che hanno aperto gli occhi e la strada agli altri. Conviene girare « abilmente » la posizione - dicono ancora i prudenti - non prendere di fronte l'avversario formidabilmente armato, ma cercare di avvicinarlo, di rabbonirlo, magari di conquistarselo. No, no, i giovani no, non saranno mai « alibi »! Essi sentono tutto lo schifo e l'obbrobrio di una situazione come quella italiana; nella quale tra i capi del pentolone fascista la lotta è scatenata ... per conquistarsi l'anima di Mussolini; nella quale tra i capi delle democrazie, del liberalismo, e del clericalismo, la lotta divampa ... per essere benevolmente considerati come amici del fascismo. No, no, i giovani una cosa sola sentono oggi: che il respiro è stretto alla gola, perchè non v'è più libertà, che non la scienza o la competenza domina, ma la brutalità del bastone. E i giovani odiano la prepotenza. Essi non tollerano che l'Italia debba essere sempre governata dal bastone: sia esso quello di Radetzky, sia esso quello di Mussolini. Essi sono convinti che anche il loro paese è, un paese civile, e può essere governato· come gli altri paesi civili. Essi non sopportano codeste stigmate di inferiorità nazionale. E tanto meno sopportano che in una nazione moderna vi siano ancora due classi diverse di cittadini: i dominatori fascisti, con tutti i diritti, compreso quello dell'impunità per assassinio e gli iloti che non possono nè muoversi, nè dire, nè pensare. Anche se materialmente essi subiscono tale stato di cose la loro mente, il loro sentimento vi si ribellano. Anche se la violenza cessa dall'essere atto, essi sentono che è in continuo stato di potenza, e domina, con la paura e col terrore. E per i primi, in prima lirica, appena possono, come possono, vogliono rivendicare il diritto di vita, di pensiero, di parola, di cittadinanza. Vogliono essi, che sotto ogni altro riguardo sono disposti ad apprendere dagli altri, vogliono essi in questa materia dare a tutti l'esempio della dignità umana che invincibilmente risorge e chiama intorno a sè tutti gli oppressi dal privilegio politico e dal privilegio economico. GIACOMO MATTEOTTI - 12 - BibliotecaGinoBianco
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