come una premessa all'azione, che ne accertasse la liceità e ne consentisse il corso fiducioso. In altri termini , l'azione doveva portare a lla diffusione e non la diffusione all'azione; l'azione si giustificava per la sua rispondenza alla morale c alla ragione e produceva, a sua volta, tra gli altri suoi risultati, i consensi dell'opinione. Di qui lo scetticismo di Quadrio verso la sopravaluta- ~:ione del metodo rappresentativo c parlamentare; uno scetticismo che non concerneva la democrazia in sé, ma la sbrigativa e indolente riduzione di essa alla prassi elettorale e parlamentare. Per Quadrio l'appello agli elettori era valido se nell'elettore vi fosse il cittadino, l'uomo, preparato a sentire e a giudicare rettamente e libera to dai più frequenti pregiudizi e conformismi. L'appello agli elettori era valido se l'elargizione del voto e la concorrenza verbale delle forze impegnate fossero accompagnate e precedute da una a ttiva concorrenza di opere, di iniziative che ricevessero l'origine del loro moto dalla bontà del movente c solo l'accelerazione dal suffragio dei voti. Un democratico del nostro secolo, spaventato dall'esito brutale degli antiparlamentarismi, degenerati in dittature, c abituato a verificare il livello di democraticità dalla vivacità dell'affluenza alle urne e delle aule parlamentari, resta certamente sconcertato di fronte allo scetticismo di Quadrio, c di altri repubblicani, durato fin verso il tempo della completa fusione col filone federalista (più del mazziniano portato a difendere la democrazia legale e rappresentativa), di fronte al metodo elettorale e parlamentare. Le citazioni riguardo a questo atteggiamento di Quadrio potrebbero abbandonare: • Se le maggioranze votino sempre per il trionfo della giustizia, la storia antica e moderna lo dica •; • Se fossi ministro della monarchia, lo concederei tosto [il suffragio universale] e otterrei un parlamento doppiamente servilc del presente •. Eppure, non bisogna rimanere troppo sconcertati; bisogna prendere questi giudizi come lezione e avvertimento di un genuino democratico disincantato e per nulla illuso nelle panacee della democrazia, al contrario sempre ancorato alla lezione mazziniana, che a questo mondo il dovere deve precedere il diritto e che il pensiero e l'azione sono in connessione strettissima. Se si vuole aver diritto ai voti dei concittadini , prima bisogna meritarli, offrendo loro prospet13
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