smentire o vengono a porre in dubbio l'intero interrogatorio del Dumini? Nessuna, dico nessuna. L'Eccellentissimo Presidente ha fatto quattro contestazioni al Dumini, che poi hanno servito cli argomento al rappresentante della legge nei suoi sforzi sovrumani perchè il Dnmini dovesse rispondere cli complicità in omicidio preterintenzionale. S'è detto che la perizia trovò sul corpo elci Dumini delle echimosi. Se ognuno cli noi venisse sottoposto all'esame esteriore del coqlo, si riscontrerebbe che nessuno è immune da lividure o da echimosi. Basta appoggiarsi malamente su una sedia o contro un tavolo - come nel càso del Dumini - salire e scendere dall'automobilc co11 veemenza, per avere sul corpo delle echimosi. Infatti, le perizie riscontrarono anche sul ì\ln:1.zoli e sul Putato, arrestati per lo stesso delitto ì\Iatteotti e poi assolti, le stesse echimosi. )da i11clipendcntemente da tutto questo, nessuno di noi intende escludere che il Dumini, o nel rapimento del ì\Iattcotti o nella sepoltura del cadavere, abbia potuto prodursi qualche lividura, che però non giustificherebbe mai la sua partecipazione diretta o indiretta all'omicidio preterintenzionale 11. Quando si parla di colluttazione del :\lattcotti con coloro che lo hanno rapito, quando da certi giornali si riportano le ultime parole del l\lattcotti: u Xo, non mi arrendo, muoio volentieri per la mia fede socialistaj i miei figli si glorificheranno di questo mio martirio; il mio sacrificio servirà ai posteri per la loro redenzione u, si affermano le più sfacciate menzogne e le più grandi corbellerie. Biblioteca Gino Bianco
13 Tutti i testi che hanno assistito alla scena del rapimento, raccontano, che l\lattcotti senza nessuna resistenza fu introdotto nella automobile e che le sue parole non erano quelle di e( muoio da eroe ,> ma erano quelle di ((Aiuto! Aiuto! u. Si è rilevato in un'altra contestazione pcrchè mai proprio il Dumini, che ha un braccio anchilosato, fosse al volante. Dumini ha sempre guidato le automobili. 11 Quilici, che in questa causa è il teste principe d'accusa, e il l\fazzoli, altro teste d'accusa, ci hanno detto come il Dumini fosse un abile 1< chauffeur u e come egli non fosse per nulla inferiore agli altri guidatori cli automobili. Ma si è detto, ancora: 11 riconosciamo che il Dumini è un abile guidatore; ci sembra però strano che in quella sera, date le sue condizioni fisiche, abbia potuto resistere al volante pei: decine c decine di chilometri. Signori giurati, la risposta è facile: qt1anclo nella macchina vi è un morto, quando si è sotto l'incubo di essere scoperti ccl arrestati, quando il corpo è preso da una eccitazione nervosa, la sofferenza fisica 11011 si avverte. E' l'uomo che, dal grande bastimento che affonda, resiste nuotando in mare miracolosamente per ore ccl ore, per sfuggire alla morte. ì\Ia se il Dnrnini era abile ((chauffeur ,1 - si è detto anche dall'accusa - come si giustifica il telegramma a Milano che richiede un abile ((chauffeur n? Il mio imputato ha già risposto: rt ì\'li era stato chiesto da u11 signore di Roma e volevo fare quindi bella figura 1). A questo il Procuratore Generale non ha voluto credere, e si è voluto che lo 11 chauffeur 1> richiesto a :\Iilano, doves.liCessere il ?\lalacria. In ogni caso, dato e 11011 concesso quanto l'accusa sostiene, 1'11 abilissimo u chauffeur avrebbe dovuto scn·ire davanti al parabrise, vicino al Dumini, per essere pronto alle improvvise riparazioni se il motore ck11amacchina si fosse guastato, o si fosse resa necessaria la pronta sostituzione delle ruote per una c1 panne u. In ogni caso, ecco il significato della parola 1t abilissimo n. Non potrebbe essere interpretato diversamente 1'11 abilissimo 1) per uno che viene da iiilano e non conosce le strade cli Roma. blioteca Gino Bianco
