Miscellanea del giorno - 1847

( 185 ) schiettamente la sua sentenza, e che quello ch'ha den~ tro, ha sul labbro; io mi credo un amico vostro, e in nome dell'amichevole dritto vi parlo. Se persone a me care, non prestan fede alle mie parole, volessero disfidare un pericolo ch'io reputassi non vincibile in quel momento, dopo aver loro insinuato il contrario, le accompagnerei a disfidar quel pericolo. Non crediate, vi supplico, io voglia pedanteggiare con un'intiera nazione, innalzare ad ogni tratto lo staffi le del mio opuscolino, gridando: - Orsù! voi, o venticinque milioni d'uomini,non fate tanto scalpore, non cantate sì forte per le vie, non permeltetevi tanti spassi, siate docilini .... io non v'ho insegnato questo, sappiate, miei cari venticinque milioni d'uomini, che io nella mia gioventù ho fatto sempre l'opposto, che l'opposto io v'inculcava nella mia ultima lezione. E ciò nonostante m'avete disubbidito. Sappiate dunque, e tenetevelo bene a mente : Privi della mia sperienza, tutti sareste nel buio; ch'io bo inventata l'Italia, la quale non esisteva avanti di rne, cùe nulla è ben fatto che quello fatto da me, o dietro il consiglio de'miei assistenti; e se non vi traete a giudizio, se mai commettete un'altra scappata di questo genere, statevene certi, o miei venticinque milioni d'uomini, miei prediletti discepoli, io vi darò in sulledita colla mia canna! Io voglio esprimere con questo che se si parla ad un popolo che fu grande e s'affanna per ridiventarlo, fa di mestieri parole e consigli rispondenti alla dignitit della gloria per cui si combatte, e non convertire l'arena, ove guerreggia l'intelligenza, in una povera e angusta scuola. Il popolo, che muove a ll ~t conquista del proprio nome, se talvolta è fanciullo, è sempre un

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