Alla cntlca del parlamentarismo egli contrappone la vivacità costruttiva del dibattito democratico. Nel Convegno di Milano, di fronte a certi irrigidimenti, dichiarava: • lo sono vecchio e ho esperimentato quanto costi la liber tà, ho visto gl i sforzi e i sacrifici che occorrono a conseguire uno scopo agognato ma contrastato da ostacoli potenti. J.o li prego a non persistere nelle loro opposizioni. Anche dopo stabilita la repubblica, c i saranno d issensi e partit i; è fatale, è utile che ci siano. Il nostro scopo non è di vincolare i pensamenti individuali , ma di coordinarli in tutto ciò che hanno di comune ». L'ECONOMISTA Rosa ebbe un vero culto per l'agricoltura (ne scrisse una storia, che è unica ne1Ja bibliografia italiana) affermando che da essa nasce la civiltà umana. Ne propugnò le tecniche p!(J moderne, come documentano i moltissimi articoli della sua collaborazione al Sole d i Milano, e reclamò per essa « libero lavoro su libera terra, ordine, gius tizia, stabilità •. ma criticò il collettivismo agrario, affermandone la possibilità • solo nella forma della cooperazione di produzione, associan do non solo capitali ma anche lavori dei membri della corporazione •. Ebbe tuttavia l'occhio attento alla concentrazione industriale e alla proletarizzazione urbana e fu costante difensore, contro la miopia del conservatorismo contemporaneo, della legislazione sociale da un lato e della libertà di associazione operaia dall'altro. « Il moto sociale », scriveva negli Studi sociali, « intende al benessere materiale e morale, del quale sono mezzi efficaci gli ordinamenti politici »; perciò, in polemica con l 'agnosticismo istituzionale dci socialisti di allora, citava ad esempio i liberi ordina· menti della Svizzera e degli Stati Uniti, dove " gli operai !4
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