Anche le impronte digitali che sono state trovate sui vetri dell'automobile non vengono menomamente a spostare la posizione giuridica del Dumini. Questi ha detto con molta chiarezza che quando i compagni dal di dentro lo avvertirono che Matteotti stava male, egli fermò l'automobile e adagiò il segretario del Partito socialista, sul divano della macchina. Poi, come si accorse che il ì\fatteotti era morto e decise di seppellirlo alla Quartarella, fn lui che tolse dalla macchina il cadavere. Durante queste operazioni è bene evidente che cgJi abbia qualche volta appoggiate le mani sui vetri. All'infuori di questo non vi è altro indizio e nessuno ha saputo dare il minimo connotato che potesse far ritenere il Dumini fra coloro che entrarono nell'interno della macchina assieme al Matteotti. Nell'ora e nel luogo in cui avvenne il ral,>imento si trovavano presenti diverse persone, ma 11essu110ha riconosciuto qualcuno degli imputati. Il Procuratore Generale durante l 'cscussione dei testi ebbe a mettere in dubbio che il De Leo e il Frattaroli non avessero riconosciuto nessuno. State tranquillo, o valoroso rappresentante della legge, che, nel giugno r924, se quei due testi li avessero riconosciuti, lo avrebbero dichiarato senza preoccupazioni. Erano giorni tristi, in cui l'episodio, malvagiamente sfruttato, aveva eccitato una parte de11a Nazione contro il Fascismo e tutti andavano a gara per essere i nostri accusatori. Si dava ad intendere, dalla stampa di opposizione, che il re• gime stava per capitolare e perfino i vili erano divenuti coraggiosi.. Anche molti fascisti, entrati certamente per opportunità nelle nostre file, si toglievano il distintivo e s'adoperavano in tutti i modi per fat dimenticare i contatti, ormai pc:ricolosi, avuti con noi. Fu allora, giudici popolari, quando molti avvocati rinunciavano a difendere costoro, quando le dame, per ipotecarsi la benevolenza dei vincitori del domani, si recavano con ostentazione a portare fiori al Lungotevere Arnaldo da Brescia, quando i nove decimi dei giornali annunciavano che si mirava a colpire 11011 gli imputr.ti, ma il Partito ed il Governo, fu allora che assunsi risolutamente, in segno di legittima reazione, la difesa di questo processo. Biblioteca Gino Bianco
Il mio gesto fu considerato dagli avversari folle cd iniquo, ma oggi credo che gli stessi avversari abbiano una diversa opinione su questo argomento. Amerigo Dumini, o signori giurati, non può rispondere nè di omicidio preterintenzionale, nè cli complicità corrispettiva nc11o stesso omicidio. La Sezione di Accusa per scarcerare i mandanti ha riconosciuto che il delitto organizzato, ern il sequestro cli persona. Se Dumini aveva avuto - come dice l'accusa - un mandato preciso e se era stato a lui affidato, gli è pcrchè sapevano, i mandanti, che egli avrebbe rigidamente eseguito l'ordine nei limiti assegnatigli. Il mandato era cli sequestrare l'onorevole ì\Iatteotti, 11011 cli ucciderlo. Se gli altri ch'erano nell'interno della vettura, senza loro stessa volontà - dato clic si parla òì omicidio preterintenzionale - sono venuti meno al compito loro assegnato dal Dumini, questi non può essere imputato cli omicidio o di complicità preterintenzionale, m::i di sequestro di persona, reato che è già amnistiato. Per questo motivo il Presidente non vi ha potuto proporre il quesito relativo. Perciò, quando, o signori giurati, vi si domanderà: - u E' colpevole il Dumini cli avere concorso co11 altri a produrre una lesione che cagionò la morte all'onorevole l\latteotti? u - voi risponderete con sicura coscienza come le risultanze processuali ve lo consigliano. Il valoroso rappresentante della legge, dopo avere a modo suo esposto le risultanze del dibattimento, ha voluto fare il gran gesto, chiedendo a voi che costoro non dcbhano più rispondere di omicidio volontario, bensì cli omicidio preterintenzionale. Non avendo potuto indicare a voi giurati chi dovesSC' rispondere dell'omicidio preterintenzionale, vi ha chiesto per tutti gli imputati la complicità corrispettiva. 11 Procuratore Generale dice benissimo quando afferma che coloro che se<:1ucstrarono ì\lattcotti non avevano intenzione cli ucciderlo e che quindi non possono rispondere di omicidio volontario. l\Ia giacchè si è ammesso l'omicidio preterintenzionale, ossia una morte sopravvenuta fatalmente senza la volontà di chi ne è blioteca Gino Bianco
