[! POLITICO Fu repubblicano, da quando raganctto conversava con i concittadini superstiti della Cisalpina sino alla morte. Scriveva nel 1849: • Vorrei raccomandare a tutti il mio testamento politico, di preparare segnatamente negli agricoltori dell'azione e del pensiero la base della futura repubblica federale • (Lettera a D. Ondei). Repubblica democratica secondo la dottrina di Cattaneo c di Mario: rintrac.:ciava nella storia secolare d'Italia le tradizioni comunali repubbl icane per invitare • statis t i, filosofanti c legislatori italiani a persuadersi che, per secondare la natura c la storia, devono concedere la massima autonomia possibile ai comuni. Perché possano svolg:crsi spontaneamente tutte le energie, tutte le forze vtvc locali, dalla cui armonia componesi la forza, la luce, la prosperità della nazione ». Era il modello svizzero, che egli riteneva particolarmente applicabile in Jla;ia, perché, diceva, • nessun altro paese del mondo possiede sl forte, sl bello, sl profondo organismo comunale come l'Italia, dove, quando il timone dello stato si spezza, quando cessa ogni governo, risorge, come nel caos del medioevo, arca salutare il municipio, la società si ricompone tosto istintivamente, tradizionalmente sulla base inconcussa della città 1talica c romana •· .t il concetto stesso che Cattaneo pose a base del suo celebre studio sulla città considerata come principio ideale della storia italiana. Si spiegano cosl le critiche acerbe, costanti del Rosa alla burocrazia c al militarismo dello Stato accentrato, « grandi piaphe non sanabili cogl i espedienti monarchici, i quali condannano tutti i ministeri, sia di Destra che di Sinistra, a esaurirsi nel circolo vizioso della propria impotenza • (Verbale del Convegno di Milano, cit.).
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