stato ]'autore diretto, come è possibiie estendere la responsabilità ad altri di una volontà che co1ui non aveva? Dal punto cli vista del delitto, la tesi che 11011 ammette la com• plicità corrispettiva rispetto all 1omiciclio preterintenzionale, può soste• nersi con i seguenti argomenti serissimi. L'art. 3iS, che prevede la complicità corrispettiva la ammette soltanto nei casi da esso specificatamente indicati, e cioè in que11i dell'art. 364, 366 (omicidio volontario semplice, aggravato e qua]i. ficato) 3i2, 3i3 (lesioni dolose semplici, aggravate o qualificate). J1 detto articolo 3iS non richiama l'articolo 368 (omicidio prete. rintenzionale), il che altro 11011 può significare se non che non vuole richiamarlo, perchè esclude la ammissibilità del1a complicità corrispettiva nell'omicidio preterintenziona1c. E ciò vale tanto più in quanto, per unanime consenso, l'omicidio preterintenzionale costituisce uno speciale titolo di reato e non una circostanza diminuente .. l\la anche se lo si volesse erroneamente considerare una semplice circostanza attenuante, la conclusione non potreb• be essere diversa: pcrchè l'art. 3i8, prevedendo la complicità corrispettiva, 11011 richiama solo disposizioni contemplanti titoli di reato (articoli 364 e 3i2), ma anche disposizioni che prevedono esclusivamente circostanze dei reati (articoli 365, 366, 373). Dunque, il mancato richiamo dell'art. 3681 da parte dell'art. Ji8, significa in ogni caso che il legislatore non ha voluto ammettere la complicità corrispettiva nell'omicidio preterintenzionale. Qualunque siano i motivi di questa esclusione, cd anche se essa fosse dovuta a mera dimenticanza, l'interprete sarebbe sempre costretto a rispettare i1 testo della legge quale è, in base alle norme generali sull'interpretazione. Si aggiunga che la disposizione riguardante la complicità corrispettiva (art. Ji8) ha carattere eccezionale, pcrchè stabilisce una eccezione alle regole generali della imputabilità penale (articolo 45 Codice PenaleL stabilendo una presunzione di colpevolezza e punendo 11011 in base all'accertata azione elci colpevole, ma in base al criterio, del tutto eccezionale, che fra più concorrenti dovendosi troBiblioteca Gino Bianco
T vn.rc l'esecutore, tutti debbono essere puniti allo stesso modo, sia pure con pene ridotte. Ora, le disposizioni che fanno eccezione alle regole generali e(non si estendono oltre i casi cd i tempi in essi espressi n. E poichè i casi espressi nell'art. 378 sono soltanto quelli degli articoli 364, 365, 366, 372, 3i3, e 11011 quelli dell'articolo 368, questo rimane necessariamente escluso, nè può esservi incluso per usi di interpretazione. 1\la si dirà che se il Codice nega la complicità corrispettiva, la giurisprudenza l'ammette. Non sempre, o Eccellentissimo Procuratore Generale! Vi sono sentenze recc11ti a favore della sua tesi, ma vi sono anche sentenze che confermano invece la mia. Affermano che la complicità corrispettiva è ammissibile anche rispetto all'omicidio preterintenzionale, 1c seguenti sentenze: Cassazione 18 luglio 1924 (Ciust. Pen. 1925, 86); Cassazione 14 novembre 1923 (Ginst. Pen. 1925, 86); Cassazione 19 ottobre 1923 (Ciust. Pen. 1924, 100); Cassazione 23 giugno 1922 (Ciust. Pcn. 1922, 922); Cassazione 10 giugno 1910 (Ciust. Pen. ccc.). Sono invece per la negativa: Cassazione 29 marzo 1921 (Riv. Pc11.XCVI, 387); Cassazione 28 febbraio e 16 marzo r923 (Riv. Pcn. LX, 1373ì; Cassazione 29 aprik H)02 (Riv. Pe11. 1902, 823). l\lai vi fu questione migliore da prospettare e eia far risolvere dalla logica dei giurati. Perciò, o giudici popolari, anche ammettendo l'omicidio preterintenzionale, vedrete voi se per ragioni cli diritto e per ragioni di logica potrete rispondere affermativamente al quesito con il quale vi si domanderà la colpevolezza del Dumini nell'aver concorso alla lesione che provocò la morte di Giacomo ì\1attcotti. lo credo che potrei qui chiudere la mia arringa se la coscienza di difensore non mi imponesse di prospettare a voi delle subordinate, qualora la mia tesi difensiva non venisse da voi giurati accettata. e venisse da voi accettata la complicità corrispettiva in omicidio preterintenzionale, voi dovreste sc11z'altro escludere l'aggravante, 11011 blioteca Gino Bianco
18 per le ragioni esposte dal Procuratore Generale, ma per ragioni di principio, anche se si trattasse di omicidio volontario. L'art. 365 11. 2 Codice Penale, considera aggravato l'omicidio volontario se sia commesso u sopra la persona di un membro del Parlamento o cli un pubblico ufficiale, a causa delle sue funzioni 11. Dunque, per l'applicabilità dell'aggrava11tc, 11011 basta la qualità di membro del Parlamento, ma occorre che il deputato o senatore sia stato ucciso(< a causa delle sue fu11zio11in. Deve pertanto sussistere u un nesso n tra le funzioni esercitate dal membro del Parlamento ed il movente del reato, cosicchè l'esercizio dc1le prime apparisca u quale specifica causa 11 che ha fatto sorgere la delittuosa determinazio11c. Occorre cioè un tt nesso causale i, e 11011 basterebbe un nesso mera men te occasioualc. ì\[a le funzioni di membro ciel Parlamento, come <1uellc ciel pubblico ufficiale, possono essere, naturalmente, soltanto legittime. Funzioni pubbliche illegittime non si possono giuridicamente concepire, perchè è la legge che crea, attribuisce e disciplina le funzioni pubbliche d'ogni specie. Se la persona rivestita cli un pubblico ufficio, sia pure agendo nella sua pubblica qualità, commette atti arbitrari o altrimenti esorbitanti dalle sue funzioni, compie un abuso e 11011 già un fatto d'esercizio di pubbliche funzioni. Una applicazione di questi generali principi si trova nella facoltà della legittima resistenza {art. 192, 199 Cod. Penale), la quale per altro presuppone che la reazione sia contemporanea all'esecuzione dell'atto arbitrario. Nel caso dell'omicidio, se questo sia commesso non come reazione al legittimo esercizio delle funzioni parlamentari, ma come reazione ad eccessi o ad abusi commessi dal deputato o senatore in tale sua qualità, l'aggravante 11011 sussiste, pcrchè manca il nesso di causa ad effetto voluto dalla legge. Infatti, l'omicidio non è più commesso c1 a causa delle funzioni n, bensì a causa degli ahusi o clegli eccessi suddetti. La legge, con la più intensa tutela apprestata dall'art. 365 n. Codice Penale, protegge il legittimo normale esercizio delle funzioni pubbliche, e non i deviamenti delittuosi, immorali cd offensivi, d'inBiblioteca Gino Bianco
tercssi o sentimenti altrui, collettivi od inùividuali, ai quali il de. putato o il senatore possa abbandonarsi. Il deputato che offende gravemente il sentimento collettivo di patriottismo, quello di solidarietà nazionale, che inneggia ad uno Stato in guerra col proprio Stato, che insulta ciò che la maggio• ram-:a della Kazione venera o rispetta, che si adopera attivamente per il sovvertimento dell'online politico e sociale, che compie atti diretti a promuovere la guerra civile e l'odio cli classe, evidente• mente non esercita le· pubbliche funzioni dei -c1cpt1tato, ·ma com1:lic azioni degne di u11 arrabbiato e poco scrupoloso politicante qualsiasi, non potendosi seriamente ammettere che tra le funzioni pubbliche sia pure quella d'offendere, di denigrare, di scalzare le basi dello Stato e della Società, di incitare all'odio, ecc. ccc. E però, se taluno colpisce un deputato, non perchè costui ha compiuto atti legislativi della sua funzione, ma per reazione alla suddetta condotta eccessiva ed abusiva, 11011 soggiace all'aggravante in discorso. Kè si obbietti che i deputati e i senatori godono dell'immunità parlamentare, perchè questa concerne soltanto le opinioni ed i voti espressi u nelle amere u. Soltanto per i discorsi e i fatti avvenuti in tale ambiente si potrebbe dubitare de11'applicabilità dell'aggra• vante a chi colpisce il deputato o senatore, in quanto, essendo egli dichiarato immune dalle sanzioni penali, potrebbe riguardarsi anche come particolarmente protetto nelle relazioni individuali. Ma questa tesi è tutt'altro che certa, e in ogni modo essa è del tutto estranea ai fatti cd ai discorsi del deputato e senatore fuori dalla rispettiva asscmhlea. D'altra parte, lo stesso co11cctto di immunitcì penale con• tiene per necessario implicito m1 riferimento ai fatti illeciti: e fatti illeciti 11011 possono mai qualificarsi le funzioni pubbliche, anche quando esse s0110 puuibili. L'immu11ità parlamentare quindi, nulla ha da fare con la questione presente. In conformità ai su esposti principii, i\Ianzini scriveva nel suo trattato cli diritto penale li ed. Voi. Vll pag. 24: e<Si tenga tuttavia 11 presente che, per l'applicabilità dell'aggravante, il fatto deve ri• <( sultarc motivato dall'essenza o dall'esercizio delle pubbliche fun. blioteca Gino Bianco •
20 << zioni, e non dall'abuso di esse. Che se l'omicidio apparisce quale <( reazione ad un atto arbitrario del pubblico ufficiale, qualora non (< possa applicarsi la scriminante de1l'art. 192, si avrà soltanto il u delitto semplice i,. l\fa qualora, o signori giurati, voi accettaste la tesi del Procuratore Generale, e cioè che costoro dovrebbero rispondere cli complicità in omicidio preterintenzionale, per il fatto solo che esiste un morto, voi 11011 potreste negare a noi la scusante della provocazione grave, che viene a ridurre alquanto la gravità della pena. Perchè costoro hanno agito, o signori giurati? Forse per interessi privati? Forse per vendetta esclusivamente personale? No. E allora ci deve essere stato un movente che deve essere attentamente esaminato. Si è gridato dalle opposizioni, si è riconfermato dalla pubblica accusa, ed è risultato da questo processo, che il movente fu esclusivamente politico. Chi era Matteotti? Ve lo hanno descritto a fosche tinte cospictte personalità che qui sono venute a deporre. Nefasta e deleteria fu la sua opera, prima, durante e dopo la guerra. Come sovversivo acceso, incominciò ad agire ai primi del 1914. Durante uno sciopero, in quell'anno, organizzò una manifestazione per impedire l'arrivo a Fratta Polesine dei liberi laYoratori e dei liberi mungitori, cagionando la morte a grande quantità di bestiame. Combattè e vinse nella sua provincia gli dementi più temperati del socialismo e, in breve tempo, con una propaganda demagogica fra i lavoratori, divenne il despota della situazione. Fu neutralista accanito. Scoppiata la guerra, svolse intensa opera di disfattismo. Ad Arquà Polesine, i lavoratori, da lui aizzati, si ribellarono, perchè in quel paese non venisse impiantato u11 Ospedale della Croce Rossa per l'assistenza dei feriti. E vi fu una sommossa a Stiente, dove venne ucciso un carabiniere, e a Gransette, frazione cli Rovigo, si lapidò u11 a1 tigliere. 1'utti gli italiani ricordano la seduta del 5 giugno 1916 al Consiglio Provinciale cli Rovigo, dove, ad una proposta fatta per una manifestazione di solidarietà colla popola;,.ione della Provincia di Vicenza, duramente provata dall'attacco austriaco del Trentino, gridò: <t abbasso la guerra u, chiamando gl'italiani più assassini degli austriaBibliotecaGino Bianco
2l ci, dichiarando che il partito socialista si sarebbe infischiato se avessero vinto i nemici. Fu per questo condannato. Riformato la prima volta, venne poi dichiarato abile ed internato prima a Firenze poi a Messina per la sua propaganda sovversiva. Congedatosi, il ì\'Iatteotti, nel disagio del dopo guerra, ebbe campo di mietere molti allori rivolnzionari, dirigendo la rivolta per il caro viveri, nella primavera. Ai suoi capi dava istruzioni rivolu- , zionarie e cioè, in caso di sommossa, si dovevano tagliare le comunicazioni ferroviarie, telefoniche e telegrafiche, si dovevano occupare i Municipi e le Prefetture, presidiare con le anni i paesi. Ai contadini diceva: << Vendete il grano e comprate le rivoltelle )J. Durante la campagna sovversiva del 'r9 diresse il movimento. A tutti gli oratori non del suo partito fu proibito di parlare. Colle minaccie e colle violenze si assicurò la elezione a deputato. Nel 1920, quando tutto era nelle sue mani, sezioni del partito, amministrazioni pubbliche, leghe e cooperative, si verificarono le più assurde coercizioni contro i datori di lavoro. Gli incendi dei casolari si succedevano spaventosamente. Il sequestro delle persone era all'ordine del giorno. A Badia Polesine, si assediò il Sindaco in Municipio; ad Occhiobello, a Portotolle, a Contarina si pretesero somme dagli agricoltori. Diresse il giornale (< La .LoUa n da lui fondato sul quale versò tutte le più triviali ingiurie contro gli avversari. D'Annunzio venne qualificato per uno sfruttatore di donne; Mussolini per il peggiore dei delinquenti; i legionari, degli assassini di mestiere; i fascisti, criminali al servizio degli agrari. Dalle colonne di questo giornale diresse pure la lotta amministrativa, difendendo le più gravi violenze . che si verificavano in provincia. Nelle sezioni socialiste, ve lo hanno detto i testi, signori giurati, venivano, sotto la sua direzione, organizzati e presidiati gli agguati coutro i fascisti. Numerosi giovani, appartenenti alle migliori famiglie del Polesiue, vennero barbaramente assassinati. Egli non fu mai un socialista sincero. Organizzava gli scioperi nelle aziende agricole altrui, ma teneva in ischiavitù e obbligava al blioteca Gino Bianco
22 lavoro più bestiale i suoi contadini. Il Partito socialista al grid,, ,1i u Viva Lenin " ave\'a sostenuto la ripartizione delle terre, e allora il conte Pellà, fervente patriota e nobile figura del Polesine, incomincia a spezzettare le sue terre ed assegnarle ai suoi contadini; Matteotti, per il timore cli doverne imitare l'esempio, obbliga i contadini a rinunziare ad una delle loro più grandi conquiste. Conseguentemente l'on. Soglia, pure deputato socialista del Polesine, dovette riconoscere che il Pellà era amico del proletariato, e che l\Iatteotti era lo sfruttatore cd il traditore dei lavoratori. !Ila la sua azione non si limitò a11a provincia di Rovigo. Egli non mancò, in tutte le riunioni, attraverso articoli cli giornali, attraverso riviste e discorsi, di combattere con armi sleali e provocatrici gli uomini del regime e del nostro Partito. Era il calunniatore, il diffamatore freddo e sistematico. Partecipò a congressi internazionali per agire contro il proprio Paese e mettersi al servizio dello straniero. Nell'aprile del 1924, signori giurati, dico aprile ciel 1924, al Congresso socialista belga, riuscì a riscuotere dai rappresentanti elci partiti socialisti cli Francia, Inghilterra, Polonia e Russia, le più calorose accoglienze per gli attacchi mossi all'Italia fascista. Pubblicò un opuscolo dove aveva elencato le pilì spudorate menzogne, per far sapere all'estero eh~ i1 primo anno de1 Governo fascista, fu un anno di terrore e cli distruzione. Questo opuscolo venne tradotto e diffuso con tm manifesto in .:ui il Fascismo era rappresentato in un pugno che stringe un pugnale grondante di sangue. Lo ha eletto anche 1'011. Cassine11i, che egli era l'avversario nostro più accanito e si era reso il più antipatico uomo di parte. Quando egli alla Camera, ad una interrogazione dell'on. Feder- ;,.oni per 1'attcntato fatto all'on. Grandi nel bolognese, esclamava ripetutamente: u E' un fascista! Il, voleva ben intendere che i fascisti 11011 avevano diritto di vita. E quando al Congresso del settembre 1922 a Roma, verso i massimalisti che dubitavano della sua fede e della sua azione, decisamente rispose: ((Vili, vili siete voi, perchè nessuno di voi ha saputo uccidere .:\Iussolini ! n, disgustò gli stessi compagni di fede. Biblioteca Gino Bianco
23 Un uomo che aveva tutto <1uesto passato, 11011 doveva, o signori giurati, costituire per tutti gli onesti, per tutti coloro che hanno amato e sofferto per la Patria, una provocazione permanente? Il frocuratore Generale ha voluto ad arte, o signori giurati. svalutare questa nostra richiesta e vi ha detto con molta semplicità che la provocazione deve essere immediata e personale e 11011 riferirsi a tempi remoti. 11 Procuratore Generale ha voluto soltanto ritenere deleteria e nefasta I 'opera di i\Iattcotti in epoca remota, come se uguale 11011 fosse stata la sua azione nel 1924, nei consessi internazionali e nella pubblicazione di opuscoli diffamatori per il Fascismo. i\la e poi volete voi <listrnggcrc il fatto Bonscrvizi, quello come disse il teste Suckert, che ha portato a11'esaspcrazione Dumini, il quale corre in Francia per indagare, stabilire i rapporti intercorrenti fra socialisti italiani capeggiati dal Matteotti ed i fuorusciti, e torna in ftalia fe. rito? Durnini avverte Bonservizi del pericolo che corrcvaj Dumini anche dal carcere si occupa del processo di Bo11omini, l'assassino. E' evidente che a Du111i11icd ai suoi compagni, arditi di guerra, fanatici della loro fede, straziati da quello che era accaduto a persona a loro cara, tutto ciò era atto a produrre nell'animo, con lo stimolo della provocazione, un intenso dolore, un intenso e giusto dolore! Il magistrato, di fronte al dettato dell'articolo 51 che non stabilisce alcuna limitazione, è dunque liberissimo nei propri apprez. zamenti; basta che da un fatto qualunque sia sorto 11ell'animo dello agente il scntimcuto dell'ira e del dolore. Non è lecito affermare - dice uno dei magnifici cultori del Di• ritto, il i\Ianzi11i - che un reato 11011 possa essere scusato dalla pro• vocazione solo pcrchè un fatto iniziale cli questa avvenne in tempo più o meno lontano, o perchè la natura del reato stesso esclude una reazione violenta cd immediata. E dice altr1;sì l\Ianzini, che non è dubbio pertanto che il fatto provocante può riguardare non soltanto la J>ersona sociale, fisica, politica del provocato, ma che può ledere in costui sentimenti che abbiano per· obietto anche altre persone, congiunti, amici, patria, religione e partito. Ed il ì\laino, altro cui• torc ciel diritto penale, riconferma questa tesi e dice che l'ira cd il blioteca Gino Bianco
____________________ 24 dolore possono nascere tanto da una offesa recata a torto all'agente, quanto da offese o torti recati a persone a lui diverse. Ciò che la legge richiede è che l'age11te sia stato mosso ad operare da un sentimento di dolore suscitato da ingiusta provoca- ;,;ione. E' indifferente nella legge far pura distinzione - prosegue il 1Iaino - che la provocazione fosse diretta all'agente o ad altra persona a lui cara, al riguardo della quale le circosta11zc del fatto abbiano suscitato 11cll'agente la solidarietà del sentimento. E per quanto riguarda i complici il grande trattatista sostiene che la scusante debba estendersi ad essi, sempre che siano stati mossi dagli stessi sentimenti dell'agente. E vi è un altro che ci assiste nel difendere la nostra tesi, il deputato socialista on. Florian. L'insigne penalista afferma nel suo trattato: et la ragione e il fondamento della scusa sono le alterate condizioni psicologiche di chi agisca sotto l'impeto di grave co111111ozione,ed in definitiva nella diminuita libertà dc1J'a. gente. L'ingiustizia della provocazione deve valutarsi con criteri cmi• nenteme11tc soggettivi, avuto riguardo sopratutto all'animo dell'a. gente,,. Chi fu contrario alla nostra ardita, ma fondatissima tesi, fu il Pessina, il quale è, come il Procuratore Generale, per la provoca• zione immediata e personale. l\Ia le idee di lui, pur citate, non trovarono accoglimento nella relazio11e sul progetto Zanarde11i, al quale si ispirò la definitiva relazione del Codice. Non credo - così la relazione Zanardelli del 188i (?) - che la formula del giusto cd intenso dolore possa riuscire più pericolosa di que11a della ingiusta provocazione, quando al pari che in questa si è determinato che la causa del dolore, affinchè sia scusante, deve produrre l'effetto delJ'impeto. Là è ingiusta provocazione, qui è giusto ed intenso dolore, nell'impeto di prepotente passione, che fa correre al delitto. L'on. Pessina non disconobbe d'altronde la giustezza della distinzione, che, del resto, è generalmente accolta nella scienza: ma il limitarla, come egli avrebbe voluto, ai due soli casi sopra indicati (sorpresa in flagrante stupro o adulterio), mentre altri parecchi possono occorrer non meno degni di considerazione, 11011 mi sembra scevro cli gravi Biblioteca Gino Bianco
25 inconvenienti. c1 Infatti l'esperienza ammaestra, che la giustizia si è trovata a disagio nella applicazione del Codice nel 1859, ogni qualvolta l'azione delittuosa non era stata l'effetto di un istantaneo prorompere dell'ira contro una ingiuria ricevuta, ma invece la conseguenza di una grave offesa altra volta e forse anche da lungo tempo patita, la quale, continuamente assediando cd incitando l'animo esulcerato, o più viva rappresentandosi alla mente in un dato momento, aveva determinato improvvisamente al delitto u. 11 Non poteva dirsi in tal caso che vi fosse stato impeto d'ira, giacchè è carattere cli questa il seguire immediatamente all'ingiuria; e l'accordare le sole circostanze attenuanti generiche, sarebbe stato troppo 1icve beneficio di fronte a11a gravità cle1 caso: cosicchè i giurati risolvevano la questione ammettendo la forza irresistibile n. Come vedete, cittadini giurati, i trattatisti tutti, giustificano, con l'impeto d'ira e intenso dolore, l'azione svolta da costoro. E' intenso dolore, precisamente, o Procuratore Generale, quello che voi avete chiamata rabbia politica. Cosa avvenne 11c1l'automobile? Quello che avvenne nell'automobile solo ldc\io lo potrà sapere. La tesi del rappresentante della legge, che è la meno credibile, dice che qualcuno abbia colpito col pugnale l'uomo che reagiva. l\latteotti fisicamente non ha mai reagito, neppure quando venne altra volta sequestrato dai fascisti del Polesine. l\Ja è più veritiera la nostra tesi: preso dal timore, stretto dalle domande di chi era dentro l'automobile, sotto le pressioni energiche di chi vo1eva fargli confessare le relazioni che i11tcrcorrcva110 fra lui ccl i suoi compagni coi fuorusciti assassini di Francia, qualche cosa ha dovuto ammettere, ciò che avrà indubbiamente indotto uno dei suoi avversari, in un momento d'ira, in un momento di forza irresistibile, in un momento di perturbazione mentale, a colpirlo con qualche pugno al torace che produsse l'emottisi e fatalmente la morte. Sì, signori giurati, fatalmente la morte. Perchè nessuno di costoro, se colpevoli li riterrete, e l'ha riconosciuto lo stesso rappresentante cle1la legge, per il modo con cui venne ordito il sequestro, aveva intcnz.ione di uccidere. Fatalmente, signori giurati, pcrchè quel pugno trovò in iiatteotti l'uomo mi11gherli110, come lo blioteca Gino Bianco
2b definì 1'011. Cassinelli, l'uomo già gravemente ammalato, come disse il vice governatore Darbesio, già Prr:fetto di Rovigo, l'uomo già una volta riformato alle armi. Se noi avessimo potuto prevedere la ritirata strategica del Procuratore Generale, avremmo portato maggiori prove in sostegno alla tesi della concausa che noi vi abbiamo sottoposto. L'altro ieri, non appena venne in discussione la concausa, un cittadino onesto, i\lasiero Narciso, si presentò spontaneamente al Procuratore del Re, l3asioli Giuliano, a deporre che, essendo nel Polesine, conosceva la famiglia ?dattcotti, sapeva il deputato affetto da tubercolosi e dichiarava che il frate11o Silvio morì dello stesso male. Sono dolente che non sia stato possibile citare questo teste. A mc risulta che il Procuratore llasioli di l\lilano vi abbia riferito questa testimonian;,,a. l\'fa dilungarsi in un argomento come questo è inutile, perchè meglio di noi, lo sapete voi giurati, che con un pugno al torace non si uccide 1111 nomo robusto. E vengo alla conclusione. Ho parlato in questo dibattimento prima come Segretario del mio Partito. Sotto questa veste ho recitato, come mi ero ripromesso da diciotto mesi, il 1( De Profundis n alle opposizioni. E vi ho parlato come avvocato, esaminando le risultanze processuali, meramente dal lato giuridico. Ora vi parlo da cittadino italiano, con brutale sincerità, come è costume del carattere abruzzese del quale ho l'orgoglio di avere con• servato lo spirito intatto. Cosa dovrete fare voi cli fronte ai quesiti che l'Ecc.mo Presidente vi ha posto? Se questo fosse stato uno dei soliti processi, se volessi punire la cleficente istruttoria, se volessi concludere in base alle deposizioni emerse durante la discussione, io dovrei domandarvi deciso e con energia l'assoluzione, perchè non si è riusciti a trovare la colpevolezza sia del mio imputato che degli altri. ì\la io temo che le ultime parole del Procuratore Generale abbiano avuto una certa ripercussione nell'anima vostra. C'è una tomba, c'è un'opinione pubblica che guarda a Chieti, c'è tutto il mondo politicante che guarda all'esito di questo processo. Ebbene, se voi ammetterete l'omicidio preterintenzionale, e quindi la complicità corrispettiva, esclusa ogni aggravante, potrete limitare la BibliotecaGino Bianco
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